Il 24 maggio 1991 il Fronte Popolare di Liberazione dell'Eritrea entra nella capitale Asmara ponendo fine alla lunga guerra per la conquista dell'Indipendenza durata trent' anni.
Il F.p.l.e affida a Isaias Afwerki la guida del Governo di Transizione mentre una conferenza di riconciliazione sancisce il diritto all’autonomia dell’Eritrea da esercitarsi attraverso un referendum popolare che avrà luogo due anni dopo. Il 24 maggio 1993 con un risultato plebiscitario l'Eritrea viene dichiarata indipendente divenendo il più giovane Stato africano. Nei prossimi giorni si terranno da parte delle Comunità Eritree di tutto il mondo le Celebrazioni dell'evento storico che ha cambiato il volto dell'Eritrea proiettandola come protagonista fra i paesi emergenti dell'intera Africa, che nel rispetto delle regole imposte dalla diffusione del Covid-19 non saranno pubbliche ma si svolgeranno attraverso le piattaforme social on line. RESILIENTI COME SEMPRE !! # Il Comitato nazionale per le Feste Nazionali dell'Eritrea ha annunciato oggi che le celebrazioni per il 30° anniversario dell'Indipendenza di quest'anno si terranno sotto il tema: "Resiliente - Come sempre! ወትሩ ንኹሉ ድሉዋት!" Quest'anno è anche il Giubileo di diamante, 1 settembre, dell'inizio della lotta di liberazione
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L'Ambasciatrice Demitu ha incontrato ieri diversi leader delle associazioni.
Nell'occasione l'Ambasciatrice ha parlato di vari argomenti di attualità: la situazione della sicurezza interna al paese, la diga del Rinascimento, le problematiche con il Sudan e le prossime elezione nazionali. I leader delle associazioni hanno confermato che continueranno a seguire gli argomenti di attualità del Paese e a lavorare a stretto contatto con l'ambasciata. L'Ambasciatrice ha chiesto il sostegno dei leader delle associazioni e della diaspora in generale in vari progetti, soprattutto per la ricostruzione della diga, e per il continuo sostegno. L'Ambasciatrice Demitu ha promesso di lavorare a stretto contatto con la diaspora, con le diverse organizzazioni e i loro membri. estrapolato da Amicizia Italo-Etiope ( Italo-Ethiopians Friendship) Ritiro delle truppe eritree, aiuti umanitari, indagini indipendenti su crimini di guerra e posizione Ue: tutti i punti su una storia che va capita
di Marilena Dolce da Affari Italiani L’Occidente fatica a comprendere lo scontro iniziato lo scorso novembre nella regione del Tigrai a nord dell’Etiopia. Una guerra trasformata ora in guerriglia tra il governo federale di Addis Abeba e le milizie del Tplf, che al momento sono rifugiate nelle aree rurali. Per capire l’accaduto, bisogna destreggiarsi nell’incredibile quantità di fake news costruite più o meno maldestramente a beneficio della stampa internazionale. La verità è che nelle situazioni di emergenza quali catastrofi naturali, disastri e anche guerre, la disinformazione viene spesso utilizzata come arma e le voci non confermate finiscono per trasformarsi in notizie screditando anche fonti solitamente affidabili. Il lavoro del giornalista dovrebbe essere quello di verificare i rapporti e le storie che vengono riportate. Un esempio eclatante è il caso di Monna Liza, giovane donna tigrina presentata dalla stampa internazionale come vittima civile delle sevizie dei soldati eritrei. Il suo nome rinascimentale conquista in Italia il titolo di un quotidiano che chiede addirittura al premier Abiy Ahmed di restituire il Nobel per la Pace ricevuto nel 2019 perché ne sarebbe indegno, per la terribile amputazione inflitta a una ragazza innocente. Il premier Abiy Ahmed ha risposto agli atti di guerra e di destabilizzazione riprendendo il controllo militare del Tigrai e affermando che l’intervento dell’esercito federale aveva lo scopo di ristabilire pace e sicurezza nella regione, di combattere i terroristi miliziani del Tplf e di proteggere la popolazione civile. Dopo la riconquista del capoluogo Mekelle, l’obiettivo principale è stato perciò ricostruire le infrastrutture distrutte dalla guerra e sostenere la popolazione civile con adeguati aiuti alimentari, riportando ordine e