Il 24 maggio 1991 il Fronte Popolare di Liberazione dell'Eritrea entra nella capitale Asmara ponendo fine alla lunga guerra per la conquista dell'Indipendenza durata trent' anni. Il F.p.l.e affida a Isaias Afwerki la guida del Governo di Transizione mentre una conferenza di riconciliazione sancisce il diritto all’autonomia dell’Eritrea da esercitarsi attraverso un referendum popolare che avrà luogo due anni dopo. Il 24 maggio 1993 con un risultato plebiscitario l'Eritrea viene dichiarata indipendente divenendo il più giovane Stato africano. Nei prossimi giorni si terranno da parte delle Comunità Eritree di tutto il mondo le Celebrazioni dell'evento storico che ha cambiato il volto dell'Eritrea proiettandola come protagonista fra i paesi emergenti dell'intera Africa. In Italia gli appuntamenti sono:
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L'Eritrea compie 27 anni di vita. Il 24 maggio del 1991, infatti, iniziava l'avventura della sua Indipendenza, confermata poi col referendum di due anni dopo. La donna, nella sua storia, ha avuto un ruolo importantissimo, determinante.
di Filippo Bovo 24 maggio 2018 Oggi, 24 maggio, l’Eritrea compie 27 anni di età. Fu infatti il 24 maggio del 1991, a seguito di continue e brillanti vittorie in tutto il territorio eritreo, che il FPLE entrò ad Asmara, sancendo l’indipendenza di fatto del paese dall’Etiopia e ponendo quindi fine a dolorosi decenni di guerra e di sottomissione. E tanto era importante quella data, il 24 maggio, che si decise esattamente due anni dopo, nel 1993, di tenervi il famoso referendum dove oltre il 99% della popolazione si espresse per la totale indipendenza del paese dall’Etiopia anche in termini politici ed ufficiali. Vista con gli occhi di oggi, l’Eritrea potrebbe essere paragonata ad una donna giovane e bella, di 27 anni di età, con ancora tanto futuro davanti a sé. In quanto giovane è ovviamente moderna ed ama vestire alla moda, ma mantiene sempre un occhio anche al passato e adora vestire anche gli abiti tradizionali della sua cultura. Nel suo volto, come abbiamo detto giovane e bello, si riconoscono i tratti e la genetica dei suoi antenati, anch’essi belli e forti. Dietro quei bei lineamenti ci sono veramente tanta storia, tanta antichità, tanta cultura. E anche tanta sofferenza, tanto sacrificio. Perché, ricordiamolo, questa donna oggi è libera ed emancipata, ma per esserlo ha dovuto affrontare tante battaglie. Non ci limitiamo a paragonare l’Eritrea ad una donna solo per il fatto che sia una giovane nazione che comunque dietro di sé vanta una lunga storia, ma lo facciamo anche per un altro motivo, meno metaforico ma comunque sempre importante, anzi, importantissimo. L’Eritrea ha visto la sua storia scritta soprattutto dalle donne. Nei duri anni della Guerra di Liberazione, infatti, oltre il 30% dei combattenti del FPLE erano donne. Ciò ha permesso alle donne eritree di ritagliarsi un’importantissima autorevolezza nella società eritrea, che del resto già in partenza era molto più aperta, plurale e democratica di quella dei paesi vicini, a cominciare dalla stessa Etiopia che autocratica era col Negus ed autocratica continuò ad esserlo anche dopo, col regime del DERG. Sono ben rari i casi di guerre di liberazione nazionali dove la donna ha partecipato con percentuali così alte ai combattimenti, e non solo nel cosiddetto “Terzo Mondo”. La realtà è che, anche da questo punto di vista, il caso eritreo è un caso unico ed esemplare, e che meriterebbe molto più rispetto e studio da parte di tanti osservatori solitamente inclini a guardare tutto con troppa sufficienza. Ecco, allora, perché consideriamo l’Eritrea una giovane donna: perché le donne, nella sua storia, hanno fatto veramente la differenza. Per carità, non vogliamo togliere niente agli uomini, ma come