Il presidente Trump ha emesso un numero di direttive al Dipartimento di Stato sull'Eritrea che include la ripresa dell'assistenza allo sviluppo (parziale e non militare) e il finanziamento di programmi di scambio educativo e culturale ...
Coerentemente con la sezione 110 del Trafficking Victims Protection Act del 2000 (22 U.S.C. 7107) (la "Legge"), come modificata, stabilisco come segue: 1- [..] Stabilisco che gli Stati Uniti non forniranno assistenza non umanitaria, non commerciale o consentiranno di finanziare la partecipazione a programmi di scambio educativo e culturale da parte di funzionari o dipendenti dei governi dell'Eritrea [e pochi altri) per l'anno fiscale 2019 fino a quando tali governi non si conformeranno agli standard minimi della legge o compieranno sforzi significativi per conformarsi alla legge. 2- [...] Determino che una rinuncia parziale nei confronti dell'Eritrea per consentire il finanziamento di programmi di scambio educativo e culturale ... e una rinuncia parziale per consentire l'assistenza - ad eccezione di: - Finanziamento militare straniero (FMF), - Vendite militari all'estero (FMS), - Istruzione e formazione militare internazionale (IMET) - Articoli di difesa in eccesso (EDA) - Operazioni di mantenimento della pace (PKO) 3- [...] Determino che una rinuncia parziale nei confronti dell'Eritrea per consentire finanziamenti per programmi di scambio educativo e culturale ... e una rinuncia parziale per consentire l'assistenza descritta nella sezione 110 (d) (1) (A) ( ii) della legge - ad eccezione di FMF, FMS, IMET, EDA e PKO. 4- Coerentemente con la sezione 110 (d) (4) della legge, stabilisco che fornire assistenza descritta nella sezione 110 (d) (1) (B) della legge in Eritrea [e pochi altri paesi] promuoverebbe gli scopi di l'atto o è altrimenti nell'interesse nazionale degli Stati Uniti. Lei (Secretary of State) autorizzato e diretto a presentare questa determinazione, la certificazione richiesta dalla sezione 110 (e) della Legge, e il Protocollo di giustificazione del Dipartimento di Stato, sul quale ho fatto affidamento, al Congresso, e pubblicare la determinazione nella Federal Registrare. DONALD J. TRUMP Fonte credit Sirach Muzollo
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ROMA, 27 NOV - Parla l'Ambasciatore eritreo in Italia, Petros Fessahazion, in risposta ad alcuni organi di stampa.
"Il nostro paese ha 4,5 milioni di abitanti ed ha subito una guerra totale non solo dai vicini cugini etiopi con più di 100 milioni di abitanti, ma dal mondo intero suo alleato. Abbiamo subito in questo periodo intense campagne internazionali di disinformazione che avevano lo scopo di isolare e destabilizzare il nostro paese. L’Etiopia guidata e controllata da un partito etnico minoritario che aveva deciso di espandere la sua dominazione e influenza su tutto il Corno d’Africa, ha ottenuto in questo periodo l’appoggio incondizionato di molti paesi occidentali compresi gli Stati Uniti di Bush e di Obama. Queste azioni destabilizzanti sono state attuate seguendo uno schema che doveva avere come finalità il cosiddetto ‘’regime change’ di un governo considerato troppo indipendente e non disposto ad accettare una dominazione dall’Etiopia. Questo è stato rivelato inizialmente da fonti Wikileaks che sono state in seguito confermate anche da fonti delle varie amministrazioni americane. Venne pertanto deciso così: -di sostenere gruppi e organizzazioni non governative per creare disordini e rivolte in Eritrea; - di creare gruppi di opposizione esterni; - di accusare l’Eritrea di sostenere i terroristi di Al Shabab in Somalia per giustificare le sanzioni e impedire così al paese di difendersi, indebolendolo di conseguenza; -di impedire il trasferimento delle rimesse della diaspora eritrea qualificandole” forzate” e quindi illegali; -combattere il programma di servizio militare e civile messo in piedi per difendere il Paese e permettergli di ricostruire le infrastrutture del paese; -cercare di dividere gli eritrei su base etnica e religiosa facendo credere ad una persecuzione etnica e religiosa in un paese