Asmara, 31 gen 2016 - Il governo di Eritrea e l'Unione europea hanno concluso un accordo di cooperazione di 200 milioni di euro concentrandosi principalmente sullo sviluppo delle energie rinnovabili il 28 gennaio, 2016.
Secondo l'accordo, di 200 milioni di euro del Fondo europeo di sviluppo, una quota di 175 milioni di euro sarà diretto a energia, 20 milioni di euro per il potenziamento delle capacità e 5 milioni di euro per l'assistenza tecnica. Hanno firmato l'accordo: il Ministro dello sviluppo nazionale, il Dott Gergis Teklemichael, e il signor Christian Manahl, Ambasciatore UE in Eritrea. Presente nell'occasione erano il Ministro degli Esteri Osman Saleh, il generale Sebhat Ephrem, il Ministro dell'Energia e delle Miniere, e il signor Koen Doens, direttore dell'UE per l'Africa orientale e meridionale. Parlando nell'occasione, il dottor Giorgis, ha preso atto della cooperazione esistente tra l'Eritrea e l'Unione europea in diversi settori, e ha spiegato che l'ultimo accordo attesta la prevalente della stretta collaborazione tra l'Eritrea e l'Unione europea. L'Ambasciatore Christian Manahl, da parte sua, ha dichiarato che l'utilizzo giudizioso del governo eritreo delle risorse sarà determinante per il rafforzamento della partnership. Nel frattempo, il dottor Giorgis e il signor Koen Doens hanno condotto discussioni incentrate sull'accordo di cooperazione e la sua attuazione.
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Egregio Sigr. Direttore,
solo oggi giunge alla mia attenzione l’articolo “La triste parabola dell’Eritrea” compilato da un a me ignoto Vittorio Robecchi il 30-12-2015 su Limes. Per far comprendere la ragione della mia contrarietà le premetto che ho frequentato parte della scuola elementare e della media all’Asmara e che, dopo il mio profugato con le “navi bianche” in Italia (in pieno orrore nazifascista) vi sono tornato nel 1950 a studiare medicina (sezione della facoltà di Roma), nel periodo del trapasso tra l’amministrazione britannica e quella Negussita. Fui poi all’Asmara nel 1988, pochi giorni prima della guerra scatenata per i confini (usurpati dalla stessa Etiopia). L’articolo, del Robecchi trascrive con iracondia temi propagandistici, spesso privi di elementari documentazioni, trascurando fatti assolutamente determinanti che sarebbe lunghissimo elencare. Mi limito a indicarne pochi. L’ONU, dopo la seconda guerra mondiale dominata dagli alleati degli americani, aveva decretato che il governo dell’Eritrea fosse gestito prima dagli occupanti inglesi, e poi da una provvisoria federazione con l’Etiopia sotto sovranità del Negus Hailè Sellàse, da protrarsi per soli anni 12, prima di un referendum. Io stesso vidi l’ingresso dell’Imperatore all’Asmara nel 1951. Gia però dal 1950 avevo visto aggirarsi in città intrusi militari degli Stati Uniti d’America (protettori, ispiratori e finanziatori del Negus). Stavano iniziando a installare in Asmara la loro enorme base militare radar di “Kagnew Station”, con un grande villaggio antiatomico. Vendevano con ciò la recalcitrante Eritrea all’Etiopia evitando il referendum (alla faccia della loro sempre strombazzata democrazia). Ne seguì la lunghissima guerra popolare di liberazione finita con il referendum del 1991. Nel 1974 una rivolta ad Addis Abeba aveva deposto il Negus. Dopo tre anni era subentrato il colonnello Menghistù che, avendo studiato in una accademia militare negli USA, era diventato comunista e perciò si era rivolto all’URSS. (Ne certo avrebbe potuto allearsi ai protettori del Negus). La Russia intervenne (in contrappeso alla guerra di Viet Nam) e gli USA dovettero abbandonare la base. La guerra di liberazione (iniziata dalle losche trame USA all’ONU) era durata ben 36 anni. Il Digital editor responsabile per la storia bufala sull'Eritrea trasferito a nuovo incarico30/1/2016 L'editor che ha segnato un duro colpo alla qualità del giornalismo africano attraverso la promozione di stereotipi di genere e sessismo pubblicando consapevolmente false storie di donne in Tanzania e in Eritrea è stato rimosso dal suo incarico.
