About Eritrea Eritrea
2001 - Nascita di Eritrea Eritrea
Lo scopo principale di "Eritrea Eritrea" è quello di offrire un contributo testimoniale e documentale che aiuti a riscoprire la complessa e affascinante realtà della dimenticata Eritrea, in tutti i suoi molteplici aspetti, peculiarità e problematiche, e a colmare parte di quelle lacune dovute a un moderno giornalismo approssimativo, insensibile e distratto.
Profonde radici storiche legano il popolo italiano a quello eritreo in una condivisione di valori e ideali che probabilmente non ha pari con nessun altro paese, tuttavia il passare del tempo e la volontà di allontanare le ombre di un recente oscuro passato uniti a una politica estera sciatta e ingrata, ci hanno progressivamente allontanato dalla conoscenza di quella meravigliosa terra e ammirevole popolazione.
Nelle sezioni dedicate sono raccolti documenti di vario genere che vanno dalle pubblicazioni ufficiali tradotte in italiano, alle semplici corrispondenze fra utenti del web su tematiche inerenti l'attualità Eritrea, oltre che a informazioni di altro genere quali quelle dedicate ai turisti, a chi intenda offrire il suo contributo alla crescita del paese o a chi fosse alla ricerca di opportunità commerciali e imprenditoriali.
A corredo della parte documentale è presente un archivio fotografico contenente una importante quantità di immagini, raccolte dal 2001 in poi nel corso di vari viaggi in Eritrea, le quali saranno progressivamente ordinate e inserite seguendo un criterio di suddivisione per argomenti e tematiche che aiuteranno il visitatore nel suo percorso virtuale alla scoperta o alla riscoperta delle incomparabili bellezze di uno dei più affascinanti paesi dell'Africa.
2018 - Fine di Eritrea Eritrea
Tanti anni fa di ritorno dall’Eritrea deluso e amareggiato per la diffusa ignoranza con la quale veniva raccontata la realtà eritrea decisi di dedicare a questo aspro e meraviglioso paese un sito web attraverso il quale proporre spunti di riflessione documentati destinati a un pubblico di italiani e di eritrei continuamente bombardato da campagne denigratorie aventi lo scopo di demonizzare il presidente Isaias e isolare il paese.
Non esistevano ancora i social network e le informazioni venivano diffuse attraverso la stampa, la televisione o i siti web. L’Eritrea nel periodo successivo alla liberazione avvenuta nel 1991era diventata il simbolo della speranza per tutta l’Africa, ma dopo pochi anni aveva di nuovo subito un attacco militare da parte etiopica che aveva causato migliaia di morti e una disastrosa guerra conclusasi con i Patti di Algeri nel dicembre del 2000.
In quei tragici giorni nel corso dei quali si prendevano le decisioni importanti per la soluzione del conflitto si verificò un tentativo di colpo di stato ad opera di un gruppo ex combattenti che rivestivano importanti incarichi governativi, che portò all’arresto dei responsabili e a un riassetto governativo.
Forze esterne all’Eritrea avevano tentato di sfruttare il momento di crisi per legittimare un governo che si adattasse più facilmente alle proposte indirizzate a favorire gli interessi dell’Etiopia, promettendo la pace incondizionata in cambio della cessione di territori quali Badme, Zalambessa e soprattutto Assab.
Fallito il tentativo della guerra aperta sul campo, fallito il tentativo della corruzione interna del paese, la strada successivamente intrapresa da parte dei paesi egemoni per delegittimare il governo eritreo e il suo legittimo presidente Isaias, fu la guerra mediatica su tutti fronti.
Ecco quindi che l’Eritrea nonostante il verdetto definitivo e immodificabile della Commissione Confini che le dava ragione divenne il nemico pubblico numero uno.
In Italia una vasta pletora di pennivendoli, giornalai, preti, politici, opinionisti, sedicenti esperti di cose africane, ma soprattutto ex amici dell’Eritrea delusi dal nuovo corso governativo ed esclusi dai vantaggi che si aspettavano dall’aver lungamente sostenuto la compagine governativa soccombente, iniziarono la loro furiosa attività di demonizzazione.