legalità. L’esercito tigrino del Tplf, sconfitto militarmente, inizia però una guerriglia sulle montagne del Tigrai, ricorrendo anche a minacce e ricatti contro i cittadini che rischiano rappresaglie se non si arruolano per combattere il nemico federale. “Il Tplf non può vincere perché non ha sbocco”, spiega una fonte diplomatica, che aggiunge, “non ricevono aiuti dal confine Nord del Tigrai, perché c’è l’Eritrea, neppure però a Sud. Sono circondati. In questa condizione non può reggere neppure la guerriglia”. Che possa diventare una guerriglia ad oltranza invece è quello che teme l’International Crisis Group che lo scrive nel report di questo mese, nel quale si legge che il Tplf è presente nelle aree rurali del Tigrai centrale e meridionale, mentre le truppe federali controllano le strade principali e le città. Le truppe eritree, entrate nel Tigrai per proteggere il confine, scoperto dopo il ritiro delle truppe federali etiopiche, hanno iniziato a ritirarsi dopo l’ultima visita di Abiy Ahmed ad Asmara, che ha avuto lo scopo di dare garanzie all’Eritrea sulla protezione del confine con il Tigrai dopo il ritiro delle proprie truppe e di consolidare le relazioni tra i due Paesi. In quell’occasione, l’Eritrea ha ribadito la volontà di avviare rapporti di collaborazione stretti con il Tigrai e con la sua popolazione ma di ritenere il Tplf responsabile della crisi umanitaria in atto. Una serie di accordi nei settori delle telecomunicazioni, dello sviluppo delle energie rinnovabili e per la costruzione comune di infrastrutture civili che consentano all’Etiopia l’utilizzo dei porti di Massawa e Assab, ha permesso il rilancio degli accordi di cooperazione avviati negli ultimi due anni dal governo Abiy. In risposta alle accuse delle organizzazioni internazionali contro l’esercito federale etiopico e contro l’esercito eritreo, il premier Abiy Ahmed e il presidente Isaias Afwerki hanno comunicato la necessità di una verifica seria e indipendente sui fatti realmente accaduti, dicendo di voler punire in maniera esemplare i responsabili, indipendentemente dalle loro origini e dalla loro identità. Tuttavia, secondo i due leader, l’Unione Europea non sta capendo gli sforzi dei rispettivi governi per combattere il Tplf, grave minaccia d’instabilità per tutto il Corno d’Africa. Hanno inoltre denunciato lo spazio dedicato dai media internazionali alla campagna di disinformazione condotta da quello che considerano un movimento terrorista che vuole la destabilizzazione in Etiopia e nel Corno d’Africa. Sull’incontro di Asmara si esprime, con richiesta esplicita di anonimato, un alto funzionario Ue: “che Abiy sia andato adesso in Eritrea è un passo importante”, dice. “Innanzi tutto” prosegue “è stata l’occasione per ammettere la presenza di truppe eritree sul confine tra Eritrea e Tigrai. Inoltre, Abiy ha consentito l’accesso nel Tigrai non solo alle organizzazioni internazionali umanitarie, ma anche a chi potrà condurre un’indagine indipendente sui crimini di guerra”. In effetti un’indagine indipendente è necessaria, ma sarebbe importante che le parti in causa fossero coinvolte, per evitare pericolose strumentalizzazioni. Gli chiedo, quindi, di capire la posizione Ue sulla vicenda. “Premetto” dice, “che la conoscenza che l’Occidente ha del Tigrai e dell’Eritrea è così superficiale che ogni tanto è difficile capire le decisioni che la Ue prende, anche per chi ne è all’interno”. “Sulla situazione del Tigrai va sottolineato che è l’Etiopia ad aver chiesto all’Eritrea di intervenire e nell’incontro di fine marzo Abiy ha detto che i loro due paesi devono restare uniti”. Il 5 aprile, infatti, pochi giorni dopo l’incontro di Asmara, il Ministero degli Esteri etiopico, con un comunicato stampa, esprime la propria gratitudine per l’appoggio militare eritreo contro l’attacco del Tplf. “Mentre il mondo sembra aver frainteso gli sforzi dell’Etiopia per riportare nel Tigrai legge e ordine, il popolo eritreo e il suo governo hanno capito la situazione e ci hanno sostenuto”. “L’Italia non può chiudere gli occhi”, chiede la comunità etiopica in Italia. Un appello che la diaspora etiopica in