1961 - Alcuni esuli eritrei, fra i quali l’ex presidente del parlamento eritreo, Idris Mohammed Adem, fondano il Fronte di liberazione dell’Eritrea (F.L.E.) e decidono di dare inizio alla lotta armata.
Il 1° settembre, un gruppo di guerriglieri, guidati da Hamed Idris Awate, attacca una stazione di polizia nella provincia eritrea occidentale del Barka dando vita a quello che viene considerato l'inizio della trentennale lotta armata del popolo eritreo per la Liberazione e l'Indipendenza del proprio paese.
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Il Festival Nazionale contribuisce al trasferimento dei valori sociali nobili.
Il Festival Nazionale Eritreo 2024, che segna il 50° anniversario del Festival di Bologna, contribuisce in modo significativo a trasferire i nobili valori sociali e la storia della lotta del popolo eritreo per l’indipendenza e la salvaguardia della sovranità nazionale. I visitatori del festival hanno affermato di aver osservato in prima persona lo sviluppo del festival, iniziato nel 1994 con una partecipazione e attività minime, fino a diventare un evento nazionale annuale. Hanno notato che le mostre fotografiche esposte dalle comunità eritree provenienti da Europa, Nord America, Medio Oriente e Africa descrivono il contributo che queste comunità hanno dato nel sostenere la lotta armata per l’indipendenza, nel consolidare l’unità e l’identità nazionale, nel nutrire bambini e giovani, così come rafforzare la resilienza degli eritrei della diaspora. I visitatori hanno anche chiesto di organizzare tali eventi basandosi sulla ricerca, piuttosto che limitarsi ai festival annuali. I rappresentanti delle comunità eritree della diaspora hanno indicato che, come parte del quarto fronte, stanno svolgendo un ruolo cruciale nella conservazione della cultura e dell’identità nazionale, nell’attuazione dei programmi di sviluppo nazionale e nello sventare cospirazioni e ostilità esterne. Il raduno degli eritrei della diaspora, iniziato nel 1970 da membri clandestini dell'EPLF e giovani a Monaco, in Germania, ha preso la forma di un festival per le comunità eritree a Bologna dal 1994 e ha dato un contributo significativo alla lotta armata per l'indipendenza nazionale. Media Comunità Eritrea.it di Robert Crowe Associated Medias
Agosto 5, 2024 Il Presidente della Regione del Tigrai, Ghetachew Redda: “Il rapimento delle donne è ormai considerato un fenomeno comune e normale. Questo non è più tollerabile. Dobbiamo vergognarci di attribuire la colpa ai nostri nemici o a forze straniere quando sappiamo che questi crimini sono perpetrati dalla nostra stessa gente. Il traffico di esseri umani è diventato una pratica inaccettabile” Una recente, drammatica dichiarazione del Presidente della Regione del Tigrai, Ghetachew Redda, è rimasta inascoltata nonostante il suo contenuto scioccante e potenzialmente dirompente. In un’intervista trasmessa dalla televisione regionale del Tigrai, Redda ha fatto un’ammissione senza precedenti, dichiarando apertamente che stupri, traffico di esseri umani, rapimenti e altre violazioni dei diritti delle donne sono fenomeni largamente diffusi nella sua regione. Questa dichiarazione segna un punto di svolta nella riconoscenza pubblica e nella lotta contro un problema che affligge profondamente la comunità tigrina. Redda ha descritto con franchezza la situazione: “Il rapimento delle donne è ormai considerato un fenomeno comune e normale. Non è più tollerabile. Dobbiamo vergognarci di attribuire la colpa ai nostri nemici o a forze straniere quando sappiamo che questi crimini sono perpetrati dalla nostra stessa gente. Il traffico di esseri umani è diventato una pratica inaccettabile. La nostra regione è diventata un luogo dove gli esseri umani vengono trattati come oggetti e il riscatto dei migranti è diventato la norma.” Questa ammissione pubblica rappresenta un passo cruciale verso il riconoscimento e la lotta contro fenomeni che sono stati a lungo minimizzati o ignorati. In passato, tali crimini erano spesso politicizzati e attribuiti agli eritrei per giustificare sanzioni internazionali. Le accuse, non supportate da prove concrete, hanno contribuito a un clima di ostilità e incomprensione nei confronti dell’Eritrea, mentre la verità sui crimini perpetrati all’interno della regione del Tigrai rimaneva nascosta. La dichiarazione di Redda giunge in un momento in cui i media internazionali, per anni, hanno imputato questi crimini agli eritrei, senza condurre indagini approfondite e indipendenti. Tuttavia, studi indipendenti finanziati dalle agenzie delle Nazioni Unite, come l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA), così come da ONG operanti nella regione, hanno documentato la presenza di tali fenomeni ben prima dell’inizio del conflitto del 2020. Studi condotti nel 2007 e nel 2014 hanno messo in luce la persistente cultura della violenza sessuale nel Tigrai. In particolare, uno studio condotto nel 