In quel contesto la voce di Eritrea Eritrea si fece sentire per contrastare puntualmente ogni falsità che veniva propalata in ogni possibile occasione, contestando ogni attacco negativo con argomentazioni che il lettore poteva approfondire autonomamente.
Eritrea Eritrea non faceva della mera propaganda politica, ma in maniera più costruttiva proponeva un’informazione basata esclusivamente sulla valutazione oggettiva dei fatti concreti e verificabili con l’obiettivo di far capire a tutti quanto l’Eritrea fosse in realtà solo la vittima di una forma gravissima di ingiustizia collettiva che stava premiando gli aguzzini.
La posizione dell’Eritrea è sempre stata tanto semplice quanto chiara: “I popoli di Etiopia ed Eritrea sono fratelli e insieme vittime di una minoranza governativa non rappresentativa e illegittima. Il giorno in cui l’Etiopia si sottrarrà all’influenza negativa dei Waiane per i due paesi tornerà la pace e la prosperità”.
“Il giorno in cui l’Etiopia annuncerà di voler rispettare i Patti di Algeri l’Eritrea risponderà con l’immediato avvio di accordi di normalizzazione fra i due paesi”.
Quel giorno è finalmente arrivato. Allontanati i Weyane abbiamo tutti potuto constatare a quanto profetiche fossero le parole del presidente Isaias e assistere all’immediato avvio di quella fase di pace e profonda collaborazione fra i due popoli che tutti aspettavano da tempo.
I nemici dell’Eritrea, filo-etiopici per interesse, sopraffatti da tanta energia positiva che ha anche sbugiardato e ridicolizzato tutte le loro teorie disfattiste avanzate per anni, sono scomparsi sciolti come neve al sole.
Eritrea Eritrea ha concluso la sua missione e si ferma qui.
2018 - Nascita di Eritrea Etiopia
Nei decenni passati la grande, antica e complessa Etiopia è stata squassata da dissesti epocali che avevano fatto seguito allo sfaldamento dell’Impero Etiopico. Haile Sellassie non era stato in grado di traghettare il suo paese nell’era moderna per non aver avuto l’intuizione o forse la capacità di passare da un sistema tipicamente feudale a un tipo di società più coesa dal punto di vista etnico, sociale e religioso. A causa di questo l’Etiopia piombò nel periodo oscuro della dittatura di Menghistu Haile Mariam coinvolgendo nel suo destino anche l’Eritrea.
I due paesi simili e fratelli si ritrovarono schiacciati da una guerra infinita che li divise e contrappose trascinandoli lungo una china lunga e rovinosa. L’Etiopia in particolare, colpita anche da carestie devastanti, si ritrovò a dipendere economicamente da potenze straniere egemoni che ne sfruttavano la posizione geografica per tenere in perenne stato di soggezione quella importante parte dell’Africa Orientale, condizionandone la politica interna e il libero sviluppo.
Contrariamente a ogni logica previsione dopo trent’anni di lotta armata a prevalere fu l’Eritrea che forgiata dai lunghi anni di preparazione del proprio futuro di paese nuovo ed emancipato, consapevole dell’importanza fondamentale di uno stato di pace e stabilità regionale come requisito per il progresso economico e sociale di tutti, non si limitò all’ottenimento della propria indipendenza ma arrivò a liberare Addis Abeba con le proprie divisioni corazzate rimanendovi fino al raggiungimento di importanti accordi che garantivano stabilità per l'Etiopia nel suo insieme e per l’intera area geografica.
Come è noto infatti la resistenza interna contro il regime di Menghistu era stata condotta dal Fronte Popolare del Tigray che aveva un suo progetto mirato alla realizzazione del Grande Tigray e non alla gestione dell’immensa Etiopia nella sua interezza. Per questo i combattenti eritrei condussero lunghe trattative al fine di convincere Melles Zenawe e i suoi di governare l’intero paese avviandolo verso un periodo di normalizzazione e di pace, prima di rientrare in Eritrea.