Italia vorrebbe che il nostro Paese portasse a Bruxelles. Ma accadrà? Risponde il diplomatico Ue, “Certo l’Italia avrebbe potuto essere più presente nella questione del Tigrai. Però abbandonare il mainstream non è semplice…neppure l’Unione Europea l’ha fatto. Hanno detto invece che per fermare il massacro nel Tigrai, le parti, (ndr, Tplf e governo federale) avrebbero dovuto mettersi intorno a un tavolo per discutere. Senza capire che era come chiedere al governo di Madrid, attaccato militarmente dalla Catalogna, di sedersi al tavolo e trattare. Poi va anche detto che nella Ue ci sono molte persone che conoscono bene i vecchi rappresentanti del Tplf che erano al governo con Meles Zenawi (ndr, primo ministro etiopico, dal 1991 alla morte, 2012). Gente considerata l’intellighenzia del Paese da cui per tanti europei è difficile prendere le distanze”. Gli chiedo cosa pensi delle accuse rivolte agli eritrei sulle violenze che avrebbero fatto contro i civili tigrini. “Per esperienza sono diffidente verso i rapporti internazionali. Tuttavia, in una guerra che ci siano orrori è purtroppo vero. Ho dubbi però che possano essere stati gli eritrei. Con la loro etica e con la disciplina militare che li caratterizza è difficile immaginare che si siano dati al saccheggio e allo stupro, come banditi sudanesi in Darfur. A questo racconto veramente non crede nessuno…”. I motivi dell’intervento eritreo in Etiopia sono legati sia alla storia sia alla geografia dei due Paesi. Quando negli anni Settanta i guerriglieri eritrei ed etiopici combattevano contro il feroce regime del colonnello Menghistu Hailè Mariam, era il Fronte Popolare di Liberazione Eritreo che andava nel Tigrai per lottare a fianco dei guerriglieri tigrini. Erano gli eritrei i soldati più forti. E del resto sono loro, gli eritrei del Fronte, ad entrare nel 1991 ad Addis Abeba per liberare la città e cacciare il governo di Menghistu. “Anche stavolta”, spiega il mio interlocutore, “gli eritrei sono stati molto importanti nella lotta di Abiy contro il Tplf. Questa è una considerazione che fanno in molti all’interno della Ue. Inoltre, ricordiamo, è il Tplf ad aver cercato di allargare il conflitto sparando razzi su Asmara. Tutti da mesi sapevano che i tigrini si stavano preparando all’attacco, che stavano assembrando armi e truppe sul confine. Questo è anche uno dei motivi per cui la frontiera tra Tigrai ed Eritrea non era stata ancora aperta”. Il prossimo 22 aprile il Ministro per gli Affari Esteri finlandese Pekka Havisto, riferirà all’Unione Europea l’esito del nuovo viaggio nel Tigrai. Una visita programmata per accertare la situazione degli aiuti umanitari, la condizione dei rifugiati interni, l’inizio del ritiro delle truppe eritree dal confine e per conoscere dall’EHRC (Etiopia Human Rights Commission) la situazione su violenze, abusi e crimini di guerra avvenuti in questi mesi, anche se una commissione indipendente che verifichi tutte le false testimonianze e le rappresentazioni organizzate e trasmesse dai miliziani del Tplf deve ancora essere istituita. Il conflitto provocato dal Tplf nel Tigrai, regione con circa sei milioni di abitanti, ha costretto decine di migliaia di persone ad abbandonare le proprie case spostandosi all’interno o nei campi profughi del vicino Sudan. L’intervento umanitario in atto nel paese sta portando cibo, acqua e medicine nelle zone più danneggiate. Il governo federale ha comunicato il rifornimento di derrate alimentari a circa 4.2 milioni di persone, mentre le organizzazioni internazionali affermano di aver portato aiuti a circa un milione di persone, per alleviare la grave crisi umanitaria in atto. Nel frattempo il governo etiopico ha annunciato di aver avviato il ripristino delle infrastrutture, cominciando dagli aeroporti, la riattivazione della rete telefonica, di internet e dell’elettricità, che in alcuni villaggi è ancora intermittente. La situazione resta comunque critica. Già prima del conflitto nella regione c’era carenza di cibo, aggravata dalla peggiore invasione di locuste degli ultimi decenni. Ora il timore che vada persa la prossima stagione del raccolto, per