Il 24 maggio 1991 il Fronte Popolare di Liberazione dell'Eritrea entra nella capitale Asmara ponendo fine a una guerra per la conquista dell'indipendenza durata trenta lunghi anni. Il F.p.l.e affida a Isaias Afwerki la guida del Governo di Transizione mentre una conferenza di riconciliazione sancisce il diritto all’autonomia dell’Eritrea da esercitarsi attraverso un referendum popolare che avrà luogo due anni dopo.
Il 24 maggio 1993 con un risultato plebiscitario l'Eritrea viene dichiarata indipendente divenendo il più giovane Stato africano. Nei prossimi giorni gli eritrei festeggeranno in tutto il mondo la ricorrenza di questi due storici eventi . A Roma le celebrazioni si sono tenute il giorno 28 maggio alla presenza della numerosa Comunità eritrea e di ospiti italiani fra i quali il Senatore Aldo Di Biagio, Adolfo Urso presidente di Fondazione Farefuturo e FareItalia e del Console Onorario Francesco Paolo Bello.
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Il dialogo con l'Eritrea va rafforzato, ma è ancora troppo presto per aprire un'ambasciata ad Asmara.
È il parere del Consiglio federale che, in risposta ad una mozione dell'UDC, si dice pronto a riflettere sull'apertura di una rappresentanza nel Paese africano, purché il governo locale sia disposto ad avviare con la Svizzera un dialogo che affronti la situazione dei diritti dell'uomo, le questioni legate alla migrazione e lo sviluppo economico. Per l'UDC, che chiede l'apertura immediata di un'ambasciata in Eritrea stornando se necessario mezzi e personale dall'attuale rappresentanza a Khartum in Sudan, la situazione attuale è insoddisfacente. In effetti, alla luce soprattutto delle forte presenza in Svizzera di rifugiati provenienti dall'Eritrea, la Svizzera dispone su questo Paese di informazioni di seconda mano: i testimoni, insomma, "hanno tutto l'interesse a giustificare il proprio statuto di rifugiati o la propria richiesta di asilo", dipingendo l'Eritrea "come uno Stato totalitario in cui i diritti umani vengono violati ampiamente e sistematicamente". Per l'UDC, "il fatto che migliaia di Eritrei possano lasciare indisturbati il loro Paese, ottenere asilo da noi e poi tornare altrettanto indisturbati in ferie in Eritrea fa supporre che la situazione umanitaria nel Paese non sia così drammatica come fanno credere questi racconti". L'apertura di un'ambasciata in loco permetterebbe invece alla nostra diplomazia, stando alla mozione, di giudicare di prima mano la situazione. In questo modo si getterebbero le basi per avviare le relazioni necessarie allo scopo di negoziare un accordo sulla riammissione di cui c'è urgente bisogno. Nella sua risposta, il Consiglio federale precisa che altri Paesi europei curano le relazioni con Asmara dalle rispettive ambasciate site a Khartum, in Sudan. Tuttavia, un ampliamento delle relazioni con questo Paese africano potrebbe avvenire per gradi. Nel frattempo, come primo passo, "un addetto svizzero soggiornerà periodicamente ad Asmara per incentivare e curare maggiormente i contatti bilaterali". SDA-ATS Si è svolta ieri, 21 maggio, la festa per il 26esimo Anniversario dell'Indipendenza Eritrea a Bologna, città da sempre nel cuore di molti eritrei.
Si è svolto ieri, nell’ormai storico ritrovo di Via Stalingrado, nel centro di Bologna, l’annuale celebrazione della Festa per l’Indipendenza dell’Eritrea. L’appuntamento, giunto ormai alla sua 26esima edizione, è stato particolarmente partecipato, con l’intervento delle autorità cittadine, sia a livello di Circoscrizione che di Consiglio Comunale, in rappresentanza del Sindaco, così come del Consiglio Regionale e di quelle eritree, col console dell’Ambasciata di Roma oltre ai vertici della Comunità Eritrea e del Comitato Media Eritrea.it. Presenti numerosi ospiti, tra i quali il nostro direttore Filippo Bovo, noto soprattutto per il suo libro “Eritrea, Avanguardia di un’Africa nuova”, che nel suo breve discorso di saluto ha voluto ricordare ai presenti come non solo il 24 maggio, giorno dell’entrata delle truppe del FPLE ad Asmara nel 1991 e dell’indipendenza vera e propria nel 1993, ma bensì tutto il mese di maggio rivesta un’importanza basilare per la storia eritrea: dal 21 maggio 1991, giorno della presa di Dekhmare, a 40 chilometri a sud di Asmara, e della caduta del regime del DERG di Menghistu, al 23 maggio 1997, giorno in cui entrò in vigore la Costituzione Eritrea, derivata da un altro testo fondamentale per la storia e la vita del paese, la Carta Nazionale, fino al 13 maggio 1998, quando iniziò la guerra con l’Etiopia di Zenawi sui cui esiti l’Eritrea ancora chiede che sia fatta piena giustizia. Quella di ieri è stata la festa di una Comunità presente in Italia ormai da decenni, assolutamente ben inserita nel corpo sociale del paese, di cui è divenuta col tempo parte indissolubile. Gli eritrei in Italia sono spesso professionisti ed imprenditori affermati, lavoratori onesti e coscienziosi, e per quanto riguarda le loro nuove leve, anche studenti e sportivi molto promettenti. Sono un esempio per molti il loro rispetto per i più anziani, così come la cura che hanno dei figli e dei nipoti. A tal proposito è stata evidenziata, con soddisfazione ed orgoglio, l’iniziativa di voler insegnare la storia e la lingua eritree anche ai bambini della Comunità Eritrea nati in Italia, perché la loro identità e cultura si mantenga anche nel presente e sia poi trasferita alle generazioni del futuro. Le foto pubblicate in questo articolo sono gentilmente concesse dalla fotografa Irene Sarmenghi, che coi suoi scatti ha documentato la felice riuscita di questo evento che avrà comunque un eco anche nei festeggiamenti, sempre l’Indipendenza Eritrea, previsti in altre città italiane per la prossima settimana. da Opinione Pubblica CHANGCHUN, 21 mag (Xinhua) - Okubay Tsega Gebretnsae dell'Eritrea è arrivato primo domenica nella maratona internazionale di Changchun, in cui hanno partecipato trentamila corridori.