conosciuto come un esempio di convivenza. Quando poi tutte queste azioni si sono rivelate inefficaci, si è deciso di colpire la gioventù e di promuovere la fuoriuscita dei giovani dall’Eritrea. Il Presidente Obama diede il via con il “famoso” discorso alla Clinton Global Initiative del 2012:” Recentemente abbiamo rinnovato le sanzioni su alcuni dei paesi più tirannici tra cui Corea del Nord e Eritrea, abbiamo partnership con i gruppi che aiutano le donne e i bambini a scappare dalle mani dei loro aguzzini, stiamo aiutando altri paesi ad intensificare i loro sforzi e vediamo dei risultati....” L’obiettivo era pertanto quello di svuotare l’Eritrea per impedire di difendersi. Utilizzare poi la fuoriuscita di questi giovani per giustificare le accuse di violazioni di diritti umani e di condannare l’Eritrea alla Commissione dei Diritti Umani dell’ONU. Questo avrebbe permesso di intervenire come si è fatto in altri paesi. L’Eritrea per fortuna, grazie al sostegno incondizionato del suo popolo e la determinazione del proprio governo , è riuscita a resistere e tutti gli sforzi sono stati premiati con l’Accordo di Pace del luglio scorso con l’Etiopia del primo Ministro Abiy Mohammed che ha riconosciuto anche il ruolo importante sostenuto dall’Eritrea per stabilizzare l’Etiopia stessa. Se oggi siamo arrivati ad una Pace che permetterà a tutto il Corno d’Africa di pensare ad un futuro di benessere e di prosperità, è dovuto anche al grande ruolo dell’Eritrea e del suo Presidente. Il 14 novembre scorso all'unanimità l'ONU ha tolto le sanzioni ingiuste all'Eritrea; allo stesso tempo poche settimane fa l'Eritrea è diventata membro della Commissione dei Diritti Umani; ora l'Eritrea ha aperto i suoi confini con l’Etiopia con conseguente libera circolazione delle persone e dei beni. Soprattutto, adesso l'Eritrea si avvia a riprendere quel processo concreto che è stato interrotto nel 1998 dalla guerra con l’Etiopia. E' un Paese che vuole in primis e fortemente percorrere la strada dello sviluppo e del benessere. Di conseguenza i giovani saranno naturalmente i primi a beneficiare di tutti questi sviluppi positivi perché non saranno più costretti ad emigrare per realizzarsi. Invitiamo la comunità internazionale e in particolare gli amici italiani con cui condividiamo storia e cultura da molto tempo, di mettersi in linea con tale cambiamento, tralasciando i pregiudizi del passato. L’Eritrea non è certo ancora un Paradiso . Abbiamo tanti problemi che sono comuni a molti altri paesi. Ma siamo determinati a risolverli adesso che la Pace finalmente ce lo permette. A tutta la Comunita' Internazionale chiediamo solo di esserci vicini e di sostenere questo processo di rinascita e di rinnovamento." Il Tribunale amministrativo federale ha confermato la decisione della SEM di negare l'asilo a un emigrato eritreo
Aver lasciato illegalmente dall’Eritrea – anche in presenza di motivi validi – non è più sufficiente a giustificare lo statuto di rifugiato. È quanto ha ribadito lo scorso 16 novembre il Tribunale amministrativo federale (TAF) nel respingere il ricorso presentato da un cittadino eritreo contro la decisione Segreteria di Stato della Migrazione (SEM) di respingere la sua domanda di asilo. L’uomo, arrivato in Svizzera nel 2015, aveva affermato di aver lasciato il suo Paese d’origine per paura della coscrizione nell’esercito governativo. A suo dire le forze armate di Asmara lo avrebbero incarcerato con la madre dopo aver tentato di riarruolare senza successo il padre, un veterano di guerra rimasto ferito in battaglia che si era rifiutato di riprendere le armi. Da qui la decisione di lasciare l’Eritrea anche se, ha rilevato il TAF, dalla sua liberazione non aveva più avuto problemi con le autorità e non era neppure stato convocato per il servizio militare (che, in base a una sentenza del 2017, non costituisce più un motivo tale da rendere inesigibile il rinvio di un richiedente l’asilo). Giunto in Svizzera, aveva sostenuto che a causa del suo espatrio illegale si sarebbe trovato in pericolo qualora fosse rientrato in patria. Il 28 luglio 