il perdurare dell’instabilità, è forte. L’Europa per evitare lo stallo dovrebbe favorire il ritorno alla normalità in Etiopia e nel Corno d’Africa, sostenendo la stabilizzazione di un’area che comprende 200 milioni di persone e smettendo di appoggiare e divulgare la narrativa del Tplf. Ricordando che non si tratta di un piccolo partito d’opposizione schiacciato dal governo centrale, ma della parte residua di quello che era un gruppo forte e spietato. Una minoranza al potere dal 1992 fino al 2018, che sta usando le ingenti risorse sottratte in quel periodo al Paese per finanziare campagne diffamatorie e screditare i governi della regione, come denunciato ripetutamente dal primo ministro Abiy Ahmed nelle audizioni del Parlamento federale etiopico . credit Affari Italiani Lettera dell'Ambasciatore dell'Eritrea alle Nazioni Unite all'attuale Presidente dell'UNSC17/4/2021 A S.E. Mr. Dang Dinh Quy
Presidente del Security Council of the United Nations New York, NY, 10017 Ho l'onore di segnalare con forza lo sgomento del mio governo per le dichiarazioni ingiustificate rilasciate dal Rappresentante permanente degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite durante la sessione chiusa del Consiglio di sicurezza dell'ONU di ieri. A questo proposito, il ruolo flessibile e non costruttivo dell'OCHA, e in particolare la sua posizione persistente di avventurarsi in aree al di là del suo mandato, è sfortunato e inaccettabile. Per cominciare, chiariamo i fatti. La crisi nella regione del Tigray dell'Etiopia è scoppiata solo perché la cricca del TPLF, sostenuta e incoraggiata per decenni da alcune potenze, ha scatenato un massiccio attacco preventivo su tutti i contingenti dell'intero Comando settentrionale etiope. Lo scopo di questo "blitzkrieg" era neutralizzare il più grande contingente dell'esercito dell'Etiopia, confiscarne le armi (80% dell'arsenale totale del DF) e prendere il potere in Etiopia con la violenza e successivamente invadere l'Eritrea. Il Comitato Centrale del TPLF ha approvato questo atto di insurrezione senza precedenti e di grave destabilizzazione regionale nella sua riunione all'inizio del mese. L'attacco non provocato del TPLF ha avuto luogo anche durante i mesi critici del raccolto nella regione del Tigray. La tempistica dell'attacco del TPLF dimostra la sua insensibilità in particolare nel contesto del fatto che 1,6 milioni di agricoltori poveri nel Tigray dipendono - dal 2009 - dall'assistenza umanitaria nell'ambito della Rete di sicurezza globale. Nelle dichiarazioni dell'OCHA e dell'ambasciatore degli Stati Uniti all'ONU, questi fatti vengono ignorati. Invece, abbiamo sentito false accuse di "uso della violenza sessuale e della fame come arma". Siamo davvero sconvolti dai tentativi di incolpare coloro che sono stati costretti a ricorrere a misure legittime di autodifesa che altri paesi avrebbero fatto in circostanze simili. Le accuse di stupro e altri crimini mosse contro i soldati eritrei non sono solo oltraggiose, ma anche un feroce attacco alla cultura e alla storia del nostro popolo. Indipendentemente dalla colpevolezza della cricca defunta del TPLF, i civili innocenti nella regione del Tigray non dovrebbero essere vittime in alcun modo. L'assistenza umanitaria deve essere fornita. Questi sono i compiti urgenti del momento. Inoltre, poiché la grave minaccia incombente è stata ampiamente sventata, Eritrea ed Etiopia hanno concordato - ai massimi livelli - di imbarcarsi nel ritiro delle forze eritree e nel simultaneo ridistribuzione dei contingenti etiopi lungo il confine internazionale. L'Eritrea coglie questa occasione per ringraziare gli Stati membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che hanno insistito sul rispetto delle norme stabilite anche in questo caso. Voglia accettare, Eccellenza, l'assicurazione della mia più alta considerazione e sarei molto grato se la lettera potesse essere fatta circolare tra tutti i membri del Consiglio di Sicurezza Unito. Sophia Tesfamariam Ambasciatore e Rappresentante Permanente da Shabait Cos'ha l'ambasciata americana in #Eritrea con la sua ossessione per il #Tigray?