Sembrava che finalmente la pace avesse prevalso a conclusione di tanti anni di violenze e sopraffazioni che avevano condizionato negativamente sia l’Etiopia che l’Eritrea e molti accordi fra i due paesi avevano promosso un grande sviluppo economico che era stato salutato da tutta l’Africa come l’esempio da seguire.
In breve tempo però in Etiopia a prevalere fu la parte più oltranzista del Tigray, denominata Weyane, la quale forte del supporto economico e politico di paesi egemoni ha lungamente governato l’Etiopia attraverso elezioni manipolate che della democrazia rappresentavano solo un vogo simulacro, tenendo sotto controllo ogni forma di opposizione interna con la violenza e la sopraffazione.
I Weyane ricalcando gli stessi errori fatti in passato dai precedenti leader etiopici, oltre al malgoverno generalizzato, riaccesero anche la scintilla della guerra scatenando un nuovo e inutile conflitto con l’Eritrea in una inarrestabile deriva totalitaria e autolesionista che non si è scomposta neanche di fronte a un verdetto internazionale che imponeva all’Etiopia di liberare i territori sovrani eritrei e a marcare i confini secondo quanto stabilito dalla Commissione Confini Etiopia Eritrea nominata in seguito alla firma dei Patti di Algeri.
A questo ben presto seguì un sempre più crescente dissenso interno alimentato dalla presa di coscienza di quelle parti etnico sociali da sempre tenute lontane dai centri di potere, sfruttate e oppresse, vittime principali di una politica economica disastrosa che per favorire partner esterni depauperavano il patrimonio pubblico con concessioni territoriali e indebitamento insostenibile.
In particolare quella del movimento degli Oromo, in rappresentanza di una massa silenziosa ed emarginata composta da quasi la metà dell’intera popolazione etiopica. Una massa mai capace di esprimersi attraverso una classe di intellettuali in grado di arginare le sopraffazioni, gli espropri e lo sfruttamento subiti ad opera della illegittima minoranza Weyane al potere.
Il governo eritreo da parte sua ha sempre condotto ogni possibile iniziativa politica a favore di pace e stabilità regionali e per scongiurare il pericolo di divisioni interne nei paesi del Corno d’Africa. La Conferenza per la Ri-liberazione della Somalia o la conciliazione fra Sudan e Sud Sudan, così come lo stesso arbitrato internazionale per la vertenza per le isole Hanish prima e i confini con l’Etiopia poi, sono parte di quelle costanti iniziative tese al raggiungimento dell’unico possibile risultato di interesse comune fra i popoli africani che è la Pace.
L’Eritrea moderna e indipendente è stata forgiata sui principi di eguaglianza sociale, etnica, di religione e di genere, e su questi principi ha fondato la sua intera politica estera predicando il rispetto e l’autodeterminazione dei popoli al fine di raggiungere una condizione di pace e stabilità. Principi fino a poco tempo fa in contrasto con gli interessi dei paesi egemoni che in Africa hanno sempre agito in modo da favorire l’instabilità e i conflitti per esercitare il loro controllo.
Alla lunga questa politica ha prodotto effetti secondari indesiderati fra i quali la migrazione di massa verso i paesi occidentali prontamente sfruttata economicamente o politicamente con conseguenze umanitarie drammatiche. Questo fenomeno unito alle iniziative economiche del governo cinese in Africa e alle disastrose conseguenze delle guerre indotte ma mal gestite, hanno portato a un cambiamento nella gestione del fenomeno Africa che in questo momento ha come simbolo e protagonista il primo ministro etiopico Abiy Ahmed Ali.
Abiy è definito: “L'uomo che a 41 anni ha cambiato l'Etiopia in 100 giorni”, un tempo così breve che molti non sono riusciti a comprendere in tutta la sua valenza epocale quello che sta succedendo in Etiopia ed Eritrea e per questo ho deciso di dare un seguito al lungo lavoro svolto dal sito web “Eritrea Eritrea”, oramai giunto al suo logico epilogo come spiegato nel messaggio di commiato, e promuovere la ritrovata amicizia con l’Etiopia con un nuovo corso di informazione fondato non più sulla contrapposizione fra i due paesi ma in omaggio alla pace e a un futuro di prosperità.
