ERITREA ETIOPIA
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ERITREA ETIOPIA

Eritrei protagonisti della prima tappa del "Tour du Faso"

30/10/2015

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Primo  colpo pedale al  Tour du Faso 2015, venerdì.  La prima tappa ha guidato il gruppo da Ouagadougou a Ouahigouya (171 km). Al traguardo  l'eritreo Bereket Yemane Merhawi  ha tagliato il traguardo per primo. In una gara dominata dall'inizio alla fine da parte degli  eritrei, 5 nella Top 10 all'arrivo.
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Anche i  marocchini hanno tenuto  un buon passo con 4 corridori nella top 10. Fra questi Mohamed Er Rafai che ha terminato la tappa secondo davanti all'altro eritreo Yonathan Haile. Sabato la seconda tappa tra Yako e Ziniare (148 km).
Il Tour du Faso è alla sua 28° edizione.
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L'Atleta Samuel Goitom ha vinto la COMAR Marathon

30/10/2015

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Asmara, 27 OTT. 2015 - L'atleta eritreo, Samuel Goitom, ha vinto la maratona di COMAR Tunisia il 25 ottobre completando la gara in 2 ore 20 min 20 sec.

Samuel si è allontanato dall'atleta keniano Taitas in volata e ha condotto la gara per 17 km fino alla fase finale. Taitas ha finito al secondo posto, 2min 20 secondi dietro a Samuel.

Il terzo vincitore è stato un marocchino, Yezid Yemhareen ,che ha chiuso la corsa in 2 ore, 25 minuti e 22 secondi.

La COMAR Marathon Tunisia è giunta alla sua trentesima edizione.
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Conferenza Internazionale di Studi Eritrei in Asmara

28/10/2015

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Conferenza Internazionale di Studi Eritrei: "The Way Forward" , 20-22 lug 2016 Asmara Eritrea

​23 ott 2015 dal Centro per gli Studi Strategici,

Questa conferenza mira a rilanciare discussioni accademiche sull’Eritrea e tracciare ipotesi per un rafforzamento verso l’interesse accademico e le attività legate al paese, impegnando studiosi provenienti da dentro e fuori dell'Eritrea. L'evento sarà l'occasione per gli studiosi che lavorano sull’Eritrea per presentare il loro lavoro a una più grande platea accademica in Asmara. Fornirà inoltre un forum per residenti, eritrei in diaspora, e studiosi internazionali per creare e sviluppare collegamenti con la ricerca e le istituzioni accademiche e le parti pubbliche interessate all'interno del paese.

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Asilo più difficile per eritrei in Svizzera: torneranno in Italia

25/10/2015

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GINEVRA - Ottenere asilo in Svizzera è diventato più difficile per i migranti provenienti dall'Eritrea, a fronte della decisione di Berna di applicare in maniera più severa l'accordo di Dublino. Stando ai dati diffusi dal Segretariato di Stato per le Migrazioni (Sem), lo scorso mese di settembre le domande di 772 eritrei, che avevano già presentato richiesta di asilo in Italia, sono state respinte nell'arco di 10 giorni, contro i 24 di giugno.

E questi migranti, oggi alloggiati in centri di accoglienza, saranno rinviati nelle prossime settimane in Italia. "C'è stato un importante aumento di eritrei giunti in Svizzera questa estate dall'Italia. Pertanto è l'Italia che deve gestire le loro domande di asilo, nell'ambito degli accordi di Dublino", ha detto un portavoce del Sem.
​
Gli eritrei sono il primo gruppo di richiedenti asilo in Svizzera, che conta una nutrita diaspora eritrea; nel 2014 sono stati 7.000 a chiedere asilo in Svizzera e l'85% delle domande è stato accolto. Dall'inizio del 2015, però, gli eritrei sono stati fatti oggetto di dure campagne da parte dei partiti di destra, secondo cui non avrebbero diritto all'asilo, perché non rischierebbero la vita rimanendo nel loro Paese. Lo scorso agosto, l'attuale presidente della Confederazione svizzera, la socialista Simonetta Sommaruga, ha escluso un loro rimpatrio.