Il Tigray è un paese indipendente di cui non siamo a conoscenza? Il Tigray non è la minuscola provincia settentrionale dell'Etiopia devastata dalla guerra e dalla povertà, che è anche la base dell'ormai defunto terrorista etnofascista #TPLF che aveva imposto il suo governo di minoranza tirannica sull'Etiopia per 27 anni? Non c'è un'ambasciata degli Stati Uniti ad Addis Abeba, #Etiopia? Il cui compito è occuparsi del Tigray? Forse l'ambasciata americana sogna di chiudere la sede ad #Asmara e trasferirsi a Mekelle? Credit Elias Amare Da una nuova schiacciante rivelazione dal Tigray raccontata venerdì da un avvocato europeo dei migranti, la dott.ssa Natalia Paszkiewicz, risulta che a dicembre mentre uomini della milizia del Tigray si stavano "preparando a filmare una scena" che inscenava soldati eritrei che mutilavano il seno delle donne, gli ostaggi rifugiati che erano divenuti attori costretti a vestirsi con l'uniforme dell'esercito eritreo, tentarono un'audace fuga . L'antropologa polacco-europea, la dott.ssa Natalia Paszkiewicz, è stata un nome ben noto tra le decine di migliaia di rifugiati eritrei che hanno attraversato il confine con la regione settentrionale dell'Etiopia del Tigray dal 2002. In qualità di critico del governo eritreo e esperto di studi sulla migrazione, documenta da anni la difficile situazione di questi immigrati e sostiene il reinsediamento dei richiedenti asilo. Da quando la guerra nel Tigray è scoppiata a novembre dopo che il Fronte locale di liberazione popolare del Tigray (TPLF) ha condotto un'insurrezione coordinata contro il governo etiope, i resoconti della dottoressa Paszkiewicz sono stati una delle fonti di informazioni più affidabili. Nelle ultime settimane, ha raccontato che diversi testimoni rifugiati del campo di Hitsats sono stati colpiti da colpi di arma da fuoco da parte delle milizie locali del Tigray e degli abitanti del villaggio affiliato al TPLF. Mentre il governo eritreo è noto per opporsi a questi campi che sono diventati una calamita per i suoi dissidenti, i rifugiati eritrei sono stati recentemente coinvolti nel mezzo di entrambi i lati del conflitto dallo scoppio della guerra. Molti di loro sono già morti. Mentre il TPLF ha affrontato la sconfitta per mano delle forze etiopi e dei loro alleati eritrei, i disperati combattenti del Tigray hanno spinto le teorie del complotto secondo cui gli innocenti rifugiati eritrei erano "Shabiya" e hanno brutalmente sparato contro di loro, secondo la dottoressa Paszkiewicz. Il suo ultimo resoconto degli eventi, tuttavia, ha gettato ancora più attenzione su come numerosi video "autoincriminanti", presumibilmente filmati dall'esercito federale etiope, siano misteriosamente finiti nelle mani dei media del TPLF come Tigray Media House (TMH) che in seguito inoltrato alla CNN e ad altri media occidentali. Secondo il racconto della dottoressa Paszkiewicz circa un altro gruppo di rifugiati fuggiti dal campo di Hitsats, la milizia locale del Tigray ha tenuto in ostaggio un gruppo di 40 rifugiati. "Poi hanno selezionato 10 rifugiati e hanno detto loro di indossare le uniformi dell'esercito eritreo". In seguito, gli uomini della milizia hanno dato loro "coltelli e hanno detto loro di tagliare i seni delle donne del gruppo". "Mentre gli uomini della milizia (TPLF) si stavano preparando a filmare la scena con i loro telefoni cellulari", sono scoppiati scontri con un altro rifugiato che ha tentato di scappare. “Altri hanno sfruttato questa opportunità per scappare. Alcuni sono stati uccisi. È stato allora che il ragazzo con cui ho parlato è stato colpito alle mani", ha detto la dottoressa Paszkiewicz, rivelando una foto del testimone rifugiato a cui hanno sparato. Questo resoconto indipendente delle milizie locali affiliate al TPLF che utilizzano un'uniforme dell'esercito eritreo a scopo di sabotaggio conferma i precedenti rapporti di TPLF