non ricordare il fatto che le donne eritree erano per esempio solite trattare i soldati etiopici, caduti prigionieri del FPLE, come se fossero stati dei loro figli, e quindi dando loro da mangiare, curandoli, ecc? Furono delle madri, delle sorelle e delle zie anche con coloro che pure erano i loro nemici, e che magari non le avrebbero trattate con lo stesso rispetto e lo stesso riguardo se fossero state loro a ritrovarsi prigioniere di quei soldati. Questa situazione, è doveroso ricordarlo, si ripetè anche durante la guerra con l’Etiopia del 1998-2000, una guerra terribile e che ancora oggi non si è risolta del tutto, visto che gli Accordi di Algeri non sono mai stati rispettati dal nemico, grazie anche all’impunità garantitagli da certe note alleanze internazionali. Insomma, ci sembra giusto rivolgere alla Comunità Eritrea e allo Stato di Eritrea i nostri migliori auguri, perché questo è un bel compleanno e 27 anni vengono una volta sola! da Opinione Pubblica lastampa.it
ADRIANO STABILE ROMA Qualcuno, trent’anni fa, l’ha paragonata a Rosa Parks, la donna afroamericana che nel 1955 si rifiutò di cedere il posto a un bianco su un autobus dell’Alabama. È Amete Debretzion, originaria dell’Eritrea, che nel maggio del 1988, a Roma, fu vittima di un caso di razzismo che fece scalpore: «Basta con i negri, lasciate il posto ai bianchi» le disse un quarantenne, mentre, seduta sull’autobus 495 tornava verso casa, al quartiere Tuscolano, con un sacco della spesa e il figlio di quattro anni in braccio. Lei si ribellò, aveva pagato il biglietto e aveva diritto a quel posto. Poi, però, con l’aumentare della tensione, preferì scendere dal mezzo pubblico per evitare il peggio, accompagnata da una coppia di ragazzi che l’avevano subito difesa. La signora Debretzion, oggi 67enne e in Italia dal 1973, all’epoca era la domestica di Carlo Mazzarella, attore e giornalista della Rai. Gli disse della sua disavventura e Mazzarella si convinse che andava assolutamente raccontata: così una domenica pomeriggio, il 15 maggio 1988, un servizio del Tg2 dello stesso giornalista svelò la storia della donna, che in poche ore finì su tutti i giornali arrivando fino in Inghilterra, alla Bbc. «Ricordo quel giorno con rabbia e paura – ci racconta oggi Amete Debretzion, che vive ancora a Roma ed è pensionata - sull’autobus si formarono due fazioni, c’era chi mi sosteneva e chi era contro di me. Sono scesa e ho preso un altro autobus, su consiglio dei due ragazzi che mi hanno difeso. Non so chi fossero, ma sono sempre nel mio cuore». Il sindaco Nicola Signorello, qualche giorno più tardi, incontrò Amete davanti alle telecamere: «A nome della città, le porgo le mie scuse – le parole del primo cittadino della Capitale - signora, mi creda, Roma non è razzista».La realtà, nei trent’anni successivi, sembra raccontare altro: la donna è stata nuovamente vittima di episodi spiacevoli e quel figlio di quattro anni che aveva in braccio sull’autobus ha preferito emigrare in Inghilterra, a Londra, dove ha trovato una città senza pregiudizi. «Mio figlio era piccolo, quel giorno si è davvero spaventato – dice l’ex domestica eritrea - quando è cresciuto gli ho raccontato tutto». Il giovane, di cui preferisce non svelarci il nome, ora ha 34 anni e da oltre dieci vive in Inghilterra. Ha vissuto una sorta di percorso al contrario, convinto da vessazioni e ingiustizie ad abbandonare il nostro Paese, pur essendo nato e cresciuto a Roma: «Mi ha sempre detto di sentirsi italiano, poi ha iniziato a lavorare, faceva un part-time all’Aci, e ha dovuto subire molti dispetti e battute per il colore della sua pelle». Finché un giorno, a 22 anni, il giovane è tornato a casa e ha detto alla madre: «Ora ho capito quello che mi raccontavi, avevi ragione: ho il passaporto italiano, ma io non sono italiano