Da oggi Eritrea Eritrea diventa Eritrea Etiopia
Stefano Pettini
Lo scopo principale di "Eritrea Eritrea" è quello di offrire un contributo testimoniale e documentale che aiuti a riscoprire la complessa e affascinante realtà della dimenticata Eritrea, in tutti i suoi molteplici aspetti, peculiarità e problematiche, e a colmare parte di quelle lacune dovute a un moderno giornalismo approssimativo, insensibile e distratto.
Profonde radici storiche legano il popolo italiano a quello eritreo in una condivisione di valori e ideali che probabilmente non ha pari con nessun altro paese, tuttavia il passare del tempo e la volontà di allontanare le ombre di un recente oscuro passato uniti a una politica estera sciatta e ingrata, ci hanno progressivamente allontanato dalla conoscenza di quella meravigliosa terra e ammirevole popolazione.
Nelle sezioni dedicate sono raccolti documenti di vario genere che vanno dalle pubblicazioni ufficiali tradotte in italiano, alle semplici corrispondenze fra utenti del web su tematiche inerenti l'attualità Eritrea, oltre che a informazioni di altro genere quali quelle dedicate ai turisti, a chi intenda offrire il suo contributo alla crescita del paese o a chi fosse alla ricerca di opportunità commerciali e imprenditoriali.
A corredo della parte documentale è presente un archivio fotografico contenente una importante quantità di immagini, raccolte dal 2001 in poi nel corso di vari viaggi in Eritrea, le quali saranno progressivamente ordinate e inserite seguendo un criterio di suddivisione per argomenti e tematiche che aiuteranno il visitatore nel suo percorso virtuale alla scoperta o alla riscoperta delle incomparabili bellezze di uno dei più affascinanti paesi dell'Africa.
2018 - Fine di Eritrea Eritrea
Tanti anni fa di ritorno dall’Eritrea deluso e amareggiato per la diffusa ignoranza con la quale veniva raccontata la realtà eritrea decisi di dedicare a questo aspro e meraviglioso paese un sito web attraverso il quale proporre spunti di riflessione documentati destinati a un pubblico di italiani e di eritrei continuamente bombardato da campagne denigratorie aventi lo scopo di demonizzare il presidente Isaias e isolare il paese.
Non esistevano ancora i social network e le informazioni venivano diffuse attraverso la stampa, la televisione o i siti web. L’Eritrea nel periodo successivo alla liberazione avvenuta nel 1991era diventata il simbolo della speranza per tutta l’Africa, ma dopo pochi anni aveva di nuovo subito un attacco militare da parte etiopica che aveva causato migliaia di morti e una disastrosa guerra conclusasi con i Patti di Algeri nel dicembre del 2000.
In quei tragici giorni nel corso dei quali si prendevano le decisioni importanti per la soluzione del conflitto si verificò un tentativo di colpo di stato ad opera di un gruppo ex combattenti che rivestivano importanti incarichi governativi, che portò all’arresto dei responsabili e a un riassetto governativo.
Forze esterne all’Eritrea avevano tentato di sfruttare il momento di crisi per legittimare un governo che si adattasse più facilmente alle proposte indirizzate a favorire gli interessi dell’Etiopia, promettendo la pace incondizionata in cambio della cessione di territori quali Badme, Zalambessa e soprattutto Assab.
Fallito il tentativo della guerra aperta sul campo, fallito il tentativo della corruzione interna del paese, la strada successivamente intrapresa da parte dei paesi egemoni per delegittimare il governo eritreo e il suo legittimo presidente Isaias, fu la guerra mediatica su tutti fronti.
Ecco quindi che l’Eritrea nonostante il verdetto definitivo e immodificabile della Commissione Confini che le dava ragione divenne il nemico pubblico numero uno.
In Italia una vasta pletora di pennivendoli, giornalai, preti, politici, opinionisti, sedicenti esperti di cose africane, ma soprattutto ex amici dell’Eritrea delusi dal nuovo corso governativo ed esclusi dai vantaggi che si aspettavano dall’aver lungamente sostenuto la compagine governativa soccombente, iniziarono la loro furiosa attività di demonizzazione.