che produceva uniformi dell'esercito etiope e dell'esercito eritreo nella sua fabbrica tessile di Almeda dalla metà del 2020. Tuttavia, questa è la prima conferma indipendente sull'uso del TPLF di dispositivi di registrazione video per inscenare atrocità - o in questo caso commettere atrocità - nel tentativo di incastrare le forze governative etiopi ed eritree. I critici della goffa e remota indagine sul conflitto del Tigray da parte delle organizzazioni occidentali affermano che questa ultima rivelazione potrebbe essere una delle prove più dannose che confuta le narrazioni mediatiche di "crimini contro l'umanità" da parte delle forze etiopi ed eritree. Awasa Guardian (AG) non può verificare in modo indipendente se tutti i video di presunte atrocità nel Tigray utilizzati dai media occidentali e dalle organizzazioni per i diritti sono stati prodotti in modo simile. Tuttavia, la CNN e altri media hanno anche ammesso la loro incapacità di verificare in modo indipendente se gli autori delle atrocità siano effettivamente forze etiopi ed eritree, come affermato dalle fonti dei media del TPLF che hanno fornito i video alla giornalista sudanese della CNN Nima Elbagir, tra gli altri. Tuttavia, questa non è la prima volta che Nima Elbagir della CNN e altri giornalisti che riferiscono da lontano sono stati accusati di utilizzare informazioni manipolate esclusivamente da fonti pro-TPLF Tigrayan in Sudan. La giornalista di Getty Images Jemal Countess ha documentato le prove che i rifugiati di Amhara fuggiti in Sudan a causa del massacro di Maikadra sono stati costretti a tornare in Etiopia quando i combattenti del TPLF sono poi entrati in Sudan. Questa realtà ha fatto dubitare dei critici sull'affidabilità di quelle fonti in Sudan che forniscono gran parte dei resoconti alternativi pro-TPLF pubblicati dai media occidentali e dalle organizzazioni per i diritti umani sul Tigray. Violentata e gettata nel fosso Ulteriori prove raccolte dalla dottoressa Paszkiewicz hanno mostrato che la brutalità della milizia del Tigray non era limitata ai campi, poiché i rifugiati eritrei sopravvissuti hanno affrontato ripetutamente più milizie mentre cercavano di uscire dal Tigray. Migliaia di profughi sfollati fuori dai loro campi hanno viaggiato in piccoli gruppi numerosi e spesso isolati fino a quando hanno attraversato il confine del Tigray verso la sicurezza della regione di Amhara. In un incidente, i rifugiati sopravvissuti a un precedente attacco da parte di combattenti del TPLF hanno incontrato una milizia del Tigray dopo l'altra. Secondo la dottoressa Paszkiewicz, i sopravvissuti hanno detto che alcuni dei miliziani hanno brutalmente "violentato le donne" e poi giustiziate le donne rifugiate. La milizia del Tigray ha anche “radunato altri rifugiati, in tutto 80, in una miniera d'oro. Poi hanno lanciato bombe a mano nel fosso, uccidendo alcuni e ferendo altri, che non sono sopravvissuti a causa della mancanza di assistenza medica ". "L'uomo con cui ho parlato ha dovuto uscire rimuovendo i cadaveri che lo circondavano nel fosso", ha detto la dottoressa Paszkiewicz, aggiungendo che ha aspettato circa 30 minuti fino alla partenza della milizia. Non è noto se questa milizia del Tigray (TPLF) abbia fotografato o filmato in modo simile quei cadaveri per essere utilizzati a scopo di propaganda contro i governi etiope ed eritreo. Tuttavia, le fonti di Awasa Guardian (AG) possono confermare che la tv satellitare TPLF e gli agenti dei media affiliati della diaspora hanno ripetutamente pubblicato o trasmesso tattiche per istruire il loro pubblico nel Tigray su come produrre contenuti antigovernativi, come interagire con giornalisti stranieri e persino dove incontrarsi. quei giornalisti. Da quando il governo etiope ha aperto la regione della zona di guerra ai giornalisti dei media internazionali nel 2021, Addis Abeba ha presumibilmente