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ERITREA ETIOPIA

Eritrea, con l’Unesco può partire la rinascita

30/3/2018

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di Guido Talarico su buongiornonews.it

La cultura e la bellezza impiegati per arrivare alla pace e alla prosperità. E’ questa la novità che si respira qui in Eritrea dopo la decisione dell’Unesco di proclamare Asmara patrimonio dell’umanità. In realtà i cambiamenti che potrebbero portare ad un maggiore equilibrio di questa parte del Corno d’Africa sono due. Alla decisione dell’Unesco si somma infatti una fase di instabilità e tensione interna dell’Etiopia, storico nemico dell’Eritrea. Addis Abeba dal 15 febbraio scorso, giorno delle dimissioni del primo ministro Hailé Mariàm Desalegn, era senza un governo.

Un vuoto politico ed amministrativo che ha origini lontane, finalmente colmato ieri con la nomina a Primo Ministro di Abiye Ahmed, quarantaduenne esponente della maggioranza etnica degli Oromo. Una nomina significativa visto che avviane con il consenso dei tigrini, la minoranza che, grazie al controllo delle forze armate e dell’economia, detiene da decenni il potere in Etiopia ma che ora non sembra più in grado di governare da sola il paese, prova ne sia 
da un lato questo storico passaggio di consegne agli Oromo dall’altro le violenze esplose in segno di proteta che sei mesi fa hanno costretto l’ex presidente Desalegn ad imporre lo stato di emergenza e poi a dimettersi.

Questo cambiamento di equilibri ad Addis Abeba, anche se non del tutto sostanziale, visto che i tigrini controllano comunque i centri del potere etiopico, come dicevamo ha un grande impatto sul conflitto tra Etiopia ed Eritrea. Gli Oromo infatti da tempo manifestano maggiore disponibilità verso una pace stabile con l’Eritrea. Una pace che con la riapertura dei canali commerciali verso il mare ridarebbe impulso ad una economia etiopica oggi in grave sofferenza e largamente mantenuta dai sussidi americani ed europei.

“Noi da anni siamo vittime di una campagna internazionale denigratoria, fatte di menzogne costruite per poterci fiaccare attraverso le sanzioni – ci ha detto in una intervista esclusiva il ministro dell’informazione Yemane Ghebre Meskel – contro di noi non c’è una sola prova documentata eppure subiamo ancora le sanzioni. L’Etiopia invece non rispetta né i confini né gli accordi di pace ma nessuno dice e fa niente”.

E sulla stessa lunghezza d’onde è l’imprenditore bergamasco Pietro Zambaiti, che in Eritrea lavora da anni occupando nel tessile quasi mille persone. “L’Eritrea è da tempo al centro di una vera e propria campagna di diffamazione – ha detto Zambaiti – tante fakenews sul conto di questo paese si susseguono giorno dopo giorno. La realtà è ben diversa: qui nonostante le difficoltà derivanti dalle sanzioni si lavora bene”.
​
In questo contesto si inserisce l’Unesco che proclamando la capitale dell’Eritrea patrimonio dell’umanità crea i presupposti per scrivere una nuova pagina nella storia di questo tormentato territorio. Abbiamo girato per giorni Asmara in lungo ed in largo andando dove volevamo, fermandoci nei ministeri, visitando luoghi di culto cattolici, ebraici o musulmani, bar, case private, piazze e luoghi d’arte senza avere alcun impedimento.

Questo per dire che è vero, siamo in un paese dove non ci sono elezioni politiche, non c’è il multipartitismo come lo intendiamo noi e dove la democrazia dopo la rivoluzione è stata di fatto sospesa a causa della continua minaccia etiope ai confini. Ma detto questo l’Eritrea non è affatto lo stato canaglia che la propaganda nemica dipinge. Basta girare le strade di questa città dal fascino ineguagliabile, visitare, come abbiamo fatto noi gli ospedali o i cantieri per l’edilizia popolare che entro due anni consegneranno oltre 50mila abitazioni agli emigrati di ritorno, ma soprattutto basta parlare con la gente comune per capire che il caso Eritrea è in larga parte frutto della potente propaganda dell’Etiopia e dei suoi potenti alleati.