2020 dall’Università di Mekele, realizzato da noti ricercatori etiopici, tra cui Sarah Bahta Galu, Habtu Berhe Ghebru, Yohannes Tesfay Abebe, Ghebrekristos Gebrekidan, Atsede Fabthaven Aregay e Gherezghier Buruh Abera, ha rivelato che circa il 50% delle donne impiegate all’università erano state vittime di stupri perpetrati da colleghi o superiori. Altri studi, finanziati dalla cooperazione irlandese e condotti in collaborazione con ONG come Save the Children Sweden, hanno documentato la violenza subita dai bambini nella regione del Tigrai. La dichiarazione di Ghetachew Redda non solo riconosce la gravità di questi crimini, ma sfida anche la narrativa prevalente che ha frequentemente attribuito ingiustamente la responsabilità a forze esterne. Questo riconoscimento dovrebbe spingere a una riflessione profonda su tutte le accuse mosse contro l’Eritrea e gli eritrei, e invitare a un riesame delle prove e delle testimonianze. La verità sulla violenza e sugli abusi nel Tigrai deve emergere con chiarezza, e solo attraverso un’analisi onesta e imparziale sarà possibile affrontare e risolvere i gravi problemi che affliggono questa regione. (Associated Medias) – Tutti i diritti sono riservati Partito Democratico (PD) milanese e il Comune di Milano, sono istituzioni serie? Non penso.3/8/2024 Esiste il “fanatismo della sinistra”? Sì
(1a Parte) di Lamina Un amico mi informa di aver visto un video su Youtube in lingua tigrina dove uno youtuber tedesco, che si presenta come oppositore del governo Eritreo, dice di essere in possesso di una copia di una lettera che l’Ambasciatore eritreo a Roma avrebbe inviato al sindaco di Milano Sala. Indicando la lettera in suo possesso, lo YouTuber racconta che l’Ambasciatore eritreo, dopo aver preso atto di come il 2023/24 sia stato un anno pieno di iniziative italo-eritree e di una ritrovata collaborazione fra i due governi, chiedesse spiegazioni al Sindaco di Milano rispetto alla decisione di destinare la sala Galli del Municipio di via Sansovino a Milano, ad un incontro di critica rispetto al riavvicinamento tra Italia ed Eritrea. A detta dello youtuber l’incontro era organizzato da uno dei principali partiti politici italiani, il PD-Partito Democratico, in collaborazione con autoproclamati e cosiddetti “oppositori” del governo eritreo all’estero, una manciata di individui insieme ai soliti 2-3 giornalisti italiani amici. Partendo da questa notizia, mi chiedevo come mai questa lettera fosse andata a finire nelle mani di questo youtuber che la divulgava sui social media. Di fatto si trattava di una lettera scritta da una istituzione diplomatica, l’Ambasciata dello Stato dell’Eritrea in Italia, e inviata ad un’altra istituzione quale è la “capitale” dell’economia italiana, ossia Milano. Per la precisione, una lettera inviata dall’Ambasciatore eritreo Petros Fessahazion al Sindaco di Milano Giuseppe Sala. Il fatto in sé per sé è grave, perché esiste un protocollo da rispettare. A seconda dei punti di vista Il contenuto della lettera può essere giudicato positivo o negativo, ma rimane pur sempre una lettera riservata e tale doveva restare. Perché questa lettera è andata finire nelle mani dei cosiddetti “oppositori” che l’hanno poi diffusa su Youtube? La risposta non è difficile. Ho ragione di credere che le istituzioni della città di Milano abbiano volutamente inviare la lettera ai cosiddetti “oppositori” affinché la divulgassero con i soliti toni del tipo: …. guardate che l’Ambasciatore eritreo in Italia è contro “la libertà di riunione” e contro “la libertà di assemblea” ecc., lo dimostra la lettera che ha scritto al Sindaco…. Un gesto grave e scorretto tanto più che arriva da una città come Milano che quanto a alcuni valori della vita comune, e non solo, è considerata all’avanguardia a livello europeo. Pertanto alla luce di questo comportamento meschino viene da chiedersi se veramente Milano possa essere rappresentata da un primo cittadino che si comporti in modo così poco professionale e irrispettoso delle istituzioni. A meno che il primo cittadino Sala non sia uso ritenere che qualsiasi lettera scritta e a lui indirizzata debba divenire pubblica attraverso i canali social di una specifica parte politica, vedi quella di coloro che si presentano come “oppositori”, allora ci si aspetterebbe che per completezza di informazione venisse divulgata anche la risposta che il Sindaco Sala avrà inviato all’Ambasciatore eritreo. In caso contrario, dal momento che una semplice richiesta di chiarimenti rispetto all’iniziativa promossa è stata raccontata come un’interferenza da parte dell’Ambasciata eritrea, non si potrà che concludere che questo gesto del Sindaco è indicativo di un forte legame fra le istituzioni del Comune di Milano, supportato al 100% dal Partito Democratico milanese, e i cosiddetti autoproclamati “oppositori” eritrei. Da alcuni anni a questa parte è noto che l’agenda politica di questi auto-denominati “oppositori” è