 da  DiariodelWeb.it
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Eritrea: L’adozione delle sanzioni del Consiglio di Sicurezza mina la propria autorità legale

23/10/2015

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Dal Ministero degli Affari Esteri,

In una risoluzione adottata oggi, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha tristemente deciso di mantenere ancora per un altro anno le sanzioni ingiustificate che erano state originariamente imposte contro l'Eritrea alla vigilia di Natale del dicembre 2009 e la sua risoluzione che è stata adottata nel dicembre 2011. Allora l'Eritrea è stata falsamente accusata di dispiegamento di 2000 militari in Somalia a sostegno di Al-Shebaab. Il modello di accuse infondate è stato ripetuto nel 2011, quando l'Eritrea è stata accusata ingiustamente - un mese prima dell'adozione della risoluzione 2013 - di aver inviato tre aerei carichi di armi destinate ad Al-Shebaab attraverso l'aeroporto di Baidowa.

Tutte queste accuse erano palesemente false. Ma le false accuse erano di vitale importanza per gli architetti delle sanzioni contro l'Eritrea che hanno usato il loro peso diplomatico per far passare le misure ingiuste contro l'Eritrea in un Consiglio di Sicurezza in gran parte malleabile. Sei anni dopo, tutti i membri del Consiglio di Sicurezza e la comunità internazionale nel suo insieme, sono pienamente consapevoli delle false testimonianze che furono elaborate contro l'Eritrea per servire alcuni fini politici. In effetti, il rapporto delle Nazioni Unite di quest'anno - come è stato anche lo scorso anno - afferma categoricamente che il "gruppo di monitoraggio" non ha trovato alcuna prova del sostegno dell'Eritrea ad Al-Shebaab. In circostanze normali in primo luogo, il Consiglio di Sicurezza avrebbe fatto cadere il caso contro l'Eritrea e revocato le sanzioni che erano ingiuste. Ma questi non sono tempi normali e invece di correggere queste ingiustizie - e offrire riparazioni alla causa eritrea - il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nonostante le riserve e le obiezioni di molti dei suoi membri, ha scelto di soffermarsi sul suo corso fuorviante sotto il pungolo pesante degli Stati Uniti e dei suoi soliti alleati.

Si dà il caso che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si sta richiamando a fatti inesistenti e a "minacce alla pace e alla sicurezza regionale" potenziali, nel suo desiderio tenace di molestare l’Eritrea. C'è un fatto sul quale il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non può sorvolare perchè penalizza ingiustamente l'Eritrea. L’Etiopia continua ad occupare territori sovrani eritrei, tra cui la città di Badme, in flagrante violazione della Carta delle Nazioni Unite. Gli atti dell'Etiopia violano anche l'accordo di Pace di Aligeri - garantito dal Consiglio di sicurezza dell'ONU - e la decisione arbitrale definitiva e vincolante. Questo deve essere sicuramente un affronto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, tanto grande quanto la voglia di nasconderlo. Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU è incaricato dall'art 39-41 della Carta delle Nazioni Unite ad adottare misure adeguate contro l'Etiopia, ma il Consiglio di Sicurezza non può contemplare questa azione perché l'Etiopia gode della piena protezione e tutela degli Stati Uniti.

​Ma nel prestarsi ai desideri politici degli Stati Uniti e alle sue preferenze, l'UNSC sta compromettendo e di minare il proprio mandato legale e la sua autorità. L’Eritrea e la regione subiranno le conseguenze di un'azione ingiustificata delle Nazioni Unite nel breve termine. Ma nel lungo termine, ci saranno coseguenze nel diritto internazionale, così come il logoramento dell’autorità legale del Consiglio di Sicurezza dell'ONU per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale.