2017, tuttavia, la SEM aveva respinto la sua richiesta di asilo e lo stesso aveva fatto il TAF, cui l'uomo si era rivolto il 1° settembre successivo. Basandosi sulla sua giurisprudenza (una sentenza del 30 gennaio 2017 secondo cui la partenza illegale non giustifica la concessione dell'asilo, ndr) la Corte aveva inoltre stabilito che “in Eritrea non vi è una situazione di guerra, guerra civile o violenza generalizzata e che il ricorrente non si troverebbe dunque in pericolo in seguito al rimpatrio". Il giro di vite da Berna - Come ricorderete in aprile Berna aveva annunciato di voler riesaminare un terzo delle ammissioni provvisorie e aveva inviato una lettera a 3’200 eritrei interessati da questa misura. In un’intervista rilasciata l Blick a inizio settembre il direttore della SEM Mario Gattiker aveva difeso le misure restrittive adottate nei confronti dei migranti eritrei ammessi sul suolo svizzero a titolo provvisorio. “Chiunque sia minacciato di persecuzioni in Eritrea continuerà a ricevere protezione da parte della Svizzera”, aveva spiegato Gattiker. “L'obiettivo è di offrire protezione a tutti coloro che in patria temono per la loro vita: se ragioniamo in senso inverso ciò significa che chi non è minacciato deve far ritorno nel suo paese”. da TICINONEWS Caro Jova, ho deciso di scriverti questa lettera aperta per testimoniarti il grande consenso che sta riscuotendo lo splendido video che hai presentato come cornice mediatica della tua struggente poesia d’amore “Chiaro di luna”.
Da quando è stato resto pubblico il videoclip, che ho subito condiviso sul mio sito web Eritreaeritrea, le visualizzazioni sono aumentate in misura esponenziale e i social network sono come impazziti. Era difficile esprimere la vera essenza di Asmara e del popolo eritreo in generale in poco più di quattro minuti, eppure il miracolo è avvenuto. La foto alla fermata dell’autobus in compagnia dei nobili anziani eritrei è commovente e suggestiva, e ogni singola scena del filmato sembra essere stata girata da qualcuno nato, cresciuto e vissuto in quello splendido paese tanto travagliato. Ogni scena è evocativa: i bellissimi protagonisti, le passeggiate in città con la chitarra in mano, la partita a dama con Giovanni Primo, la partita a boccette, la mitica officina della grande famiglia Modici, il locale di Gianni e Gina, il giro spensierato in motocicletta con il casco, l’Asmara by night. Difficile credere che il tuo avvicinamento al paese sia solo relativamente recente tanto è tangibile il rispetto e la consapevolezza dimostrati ed è molto poetico scoprire che rappresenta quasi un pegno di affetto verso qualcuno che ora sappiamo portava il tuo nome. Non a caso quello che trapela dai moltissimi messaggi che ho ricevuto è un diffuso sentimento di grande emozione. Emozionare gli eritrei non è facile ma sei riuscito con la tua opera a toccare le corde più profonde di gente che non ama manifestare apertamente i propri sentimenti, eppure sta vivendo una esperienza di grande gioia condivisa e senso di orgoglio. Indietro nel tempo dopo tanti anni di atroci sofferenze l’Eritrea ha dovuto sopportare anche spregevoli campagne denigratorie che solo da pochi mesi cominciano ad essere rivelate nello loro reale essenza. L’Eritrea ora costruisce il proprio riscatto e si riappropria della sua identità riemergendo da un lungo periodo buio e grazie alla costanza e lungimiranza di quanti ne hanno tenuto saldamente il timone potendo contare sul sostegno incondizionato del popolo intero. Il video è arrivato in un momento particolarmente felice per il paese e sembra quasi voler celebrare il nuovo corso. A dimostrazione della forza che il tuo messaggio ha evocato si possono citare anche i pochi commenti negativi espressi da gente senza valore che ha voluto esprimere la propria frustrazione attraverso ridicoli e patetici tentativi di contaminare la tua arte con pretestuosi significati politici. La reazione della gente eritrea a queste misere iniziative è stata di disprezzo e condanna, e ha sortito l’effetto di attirare ancora di più consensi su “Chiaro di luna”. Il video