il cosiddetto “Regime Change”, “cambio di regime” in Eritrea. Un tentativo di Regime Change confezionato ad arte, e supportato dal Partito Democratico Milanese che da anni porta avanti tramite la voce dei falsi richiedenti asilo. Falsi richiedenti asilo di cui il 60% sono etiopi della regione Tigray, ma che con il supporto anche del governo PD negli anni sono stati accolti in numero massiccio, sotto la falsa identità di “richiedenti asilo eritrei”. Vengono utilizzati come se fossero “oppositori eritrei” ma in realtà sono etiopi. Un assurdo, come se dei cittadini francesi chiedessero asilo politico in America presentandosi come cittadini italiani, e le istituzioni e i politici americani utilizzassero questi falsi richiedenti asilo francesi alla stregua di “oppositori italiani” così da poter attaccare il governo Italiano qualora sia poco gradito. Ma per capire di che incontro stiamo parlando, quale sia l’evento che si è tenuto a Milano, dobbiamo analizzare bene gli organizzatori dell’iniziativa, cioè gli auto-proclamatisi membri dell’“opposizione Eritrea”, i membri del “Partito Democratico PD milanese”, del Pd Regione Lombardia, nonché vecchi e nuovi giornalisti così come indicato sul volantino pubblicato che informava circa il seminario. Analizziamoli:
Per loro scelta ideologica, da circa 50 anni non hanno mai voluto mettere piede in Eritrea. Di questi nostalgici si potrebbero dire molte cose, ma mi fermo qui aggiungendo solo che durante la guerra Etiopia-Eritrea del 1998 erano a fianco dello storico nemico del popolo eritreo, ossia dell’Etiopia governata dal TPLF) Fronte di liberazione della Regione Tigrai in Etiopia) meglio conosciuto come Weyane. Le altre singole persone sono un insieme di falsi rifugiati, simpatizzanti o anche membri dell'ormai defunto TPLF, creatore dei disastri che hanno portato alla situazione odierna in Etiopia. Queste singole persone che si presentano come “oppositori eritrei”, essendo cresciuti nell'era dei social-media, sono abituati a nascondersi dietro a una scrivania fingendo di essere centinaia. Invece non sono che singole persone che in questo modo però ottengono visibilità, la possibilità di divulgare le proprie idee politiche grazie al supporto di giornalisti come i vari Alberizzi, amico di vecchia data dell’ex Primo Ministro etiope ed ex segretario del TPLF Meles Zenawi. Così come il Lambruschi di Avvenire amico di Mussie Zerai, alias Don Barcone, cioè i noti divulgatori di false narrazioni sull’Eritrea che da anni scrivono sulla carta stampata. Due giornalisti italiani esperti nello scrivere falsità sull’Eritrea e all’occorrenza utilizzati da questi autodefiniti “oppositori” come propri portavoce per potersi così accreditare nell’ambiente dei media nazionali, nel circuito del mondo politico, e in modo particolare nell’ambiente della chiesa e delle ONG. Queste singole persone utilizzando i social media, pubblicano principalmente video e immagini fake in tema di diritti umani raccolti da ricerche a strascico su Google. Spesso si tratta di notizie che riguardano altri Paesi, altri contesti, ma che grazie a Photoshop vengono presentati come “eritrei”. In questo modo imbrogliano tutti coloro che non hanno dimestichezza con la tecnologia di oggi, che guardando immagini editate pensano che riguardino fatti commessi in Eritrea. Grazie a questi giornalisti e a questi leoni da tastiera, questi individui sembrano avere un gran seguito attorno ma non è così, in realtà rappresentano solo loro stessi, o al massimo, per fare numero, i loro familiari. Sembra strano, ma riassumendo l’identità che li accumuna, si ha a che fare con soggetti falsi:
Per questo mi domando:
A conferma di quale sia la vera natura di questi cosiddetti “oppositori”, si può ascoltare il video di Youtube che ha diffuso la notizia della lettera inviata al sindaco Sala, così da capire i contenuti discussi durante l’incontro. Un evento che al di là del riferimento all’Eritrea compreso nel titolo, ha visto i relatori discutere di ben altro:
Questo ipotetico analista politico, si sarebbe domandato come mai questi cosiddetti “oppositori eritrei” e il loro maggior sostenitore partito italiano, il PD milanese, sono così preoccupati di boicottare il Piano Mattei che ancora deve iniziare? Di fronte a un piano che prevede progetti per lo sviluppo dell’Eritrea, anche un presunto oppositore eritreo non avrebbe di che rallegrarsi visto che questo va a beneficio del suo Paese. In caso contrario, ecco che viene a galla la sua vera identità e la sua agenda politica che nulla ha a che fare con il bene dell’Eritrea. Non basta definirsi “oppositori eritrei”, nascondendosi dietro i social media, o organizzare manifestazioni dalle sembianze eritree. Anche se si appartiene ad una forza d’opposizione, bisogna dimostrare di essere veramente un eritreo e di avere a cuore l’interesse del popolo eritreo. Con il suddetto seminario di Milano invece si è dimostrato il contrario.