Gebretnsae ha corso in 2 ore, 14 minuti e 50 secondi per il titolo di maratona maschile nella città di Changchun della Cina nord-orientale, battendo il mongolo Jamsran Olonbayar arrivato al secondo posto. La maratona di Changchun ha incluso sei eventi: maratona, mezza maratona, 10km, 5km, una gara di casa e corridori amatoriali. 30.000 corridori provenienti da 21 paesi e regioni hanno partecipato per la prima edizione del concorso, tenuto dall'Associazione Cinese di Atletica (CAA), dal governo municipale di Changhcun e dall'ufficio sportivo di Changchun. Nel 2016 il CAA ha tenuto 328 gare di maratona in tutta la Cina. Le categorie dei medici italiani unanimi: «La strategia dell’obbligo vaccinale deve essere sostenuta nell’interesse non solo delle popolazioni destinatarie ma anche dell’intera comunità»
18 mag 2017 - Che la diffidenza verso i vaccini sia ormai diffusa in Italia non è una novità: secondo l’ultimo studio internazionale condotto in materia, che ha preso in esame 67 Paesi, ha individuato proprio in Europa una densa concentrazione di scetticismo, con la Francia al vertice e l’Italia comunque nel gruppo di testa. C’è però un’importante differenza “pratica”, come documentato ieri dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) nel suo World health statistics, dove l’indicatore 3.b.1 prende in esame la performance dei vari paesi in fatto di copertura vaccinale. Prendendo in esame la diffusione dei vaccini contro tetano, pertosse e difterite, in Francia risulta coperto il 98% della popolazione, assicurando dunque un’adeguata copertura all’intera cittadinanza (la soglia per la cosiddetta “un’immunità di gregge” è pari al 95%). In Italia si arriva invece al 93%, una copertura insufficiente ad assicurare l’immunità di gregge. Si tratta non solo di una delle peggiore performance dell’Ue, ma sfigura anche di fronte a Paesi dove lo stato di salute della popolazione (e la qualità del sistema sanitario) sono certamente inferiori: in Rwanda ad esempio (98%), ma anche in Gambia (97%), Algeria (95%), Botwsana (95%), Eritrea (94%) o Burundi (94%). Paesi dove il ricordo di terribili epidemie è evidentemente ancora vivo, mentre in Italia i vaccini hanno già fatto in passato il loro lavoro e adesso vengono incautamente rimessi in discussione. Sulla questione la comunità dei medici italiani si è espressa chiaramente. In una posizione congiunta recentemente sottoscritta da Federazione italiana medici di medicina generale, Federazione italiana medici pediatri, Federazione delle società medico-scientifiche italiane, Società italiana di igiene, Società italiana di malattie infettive e tropicali, Società italiana di medicina del lavoro e igiene industriale, Società italiana di medicina del lavoro e igiene industriale e Società italiana di pediatria, i medici italiani sostengono «con decisione l’iniziativa del ministro della Salute relativa all’obbligatorietà delle principali vaccinazioni pediatriche per l’iscrizione scolastica e chiede che lo stesso obbligo sia esteso a tutto il personale che lavora nelle stesse». Una scelta che «risulta necessaria in considerazione del calo preoccupante delle coperture vaccinali osservato negli ultimi anni in quasi tutte le Regioni e Province autonome italiane anche per i vaccini obbligatori e raccomandati dal calendario d’immunizzazione». «Le solide evidenze scientifiche ad oggi ottenute (sia in ambito di ricerca clinica sia nella pratica assistenziale) circa la sicurezza e l’efficacia dei vaccini disponibili, confermano – sottolineano i medici – le attuali raccomandazioni previste all’interno dei programmi d’immunizzazione esistenti nel nostro Paese». Dunque «la strategia dell’obbligo vaccinale deve essere sostenuta nell’interesse non solo delle popolazioni destinatarie dell’intervento vaccinale ma anche dell’intera comunità, contribuendo così a ridurre il rischio di trasmissione di pericolosi agenti infettivi nel nostro Paese». da Green report Ghirmay Ghebreslassie, campione del mondo alla maratona di Pechino 2015, ha ripetuto la sua vittoria dell'anno precedente al Gran Premio di Berna.