appare nelle sua vera essenza come un inno alla libertà di espressione in un paese evidentemente aperto al nuovo e per nulla timoroso di mostrarsi a tutti; un inno alla bellezza di una città tranquilla, pulita e ordinata; un inno alla gente operosa e alla sua splendida gioventù. A nessuno è sfuggito questo profondo significato che si può leggere fra le righe del filmato che ora sta girando sui telefoni di tutti giovani le cui vicende della vita hanno portato ad allontanarsi dal proprio paese, su quelli di tutti gli eritrei della diaspora e di quanti sono in patria. Anche l'amico Yonas, che ha girato il backstage, e rappresenta con il suo rientro in Asmara l'avanguardia del controesodo dei giovani eritrei, conferma da Asmara il grande consenso che "Chiaro di luna" sta registrando fra la gente e i giovani in particolare. La stessa emozione che stanno vivendo i tanti italiani che in Eritrea sono nati, che hanno amato e amano ancora profondamente quella terra dalla quale sono stati stappati tanti anni fa da vicissitudini politiche a loro estranee. L’effetto domino è solo agli inizi, il video sta cominciando a girare all’estero presso tutte le comunità eritree sparse nel mondo e anche se nelle intenzioni non voleva esserlo sta diventando un simbolo di cui andare fieri, una bandiera di amore e di pace. Grazie da parte di tutti noi: a te e a quanti con il loro contributo hanno reso possibile la realizzazione di questa opera destinata a lasciare il segno. Stefano Pettini Jovanotti: “Chiaro di Luna”, poesia, musica e storia nel nuovo video girato ad Asmara in Eritrea
CRISTIAN PEDRAZZINI Esce oggi il nuovo video di Jovanotti, Chiaro di Luna. Il video di Chiaro di luna, è ambientato ad Asmara, in Eritrea, dove molti anni fa un altro Lorenzo, il nonno di Lorenzo Cherubini, aveva fatto il camionista, in quel periodo passato alla storia come “Africa orientale Italiana”. Asmara è una città bellissima, un luogo dove l’Africa e l’Italia si intrecciano, al di là di ogni possibile preconcetto e giudizio storico. Affollata e lenta, dolce e straniante, isolata dal resto del mondo ma così piena di storie, ricca di rimandi come un ipertesto di emozioni e di pensieri. I segni della presenza dell’Italia sono ovunque: “Non bisogna cercarli ti ci ritrovi dentro e dopo un po’ non ci fai più caso perché è semplicemente il panorama architettonico dentro al quale siamo cresciuti” - ha rivelato Lorenzo. L’Eritrea è un paese in grande trasformazione: prima la pace con l'Etiopia a luglio di quest'anno e poi, il giorno della fine delle riprese del video, l’Onu ha approvato la cancellazione delle sanzioni verso questo paese. Il cammino dell’Eritrea verso una piena democrazia è iniziato e va incoraggiato in tutti i modi possibili. Lorenzo sentiva che quello era il posto giusto per raccontare Chiaro di Luna, che è un video romantico e racconta l’amore in un luogo difficile ma in cambiamento, dove le emozioni sono più forti. “Sapevo poco dell’Eritrea, avevo solo sentito o letto qualche racconto dell’Africa orientale dei tempi che fu colonia. Le notizie riportano che moltissimi dei ragazzi che arrivano in Italia attraverso il mediterraneo sono Eritrei e da tanto volevo andarci; per me è solo viaggiando fuori dai circuiti del turismo che si può conoscere qualcosa per davvero di un luogo. Lo avevo già programmato, in solitaria zaino e via. Poi ho sentito che quello era il posto giusto per questa canzone e non c’era nessuna alternativa che mi convinceva allo stesso modo”, ha dichiarato Lorenzo appena rientrato. “Volevo raccontare l’Africa senza stereotipi su quel continente, perchè non esiste luogo al mondo più complesso e più legato al nostro destino, e gli stereotipi e le generalizzazioni fanno sempre solo male. I ragazzi non scappano se trovano opportunità e maggiori spazi di lavoro, sono orgogliosi di starci o di tornarci. Proprio come Yonas, un giovane eritreo esperto di video che ci ha fatto il backstage e che ha deciso di recente di tornare dall'Italia ad Asmara con sua moglie e sua figlia”. Nel video, uno scenario che potrebbe ricordare una provincia o