La mancanza di alternanza democratica così come l’imposizione del servizio militare che tanto fanno gridare allo scandalo sono dovuti allo stato di guerra e in qualche modo anche alle arbitrarie sanzioni che le Nazioni Unite continuano ad imporre contro ogni logica. Cosi come non vi è dubbio che la Presidenza di Isaias Afewerki abbia da un lato portato a risultati clamorosi per il paese (non si muore più di fame, scuole, università e sanità gratuita per tutti, acqua ed energia elettrica garantiti, aids debellato, infrastrutture create ex novo o riattivate) dall’altro assicurato stabilità ed evitato il sorgere di radicalizzazioni islamiche.

Circostanze che ora dovrebbero cominciare a far guardare all’Eritrea come un paese capace di dare un contributo di stabilità all’intero Corno d’Africa. In questo scenario la nomina Unesco di Asmara patrimonio dell’umanità da un’ulteriore contributo e rilancia le prospettive di rinascita dell’Eritrea.  “Asmara – ci ha detto l’ingegner Medhanie Teklemariam, coordinatore dell’Asmara Heritage Project – ha un patrimonio culturale che non ha paragoni in tutta l’Africa.

Un patrimonio creato in larga parte da grandi architetti italiani che in tutti questi anni noi abbiamo saputo ben conservare lasciando inalterato l’impianto urbanistico originale. l’Unesco ora certifica e valorizza l’importanza di questa straordinaria eredità e così di fatto avvia l’Eritrea verso una nuova fase”. Ecco perché la cultura e la bellezza rappresentano la migliore chiave di pace per l’intera area.

di Guido Talarico su buongiornonews.it

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Il Programma di Farmaco-vigilanza dell'Eritrea è superiore a quello degli altri paesi africani

28/3/2018

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Dal 2015, il Centro nazionale di farmacovigilanza dell'Eritrea ha condotto l'analisi delle segnalazioni di reazioni avverse ai farmaci a livello nazionale, per comprendere meglio le problematiche relative ai medicinali nel paese e fare meno affidamento sulle informazioni sulla sicurezza fornite da fonti esterne.

COMUNICATO STAMPA

Secondo i rapporti del Centro di monitoraggio di Uppsala (Svezia) e del centro di collaborazione internazionale dell'OMS per il monitoraggio internazionale delle droghe, l'Eritrea supera l'incompletezza di tutti i paesi africani e il numero di segnalazioni sulla sicurezza dei farmaci presentate al database globale.

Di conseguenza, il programma Eritrean Pharmacovigilance ha rilevato 11 nuovi problemi di sicurezza dei farmaci che prima erano sconosciuti alla comunità scientifica e ai produttori.

Questi problemi di sicurezza identificati sono stati comunicati a livello internazionale su riviste internazionali sottoposte a revisione paritaria e alcuni hanno ricevuto un'attenzione globale che comporta cambiamenti politici nel sistema Eritrean Healthcare.

Nel marzo 2017 è stata condotta anche una valutazione comparativa congiunta WHO-IGAD sul sistema di regolamentazione dei farmaci eritrei. Il programma Eritrean Pharmacovigilance ha raggiunto il livello di competenza desiderato come stabilito dall'OMS.

I valutatori hanno riferito che un rapido benchmarking dell'Eritrea attesta che la funzione di Farmacovigilanza viene svolta alla competenza LIVELLO TRE, indicando una forza locale che può fornire supporto tecnico nelle iniziative di armonizzazione regionale.

L'Eritrea, insieme ad altri due paesi (Paesi Bassi e Perù), che hanno aperto nuovi orizzonti nella Farmacovigilanza, sono stati invitati a condividere le loro storie di successo nel prossimo 40° anniversario del Centro di monitoraggio di Uppsala che si svolgerà nel maggio 2018.

Va ricordato che nell'aprile 2016 il Ministero della salute aveva offerto un corso avanzato di farmacovigilanza della durata di una settimana a cui hanno partecipato 17 paesi africani e non solo.
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BUSTO ARSIZIO-Tosi lascia il consiglio, al suo posto entrerà Paolo Efrem

27/3/2018

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Sarà il primo consigliere comunale di colore di Busto Arsizio. Cresciuto ai Santi Apostoli da genitori eritrei, entra in consiglio con Busto Grande.

Matteo Tosi di Busto Grande ha annunciato le sue dimissioni da consigliere comunale con l’intenzione di dedicarsi a pieno al ruolo di garante dei detenuti. Con un discorso a braccio, pronunciato ieri sera (lunedì) durante il consiglio comunale dedicato al bilancio, ha annunciato la decisione che apre le porte della sala esagonale a Paolo Efrem che sarà il primo consigliere comunale di colore della storia di Busto Arsizio.

