di Senai W. Andemariam per Music in Africa
La moderna formazione educativa sui strumenti musicali in Eritrea è iniziata non appena gli italiani occuparono Massaua nel 1885 e iniziarono a reclutare indigeni (ascari) per il nascente esercito coloniale. Da allora sono stati concertati vari sforzi per aumentare la qualità dell'istruzione musicale all'interno dell'Eritrea, ma la grande occasione è ancora di la da venire. Questo scritto è una panoramica dello stato dell’educazione musicale all'interno di Eritrea. Tra il 1885 e il 1890 (quando l'Eritrea fu dichiarata colonia italiana) diversi Ascari furono addestrati all’uso di corni e trombe e fu costituita un’unità, guidata da direttori, che con divise apposite presentarono spettacoli musicali agli ufficiali coloniali e ai compagni Ascari [i]. Il ruolo dei missionari nell’educazione musicale I missionari in Eritrea hanno giocato un ruolo cruciale nello sviluppo della educazione musicale nel paese. Nel mese di marzo del 1866, tre missionari evangelici svedesi posero piede in Eritrea in rotta verso la terra Oromo in Etiopia. Tuttavia una combinazione di molti motivi li costrinse a rimanere in Eritrea, dove posero le basi per le Chiese evangeliche e luterane in Eritrea, che si fusero nel 2006, dopo la loro separazione nel 1911. Come parte delle loro opere evangeliche i missionari suonavano strumenti musicali e ne insegnarono l’uso ai loro colleghi autoctoni. Si dice che nel 1910 Nils Karlsson (1851-1929), uno dei pionieri della Chiesa Luterana di Eritrea (LCE), richiese l'invio di un insegnante di musica dalla Svezia [ii] . La formazione musicale sotto la LCE continuò in modo irregolare nel corso dei decenni. Il reverendo Olle Hagner (in precedenza Olof Andersson) (1895-1978) è stato uno dei primi pionieri della educazione musicale presso la Chiesa evangelica di Eritrea (ECE). Tra i primi laureati nativi della formazione musicale nella scuola della ECE a Beleza fu Grazmatch Habteab Weldemariam che, con un dono naturale nel campo della musica, eccelleva nell’uso del pianoforte, violino e chitarra. Si dice che il padre di Weldemariam, vendette un bue per comprargli un violino e una chitarra per i suoi corsi di musica.
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da Aldo Di Biagio FB - Coerentemente con quanto già fatto nelle settimane scorse ho ritenuto utile e opportuno inviare una nota al Ministro degli Affari Esteri relativamente alla recente visita di una delegazione di alto livello del governo eritreo in Germania.
Scopo della nota quello di evidenziare ancora una volta una testimonianza del mutato atteggiamento in positivo di importanti componenti della comunità internazionale a riguardo dell’Eritrea che come è noto è forse il paese più legato al nostro da vincoli storici e culturali. Ho voluto sottolineare che con la Germania anche la Svizzera, l'Inghilterra, la Norvegia, la Svezia, e già da molto tempo la Danimarca e la Finlandia hanno cominciato a ritenere fondamentale un dialogo con il Governo Eritreo, aggiungendo altresì che anche il Giappone si è mosso chiedendo di aprire un'ambasciata ad Asmara. Dinanzi a tale quadro ho dichiarato che non può che auspicarsi un intensificarsi anche dei nostri rapporti con il governo eritreo in modo tale da restituire all'Italia, interlocutore storicamente naturale dell'Eritrea, un prestigioso ruolo da protagonista nel bilaterale. D'altro canto, come ho inteso ribadire nella nota al Ministro, il mio fermo convincimento è che per meglio comprendere e soprattutto risolvere l'emergenza migratoria, non è più sufficiente affrontare il problema solo nella sua fase terminale, e cioè all'arrivo dei richiedenti asilo nel nostro paese, ma che risulta sempre più evidente la necessità di approfondire le ragioni del fenomeno attraverso una conoscenza diretta del contesto geopolitico in cui questo matura, e se del caso promuovere visite e missioni da parte del nostro Governo da anni assenti. La autorevole risposta del ministro non si è fatta attendere