una delle periferie italiane prima della guerra: il mercato, i cinema, la cattedrale cattolica, le chiese copte, i bellissimi bar italiani. Spaccati cittadini di piazze e di vie di Asmara, mondi non “connessi”, senza pubblicità e non visibili da Google Earth, fuori da qualunque rotta commerciale, politica, digitale e anche per questo così affascinanti, così assolutamente unici e speciali. La fotografia del clip porta a saturazione una tavolozza cromatica naturalmente imperniata sul giallo, come il più classico dei film di frontiera. La periferia, gli ambienti catturati dalla macchina da presa potrebbero essere quelli di settanta anni fa, come anche quelli di un futuro post-apocalittico. E invece il tempo della storia del video è assolutamente centrato ai giorni nostri. Lo stile di ripresa degli YouNuts, scoperti da Lorenzo con il video di Sabato e oggi i più importanti video maker italiani, è semplice ma ben curato, con camera a spalla, anche perché trovare un drone ad Asmara è impensabile. Un ritratto fedele di un mondo intatto e poetico, un ambiente surreale per il mondo occidentale, ma assolutamente reale oggi, in questo preciso momento a poche ore di aereo da qui. Nel video c’è una sorprendente leggerezza, un’intensità, l’atmosfera di un luogo magico, con la vita che ci scorre dentro e l’amore che fiorisce con qualunque clima e in qualunque condizione. Lorenzo nel video è un musicista che per una ragione non chiara se ne sta in questa città e la sera suona le canzoni nel bar del Cinema Roma. C’è una coppia di innamorati che lo va a sentire. Il clima tra loro è sospeso, forse è la loro ultima notte insieme, forse non si rivedranno più. Ma prima di lasciarsi ballano teneramente abbracciati su Chiaro di luna, la più romantica tra le canzoni del mondo. “E’ uno dei brani a cui tengo di più. Quando l’abbiamo ascoltata con Rubin ci siamo subito resi conto che si trattava della melodia più importante del disco e forse per questo abbiamo scelto di realizzarla ottenendo il massimo dell’emozione, riducendo al minimo essenziale l’arrangiamento” Con lo stesso criterio Lorenzo ha voluto il video, che senza alcun effetto speciale, racconta l’emozione di una storia semplice, in una terra meravigliosa senza alcun artificio, che emoziona per come è, senza che la telecamera debba usare nessun “arrangiamento”, lasciando parlare le immagini, naturali, emozionanti, vulnerabili e al contempo cosi travolgenti. “E’ un assurdo stranissimo bellissimo posto che da noi è come un “rimosso collettivo”, ma mi ha toccato il cuore. Come fece con mio nonno che si chiamava come me, in un altro tempo, con altri desideri in un mondo così diverso ma dal futuro altrettanto imprevedibile” da SPETTACOLINEWS di Daniel Wedi Korbaria
Buonasera a tutti, devo confessare che ho avuto un po’ di apprensione quando ho saputo che la vostra associazione mi aveva scelto per onorarmi del Premio Impegno Civico 2018. In un’epoca in cui in Italia, e non solo, vengono premiati troppi eroi dei diritti umani e troppi paladini dell’umanitario, mi sembrava stonasse un premio a chi, come me, è contrario a quest’immigrazione selvaggia e la combatte. Ed è per questo che, prima di accettare, ho fatto le mie ricerche online per vedere chi ci fosse dietro a codesta associazione. E vi spiego il perché. In passato ho avuto un confronto via email col giornalista de l’Espresso Fabrizio Gatti. E quando l’ho accusato che dietro ai suoi numerosi premi umanitari in Italia e in Europa ci fosse la Open Society Foundations di George Soros, lui ha negato fermamente e ha aggiunto: “Ho accettato quei premi senza indagare oltre la pagina online delle associazioni, università o fondazioni che li organizzavano…” Beh, secondo me, “senza indagare” è una frase che non dovrebbe mai essere pronunciata da un giornalista. Da allora però, stranamente, Gatti ha smesso di occuparsi di Eritrea. Dopo Fabrizio Gatti nel 2016 il premio Archivio Disarmo Colombe d’Oro per la pace è stato assegnato a Diego Bianchi alias “Zoro”, conduttore della trasmissione televisiva su Rai3 Gazebo e a Don Mussie Zerai, presidente