Chi è Paolo Efrem

Nasce da genitori eritrei a Busto Arsizio nel 1981 ed è cresciuto nel quartiere dei Santi Apostoli. Alle ultime elezioni amministrative si era presentato nella lista Busto Grande e ha ottenuto 82 preferenze. Suo papà è in Italia dal ’73, durante la guerra tra Etiopia ed Eritrea. Viene da una famiglia in vista e suo nonno è stato ministro così come lo zio Sebaht Ephrem che ha ricoperto il ruolo di ministro della Difesa e poi anche dell’energia.

Paolo ha una compagna e un figlio di 16 mesi, lavora come consulente assicurativo. La sua passione sportiva è il calcio ed è allenatore all’Accademia Inter a Milano. Ha anche un passato da calciatore a livello dilettantistico.

Lo zio Sebaht Efrem ministro in Eritrea

La politica, invece, è la passione di famiglia. Si è avvicinato a Busto Grande grazie all’amicizia con Matteo Sabba, animatore della lista. Paolo ha partecipato al laboratorio di idee che riuniva esponenti storici della destra come Checco Lattuada e della sinsitra come Antonio Corrado, ma anche persone che non si erano ancora impegnate in politica: «Le mie radici politiche sono nel centrosinistra e sono stato vicino ai Ds.

Da quando si è trasformato in Pd mi sono allontanato. Nonostante abbiamo storie politiche completamente differenti dico che Checco Lattuada è una persona stupenda» – afferma il consigliere comunale in pectore.

L’incontro con Busto Grande

Per Efrem le ideologie non esistono più: «Busto Grande mi ha insegnato a superare gli steccati e le dicotomia destra-sinistra.

In consiglio porterò i punti del nostro programma. Rimango fuori dalla maggioranza ma sono pronto ad appoggiarla se porterà avanti punti del programma di Busto Grande e in particolare quelli più vicini alle mie idee».

di Orlando Mastrillo[email protected]
Pubblicato il 27 marzo 2018 

varesenews.it
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Voi siete TPLF Woyane, non "Opposizione eritrea"

21/3/2018

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da Tesfa news
AMANUEL BIEDEMARIAM

La componente anti-eritrea che opera come "opposizione eritrea" è, di fatto, anti-Eritrea perché si oppone a tutto ciò che l'Eritrea rappresenta.


Tra il 1998-2000, oltre 80.000 eritrei sono stati espulsi con la forza dalle loro case e deportati dall'Etiopia dal Tigray People's Liberation Front (TPLF) [aka Woyane] nei modi più orribili. I bambini, gli anziani e gli stessi malati sono stati costretti a percorrere centinaia di chilometri di strade pericolose per essere gettati nelle zone più calde del mondo solo perché il regime delle minoranze del Tigray aveva deciso di dare una lezione agli eritrei.

Il defunto tiranno e responsabile del genocidio Meles Zenawi disse: "Se diciamo “Ve ne dovete andare perché non ci piace il colore dei vostri occhi, se ne devono andare".

Il TPLF ha quindi confiscato le loro proprietà e le ha date alla gente del Tigrai. Gli etiopi che vivevano fianco a fianco con gli eritrei deportati rimasero scossi e increduli. Fu uno shock improvviso che li fece sentire come morti, perché quelli erano amici perpetui che si rispettavano l'un l'altro e crescevano le loro famiglie come una cosa sola. L'idea della pulizia etnica non aveva precedenti e molti vennero in aiuto degli eritrei e cercarono di aiutarli in ogni modo possibile.

 Il regime di minoranza dei Tigray è stato brutale nel suo tentativo di distruggere l'Eritrea. Nei 30 anni di lotta, l'Eritrea ha perso quasi 70.000 martiri. Durante la guerra con il TPLF, tuttavia, più di 20.000 giovani eritrei morirono per difendere l'indipendenza conquistata. Il regime deportò centinaia di migliaia di eritrei e li cacciò dalle loro fertili terre coltivate. E poi ha disseminato le fattorie di mine antiuomo che a loro volta hanno mietuto molte vite.

