Uno degli aspetti della seconda guerra mondiale, che ha maggiormente colpito la fantasia dei cronisti e degli studiosi, riguarda certamente l’epopea degli ascari eritrei.
Le loro notevoli imprese unite ad un leggendario attaccamento alla bandiera italiana sono stati descritti in ogni dettaglio dai maggiori storici di tutto il mondo, e rimarranno per sempre impresse nella memoria storiografica del nostro paese. Purtroppo non si può dire altrettanto della memoria collettiva che al contrario ha voluto rapidamente dimenticare un recente passato storico imbarazzante accomunando in un sol fascio la assai precedente e diversa esperienza coloniale, al fascismo e alla dittatura con i quali francamente poco aveva avuto in comune. La rimozione emotiva, coincisa con la demonizzazione di tutto il periodo compreso fra gli inizi degli anni trenta e la fine della seconda guerra mondiale, ha coinvolto non solo i mitici ascari e tutte le loro imprese, ma l’Eritrea stessa che da colonia amatissima e primigenia finì dimenticata e cadde nell’oblio assoluto. L’Eritrea alla fine del periodo di occupazione da parte degli inglesi nei primi anni cinquanta, priva dell’essenziale aiuto economico e diplomatico dell’Italia, dopo aver rischiato lo smembramento, si ritrovò confinata in una posizione ibrida che la vide federata all’Etiopia del Negus seppur in una condizione di relativa indipendenza. Le mire del Negus erano però diverse e questi ben presto, nella indifferenza generale della comunità internazionale, abolì la bandiera eritrea e la federazione creandosi una quattordicesima provincia che finalmente gli concedeva il tanto desiderato sbocco al mare.
0 Comments
|
Archivi
Settembre 2024
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Italia. |