tentato, ma soprattutto fallito, di disturbare questi canali satellitari affiliati al TPLF che trasmettono dall'esterno. Il direttore di WPF rende omaggio AG ha anche precedentemente riferito dei problemi di credibilità che devono affrontare questi media e attivisti pro-TPLF che alimentano i media occidentali e promuovono la narrativa del "genocidio del Tigray" senza prove. I critici hanno anche citato problemi di conflitto di interessi e affidabilità con analisti politici stranieri con una lunga storia di attaccamento al TPLF che risale agli anni '90, tra cui Martin Plaut e Alex De Waal che è stato assunto come Direttore della World Peace Foundation (WPF). Da quando è scoppiata la guerra nel Tigray, Alex de Waal ha presumibilmente diffuso la propaganda di comunicati militari direttamente dai leader del TPLF e pubblicato oltre 25 articoli su vari media occidentali in difesa del TPLF. Nel suo articolo più bizzarro, il direttore del WPF ha scritto un tributo per rendere omaggio a Seyoum Mesfin, leader caduto del TPLF, che ha famigeratamente promesso di "trasformare l'Etiopia in Siria" nell'ottobre 2020. Recentemente, molti Tigrayans pro-TPLF della diaspora hanno anche assunto costosi lobbisti negli Stati Uniti per promuovere fatti alternativi sul Tigray; compresa un'organizzazione Tigrayan con sede in Virginia, mentre i gruppi pro-TPLF hanno anche pagato decine di migliaia di dollari per la pubblicità nei mercati dei media occidentali. Di conseguenza, i critici si sono affrettati a contrastare i milioni di dollari sprecati dalla diaspora del Tigray per aiutare il TPLF da un lato; rispetto ai milioni di dollari raccolti dagli etiopi per sostenere i soccorsi nel Tigray, comprese le donazioni delle amministrazioni regionali etiopi a livello nazionale e persino di famosi amhara e artisti come The Weeknd. I fautori della risposta di Addis Abeba all'insurrezione del TPLF dicono che gli attivisti del Tigray, che hanno recentemente raccolto oltre 2 milioni di dollari per i ribelli, non vogliono che la crisi umanitaria migliori poiché la sopravvivenza del TPLF dipende dal peggioramento della situazione; mentre al contrario, il primo ministro vincitore del Premio Nobel Abiy Ahmed vuole che le condizioni tornino normali per l'immagine del suo governo. In alcuni casi, le milizie del Tigray sono state accusate di aver teso un'imboscata a veicoli per le consegne di passeggeri e aiuti umanitari nelle strade che portano alle città. Di conseguenza, i funzionari ad interim del Tigray sul campo hanno confermato che gli insorti del TPLF stavano intenzionalmente bloccando le rotte degli aiuti alimentari e hanno chiesto alla comunità internazionale di condannare questi atti illegali, invece di diffondere la narrativa degli insurrezionalisti del TPLF. Gli storici del Corno d'Africa hanno notato che, mentre le probabilità sono contro di loro questa volta, le strategie utilizzate oggi dal TPLF sono un'immagine speculare dell'insurrezione del Tigray degli anni '80. Secondo la BBC e altri media, diversi ex membri del TPLF e informatori hanno rivelato come i combattenti del TPLF hanno messo in scena attori e commercianti per "ingannare" gli operatori umanitari occidentali. I rapporti esplosivi hanno rivelato che fino al 95% del denaro raccolto per la carestia è stato rubato dai leader del TPLF negli anni '80, provocando la morte di centinaia di migliaia di loro stessi - etnici Tigrini. Di conseguenza, molti osservatori indipendenti ritengono che la chiave per ridurre ulteriormente la crisi umanitaria e il bilancio delle vittime nel Tigray oggi sia la comunità internazionale che condanna gli insorti del TPLF i cui leader sono stati incoraggiati dal successo della loro campagna di propaganda che influenza i media occidentali. |
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Maggio 2021
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