Lia Quartapelle nonostante sia anche vice presidente della commissione esteri, non ha ancora capito che come esponente della politica italiana, essendo stata eletta dal popolo italiano è obbligata a tutelare l’interesse dell'Italia, come lo faceva a suo tempo il segretario socialista Craxi. Cito Craxi come esempio, in modo che la parlamentare Lia Quartapelle possa verificare la veridicità di quanto scrivo chiedendo lumi al suo compagno Martelli, allora vice segretario, così da imparare qualcosa da uomini politici del calibro di Craxi che prima di tutto facevano gli interessi dello Stato italiano. Ricordo che nel 1985, durante il caso Sigonella, Craxi in qualità di presidente del Consiglio italiano si rifiutò di consegnare il palestinese Abbas agli americani dell’allora presidenza Reagan, facendo così rispettare la sovranità e l’interesse dello Stato italiano. Per questo motivo, se l’attuale governo italiano cerca di risolvere il problema dell’immigrazione incontrollata, nonché provare a instaurare con l’Africa un rapporto di reciproco interesse, e per questo motivo organizza un Summit Italia-Africa, la parlamentare del PD nonché V/Pres. della Commissione esteri Lia Quartapelle dovrebbe accogliere positivamente questa iniziativa e occuparsi di vigilare che dia i suoi frutti. Questo perché un buon esito è nell’interesse dello Stato italiano e delle aziende italiane, e per di più va nella direzione di ridurre le morti di coloro che attraversano il Mar Mediterraneo nel tentativo di approdare in Italia. In questo contesto, approfittando di questo summit, in virtù del legame storico che lega Eritrea ed Italia, la delegazione eritrea guidata dal Presidente eritreo, si è fermata diversi giorni in Italia per visitare varie aziende italiane e per allacciare rapporti economici. Parlando della parlamentare italiana Lia Quartapelle
Tornando sul sindaco di Milano, vorrei ricordare che il governo eritreo considera la città di Milano e l’Italia di grande importanza. Queste deriva da un legame storico, ma anche dal fatto che a Milano risiede una storica comunità eritrea. Proprio per questo, ai tempi del governo italiano a guida PD, Enrico Letta e successivamente Matteo Renzi / Gentiloni, di cui faceva parte anche la parlamentare Lia Quartapelle, il voto dell’Eritrea fu determinante nel far sì che Milano riuscisse ad aggiudicarsi l’EXPO 2015 vincendo su Smirne (Turchia). All’epoca, Sala era il Commissario Unico Expo Milano 2015 e durante l’apertura aveva ripetutamente elogiato lo spirito con la quale la Comunità Eritrea di Milano partecipava all’inaugurazione esibendosi in modo folkloristico testimoniando proprio l’integrazione e la convivenza pacifica ed esemplare che in Eritrea esiste fra le 9 etnie e le due religioni cristiana ed islamica. Domanda: ma allora perché il Sindaco, il PD milanese e in particolare la parlamentare Lia Quartapelle hanno questo accanimento verso l’Eritrea? Risposta: visto che questo accanimento va avanti da anni senza nessuna logica, devo per forza definirlo come una malattia mentale cronica difficile da curare, che potremmo chiamarla semplicemente “fanatismo della sinistra”. Esiste il fanatismo della sinistra dove il pensiero dominante non è la lotta per i diritti e il rispetto di ogni essere umano a prescindere dal suo credo politico, ma quello che, unito al credo e alla lotta politica della sinistra, non permette alcun ragionamento logico, nessuna elaborazione critica che permetta di ottenere risposte appropriate a domande sacrosante. Fine 1a parte. Continua…….. AVVISO A TUTTI I VIAGGIATORI DELLA ETHIOPIAN AIRLINES: SOSPENSIONE DEI VOLI VERSO L'ERITREA27/7/2024 Alla luce delle costanti e persistenti pratiche commerciali dolose perseguite dalla Ethiopian Airlines in generale e dei furti sistematici e organizzati di bagagli dei passeggeri, danni, ritardi prolungati e perdite senza alcun risarcimento in particolare, insieme ad aumenti di prezzo ingiustificati e altre irregolarità osservate. In considerazione del fatto che le ripetute e incessanti richieste fatte alla Ethiopian Airlines per rettificare le criticità sopra menzionate e altre irregolarità imposte al pubblico in viaggio, non hanno ancora prodotto alcun frutto. L'Autorità per l'Aviazione Civile è costretta a sospendere tutti i voli della Ethiopian Airlines diretti in Eritrea, con effetto dal 30 settembre 2024. Di conseguenza tutti i viaggiatori della Ethiopian Airlines diretti nello Stato dell'Eritrea sono pertanto invitati a modificare i propri voli e successivamente a cercare altre opzioni, se del caso. L'Autorità per l'Aviazione Civile dello Stato dell'Eritrea Asmara Asmara, 21 luglio 2024 – Il ciclista professionista eritreo Biniam Girmay, membro dell'Intermarché-Wanty Team, è entrato nella storia come primo ciclista africano a vincere la classifica a punti del Tour de France.