 
Ministero degli Esteri
Asmara 23 ottobre 2015
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L'ambasciatore eritreo in Israele ha chiesto l'arresto del responsabile

22/10/2015

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L'ambasciatore eritreo  in Israele ha chiesto un'indagine approfondita e il successivo arresto di chi ha sparato e malmenato un migrante eritreo, che poi è morto per le ferite, nel sud di Israele. Tesfamariam Tekeste ha detto martedì ad Al Jazeera che ha chiesto al ministero degli esteri israeliano un'indagine completa sull'incidente avvenuto nella città di Beer Sheba, dopo averlo saputo dalla comunità eritrea. Haftom Zarhum, un migrante eritreo di 29 anni, è morto in un ospedale di Beer Sheba nella notte di domenica, dopo che, scambiato per un complice di un attentatore  sospettato di aver  ucciso un soldato israeliano, è stato colpito da una guardia di sicurezza e preso a calci da altri astanti. Un video pubblicato online dopo l'incidente  mostra l'eritreo preso a calci da diverse persone mentre giaceva sanguinante sul terreno. "Ero molto rattristato quando ho sentito la notizia." ha detto il diplomatico eritreo ad Al Jazeera.

Nessun arresto
La polizia israeliana non hanno ancora effettuato alcun arresto due giorni dopo l'incidente. La guardia di sicurezza privata che ha sparato all’ eritreo disarmato è stata interrogata dalla polizia e poi rilasciata, ha detto il portavoce della polizia israeliana Mickey Rosenfeld. "Non abbiamo ancora arrestato nessuno, ma siamo ancora alla ricerca di persone da interrogare su questo incidente", ha detto Rosenfeld  ad Al Jazeera. Il video pubblicato online dalla stazione degli autobus mostrava chiaramente i volti di alcuni di coloro che hanno partecipato al linciaggio fra i quali, ha detto il giornalista di Al Jazeera in Israele Elias Karram, due ufficiali israeliani.
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Inoltre un israeliano, in una apparizione sul Canale Due israeliano il lunedi sera, ha dichiarato di essere uno di quelli che ha colpito Zarhum. Non è chiaro se le autorità israeliane hanno interrogato l'uomo e se hanno preso alcuna azione contro di lui. I filmati dalla stazione hanno mostrato che almeno un soldato israeliano ha colpito con calci in testa Zarhum mentre giaceva sanguinante sul pavimento  del terminal. Un altro uomo si vede sollevare una panchina e lo lasciarla cadere sulla testa di Zarhum mentre un altro ha cercato di proteggerlo mettendo uno sgabello sul suo corpo.

'Vittima del razzismo'

Amnesty International Israele ha detto che era sconvolta e in lutto dopo aver appreso del delitto, aggiungendo che Zarhum è stato colpito da un ufficiale di sicurezza israeliano semplicemente a causa del colore della sua pelle. "E’ stato una vittima di razzismo e xenofobia che è capitato di trovarsi sulla scena di un attacco terroristico", ha dichiarato l'organizzazione. Alla domanda se la morte orribile di Zarhum ha mostrato il razzismo all'interno di Israele verso africano, il diplomatico eritreo ha detto che non poteva generalizzare sulla società israeliana, ma che "il razzismo in Israele esiste ". Tekeste ha consigliato ai cittadini eritrei in Israele di essere cauti quando si spostano per il paese. Ha detto che ci sono circa 20.000  cittadini eritrei che lavorano in Israele. Tekeste ha anche detto che una volta che la polizia concluderà  le sue  indagini, l'ambasciata si occuperà  di rimpatriare i resti di Zarhum e restituirli alla sua famiglia che vive in un villaggio sperduto nella campagna eritrea.​

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L'Eritrea stabilisce il Record Mondiale per la Pittura più Lunga

22/10/2015

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Comunicato stampa Ministero dell'informazione dell'Eritrea

22/10/2015

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Cittadino eritreo ucciso in Israele "per errore".

Varie agenzie di stampa hanno riferito oggi l'uccisione di un cittadino eritreo da parte di soldati israeliani nella città di BE' ER SHEVA. Il brutale pestaggio e l'uccisione del cittadino eritreo è stato spiegato come un caso di "scambio di identita" e sono state trasmesse all'ambasciata eritrea condoglianze dalle autorità israeliane. Chiaramente questo incidente non può nascondere, ma piuttosto amplificare l'aumento della violenza che viene perpetrata contro i civili.

Per il popolo eritreo in particolare, il tragico incidente è un toccante ricordo della nascosta e non dichiarata repressione abitualmente commessa in Israele contro decine di migliaia di compatrioti. Il cittadino eritreo ucciso oggi presumibilmente per errore è una delle tante vittime della criminalità organizzata globale della tratta di esseri umani.