Secondo i resoconti dei media del Kenya, il Digital Media Editor David Ohito del Gruppo Standard che ha approvato la diffusione delle due bufale, è stato spostato ad un altro lavoro. David Ohito ha offuscato l'immagine e soprattutto la credibilità del gruppo ed è stato trasferito a Kisumu a ‘riordinarsi le idee’, si legge in una nota pubblicata oggi dal keniano Business Today. Secondo fonti vicine alla direzione due storie potrebbero aver innescato la mossa da parte del Gruppo media, quella sul presunto divieto di indossare le mini-gonne in Tanzania e quella della presunta poligamia obbligatoria in Eritrea, potrebbero essere la causa del provvedimento. La Tanzania respinse con veemenza la storia, con il rilascio una dichiarazione da parte dell’Ufficio del presidente John Pombe Magufuli contro la Standard che è stata costretta a rivelare la storia e chiedere scusa. Neanche il ministro eritreo dell'informazione, Yemane Gebremeskel, è stato colpito favorevolmente e ha espresso il suo disgusto per la luce negativa in cui l'Eritrea era stata ritratta. Che i giornalisti italiani scrivano i loro articoli con il copia e incolla è oramai risaputo a livello internazionale, che siano anche al servizio degli Stati Uniti e stiano contribuendo ai vari regime-change per la destabilizzazione del mondo è anche questo risaputo, ma che lo facciano anche le agenzie di stampa italiane oggi è diventata una realtà. Sono loro, infatti, le prime a dare la notizia che viene poi presa e confezionata “al meglio” dalle varie redazioni giornalistiche. L’articolo firmato Fea del 23 gennaio 2016 apparso su AGI[1] riguardante l’Eritrea, oramai presa di mira da giornalisti, redazioni e agenzie di stampa italiane, dal titolo Eritrea: Afwerki, nessuna crisi alimentare minaccia il paese tratta della siccità nel Corno d’Africa che sta mettendo a rischio la vita di milioni di persone a causa di El Nino. Si legge che il Presidente Afewerki “...rifiuta la possibilità di aiuti internazionali, preferendo seguire una politica di auto-sufficienza.” È vero, nell’intervista rilasciata alla televisione eritrea del 22 gennaio, il Presidente ha dichiarato che gli eritrei non corrono il rischio di soffrire la fame e c’è da credergli perché in questi ultimi anni l’Eritrea ha costruito centinaia di dighe e fermato l’acqua piovana migliorando la sua agricoltura e aumentando le sue riserve alimentari. [1] Agenzia Giornalistica Italia http://www.agi.it/rubriche/africa/2016/01/23/news/eritrea_afwerki_nessuna_crisi_alimentare_minaccia_il_paese-444248/
di Mela Ghebremedhin - ERITREA PROFILE
Etica e professionalità il lavoro sono solo alcuni dei tanti termini che descrivono una delle aziende più conosciute dell'Eritrea. Con la sua collezione di capi in cotone, che vanno dai top snob dotati di colletto coordinato, maniche e bottoni alle semplici camicie spesso scelte dai mariti di Asmara per le loro signore, la Società Za.Er., o Dolce Vita come comunemente è nota qui, ha prodotto una serie articoli di moda che molti hanno imparato a conoscere e apprezzare. Il nome Za.Er. con sede in Asmara, derivante dalle iniziali di Zambaiti Eritrea, è la prima azienda tessile industriale dell'Eritrea, rendendo possibile l'etichetta “Made in Eritrea " per l'esportazione internazionale nel mercato tessile. Avendoci gentilmente aperto le porte, i miei colleghi ed io abbiamo visitato la società questa settimana, potendo avere un assaggio del tipo di lavoro e del significato dello sviluppo economico dell'Eritrea. Za.Er. ha la convinzione che la chiave per la qualità e l'efficienza è di generare professionalità e duro lavoro, virtù degne di ricompensa. Come tale Za.Er è sicuramente un modello di sviluppo economico dell'Eritrea. Guardando indietro nella storia, la società è stata inizialmente stabilita al momento della colonizzazione italiana ed era conosciuta come la fabbrica Barattolo. Ha operato in modo efficace fino a quando il Derg ne ha preso il controllo e l’ha nazionalizzata. Per anni, fino all'indipendenza, la fabbrica è stata trascurata e lasciata in rovina. Un uomo italiano di nome Giancarlo Zambaiti ha visitato l'Eritrea durante il periodo dell’Indipendenza, mostrando subito interesse per la fabbrica e per il forte potenziale industriale dell'Eritrea. Egregi Signori,