Questo straordinario risultato rappresenta una pietra miliare per lui, per il suo Paese e per l’intero continente africano. Biniam Girmay ha vinto la Maglia Verde raccogliendo 387 punti, seguito da Jasper Philipsen di Alpecin-Deceuninck con 354 punti e Bryan Coquard di Cofidis con 208 punti nella competizione Maglia Verde. Oltre alla sua vittoria assoluta, Biniam Girmay è stato il vincitore della tappa 3a, 8a e 12a del tour. All'arrivo al traguardo, Biniam ha ricevuto un caloroso benvenuto da tutti gli spettatori, soprattutto dai cittadini eritrei presenti all'evento, che hanno cantato "Bini, Bini, Bini". Due delegazioni italiane in Eritrea giunte per iniziare la cooperazione strategica nell'ambito del Piano Mattei
di Marilena Dolce Il Piano Mattei approda in EritreaArrivando ad Asmara con un volo da Istanbul ci si chiede perché non ce ne siano di diretti con l'Italia. Ora in Harnet Avenue, la via principale della capitale eritrea, l'insegna Alitalia che campeggiava sulla cima di un palazzo, è sparita. Forse per far dimenticare che, sino alla metà degli anni Settanta, prima della caduta del negus Hailé Sellasie, la compagnia di bandiera portava in meno di cinque ore sia i numerosi turisti che andavano a tuffarsi nel meraviglioso mare delle isole Dahlak, sia gli uomini d’affari. Chissà se il nuovo vento che spira adesso, permetterà finalmente alle compagnie che hanno mostrato disponibilità, Neos Air e Air Italy, di allacciare voli diretti per raggiungere la capitale eritrea. Asmara se lo meriterebbe. È una bella città, percorsa da macchine, gente, tantissimi giovani a piedi e in bici e poi dai taxi gialli che offrono car sharing. Una città posata sull’orlo dell’altopiano “come un vaso di fiori sul davanzale”. Non è la città triste, spenta, abitata solo da vecchi e bambini che ci descrivono ogni tanto. Nell’ultima settimana di giugno, Asmara ha accolto due delegazioni italiane. La prima guidata dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso accompagnato da un gruppo di imprenditori, la seconda della Presidenza Affari Esteri e Difesa del Senato, con a capo la senatrice Stefania Craxi. Così, mentre la stagione della pioggia sull’altopiano eritreo si fa attendere, in città proseguono gli incontri iniziati a Roma lo scorso gennaio durante il vertice Italia-Africa. Il 24 giugno il ministro Ursoha incontrato il presidente Isaias Afwerki, il Ministro degli Affari Esteri, il Consigliere Economico del Presidente, il Ministro dell’Industria e del Commercio, il Ministro dei Trasporti e delle Telecomunicazioni e il Commissario alla Cultura e allo Sport. Il presidente Isaias durante i colloqui, in un clima amichevole basato sui consolidati rapporti storici fra i due Paesi, sottolinea l’importanza della ripresa delle relazioni bilaterali, soffermandosi sulle priorità d’investimento in campo energetico, delle infrastrutture ferroviarie, stradali, portuali e nel settore manufatturiero. Alla fine degli incontri il ministro Urso dice che “il presidente eritreo è consapevole del valore del Piano Mattei e del ruolo che l’Italia può assumere come ponte tra Europa e Africa”. La sensazione che si respira ad Asmara è che l’Eritrea abbia accolto con favore il rinnovato interesse italiano verso il paese con cui c’è stato, storicamente, il più forte legame. Un’opportunità per le imprese pubbliche e private italiane di lavorare in partenariato con gli eritrei su comuni obiettivi di sviluppo. “Emerge ovunque il desiderio di Italia”, conferma Urso. Del resto questo “desiderio” era stato il punto focale degli incontri a Roma tra la premier Giorgia Meloni e il presidente Isaias, che aveva deciso di prolungare il suo soggiorno in Italia anche per approfondire i possibili settori di cooperazione. I rappresentanti di Fincantieri, Enel, Bonifiche Ferraresi, Ferrovie dello Stato e Telemedicina dell’Ospedale Gemelli hanno accompagnato il ministro Urso nel tour eritreo per conoscere gli interlocutori e visitare alcuni siti che potrebbero essere oggetto di cooperazione. “Lo scopo è quello di definire, possibilmente entro l’anno, un piano strategico di partnership italo-eritrea”, ci spiega l’ambasciatore italiano Marco Mancini arrivato in Eritrea nel momento difficile della pandemia che, nonostante il numero di decessi contenuto, ha avuto un impatto economico pesante sul paese costretto a chiudersi per un lungo periodo. Il giudizio dell’ambasciatore Mancini sulla visita di questi giorni è incoraggiante, “l'accoglienza ricevuta, calorosa e ben organizzata, ha certamente avuto un effetto molto positivo sulle nostre delegazioni italiane.” “Chi non conosce l’Eritrea” continua, “deve venirci per vedere con i propri occhi e sentire con le proprie orecchie, la realtà che si vive in questo paese. Molto spesso ne viene data un’immagine confusa se non addirittura distorta. E i nostri rappresentanti di governo questo l’hanno capito”. Certo anche per merito della stessa ambasciata italiana che in questi quattro anni di lavoro ha investito tempo ed energie per promuovere