Questi eritrei sono stato sbattuti, per così dire, in Israele attraverso accordi illegali negli ultimi anni per obiettivi politici e come fonte di manovalanza a basso costo. In tali circostanze, il popolo e il governo dell'Eritrea esprimono, ancora una volta, la loro massima indignazione , e condanna, per i riprovevoli atti di tratta di esseri umani.

Ministero dell'informazione
Asmara
19 ottobre 2015

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Lettera aperta al futuro Papa Nero (Don Mussie Zerai)

19/10/2015

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di
Daniel Sillas
 
Al diavolo De Coubertin!

Che te ne fai di aver soltanto partecipato quando anche i bookmaker inglesi ti davano per vincitore davanti alla Merkel e a Papa Francesco? La tua delusione è umanamente comprensibile a chiunque ed è dura da mandare giù ma ti conviene ingoiare il rospo al più presto accettando sportivamente la sconfitta e fare quella telefonata: “Congratulazioni signori, ve lo siete meritato più di me perché voi avete evitato il peggio alla Tunisia[1]”. Non è poi così difficile e per giunta sarebbe un coraggioso atto umano nonché cristiano.

Ma ahimè, così non hai fatto, almeno finora…

Non riesci proprio a digerirla e fatichi anche a respirare, le dita si sono irrigidite così tanto da impedirti di comporre quel numero e la bocca non proferisce parole figuriamoci se riesce ad ordinare alla tua Agenzia di stampa[2] un bel comunicato in cui tu, umilmente, confessi: “In fondo sono un prete che fa il “buono” per mestiere, è come se si premiasse un macellaio perché sa riconoscere i tagli di carne o un falegname perché sa fare gli incastri a coda di rondine.”

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Lettera aperta a Jean-Claude Juncker, Presidente della Commissione Europea

18/10/2015

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Mr.Jean-Claude JunckerPresident of European Commission

Rue de la loi, 200
1049 Brussels 
Belgium
[email protected]
[email protected]

Egregio Presidente,

la Comunità Eritrea in Italia Le scrive per esprimerLe il suo rammarico per le parole da Lei espresse davanti alla sessione plenaria del Parlamento Europeo sulla crisi dei rifugiati. Lei ha liquidato il problema dell’immigrazione proveniente dall’Africa dicendo: “La dittatura in Eritrea”. Troviamo la sua affermazione frutto di un ragionamento affrettato o quantomeno superficiale e questa discriminazione ci ha feriti non solo come eritrei ma anche come cittadini europei. Vede Egr. Presidente, le vere vittime della piaga dell’immigrazione che affligge in questo momento il nostro paese e l’intero continente africano siamo noi eritrei della diaspora che da anni combattiamo per fermare proprio l’esodo dei nostri giovani, poco importa se migliaia di etiopici si fanno passare per eritrei gonfiando i numeri e le cifre in mano all’UNHCR.

Noi eritrei della diaspora siamo i primi ad essere stati coinvolti in questo traffico di esseri umani in quanto ricattati dai trafficanti a dover sborsare i nostri risparmi perché sono i nostri figli e nipoti, attratti dall’opulenza nord europea, a voler venire qui. Se calcolasse mediamente 10.000 euro a persona per quel viaggio infernale e lo moltiplicasse per il numero di persone sbarcate finora, forse avrebbe un’idea di quanto la diaspora eritrea in Europa sia stata derubata. Ma è della vita dei nostri giovani che ci importa perché molte sono le famiglie che hanno subito gravissime perdite nel Mar Mediterraneo. Perciò, a maggior ragione, concordiamo con Lei quando dice di voler creare un canale di immigrazione legale, sono anni che chiedevamo il ripristino, per esempio, dei visti per ricongiungimento familiare cancellati da tutte le ambasciate europee presenti in Eritrea e nei paesi limitrofi. Questo canale diplomatico non solo risolverebbe la sicurezza del viaggio per i nostri ragazzi ma, soprattutto, toglierebbe di mezzo quei trafficanti di esseri umani che da anni ci stanno dissanguando.

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