e a giudicare dai suoi contenuti posso affermare con soddisfazione che anche il nostro Ministero degli Affari Esteri sta dimostrando un importante cambiamento di rotta nei confronti dell’approccio a tematiche della massima importanza per il futuro delle nostre relazioni diplomatiche. L’avvicendamento oramai prossimo dell’ambasciatore italiano in Asmara segnerà certamente un momento di svolta nelle relazioni con l’Eritrea, un paese amico al quale sempre più parti stanno riconoscendo un ruolo chiave nella stabilità politica e sociale dell’area sub sahariana come apertamente dichiarato anche da Bronwyn Bruton Vice Direttore, dell'Africa Center presso l'Atlantic Council nel corso di una audizione nel corso del: "The House Committee on Foreign Affairs, Subcommittee on Africa, Global Health, Global Human Rights, and International Organizations". Shabait.com 23 Sett. 2016 di Billion Temesghen
Il numero di articoli che descrivono l'Eritrea come "lucchettata" sembrano essere numerosi come le stelle nel cielo. Il fatto che lo Stato di Eritrea scelga di avere un giornalismo "responsabile" verso questioni nazionali, non acclami eccessivamente i piani e i progetti nazionali attraverso le reti di informazione internazionali, ed eviti di suscitare emozioni che potrebbero compromettere il nazionalismo, ha portato ad un vasto numero di soggetti che descrivono il paese come blindato e poco diplomatico, dove all’interno avvengono solo cose brutte. La realtà, però, è molto diversa da ciò che viene detto, e ci sono alcuni (anche se pochi) giornalisti stranieri e scrittori che forniscono un resoconto più vero del paese. Esplorando "Askanews" - un sito italiano- e altre voci sotto l'hashtag Eritrea sui social media , se ne ricavano esempi utili. Parlando con Askanews circa la recente conferenza CIEM e gli studi archeologici condotti da università e professori italiani in collaborazione con le istituzioni eritree e professionisti locali, il signor Diego Solinas dell'Ambasciata italiana in Eritrea, spiega l'importanza di "ridurre il grado di emarginazione nel settore scientifico/accademico, dando ulteriori impulsi per migliorare la qualità al settore dell'istruzione dell'Eritrea". Inoltre, Solinas ha espresso notevole orgoglio nel parlare del gran numero di professori italiani che prendono parte alla conferenza CIEM alla fine di luglio, e ha notato tentativi incoraggianti dell'Eritrea per aprire le porte ai ricercatori stranieri per valutare le questioni eritree in ambienti più versatili. La delegazione dell'Unione Europea in Eritrea insieme con le ambasciate degli stati membri dell'unione stanno organizzando per il 13° anno "La Settimana del Cinema Europeo". I film per bambini verranno proiettati il 29° e il 30° di settembre alle 10:00 e alle 16:00 Giorni: dal 28 settembre al 02 ottobre Luogo: Cinema Roma Ingresso Libero New York 19 settembre 2016 - Dichiarazione del sig Yemane Gebreab consigliere politico speciale del Presidente dello Stato dell’Eritrea nel corso della riunione ad alto livello sul Grande Movimento dei Migranti e dei Rifugiati
Signor Presidente, Eccellenze, L’Eritrea ha svolto un ruolo attivo nella preparazione di questo "vertice per i Rifugiati e i Migranti", perché riteniamo che sia una questione di vitale importanza per tutti i popoli e le nazioni del mondo. Dal punto di vista dell'Eritrea, i nostri obiettivi devono essere: 1. Concordare sulla necessità e l'importanza di fornire percorsi chiari per una migrazione legale, sicura e regolare. E' davvero assurdo che in un mondo sempre più globalizzato, in cui si è fatto molto per promuovere la circolazione delle merci e delle finanze, la mobilità umana è in modo stridente all’opposto e sostanzialmente bloccata. Questo deve cambiare poiché gran parte della crisi e della sofferenza attuali potrebbero essere significativamente ridotte per mezzo di una migrazione sicura e ordinata. 2. Proteggere e promuovere i diritti e la dignità di tutti i migranti e per fornire loro opportunità di istruzione, formazione professionale e occupazione, senza le quali non si può condurre una vita dignitosa. 