L'obiettivo del TPLF è distruggere del tutto l'Eritrea.Ogni secondo della loro vita, progettano, pianificano e studiano strategie per annientare l'Eritrea. Secondo il TPLF, l'Eritrea deve essere distrutta per poter dominare la regione. Nessun altro modo per farlo. Nulla è escluso quando si parla di Eritrea. Se gli fosse data una possibilità, e come dimostrato dagli ultimi 20 anni, il Fronte di Liberazione del Popolo del Tigray distruggerebbe l'Eritrea alle sue radici. Hanno pianificato un genocidio o, perlomeno, che l'Eritrea diventi un'altra Palestina.

A tal fine, hanno intrapreso guerre, hanno cercato di isolare l'Eritrea collaborando con il Sudan, lo Yemen e altri. Hanno deportato milioni di eritrei dalle loro case, hanno cercato di attirare i giovani spingendoli a fuggire dall'Eritrea in modo che l'Eritrea rimanesse senza la sua gioventù produttiva.

​Il TPLF ha condotto una campagna per sanzionare l'Eritrea e ha lavorato duramente per tenere l'Eritrea in uno stato di guerra continuo occupando territori sovrani dell'Eritrea. Ha cercato di sabotare la valuta eritrea, ha lavorato duramente per fermare le rimesse dall’estero e ha tentato di impedire alle compagnie minerarie di fare affari in Eritrea.

Per Saperne di Più
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Eritrea: Dichiarazione della missione di Ginevra sull'avanzamento  del dialogo interattivo

15/3/2018

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Eccellenze:

ho l'onore di scriverle in relazione al "dialogo interattivo avanzato" sull'Eritrea previsto per il 12 marzo 2018. Per oltre un mese, la delegazione eritrea si è impegnata con Sua Eccellenza, nella sua qualità di Presidente del Consiglio dei diritti umani e con il Segretariato - OHCHR, chiedendo chiarimenti sulla natura del dialogo interattivo e sulla composizione dei relatori. In tali riunioni è stata sollevata la preoccupazione dell'Eritrea per la mancanza di trasparenza e l'assenza di equità nel processo di selezione.


Come potrebbero ricordare Sua Eccellenza e il Segretariato, l'Eritrea ha fatto una richiesta per l'inclusione di organizzazioni che lavorano in Eritrea, e società minerarie implicate in risoluzioni HRC. Queste hanno chiesto la possibilità di condividere la loro esperienza e le loro preoccupazioni sullo stato di cose gestito dal Consiglio. Oltre a ciò, la Missione permanente dell'Eritrea presso le Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali il 5 marzo 2018 hanno inviato una nota verbale all'OHCHR. Successivamente, il capo della sezione Africa orientale e australe dell'OHCHR, ha informato la mia delegazione:

• la selezione dei relatori e la decisione sulla partecipazione del rappresentante dell'Eritrea è stata presa in stretta consultazione con lo sponsor (Gibuti) della risoluzione. Deve essere noto che Gibuti è in conflitto con l'Eritrea e ha beneficiato di ogni spazio che può nel forum internazionale
• il Segretariato è stato guidato dal rifiuto dello sponsor delle richieste dell'Eritrea e che la decisione finale spetta alla competenza del presidente.

HE. Mr. Vojislav SUC, Presidente del Consiglio per i diritti umani, dodicesimo ciclo (2018)
cc: Mr. Zeid Ra'ad Al Hussein Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani

Il processo messo in atto dal Segretariato equivale infatti a consentire a un accusatore di selezionare non solo tutti i testimoni, ma anche di dare all' accusatore un potere assoluto di soffocare qualsiasi voce che non sia conforme alla sua posizione stabilita sulle accuse. Il processo e le azioni intraprese privano il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite di ascoltare opinioni diverse su un problema. Così com'è ora, la composizione del gruppo riflette i motivi politici alla base dell’iniziativa. Questa include una persona che fa parte di un'organizzazione coinvolta in attività sovversive contro il governo eritreo, una personalità con una posizione politica anti-Eritrea di lunga data e un relatore speciale il cui mandato è stato a lungo compromesso dal suo attivismo politico anti-Eritrea.