In quel contesto la voce di Eritrea Eritrea si fece sentire per contrastare puntualmente ogni falsità che veniva propalata in ogni possibile occasione, contestando ogni attacco negativo con argomentazioni che il lettore poteva approfondire autonomamente.
Eritrea Eritrea non faceva della mera propaganda politica, ma in maniera più costruttiva proponeva un’informazione basata esclusivamente sulla valutazione oggettiva dei fatti concreti e verificabili con l’obiettivo di far capire a tutti quanto l’Eritrea fosse in realtà solo la vittima di una forma gravissima di ingiustizia collettiva che stava premiando gli aguzzini.
La posizione dell’Eritrea è sempre stata tanto semplice quanto chiara: “I popoli di Etiopia ed Eritrea sono fratelli e insieme vittime di una minoranza governativa non rappresentativa e illegittima. Il giorno in cui l’Etiopia si sottrarrà all’influenza negativa dei Waiane per i due paesi tornerà la pace e la prosperità”.
“Il giorno in cui l’Etiopia annuncerà di voler rispettare i Patti di Algeri l’Eritrea risponderà con l’immediato avvio di accordi di normalizzazione fra i due paesi”.
Quel giorno è finalmente arrivato. Allontanati i Weyane abbiamo tutti potuto constatare a quanto profetiche fossero le parole del presidente Isaias e assistere all’immediato avvio di quella fase di pace e profonda collaborazione fra i due popoli che tutti aspettavano da tempo.
I nemici dell’Eritrea, filo-etiopici per interesse, sopraffatti da tanta energia positiva che ha anche sbugiardato e ridicolizzato tutte le loro teorie disfattiste avanzate per anni, sono scomparsi sciolti come neve al sole.
Eritrea Eritrea ha concluso la sua missione e si ferma qui.
2018 - Nascita di Eritrea Etiopia
Nei decenni passati la grande, antica e complessa Etiopia è stata squassata da dissesti epocali che avevano fatto seguito allo sfaldamento dell’Impero Etiopico. Haile Sellassie non era stato in grado di traghettare il suo paese nell’era moderna per non aver avuto l’intuizione o forse la capacità di passare da un sistema tipicamente feudale a un tipo di società più coesa dal punto di vista etnico, sociale e religioso. A causa di questo l’Etiopia piombò nel periodo oscuro della dittatura di Menghistu Haile Mariam coinvolgendo nel suo destino anche l’Eritrea.
I due paesi simili e fratelli si ritrovarono schiacciati da una guerra infinita che li divise e contrappose trascinandoli lungo una china lunga e rovinosa. L’Etiopia in particolare, colpita anche da carestie devastanti, si ritrovò a dipendere economicamente da potenze straniere egemoni che ne sfruttavano la posizione geografica per tenere in perenne stato di soggezione quella importante parte dell’Africa Orientale, condizionandone la politica interna e il libero sviluppo.
Contrariamente a ogni logica previsione dopo trent’anni di lotta armata a prevalere fu l’Eritrea che forgiata dai lunghi anni di preparazione del proprio futuro di paese nuovo ed emancipato, consapevole dell’importanza fondamentale di uno stato di pace e stabilità regionale come requisito per il progresso economico e sociale di tutti, non si limitò all’ottenimento della propria indipendenza ma arrivò a liberare Addis Abeba con le proprie divisioni corazzate rimanendovi fino al raggiungimento di importanti accordi che garantivano stabilità per l'Etiopia nel suo insieme e per l’intera area geografica.
Come è noto infatti la resistenza interna contro il regime di Menghistu era stata condotta dal Fronte Popolare del Tigray che aveva un suo progetto mirato alla realizzazione del Grande Tigray e non alla gestione dell’immensa Etiopia nella sua interezza. Per questo i combattenti eritrei condussero lunghe trattative al fine di convincere Melles Zenawe e i suoi di governare l’intero paese avviandolo verso un periodo di normalizzazione e di pace, prima di rientrare in Eritrea.
Sembrava che finalmente la pace avesse prevalso a conclusione di tanti anni di violenze e sopraffazioni che avevano condizionato negativamente sia l’Etiopia che l’Eritrea e molti accordi fra i due paesi avevano promosso un grande sviluppo economico che era stato salutato da tutta l’Africa come l’esempio da seguire.