i rapporti bilaterali e far conoscere meglio la realtà eritrea. Un atteggiamento per niente scontato, quindi ancor più apprezzato. Una spinta importante all’iter del Piano Mattei l’ha data Giorgia Meloni inserendolo nell’agenda del G7 in Puglia, che ha ospitato le figure più rappresentative del continente africano. In quell’occasione, l’Unione Europea, la Banca Africana di Sviluppo, gli Stati Uniti e gli altri membri G7 si sono impegnati a sostenere il Piano, per integrare i cinque miliardi di euro previsti dall’Italia ma non sufficienti per un progetto destinato ai 54 Paesi del continente africano. Così la piccola Eritrea, con i suoi cinque milioni di abitanti, potrebbe diventare il primo modello di cooperazione per poi essere replicato in altre e più complesse realtà africane. Per l’Italia familiarità e stabilità rendono l’Eritrea una destinazione sicura. Durante la permanenza ad Asmara il gruppo in missione con il senatore Urso, ha visitato alcuni luoghi “storici” della città, la stazione ferroviaria costruita nel 1911, l’ex fabbrica del vetro, una diga realizzata recentemente, un’industria agraria, un progetto immobiliare in costruzione e una fabbrica tessile un tempo proprietà dell’industriale italiano Roberto Barattolo, poi nazionalizzata negli anni Settanta dal governo militare etiopico. Quest’ultima rappresenta una storia emblematica, tanto da poter diventare l’esempio per impostare un partenariato industriale fra i due paesi, Eritrea e Italia. Lo stato eritreo aveva ceduto l’azienda da risanare per un simbolico dollaro all’industriale italiano Giancarlo Zambaiti. Da quel momento la Za.Er, questo è il suo nome, viene del tutto rinnovata, come abbiamo potuto vedere durante la visita guidati dal figlio Pietro, che ora la dirige. Si tratta di un modello di made in Italy, in cui è presente un’importante componente sociale, scuola materna ed elementare, oltre alla mensa, per venir incontro alle esigenze dei 720 dipendenti, in gran parte donne. Un bell’aiuto come sanno tutte le mamme che lavorano e “un chiaro esempio di come le imprese italiane, nell’ambito del Piano Mattei, potrebbero promuovere una partnership win-win, a vantaggio dell’economia e della popolazione locale”, dice Urso durante la visita. Quello della Za.Er inoltre è un modello che potrebbe ripetersi in altri settori industriali locali. La missione internazionale di Urso si conclude con la visita alla città portuale di Massawa, cui partecipano anche la senatrice Stefania Craxi e i senatori Enrico Borghi e Roberto Menia, prima di continuare il loro viaggio nel Corno d’Africa. A Massawa le delegazioni vedono le infrastrutture portuali esistenti e i collegamenti stradali e ferroviari. “Oltre alla ragione storica”, spiega Mancini il motivo principale per cui l’Italia ha scelto di puntare sull’Eritrea “è perché è l’unico paese stabile nel Corno d’Africa. Inoltre ha un’importanza geostrategica fondamentale con i suoi 1.200 chilometri di costa sul Mar Rosso. Il nostro governo si è reso conto che è un paese, che in base alla sua esperienza e all’esperienza del suo leader, può fungere da elemento stabilizzatore per l’intera area”. In questo senso l’Eritrea si pone quindi come paese fondamentale nel quadro di pace, premessa per il Piano Mattei. Per questo l’amministratore delegato del gruppo Alpitour, Gabriele Burgio, durante l’incontro a Roma con il presidente Isaias, gli aveva confermato l’interesse a investire nello sviluppo turistico dell’Eritrea, con un progetto a breve termine da realizzare alle isole Dahalk. “Quel che colpisce subito in Eritrea” scriveva nel 1939 Curzio Malaparte, inviato del Corriere della Sera, “è il senso di una inconsueta ampiezza di vedute: una generosità e una larghezza di idee e di propositi, di cui l’architettura, le strade, il traffico non sono che le testimonianze esteriori…e sebbene io sappia che è povera, non posso difendermi dalla precisa e insistente impressione di trovarmi in un paese ricco”. Più di ottant’anni dopo, il nostro breve viaggio ne conferma la sensazione. EriXpress Media
10 ott 2021 Salimbeni Carmelo è da record, 5 volte campione di ciclismo dell'Eritrea (1962, 1964, 1968, 1972 e 1980). Salimbeni è stato anche uno dei quattro olimpionici del ciclismo tutto eritreo (Fessehazion Greyesus, Salimbeni Carmelo, Solomon Embaye e Yemane Negasi) che furono costretti a correre sotto la bandiera etiope ai Giochi della XVIII Olimpiade o a Tokyo 1964, ed era anche uno dei cinque olimpionici del ciclismo tutto eritreo (Fessehazion Greyesus, Mehari Ogbamichael, Salimbeni Carmelo, Tekeste Woldu-Gigante e Yemane Negassi) che hanno partecipato ai Giochi della XIX Olimpiade o del Messico 1968. Si ritiene che Salimbeni abbia vinto 300 gare nella sua carriera. S'è avuta nelle ultime giornate di giugno la visita di una folta delegazione politica italiana in Eritrea. Importanti e promettenti gli elementi che potrebbero scaturire da una rinnovata partnership tra i due paesi, nel solco di quanto già prospettato attraverso il Piano Mattei.