Le finalità politiche erano chiare fin dall'inizio, tuttavia l'Eritrea ha dato fiducia al Consiglio e all'OHCHR in buona fede, con l'obiettivo di assicurare equità ed equilibrio nel dialogo. Tuttavia, così com'è, il processo si basa sulla volontà dello sponsor di portare la sua agenda politica a riguardo del conflitto regionale sulla piattaforma del Consiglio dei diritti umani. Questo è un abuso dei meccanismi dei diritti umani al quale restiamo contrari.
Eccellenza,

La situazione ha distrutto la buona volontà e gli sforzi dell'Eritrea di impegnarsi sulla questione. Crea un precedente negativo e fa deragliare gli sforzi del Consiglio per adempiere ai suoi nobili obiettivi di garantire trasparenza, equità ed equilibrio. Anche il genuino discorso e le interazioni che si adattano alla promozione e alla protezione dei diritti umani sono compromessi. Permettetemi di ribadire che l’attività è al servizio del conflitto regionale che gli sponsor vorrebbero imporre in nome del Consiglio. Nella situazione dell'impasse che è emersa, il governo dell'Eritrea non vede alcuno scopo nel partecipare a una azione politicamente guidata che nega un impegno dignitoso ed equo e approcci di principio e imparzialità.


Apprezzerei molto se questa lettera fosse portata all'attenzione dei membri del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite e distribuita come documento del Consiglio
​

La prego di accettare, Eccellenza, le assicurazioni della mia più alta considerazione.

09\03\2018

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La Comunità Eritrea in Italia partecipa alla manifestazione di protesta in Olanda

14/3/2018

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La Comunità' di Roma festeggia l'8 Marzo

11/3/2018

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La bellissima Tiffany Hadish indossa la Zuria agli Oscar 2018

5/3/2018

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La presentatrice è arrivata ai 2018 Academy Awards indossando un abito sia bello che significativo, un abito tradizionale color crema con un corpetto aderente e una gonna a ruota, oltre a un mantello nero con ricami neri e dorati, e morbidi riccioli che le incorniciavano il viso adornati da gioielli d'oro.

Una scelta che ha un retroscena molto toccante.

Tiffany infatti ha spiegato che la scelta del suo vestito era in omaggio a suo padre, originario del nord-est dell'Africa, l'Eritrea,  scomparso l'anno scorso.

"Gli avevo promesso che se un giorno fossi finita qui agli Oscar avrei onorato la mia gente,  i miei connazionali eritrei", ha detto.

Quindi ha scelto questo abito eritreo tradizionale per rendere omaggio a suo padre e alle radici della sua famiglia.

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Un'aspirante pilota si trasforma scegliendo una carriera come meccanico di aerei JetBlue

1/3/2018

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Durante il corso, Jerusalem Melke ha scoperto che si concentrava più su come gli aerei funzionano che su come farli volare.

Jerusalem Melke ha passato più notti insonni all'aeroporto internazionale John F. Kennedy di quanto non lo sia anche il più assiduo passeggero, anche se lei è lì per una diversa ragione. Melke è un tecnico aeronautico per la JetBlue Airways e la sua giornata di lavoro inizia alle 22:00. "Il terminal è piuttosto desolato di notte, ma fuori dall'hangar è animato", dice.

I veicoli di servizio sfrecciano, tirano gli aerei e si muovono i ponti dei jet. C'è rumore di motori, schiocchi idraulici, chiacchiere sui walkie-talkie e musica sugli altoparlanti. "Potrebbe essere salsa, bachata, rock, soul, dipende dai punti di vista", dice.

Melke e i suoi colleghi tecnici aeronautici eseguono controlli regolari di manutenzione sugli aerei JetBlue. Oltre ai motori, è responsabile di tutto ciò che gira, si apre, si illumina o si accende: pensa ai quadranti della cabina di guida, alle porte del carico, ai flap delle alette, ai tergicristalli.

Il lavoro è in parte da meccanico, in parte da ingegnere e in parte da ninja. "Stai arrampicata sulle cose tutto il tempo - in cima all'ala, sotto il motore, in coda - e stai risolvendo i problemi", dice Melke.

"Mi piace che sia mentalmente e fisicamente"

Melke è stata rapita dai viaggi aerei fin dal suo primo volo all'età di 9 anni, nel 1991. La sua famiglia si è unita a dozzine di altre famiglie di immigrati in un viaggio di ritorno a casa ad Asmara, capitale della nuova Eritrea indipendente.

Fu il primo volo commerciale nella città dell'Africa orientale dopo quasi 30 anni di guerra civile. "Quando siamo sbarcati, c'erano tutti i parenti - centinaia di persone applaudivano mentre scendevamo dall'aereo, come se fossimo delle celebrità", ricorda.