perché non esistono i neri italiani». Una frase che riprende uno slogan razzista tuttora in voga, e che ha lasciato di sasso la donna. «Inizialmente non volevo che andasse a Londra – prosegue la signora Debretzion - ma quegli episodi l’hanno offeso. In Inghilterra ha la sensazione che tutti siano uguali, che sia sufficiente essere capaci per emergere nel lavoro. Si trova bene là. Ha un ruolo di responsabilità in una grande azienda che si occupa di farmaci e profumi». Anche Amete, dopo quel maggio del 1988, ha masticato amaro tante volte: «Mi sento italiana, ho il passaporto italiano, ma in questi trent’anni non sono mancati episodi antipatici. Mi dicevano “tu sei nera, perché non te ne torni nel tuo paese?” oppure il classico “rubate il lavoro agli italiani”. Ogni tanto mi arrabbio, altre volte cerco di non pensarci. E poi esistono tante persone perbene che non la pensano così». La situazione le sembra peggiorata: «Vedo tanto razzismo. Quello che è accaduto a me è niente rispetto a quanto accade oggi. Tutti dicono di non essere razzisti, a parlare son tutti bravi, ma nel profondo tanti italiani sono razzisti, pur senza voler generalizzare». E la mente torna a quel doloroso giorno del 1988: «Chissà cosa direbbe quella persona che se la prese con me trent’anni fa; oggi, quando sali in metro, vedi cinque italiani e trenta stranieri». Poi, con sconforto, sospira: «Non ti accettano mai. Sono 45 anni che vivo qui e alcune persone non mi hanno mai accettata». Migrazione: "Sea-Watch vuole portare l’Italia davanti alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo"7/5/2018 Francesca Totolo ci informa:
Ora Sea-Watch vuole portare l’Italia davanti alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo (ricordo chi siede tra i giudici europei: https://www.lucadonadel.it/la-sentenza-francese-contro-geo…/) per gli accordi con la #Libia. Oltre ai 5 miliardi per l’accoglienza, ora chiedono pure sanzioni europee contro il nostro Paese. Ricordo anche che Forensic Architecture (Forensic Oceanography) è finanziato da ONG a loro volta finanziate dalla Open Society Foundations di #Soros, e che il suo ricercatore Lorenzo Pezzani è fondatore di Watch The Med - Alarmphone, piattaforma creata dall’indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina Padre Mussie Zerai. A tutto ciò, si aggiungono anche gli interventi delle sorosiane Associazione Studi Giuridici Immigrazione e Arci nazionale. Consolato dello Stato di Eritrea -Puglia L'Eritrea che non viene mai raccontata, quella ricca di cultura, di tradizioni, di bellezze naturalistiche e architettoniche, di un popolo che vuole guardare al futuro, camminando sulle proprie gambe. Di questo si è parlato questa mattina a Bari, nella libreria Laterza, durante la presentazione del reportage narrativo "Eritrea - Fine e rinascita di un sogno africano", firmato da Alessandro Pellegatta e edito dalla salentina Besa. L'evento è stato organizzato dal Consolato dello Stato d'Eritrea in Puglia, e ha visto gli interventi, insieme all'autore, di Francesco Paolo Bello, Console Onorario d'Eritrea in Puglia, e dell'Ambasciatore dello Stato d'Eritrea in Italia, Petros Fessehazion, coordinati dalla giornalista Maria Grazia Rongo. Una conversazione che ha spaziato dalle questioni geopolitiche che riguardano l'Eritrea, ex colonia italiana, alle prospettiva di rinascita del Paese, soprattutto grazie alla valorizzazione della cultura, considerando che la capitale Asmara, nello scorso luglio, è stata proclamata Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco, per la peculiarità architettonica dei suoi edifici, realizzati negli anni Trenta dagli architetti italiani, e grazie anche alla scoperta archeologica più rilevante dell'Africa contemporanea, il sito di Adulis, sul Mar Rosso (entrambi potrebbero svolgere un importante ruolo attrattivo dal punto di vista turistico). Si è parlato anche dei rapporti con l'Italia che si stanno concentrando nell'ottica della collaborazione e della cooperazione. L'evento di stamattina si inquadra proprio in questa direzione, e si inserisce nelle molteplici attività che il Consolato d'Eritrea a Bari svolge sin dalla sua istituzione nel 2016, avvicinando due Sud del mondo.