OGGI È UN GIORNO IMPORTANTE PER ME
L’ho già raccontato in altre occasioni. Io sono cresciuto in Italia e, anche tenendo conto di tutte le varie difficoltà e contraddizioni, sono cresciuto percependomi, principalmente, come italiano. Ciò mi ha portato inizialmente a cascare, pesantemente, nella narrazione che i media hanno tessuto sull’Eritrea. Avendo in testa concetti come democrazia, diritti umani, dittatura ecc… Ci sono cascato. I concetti che avevo in testa, seppur sacrosanti, posso oggi affermare sinceramente che non ne conoscevo il senso profondo e ciò mi ha portato ad usarli nei miei ragionamenti, contraddicendo però il loro senso profondo e reale. Questo mi ha portato a non riuscire a cogliere, nell’immediato, la realtà sull’Eritrea. Questo ha, in qualche misura, creato una spaccatura nel rapporto con mio padre. Non tanto perché mio padre fosse intollerante verso di me ma perché io lo ero nei suoi confronti. Mi vergogno a dover ammettere che, nella mia mente, ho etichettato negativamente mio padre come “africano”, “troglodita” e “ignorante”, nonostante, nei nostri confronti dialettici, il maleducato e il troglodita fossi sicuramente io. Quando, per conto mio, ho preso coscienza della realtà eritrea, mi sono sinceramente vergognato. Mi sono sentito superiore quando non lo ero. Questo mi ha portato a voler parlare di Eritrea, contrapponendomi pubblicamente a quella narrazione di cui io per primo sono stato “vittima”. Questa è la radice di quello che faccio oggi parlando di Eritrea. Uno degli attori principali della falsa narrazione sull’Eritrea è Don Mussie Zerai, un sacerdote eritreo (o che si spaccia per eritreo) che dal Vaticano, da ormai tanti anni, infama (abilmente) l’Eritrea. In questi giorni ho avuto l’opportunità di confrontarmi direttamente con lui nei commenti di un post. Dopo uno scambio di battute, sono arrivato a chiedergli di farmi tutte le domande più scomode che gli venissero in mente sull’Eritrea. Me le ha fatte. Di seguito le sue domande e le mie risposte.
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Settembre 2024
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