Alla fine, ha appreso che la maggior parte dei voli non sbarcano sulle standing ovation, ma ciò non ha smorzato il brivido. Durante il college ha iniziato a prendere lezioni di volo. "Ma facevo così tante domande su tutti gli strumenti e su come  funzionano, che il mio istruttore ha detto che avevo bisogno di parlare con un meccanico, non con un pilota."

Melke si rese presto conto che volare su un aereo non le interessava tanto quanto imparare come funzionano. Invece di perseguire la sua licenza di pilota dell'Amministrazione dell'aviazione federale, ottenne una licenza di Airframe e Powerplant. La sua famiglia era perplessa dalla sua scelta professionale. "Non capivano, ma per me era completamente sensato", ha detto.

Prima di emigrare negli Stati Uniti, suo padre era un marinaio e lavorava su una barca da pesca nel Mediterraneo. Una volta qui, è diventato un tassista, alla fine ha gestito la sua flotta di cinque taxi. "Quindi c'è una storia di trasporto e abilità meccaniche lì", ha detto Melke, "in più, un senso di libertà".

​fonte Crains

Jerusalem Melke

ETÀ 35

BORN Columbus, Ohio

RESIDENZE Downtown Manhattan

ISTRUZIONE Laurea in sviluppo umano, Università di Chicago

SOGNI Melke deve ancora trovare un garage a Manhattan che le permetta di sistemare la sua auto, una Acura TSX del 2006. "Ho questo sogno di avere un mio vialetto privato un giorno solo per poter lavorare sulla mia macchina."

DONNE CON LE ALI Ogni marzo, Melke partecipa a Fly Like a Girl, la versione di JetBlue di Take Your Daughter to Work Day. Piloti, ingegneri e meccanici femminili offrono alle ragazze un tour pratico del loro lavoro. "Sono in un campo maschile, ma quel giorno sono tutte le donne che mostrano alle ragazze ciò che è possibile".

QUANDO TI CHIAMANO? Ogni volta che qualcosa a casa si rompe, "tutti vengono da me".

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Significativo contributo dell'Eritrea Saron Tesfalul al mondo

1/3/2018

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Ha solo 28 anni ed è già vicepresidente di Bain Capital, una delle principali società di investimento alternative private multi-asset del mondo con circa 95 miliardi di dollari di asset in gestione. 

Si è specializzata nella vendita al dettaglio di beni di consumo, lavorando su accordi per il fondo di private equity del Nord America da $ 9,4 miliardi di Bain.

Formazione scolastica

Saron Tesfalul ha frequentato l'Università di Harvard e si è laureata in Economia e in Studi africani nel 2010. Ha conseguito il suo MBA sei anni dopo presso la Stanford University Graduate School of Business.

Carriera

Durante il college, Saron ha lavorato come analista del Summer Investment Banking per Morgan Stanley. È entrata a far parte di Bain & Company nel 2010 come consulente associato dopo la laurea. Si è affermata nei settori di vendita al dettaglio, assistenza sanitaria, tecnologia e telecomunicazioni.

Dopo il suo MBA a Stanford, è entrata a far parte del team Private Equity di Bain Capital e ora è uno dei vicepresidenti dell'azienda nel settore Consumer, Retail e Dining vertical.

Forbes 30 Under 30

Forbes ha pubblicato l'attuale elenco 30 Under 30 nel dicembre 2017. È stata inserita nell'elenco dei 28 giovani imprenditori più influenti nei 20 diversi settori del mondo: la finanza.

Negli ultimi sette anni, la lista di Forbes 30 Under 30 è emersa come il modo in cui il mondo scopre la prossima generazione di imprenditori e innovatori.

Il settimo elenco annuale "30 Under 30" comprende 600 giovani innovatori, imprenditori e leader che sfidano la saggezza convenzionale e stabiliscono il ritmo per la prossima generazione.

L'elenco di ogni anno comprende 30 premiati in 20 categorie.

I premiati under 30 sono selezionati da una giuria di giudici esperti nei loro rispettivi campi, uno dei quali è un 30 under 30.

Forbes ha una notevole esperienza nel mettere in luce giovani innovatori e leader del settore sul punto di raggiungere una maggiore fama e fortuna.
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