In breve tempo però in Etiopia a prevalere fu la parte più oltranzista del Tigray, denominata Weyane, la quale forte del supporto economico e politico di paesi egemoni ha lungamente governato l’Etiopia attraverso elezioni manipolate che della democrazia rappresentavano solo un vogo simulacro, tenendo sotto controllo ogni forma di opposizione interna con la violenza e la sopraffazione.
I Weyane ricalcando gli stessi errori fatti in passato dai precedenti leader etiopici, oltre al malgoverno generalizzato, riaccesero anche la scintilla della guerra scatenando un nuovo e inutile conflitto con l’Eritrea in una inarrestabile deriva totalitaria e autolesionista che non si è scomposta neanche di fronte a un verdetto internazionale che imponeva all’Etiopia di liberare i territori sovrani eritrei e a marcare i confini secondo quanto stabilito dalla Commissione Confini Etiopia Eritrea nominata in seguito alla firma dei Patti di Algeri.
A questo ben presto seguì un sempre più crescente dissenso interno alimentato dalla presa di coscienza di quelle parti etnico sociali da sempre tenute lontane dai centri di potere, sfruttate e oppresse, vittime principali di una politica economica disastrosa che per favorire partner esterni depauperavano il patrimonio pubblico con concessioni territoriali e indebitamento insostenibile.
In particolare quella del movimento degli Oromo, in rappresentanza di una massa silenziosa ed emarginata composta da quasi la metà dell’intera popolazione etiopica. Una massa mai capace di esprimersi attraverso una classe di intellettuali in grado di arginare le sopraffazioni, gli espropri e lo sfruttamento subiti ad opera della illegittima minoranza Weyane al potere.
Il governo eritreo da parte sua ha sempre condotto ogni possibile iniziativa politica a favore di pace e stabilità regionali e per scongiurare il pericolo di divisioni interne nei paesi del Corno d’Africa. La Conferenza per la Ri-liberazione della Somalia o la conciliazione fra Sudan e Sud Sudan, così come lo stesso arbitrato internazionale per la vertenza per le isole Hanish prima e i confini con l’Etiopia poi, sono parte di quelle costanti iniziative tese al raggiungimento dell’unico possibile risultato di interesse comune fra i popoli africani che è la Pace.
L’Eritrea moderna e indipendente è stata forgiata sui principi di eguaglianza sociale, etnica, di religione e di genere, e su questi principi ha fondato la sua intera politica estera predicando il rispetto e l’autodeterminazione dei popoli al fine di raggiungere una condizione di pace e stabilità. Principi fino a poco tempo fa in contrasto con gli interessi dei paesi egemoni che in Africa hanno sempre agito in modo da favorire l’instabilità e i conflitti per esercitare il loro controllo.
Alla lunga questa politica ha prodotto effetti secondari indesiderati fra i quali la migrazione di massa verso i paesi occidentali prontamente sfruttata economicamente o politicamente con conseguenze umanitarie drammatiche. Questo fenomeno unito alle iniziative economiche del governo cinese in Africa e alle disastrose conseguenze delle guerre indotte ma mal gestite, hanno portato a un cambiamento nella gestione del fenomeno Africa che in questo momento ha come simbolo e protagonista il primo ministro etiopico Abiy Ahmed Ali.
Abiy è definito: “L'uomo che a 41 anni ha cambiato l'Etiopia in 100 giorni”, un tempo così breve che molti non sono riusciti a comprendere in tutta la sua valenza epocale quello che sta succedendo in Etiopia ed Eritrea e per questo ho deciso di dare un seguito al lungo lavoro svolto dal sito web “Eritrea Eritrea”, oramai giunto al suo logico epilogo come spiegato nel messaggio di commiato, e promuovere la ritrovata amicizia con l’Etiopia con un nuovo corso di informazione fondato non più sulla contrapposizione fra i due paesi ma in omaggio alla pace e a un futuro di prosperità.
Da oggi Eritrea Eritrea diventa Eritrea Etiopia
Stefano Pettini