3. Affrontare i principali fattori della continua migrazione, compresa la migrazione forzata, che stanno aumentando la disuguaglianza globale, la povertà e la mancanza di sviluppo, la violazione delle libertà fondamentali, così come guerre e conflitti; e di prendere conoscenza di altre cause importanti come i cambiamenti demografici e climatici. L'Eritrea ritiene che ogni nazione ha la responsabilità primaria di fornire una vita sicura e dignitosa per i suoi cittadini nel proprio paese e per consentire loro di perseguire opportunità in altri paesi. Tuttavia le nazioni, e in particolare i paesi in via di sviluppo, hanno bisogno di sostegno e solidarietà per affrontare le sfide scoraggianti di assicurare la pace e lo sviluppo sostenibile. Sono necessari sforzi globali significativi per rendere il nostro mondo più equo e giusto. La propensione a cercare vantaggi economici, finanziari e commerciali unilaterali a scapito dei paesi in via di sviluppo, il ricorso alla violazione del diritto internazionale e all'indipendenza nazionale, all'integrità territoriale e alla sovranità nel perseguimento della politica della forza, l'imposizione di pressioni ingiustificate e di sanzioni devono essere fermamente impedite. Sulla questione dei rifugiati devono essere presi provvedimenti contro alcuni paesi per evitare lo sfruttamento della loro situazione e la loro sofferenza, nel perseguimento di obiettivi politici e lontano da considerazioni umanitarie. Signor Presidente, Dato il destino dei vertici precedenti e delle dichiarazioni solenni, comprese quelle in materia di migrazione, è comprensibile che molti sono scettici circa l'esito e l'impatto di questo incontro. È quindi indispensabile che le arene nazionali e globali, a livello di governi, istituzioni nazionali nonché le organizzazioni regionali e internazionali, siano tutte pronte ad assumersi le proprie responsabilità per porre fine alla sofferenza associata alla migrazione, per proteggere e promuovere i diritti dei migranti e per accogliere la mobilità umana come elemento integrante e desiderabile nel nostro mondo globalizzato. Shabait.com Da una idea di Giovanni Fasanella, addetto culturale dell'ambasciata italiana in Asmara, immediatamente raccolta e fatta propria da Pietro Zambaiti, giovane e dinamico titolare della ZaEr, è nata una nuova linea "Made in Eritrea" caratterizzata dall'inconfondibile profilo della Fiat Tagliero; probabilmente la più nota stazione di servizio di tutta l'Africa.
Asmara è candidata ad essere riconosciuta dall'UNESCO come parte del Patrimonio Architettonico dell'Umanità da conservare e proteggere per le future generazioni e dunque quale migliore omaggio ad un opera che ha lasciato in Africa un segno indelebile del genio italiano realizzato attraverso l'uso dei disegni tecnici originali che ne esaltano le caratteristiche linee Futuriste. Alla realizzazione pratica del progetto è stato chiamato Andrea Baldelli Printmaker & Publisher che dal 25 agosto al 8 settembre ha organizzato un reparto per la stampa all'interno della fabbrica. Durante le due settimane di permanenza in Asmara, Andrea ha formato il personale locale, composto da cinque persone che erano già in Zaer, all'uso di un carosello manuale a 4 colori, un essiccatore IR per inchiostri plastisol e un bromografo UV. Il risultato è un prodotto nuovo e molto raffinato che non mancherà di entusiasmare quanti innamorati delle innumerevoli bellezze dell'Eritrea sono alla continua ricerca di oggetti caratteristici da portare con se a perenne ricordo di una esperienza unica e memorabile. Stefano Pettini Ho scritto questa commedia pensando a tutte quelle Donne Eritree che il 21 giugno 2016 si sono recate a Ginevra a manifestare contro il falso Report del #COIEritrea (Commissione d'Inchiesta sui Diritti Umani delle Nazioni Unite) e che sono tornate a casa con i piedi gonfi dopo venti ore di viaggio in pullman.