Il Young People Front for Democracy and Justice (YPFDJ) è un’organizzazione globale di giovani eritrei nella Diaspora nata nel 2005 a Bielfield in Germania. A partire da quell’avvenimento, la prima conferenza europea, promossa da un piccolo gruppo di attivisti uniti da un forte senso di identità eritreo, è stato intrapreso un percorso di consolidamento di un movimento che oggi è arrivato a contare più di 1500 membri in tutto il mondo. Ora la nostra organizzazione, nella sola Europa, è guidata da oltre 50 responsabili locali e abbraccia più di 600 membri. Il principale obiettivo è quello di formare un movimento giovanile forte e sicuro di sé che possa avere un ruolo attivo nella ricostruzione dell’Eritrea. In questo senso, la conferenza annuale serve a formulare progetti attraverso lo scambio di idee e la condivisione di esperienze, volte a creare un ponte culturale tra i giovani nella diaspora e i giovani in Eritrea. Il convegno si svolge con cadenza annuale e quest’anno avrà luogo qui in Italia ospitando giovani eritrei socialmente impegnati in età compresa tra i 18-35 anni provenienti da Svezia, Norvegia, Danimarca, Gran Bretagna, Svizzera, Austria, Francia, Belgio, Germania e Paesi Bassi. Dear Members of the COI Eritrea,
Sono orgogliosa, fiera, onorata, piena di sé del mio popolo. Sono al dir poco fortunata di far parte dell'Eritrea. Se potessi, trasformerei anche le formiche in cittadinanza eritrea. Non per fare numero, solo per vedere a cosa si prova ad essere figli del paradiso. Vi chiederete cosa abbia di così speciale questa piccola nazione, che tiene un piccolo numero di persone. Eritrea è passato dell'Egitto, è passato della Turchia, è passato dell'Italia, è passato dell'Amministrazione miitare britannica, è passato del governo Haile Silassie, è passato del Derg, Mengistu Hailemariam, è passato dell'O.N.U per i suoi vari interessi; Eritrea è 30 anni di lotta per l'indipendenza; Eritrea è 3 anni di guerra di "confine " contro l'Ethiopia. Eritrea non è solo un nome, ma è una storia che vive il presente. Sono Yrghalem Teferi. Il mio nome Yrghalem significa Pace nel Mondo, sperando che un giorno accadrà veramente e che voi apriate gli occhi. Son vissuta sin dalla nascita in Italia e studio scienze politiche, per approfondire le mie conoscenze in questo campo e per Servire il mio popolo, un domani. Purtroppo non ho avuto la fortuna di essere nata e cresciuta nella Terra del Mar Rosso, ma in compenso sono stata cresciuta con la cultura eritrea: dalla lingua, al cibo, dal come comportarsi, all'amore per la patria che mi hanno trasmesso. askanews - L'Eritrea, come tutto il Corno d'Africa, è ricco di sole e il governo eritreo crede nello sviluppo dell'energia solare, a fronte di una disponibilità di 6 kilowattora al metro quadro al giorno: il doppio dell'Italia e a sei volte quella del Regno Unito.
E ci crede Antonio Bonanni, project manager dell'azienda italiana Enertronica, impegnata in Eritrea nella costruzione di impianti fotovoltaici dopo essersi aggiudicata due bandi lanciati negli anni scorsi dall'Unione Europea nell'ambito della cooperazione con il Paese del Corno d'Africa e finanziati attraverso il Fondo europeo per lo sviluppo (Edf) . Non sorprende, quindi, che il piano concordato da Bruxelles con Asmara per gli anni 2016-2020, annunciato lo scorso dicembre, preveda aiuti per 200 milioni di euro a sostegno del settore energetico, a fronte di "uno dei più bassi tassi di accesso all'elettricità" che limita fortemente lo sviluppo economico, così come l'accesso della popolazione ai servizi sociali, quali scuole, ospedali e centri sanitari. "Meno del 50% della popolazione ha accesso all'elettricità", ha precisato ad askanews Bonanni. In effetti, nella stessa capitale Asmara è normale rimanere al buio per qualche ora durante la giornata e solo i più benestanti dispongono di gruppi elettrogeni, alimentati a gasolio, il cui costo è proibitivo per la maggioranza della popolazione. L'assenza di elettricità comporta spesso anche la mancanza di acqua, tanto che la maggior parte delle abitazioni è dotata di cisterne e serbatoi. "L'Eritrea ha una rete elettrica che necessita di essere messa a posto - ha sottolineato il project manager di Enertronica - perché oltre ad avere poche centrali, la rete è vecchia, ha un'efficienza bassa, per cui l'energia che si viene a creare viene dispersa e questo spiega perché meno del 50% della popolazione ha accesso all'elettricità". Per far fronte a tale situazione, il governo di Asmara ha iniziato a puntare sull'energia solare, "immettendo nei sistemi fotovoltaici anche le batterie, che vengono caricate di giorno per essere utilizzate la notte". |
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