di Filippo Bovo 30 Giugno 2024 La settimana appena trascorsa ha visto approdare in Eritrea una folta delegazione italiana, sulla base di quanto già era stato delineato in occasione della visita del Presidente eritreo Isaias Afewerki in Italia tra gennaio e febbraio in occasione della vertice Italia-Africa e della presentazione del Piano Mattei. Si tratta, al momento, della principale visita d’esponenti italiani in un paese del Continente Africano dalla presentazione del Piano, per numero di personalità e livello d’incontri svolti, nonché per tempistiche di permanenza: a riprova, di come peraltro sempre era stato ricordato ad Asmara, dove pure si faceva sentire la stanchezza verso le tante delegazioni italiane in passato già andate e venute senza poi sortir esito, che gli italiani in ogni caso sarebbero stati sempre i benvenuti. Per ben tre giorni, infatti, il Ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, insieme a personalità come la Presidente della Commissione Affari Esteri e Difesa del Senato, Stefania Craxi, o il Direttore di Enel Grids & Innovability, l’Amministratore Delegato del Polo Fincantieri Infrastrutture, il Responsabile Affari Internazionali di Ferrovie dello Stato Ferrovie dello Stato, il Direttore Agronomico Internazionale di Bonifiche Ferraresi, o ancora il Direttore Responsabile per la Telemedicina presso il Policlinico Gemelli, hanno incontrato il Presidente e le principali figure del governo eritreo, come i Ministri degli Esteri Osman Saleh Mohammed, dell’industria e del Commercio, Nesredin Bekit, dei Trasporti e delle Telecomunicazioni, Woldemichael Abraha, della Sanità, Saleh Meky, il Commissario alla Cultura e allo Sport, Zemede Tecle Woldatetios, o ancora il Consigliere Economico Hagos Gebrehiwet. Insieme hanno tenuto discussioni riservate ad Asmara e visitato numerosi siti storici e produttivi lungo tutto il paese. Si potrebbero ad esempio citare la stazione ferroviaria di Asmara, con le officine di manutenzione del materiale rotabile, l’altrettanto storica vetreria della città, una moderna diga con impianto fotovoltaico recentemente inaugurata, o ancora l’ex cotonificio Barattolo, oggi noto come ZaEr – Dolce Vita, gestito dal brillante imprenditore Pietro Zambaiti. E’ l’Agenzia Nova che in Italia si dimostra la più prodiga d’informazioni, riportando pressoché quotidianamente le varie notizie riguardanti la visita della delegazione italiana in Eritrea, in italiano come in inglese: un saggio e doveroso lavoro a cui sono dovuti il plauso e l’invito acché sempre si continui così. A livello eritreo, per chi è pratico con l’inglese, lingua di cui oggigiorno è quantomeno necessario aver un’infarinatura, ci si può sbizzarrire tra il portale del Ministero dell’Informazione, Shabait, oppure testate analogamente sempre aggiornate ed approfondite come TesfaNews o DehaiNews o NakfaPress, attivissime anche nell’oggi sempre più importante mondo dei social come Facebook o Twitter. Fin qui il suggerimento a quanti, da italiani, vorranno indagare un po’ di più su questo curioso paese che è l’Eritrea, connotato da caratteristiche storiche e politiche che molto lo distinguono dal resto del Continente, ma che proprio per questo ne incontra oggi crescenti ammirazione e desiderio d’emulazione: giacché Asmara, divenuta indipendente nel 1991 dopo trent’anni di Guerra di Liberazione con la vicina Etiopia che l’aveva annessa nel Dopoguerra, risulta oggi l’unica nazione africana a vantare una piena sovranità, svincolata da meccanismi neocoloniali come presenze e partecipazioni militari in alleanze dominate da altri (unica nel Continente a non risultare inserito e/o associato al quadro militare NATO-AFRICOM, e men che meno ad ospitare basi straniere di chicchessia, contrariamente a certe vecchie e pure recentemente ripescate bufale mediatiche) e a perseguire il proprio sviluppo in modo autonomo, basandosi sulle proprie risorse e stabilendo unicamente cooperazioni win-win (è l’unico paese africano a non presentare dalla fondazione una storia di debito con l’estero, men che meno con istituti di credito occidentali come noto egemonizzati da Washington, insieme a Libia e Botswana che tuttavia hanno visto nella loro biografia, passata e recente, altre ben note e non facili vicende). Si può ben comprendere perché Asmara sia dunque oggi tanto ammirata da molti giovani progressisti africani che, sull’onda dei recenti moti rivoluzionari che hanno scosso soprattutto il Sahel, hanno iniziato a riscoprirla dopo anni di ghettizzazione mediatica, e quanto al tempo stesso il rapporto che gli italiani sono riusciti ad incontrarvi sia importante, proprio perché può sensibilmente contribuire a promuovere anche altrove il Piano che recentemente Roma ha proposto: ricevere “disco verde” da un paese pienamente sovrano come l’Eritrea, che al contempo intrattiene fruttuose e solide alleanze anche con altri grandi colossi globali come in primo luogo Pechino, oppure Mosca o ancora Riyad, indica infatti che il suo governo, noto per le estreme caratteristiche di serietà e prudenza, ne ha riconosciute le potenzialità e fattibilità. E’ insomma un’importante indicazione che anche presso altre cancellerie del Continente non passerà di certo inosservata, venendo accolta alla stregua di un influente incoraggiamento. Non a caso, come riferito sulla sua pagina su X dal Ministro dell’Informazione eritreo, Yemane