Qualche mese più tardi alcune di loro, reduci da quel faticoso viaggio, mi chiesero come fosse finita quella faccenda: "Ma abbiamo vinto noi o loro?" Per ripagare della loro fatica ho pensato di rispondere dando vita a questo spettacolo teatrale in tigrigna che mi auguro le possa anche divertire. L'appuntamento è per sabato 8 ottobre al Pala-Cavicchi in Via R.B. Bandinelli 130 Ciampino, nell'ambito del Festival dell'Eritrea 2016. Vi aspetto Daniel Sillas Bronwyn Bruton Deputy Director, Africa Center at the Atlantic Council Hearing Before the House Committee on Foreign Affairs, Subcommittee on Africa, Global Health, Global Human Rights, and International Organizations 2:00 p.m., Wednesday, September 14, 2016 Room 2172, Rayburn House Office Building, Washington, DC “Eritrea: A Neglected Regional Threat” Sono grata al deputato Smith e alla deputata Basso per avermi permesso di contribuire alla Sotto-commissione per un tempestivo riesame della politica degli Stati Uniti nei confronti dell’Eritrea. Le mie osservazioni descrivono lo stato attuale delle cose all'interno dell'Eritrea in quanto si riferiscono agli interessi degli Stati Uniti nel Corno d'Africa. E posso offrire alcuni suggerimenti pratici su come gli Stati Uniti potrebbero mettere le proprie relazioni con l'Eritrea su un piano più costruttivo.
Ho avuto una lunga riunione con il presidente dell'Eritrea Isaias Afwerki nel febbraio 2015, e abbiamo discusso i rapporti dell'Eritrea con gli Stati Uniti. Negli ultimi 18 mesi ho continuato a impegnarmi regolarmente con il governo eritreo, recandomi periodicamente ad Asmara, e comunicando regolarmente con i diplomatici americani ed europei, i ricercatori dei diritti umani, funzionari delle Nazioni unite, e, naturalmente, le diaspora eritrea. Gli eventi si stanno succedendo rapidamente nel Corno d'Africa. I recenti avvenimenti accanto all’Eritrea, in Etiopia, hanno messo a nudo la fondamentale brutalità e l'instabilità del governo che gli Stati Uniti ha usato, per anni, come suo alleato indispensabile nella regione. Negli ultimi mesi, più di 500 manifestanti pacifici sono stati uccisi dalle forze di sicurezza etiopi sulle strade delle regioni Oromo e Amhara. Dal mese di ottobre dello scorso anno, più di 10.000 persone sono state arrestate e/o interrogato e/o torturati. Molte di queste vittime sono giovani studenti. E meno di due settimane fa, almeno 23 e probabilmente molti di più, prigionieri politici sono morti violentemente all'interno del carcere Kilinto alla periferia di Addis Abeba. Questi eventi rappresentano una minaccia significativa e immediata alla sicurezza regionale, come un possibile afflusso anche di un milione di rifugiati etiopi in Somalia, Sud Sudan ed Eritrea che sovraffollerebbe quei territori. L’Eritrea, d'altra parte, non rappresenta una minaccia evidente per gli interessi degli Stati Uniti. Rappresentazioni internazionali dell’Eritrea che per anni l’hanno descritta come un "pericolo regionale" sembrano esagerate come evidenziato dalla relazione del Gruppo di monitoraggio della Somalia ed Eritrea delle Nazioni Unite. |
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Settembre 2024
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