dell’Agenzia Habeshia. In passato sono stati premiati anche altri giornalisti anti-Eritrea come Gian Antonio Stella, Gabriele Del Grande e Gad Lerner. Io mi sono sempre chiesto cosa abbiano mai fatto questi giornalisti per meritarsi l’appellativo di “Colombe d’Oro per la Pace”. Hanno forse risolto qualche conflitto mondiale? No, hanno semplicemente fatto il proprio lavoro di giornalisti e anche male perché spesso hanno scritto per sentito dire, venendo anche pagati per questo. Di sicuro, quei premi umanitari hanno contribuito a dar loro più credibilità agli occhi dell’opinione pubblica per poter vendere meglio il “pacchetto immigrazione”. Immaginatevi se Don Mussie Zerai avesse vinto il Nobel per la Pace a cui era stato candidato nel 2017, chi di noi sarebbe stato capace di contrastarlo? Quanti immigrati sarebbe stati giustificati a venire ancora dal Corno d’Africa? In questi anni di battaglia per la verità ho imparato che, chiunque parli a favore di questa immigrazione selvaggia, consapevolmente o inconsapevolmente, fa gli interessi di Soros. Molti di voi lo conoscono perché rispetto al passato oggi se ne parla un po’ di più anche in Parlamento. Questo finanziere, che la sinistra italiana ha trasformato in filantropo, nel 1992 aveva speculato sulla lira facendo abbassare il suo valore del 30%. Invece di venire indagato fu premiato con una laurea honoris causa proprio qui a Bologna e dieci anni dopo è stato il vincitore del Premio Terzani. Soros è riuscito ad entrare nel sistema Paese Italia corrompendo tutte le sue istituzioni: dalla politica alla magistratura, dal giornalismo allo spettacolo senza tralasciare neppure la cosiddetta società civile. Ha ubriacato gli ultimi partiti della sinistra fingendo di sposare in toto i loro valori e le loro ideologie imbandendogli golosissimi e succulenti piatti pieni di diritti civili come il discorso gender e LGBT, la legalizzazione della droga, le unioni civili, il razzismo e l’immigrazione. Un pacchetto che non potevano rifiutare, il diavolo non avrebbe potuto ammaliarli meglio. In realtà al signor Soros non importa un bel niente di tutti questi “valori civili”, lui pensa ai dollari prima di ogni altra cosa. Il nostro problema è che tutti hanno abboccato all’amo confondendo uno squalo con un filantropo. Signor Presidente, può approfondire le ramificazioni regionali e internazionali dell'accordo di pace e cooperazione firmato dall'Eritrea e dall'Etiopia? Qual è il suo probabile impatto sul rafforzamento del partenariato regionale in particolare?
Prima di poter parlare dei risultati regionali e internazionali, dobbiamo considerare il contesto della regione. Mentre lavoriamo per rafforzare le relazioni bilaterali, è imperativo comprendere la regione. Questa regione può essere suddivisa in quattro sottoregioni. A ovest abbiamo il Nilo, che comprende il Sud Sudan, il Sudan, l'Etiopia e l'Egitto. Questa parte della regione ha le sue dinamiche. Il secondo è il Corno d'Africa; questa parte della regione comprende Somalia, Eritrea, Etiopia, Gibuti e Sudan. La terza parte della regione è il Mar Rosso. Anche il Mar Rosso ha le sue dinamiche, formate da paesi che si affacciano sul mare. L'ultima e la quarta parte è il Golfo. Quando denotiamo e amalgamiamo le quattro componenti sub-regionali in questa massa geografica come un'unica regione, dobbiamo coglierne pienamente le caratteristiche di over-arc. Quali sono la comunanza di interessi e relazioni che li uniscono? Quali sono i loro reciproci legami economici e la rispettiva importanza geostrategica? Come si valutano le complementarità economiche e la coesione tra loro in diversi settori e lungo diversi parametri? C'è anche la questione della sicurezza. Quali sono le sfide e le sfide in ciascuna sub-regione? Devono essere misurate anche le realtà nazionali di ciascun paese e la rete di interazioni all'interno della regione. Tutti questi fattori devono essere valutati nella loro totalità e attraverso il prisma della complimentarietà, della cooperazione e del rispetto reciproco. Il rafforzamento dei nostri legami bilaterali con l'Etiopia