Il termine Ong (Organizzazione non governativa) ha da sempre evocato nell'opinione pubblica l'immagine dei tanti volontari impegnati in ogni angolo del mondo nella difficile ed estenuante opera di aiuto e soccorso a popolazioni in difficoltà a causa di catastrofi naturali o peggio vittime degli esiti di una delle tante guerre in corso.
Nel tempo però eventi che hanno coinvolto alcune Ong, dal punto di vista della trasparenza gestionale, hanno attirato con il loro clamore l'interesse generale e indirettamente rivelato a quanti credevano che tali organizzazioni contassero esclusivamente sul disinteressato lavoro volontario degli aderenti, che anche la abnegazione di questi straordinari operatori specializzati nel soccorso umanitario ha una sua ben precisa remunerazione. Naturalmente l'esistenza di una articolata struttura operativa che sia in grado di coordinare mezzi e uomini in situazioni ambientali estreme ha un suo costo, e il fatto che il personale qualificato percepisca uno stipendio per la sua disponibilità e la sua opera nulla toglie ai meriti che gli operatori delle Ong hanno saputo guadagnarsi in infinite occasioni, ma l'aver preso diffusamente coscienza del fatto che il motore del variegato mondo della assistenza su larga scala non è il "puro volontariato gratuito", ha fatto sorgere una serie di interrogativi a riguardo dei meccanismi fino ad allora meno conosciuti. Per i non addetti ai lavori, infatti, non risulta agevole tracciare una linea di collegamento tra lo stabilirsi di una grave emergenza umanitaria e l'intervento di una organizzazione non governativa, e a ben vedere non risultano note al grande pubblico neanche le modalità con le quali si stabiliscono i rapporti che intercorrono tra i responsabili ad alto livello di tali organizzazioni, il Ministero degli affari esteri e le autorità locali dei paesi destinatari degli aiuti.
0 Commenti
|
Archivi
Gennaio 2021
![]() Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Italia. |