Il 21enne Eritreo ha vinto un'emozionante gara in 49:25 minuti prima del Keniano Kipchirchir e del suo connazionale residente in Svizzera Simon Tesfay, che era arrivato terzo lo scorso anno. Con 33.618 corridori di 104 nazioni, gli organizzatori del 36° Gran Premio di Berna hanno annunciato il record di partecipanti al più grande evento di corsa della Svizzera tedesca. Una politica dell'UDC ha visitato l'Eritrea per tre settimane: "Hanno un lavoro, da mangiare e sono ben vestiti"
La questione dei rifugiati eritrei non è certo un tema nuovo tra i corridoi di Palazzo federale. Già quasi un anno fa all’interno del PLR nazionale vi erano state ‘scintille’ tra l’ex presidente del PLR nazionale Philipp Müller e il consigliere federale Didier Burkhalter, che aveva tacciato Müller di “insensibilità” per aver voluto negoziare con l’Eritrea un aumento delle quote di rimpatrio. La Confederazione si era in seguito chinata sul problema e aveva annunciato di voler rivedere la questione con un po’più di severità, con la Segreteria di Stato della migrazione SEM aveva reso più severi i suoi criteri, ritenendo che la punizione per l'emigrazione illegale non è così rilevante da giustificare lo statuto di rifugiato. Da mesi la politica si divide tra chi ritiene l’Eritrea un Paese “repressivo e totalitario” e chi invece ritiene che debbano essere intavolate delle trattative con Asmara e addirittura chi giudica “eccessive” le accuse rivolte al governo africano. A gettare nuova benzina sul fuoco ci ha pensato la politica bernese democentrista Sabina Geissbühler (membro della Commissione cantonale per la sicurezza), che si è recata per tre settimane in Eritrea per “vedere la situazione di persona”. Le sue impressioni, riportate dal Blick, faranno certamente discutere: “Tutti hanno da mangiare, sono ben vestiti e ricevono cure mediche di qualità”. Questo il riassunto del viaggio della Geissbühler, che durante la sua permanenza in Eritrea ha visitato un ospedale e ha assistito al Giro di Asmara, una manifestazione ciclistica molto popolare nel Paese. Geissbühler afferma inoltre di aver parlato con diversi cittadini di Asmara che sostengono di avere amici e parenti in Svizzera (definita “Heaven Switzerland”) “tutti con un lavoro e molti soldi”. “Al confine con il Sudan bisogna pagare una ‘tassa’ per il passaggio, per questo molte famiglie risparmiano quello che possono per far fuggire i più giovani – ha spiegato la politica bernese – I soldi vengono anche inviati dall’estero”. “Per strada non ho visto tossicodipendenti e non c’è praticamente disoccupazione (gli studenti meno bravi vengono comunque assunti dallo Stato) – ha concluso Geissbühler - La mortalità infantile è tra le più basse dell’Africa e morbillo e polio sono state debellate”. In tutto questo la Confederazione dovrebbe "inviare aiuti finanziari sul posto per aiutare lo sviluppo del Paese"... da Ticinonews.ch Anche la seconda tappa del Giro d'Italia, da Olbia a Tortolì di 221 km, è subito caratterizzata dalla fuga di cinque corridori, sulla falsariga di quanto successo ieri, quando i fuggitivi sono stati in testa dal secondo al 203/o chilometro.
E a guidare la testa della corsa c'è di nuovo l'eritreo Daniel Teklehaimanot, già protagonista nella prima tappa, che, insieme con Andreetta e Shalunov, ha raggiunto Owsian e Koshevoy, i due subito all'attacco pochi metri dopo la partenza, dopo 13 km. Massimo vantaggio dei fuggitivi 6' e 40" dopo 44 km, poi allungo di Andreetta che si aggiudica il primo Gran premio della montagna a Nuoro, precedendo Shalunov e Teklehaimanot (maglia a pois per una settimana al Tour del 2015). A guidare il gruppo c'è il team della maglia rosa Postlberger, la Bora Hansgrohe, che al passaggio di Nuoro accusava un ritardo di 4' e 25". Nuoro, la città del premio Nobel Grazia Deledda, ha accolto con entusiasmo il passaggio della carovana rosa, ora diretta verso l'Ogliastra. Ma sono tantissimi i tifosi in tutte i centri attraversati dal Giro, nonostante l'assenza dell'idolo di casa Fabio Aru. |
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Settembre 2024
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