avrà un positivo nella regione. La nostra attenzione non sarà orientata o limitata per far avanzare il nostro interesse ma solo maggiori benefici della regione nel suo complesso. Nel corso degli ultimi decenni, il danno inflitto a eritrei ed etiopi, ingegnerizzato da programmi esterni e dai loro surrogati locali, non può mai essere adeguatamente compensato in alcun modo. Il danno inflitto a paesi come la Somalia, il Sud Sudan e il Sudan; le turbolenze che stiamo assistendo attualmente nello Yemen e nel Mar Rosso, le conseguenze dirette di tali azioni che hanno comportato la perdita di potenziali opportunità economiche, e il successivo verificarsi di carestia e instabilità nella regione, devono essere spiegate in modo più approfondito. Questa regione avrebbe potuto registrare immensi progressi se fossimo stati autorizzati a coltivare relazioni bilaterali sane dal 1991 in poi e incanalare le nostre risorse combinate per uno sviluppo reciproco senza influenze esterne negative e interferenze. Certo, questa è storia adesso. Andando avanti, dobbiamo pensare a come consolidare l'attuale clima di pace. La pace è un catalizzatore per lo sviluppo, la prosperità e la stabilità. Possiamo soffermarci sul passato e pensare a come lavorare su relazioni costruttive tra i paesi del Corno potrebbe avere un impatto positivo sulla regione. Tuttavia, il passato è il passato. I nostri obiettivi di sviluppo dovrebbero essere lungimiranti. L'attuale clima di pace è un'opportunità che avrà benefici più ampi, non solo per la regione, ma anche per il continente. Senza pace, nulla è possibile. La pace richiede fiducia, fiducia e volontà. I progressi sui legami bilaterali che sono stati raggiunti nella regione negli ultimi due o tre mesi rappresentano un primo passo verso ulteriori miglioramenti. Ad esempio, l'IGADD (l'Autorità intergovernativa sulla siccità e lo sviluppo) è stata formata per la prima volta con l'idea di concentrarsi sullo sviluppo e il controllo ambientale. Tuttavia, a ciò è succeduta l'Autorità intergovernativa per lo sviluppo (IGAD) al fine di concentrarsi sul potenziamento dello sviluppo nella regione. Tuttavia, sin dall'inizio dell'organizzazione, è rimasto lontano dal raggiungere il suo obiettivo. L'IGAD è diventato uno strumento per gli attori esterni per influenzare gli altri e ha avuto implicazioni regionali. Tornando indietro e riflettendo sulle nostre esperienze nel secolo scorso, la guerra e il successivo stallo di confine tra Eritrea ed Etiopia hanno negato a entrambi i paesi due decenni di opportunità, crescita e pace, mentre ha esposto entrambi i paesi all'intrusione straniera nei loro affari interni. Andando avanti, al fine di eliminare questi pensieri di mentalità ristretta e le intrusioni nella regione di nuovo, i paesi di questa regione devono avere un senso di complementarità e comprensione comune. Dobbiamo valutare i nostri interessi comuni, i nostri guadagni e i modi per raggiungere questo obiettivo sul terreno. Per entrambi i paesi, l'accordo di pace crea spazio per dare priorità allo sviluppo economico. In quanto tale, le persone di entrambi i paesi hanno un ruolo importante nel sostenere la pace, in termini di esperienza, storia condivisa e fattorizzazione nella posizione geopolitica, cooperazione per la realizzazione della crescita e dello sviluppo socio-economico. Conferenza su #immigrazione ed #Eritrea organizzata dall'associazione Impegno Civico di #Bologna, dove è stato premiato Daniel Wedi Korbaria, autore eritreo, per la strenue lotta contro la propaganda immigrazionista fatta in Italia dai suoi stessi connazionali che hanno spinto tanti giovani a partire dal Corno d'Africa.
Ieri è stato un giorno speciale per gli eritrei: l'ONU ha revocato le sanzioni contro #Asmara imposte nel 2009. http://www.askanews.it/…/eritrea-il-consiglio-di-sicurezza…/ Dopo la pace sottoscritta con l'#Etiopia nel luglio scorso, un ulteriore passo avanti per nostri storici amici eritrei. Francesca Totolo |
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Agosto 2024
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