Ghebremeskel, il Presidente Afewerki ha definito il vertice Italia-Africa del 29 gennaio e i vari incontri tenuti nelle giornate successive come un insieme d’occasioni davvero molto stimolanti. Nemmeno deve passare inosservato che l’Italia sia la prima nazione europea ed occidentale a poter stabilire con Asmara, nazione di punta nel Movimento dei Non Allineati, una cooperazione d’altro livello: dopotutto, come già dicevamo, gli Stati Uniti ed il resto dell’Occidente hanno sempre detestato l’eccessiva indipendenza del paese africano, vedendolo come un pericoloso esempio per il resto dell’Africa e sostenendo i suoi vari rivali strategici nella regione, e non digerendo le sue eccessive frequentazioni con molte nazioni considerate alla stregua di “avversari strategici” o “paesi canaglia”. Ciò in tempi più recenti non aveva tuttavia impedito a Washington di ricercare ad Asmara un’alleanza per la sua traballante Operazione Prosperity Guardian contro lo Yemen, come sappiamo addirittura senza ottenere risposta. Tornando a parlare della visita in sé, al Ministro Urso il Presidente Afewerki ha proposto un Partenariato Strategico tra Roma ed Asmara, graduale e a lungo termine, che vada a riguardare settori in espansione come le risorse idriche, il manifatturiero, le energie rinnovabili, le infrastrutture, i trasporti stradali e ferroviari o ancora le strutture portuali; non mancano però, oltre a questi elementi indicati come prioritari per un Piano, altri importanti settori come le attività minerarie, l’allevamento e l’agricoltura, i trasporti aerei, il turismo, o ancora la valorizzazione del patrimonio storico e culturale di Asmara, nel 2017 divenuta Patrimonio UNESCO, e i settori sanitario e farmaceutico. Le basi da cui partire ci sono tutte, se pensiamo che l’Italia rappresenta per l’Eritrea il secondo paese importatore e il nono in cui esportare le proprie produzioni; oltre alla diffusa conoscenza della lingua e della cultura italiane, o ancora agli storici rapporti motivati dalla presenza di una solida e radicata comunità eritrea nel nostro paese e alla presenza di un’altrettanto storica, oggi piccola ma sempre molto attiva, comunità italiana ubicata soprattutto nei maggiori centri come Asmara. Sfruttare al meglio tutte queste ampie possibilità, ha ricordato il Presidente, “richiederà la formulazione congiunta di una tabella di marcia strategica che comprenda tutte le priorità”. L’Eritrea chiede ad esempio collaborazione nel perseguire la propria piena autonomia nel fabbisogno interno, ad esempio con l’elettrificazione di piccoli villaggi e comunità in aree interne, ma offre pure importanti possibilità, come riportato anche dal Ministro Urso, tra cui la volontà di realizzare una sua maggiore “filiera del freddo e industria conserviera, macchine agricole e alimentari. Ma anche lo sviluppo turistico nell’Arcipelago delle Dahlak. Inoltre le miniere di metalli preziosi come rame, zinco, ferro, manganese e ovviamente potassio e fosfati, anche per agevolare l’Eritrea nella produzione di fertilizzanti. In ogni luogo si notano macchinari italiani datati nel tempo e ovunque ti parlano della nostra presenza, da tutti evidenziata come la migliore nella storia del Paese. Ancora oggi quando possono si affidano agli italiani: i nuovi quartieri residenziali di Asmara, che saranno consegnati a breve, sono realizzati da una nostra azienda”. Il Piano Mattei può rispondere a parte di questi obiettivi, giacché le imprese italiane che vi partecipano in molti paesi africani possono lavorare su “energie rinnovabili, infrastrutture, macchine utensili, sviluppo agricolo e turistico, minerali e materie prime critiche. In alcuni casi, anche l’alta gamma italiana, perché cresce il ceto medio”: tutti aspetti che anche Asmara ritiene molto pertinenti. Non a caso, con una speranza ed un ottimismo più che motivati ed auspicabili, il Ministro conclude che stavolta forse potrebbe davvero esser arrivato il momento per poter “costruire una partnership solida, capace di rafforzare i rapporti tra i nostri Paesi. I nostri governi sono determinati a raggiungere questo obiettivo”. Un rilancio delle relazioni tra Italia ed Eritrea, dunque, appare cosa oggi più che mai opportuna e da incoraggiarsi, ancor più tenendo conto dei vari fattori di sicurezza che vi si vanno ad associare: oltre che pienamente autonoma e sovrana, l’Eritrea vanta anche una delle prime dieci forze militari nel Continente, e controlla una vasta costa di oltre 1200 chilometri in un bacino come il Mar Rosso soggetto in questa particolare determinata congiuntura storica a gravi e preoccupanti turbolenze. Trattandosi di un mare chiave, attraverso cui transitano energia e commerci tra Mediterraneo ed Indo-Pacifico, ossia tra Europa ed Asia, cintura tra Corno d’Africa e Penisola Arabica, tra Africa e Medio Oriente, dove l’Eritrea spicca come un caso pressoché unico di pace e stabilità, stabilire un rapporto diretto con Asmara appare scelta più saggia che mai, che anche altri grandi attori internazionali come già sottolineato hanno provveduto a cementare. Una buona sinergia tra Italia ed Eritrea, dunque, può rivelarsi sin da ora positiva e fruttuosa anche su altre questioni che vadano oltre i già fondamentali temi dell’economia e dello sviluppo. |
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Agosto 2024
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