“Immense distese di stoppie gialle, sparse di alberi magri, di disegno risoluto e insieme astratto […]”. Così Curzio Malaparte scriveva nel 1939 in uno dei sui articoli del “Viaggio in Africa” apparsi sul Corriere della Sera, affrescando in due righe l’Eritrea. La scoperta, il viaggio dell’antico scrittore-cronista nella “terra rossa”, ex colonia italiana, rivivono oggi nell’esperienza inedita di Alessandro Pellegatta che firma il libro “Eritrea. Fine e rinascita di un sogno africano”, per le edizioni Besa. Nell’ambito delle iniziative di collaborazione e cooperazione tra Italia e Eritrea, il Consolato dello Stato d’Eritrea a Bari ha promosso e organizzato la presentazione del volume, il 5 maggio, nella libreria Laterza con gli interventi di Francesco Paolo Bello, Console Onorario d’Eritrea a Bari, Petros Fessehazion, Ambasciatore dello Stato di Eritrea in Italia, e Alessandro Pellegatta. Ha coordinato, la giornalista Maria Grazia Rongo. Siamo andati così alla scoperta di un Paese antichissimo, multietnico e multiculturale, percorrendo un tragitto fascinoso che attraversa la “Perla del Mar Rosso”, Massawa, la nuova ribalta internazionale di Asmara, patrimonio Unesco da luglio 2017, le meraviglie archeologiche di Adulis, le città aksumite poste nei pressi delle antiche vie carovaniere, il mare unico delle isole Dahalak, lo spettacolo delle pietraie, o dei maestosi baobab e sicomori, e sempre incrocia gli sguardi aperti del popolo eritreo. “L’Eritrea ti entra nel cuore al primo sguardo – commenta il Console Bello – e lì vi resta quando inizi a scoprirne i paesaggi, la storia, l’unicità del suo popolo. Il libro di Alessandro Pellegatta è un prezioso contributo alla conoscenza di un Paese che custodisce tesori materiali e immateriali di grande valore. Non a caso infatti l’Unesco ha deciso di insignire la Città di Asmara del prestigioso riconoscimento di “Patrimonio dell’Umanità”, e poco più lontano sta venendo alla luce la bellezza finora nascosta di Adulis, grazie anche alla collaborazione con il Politecnico di Milano. Entrambi elementi fondamentali per considerare l’Eritrea una meta turistica di tutto rispetto. In più, sono particolarmente felice di presentare il libro di Pellegatta a Bari, insieme all’Ambasciatore Petros Fessehazion, per consolidare ancor più il legame tra Bari, la Puglia, e l’Eritrea”. Dal 2016 infatti, anno di istituzione del Consolato Onorario dello Stato d’Eritrea a Bari, numerose sono state le occasioni di confronto e di dialogo tra i due Paesi, tra le quali ricordiamo: la visita a Bari, nel luglio 2017 dell’Ambasciatore Petros Fessehazion, quando ha incontrato le più alte cariche istituzionali cittadine e regionali; e il Meeting Internazionale “Africa – La nuova frontiera dello sviluppo”, organizzato da Polis Avvocati in collaborazione con la Regione Puglia, che si è svolto durante la Fiera del Levante 2017, e si è concentrato, in particolare, sulle opportunità di sviluppo e scambio con Eritrea, Sudan e Repubblica Sudafricana, con la partecipazione degli Ambasciatori dei tre Paesi, e di esponenti di spicco del mondo della cooperazione e delle relazioni internazionali, dell’imprenditoria, oltre che esponenti di Governo. avv. Francesco Paolo Bello Console Onorario della Stato di Eritrea a Bari |
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Settembre 2024
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