Egregio Sigr. Direttore, solo oggi giunge alla mia attenzione l’articolo “La triste parabola dell’Eritrea” compilato da un a me ignoto Vittorio Robecchi il 30-12-2015 su Limes. Per far comprendere la ragione della mia contrarietà le premetto che ho frequentato parte della scuola elementare e della media all’Asmara e che, dopo il mio profugato con le “navi bianche” in Italia (in pieno orrore nazifascista) vi sono tornato nel 1950 a studiare medicina (sezione della facoltà di Roma), nel periodo del trapasso tra l’amministrazione britannica e quella Negussita. Fui poi all’Asmara nel 1988, pochi giorni prima della guerra scatenata per i confini (usurpati dalla stessa Etiopia). L’articolo, del Robecchi trascrive con iracondia temi propagandistici, spesso privi di elementari documentazioni, trascurando fatti assolutamente determinanti che sarebbe lunghissimo elencare. Mi limito a indicarne pochi. L’ONU, dopo la seconda guerra mondiale dominata dagli alleati degli americani, aveva decretato che il governo dell’Eritrea fosse gestito prima dagli occupanti inglesi, e poi da una provvisoria federazione con l’Etiopia sotto sovranità del Negus Hailè Sellàse, da protrarsi per soli anni 12, prima di un referendum. Io stesso vidi l’ingresso dell’Imperatore all’Asmara nel 1951. Gia però dal 1950 avevo visto aggirarsi in città intrusi militari degli Stati Uniti d’America (protettori, ispiratori e finanziatori del Negus). Stavano iniziando a installare in Asmara la loro enorme base militare radar di “Kagnew Station”, con un grande villaggio antiatomico. Vendevano con ciò la recalcitrante Eritrea all’Etiopia evitando il referendum (alla faccia della loro sempre strombazzata democrazia). Ne seguì la lunghissima guerra popolare di liberazione finita con il referendum del 1991. Nel 1974 una rivolta ad Addis Abeba aveva deposto il Negus. Dopo tre anni era subentrato il colonnello Menghistù che, avendo studiato in una accademia militare negli USA, era diventato comunista e perciò si era rivolto all’URSS. (Ne certo avrebbe potuto allearsi ai protettori del Negus). La Russia intervenne (in contrappeso alla guerra di Viet Nam) e gli USA dovettero abbandonare la base. La guerra di liberazione (iniziata dalle losche trame USA all’ONU) era durata ben 36 anni. Sotto i domini Inglese, USA, Etiopico in Eritrea non vi furon certo elezioni e gli americani armarono l’Etiopia.
L’attuale Presidente Isaias Afeworkì, durante la guerra, era riuscito genialmente a unificare le due distinte formazioni partigiane, copta e mussulmana, ottenendone la totale duratura unità. Finita la guerra nel 1991, gli americani si rifecero vivi: volevano basi navali militari sul Mar Rosso, persino sulle isole Dahlac. L’Eritrea permetteva gratuitamente l’uso commerciale dei suoi porti all’Etiopia, ma oculatamente non aveva voluto mai allinearsi con le grandi potenze, protettrici di israele, per motivi di equilibrio interno religioso tra copti e mussulmani. L’Eritrea cioè, confinante con l’Egitto islamico e col Sudan integralista (definito dai soliti trombettieri USA: “stato canaglia”) non poteva accettare, per non compromettere l’unità patriottica tra le sue etnie religiose, evitando, anche a tutt’oggi, l’infiltrazione di integralisti figliocci di Al Qaeda. Gli americani finanziarono una nuova aggressione nel 1988 (con fondi del FMI, secondo il noto copione, ben descritto dal Nobel Joseph Stiglitz). Nel gennaio ero all’Asmara. Con stupore vidi la città pullulare di figure strane, religiosi di ogni possibile setta seduttoria paracrisitiana anglosassone. Individui eritrei allevati negli USA o in G.B. giunti da poco si aggiravano parlottando. Io stesso e un mio collega asmarino, fummo contattati da degli strani figuri angli che volevano informazioni. Nel maggio ne segui la nuova sanguinosissima aggressione etiopica delegata dagli USA. In quell’occasione avevo osservato a Decamerè, come a Cheren, manifesti elettorali con foto anche di candidate donne. Le elezioni, tanto rivendicate dal Robecchi, non si tennero perché subentrò l’aggressione delegata dagli USA all’Etiopia. La piccola Eritrea è oggetto di embargo economico e di assedio militare da parte di un paese, l’Etiopia, che ha 95 milioni di abitanti e che è asservito alle mire geopolitiche imperiali americane. Costretto da oltre 50 anni di guerre e accerchiamenti, iniziate e proseguite con le solite pretese di basi dagli Stati Uniti d’America, quel Popolo gentile resiste con il tipico eroismo che conoscemmo nei nostri Ascari. Lo sperimentatissimo copione imperialista, mirato all’asservimento economico politico e militare identico in tutto il mondo e si svolge come segue: Proposta ai malcapitati di asservimento economico e militare. - Embargo ai recalcitranti. - Lunghissimo assedio militare diretto oppure delegato ad altri. - Spionaggio. - Corruzione a suon di dollari. - Finanziamento di ogni organizzazione sovversiva. – Attentati. - Sputtanamento del “dittatore”. - Campagna sui “diritti umani”. - Pretesa di elezioni sulle quali usano intervenire con $ e ogni mezzo. - Tentativi di assassinii politici. Il tutto con la regia dei notissimi loro “servizi” e con l’inevitabile Induzione premeditata in regimi difensivi di “stato di guerra”, comportanti provvedimenti militareschi sulla stampa, sui “dissidenti”, sulle scuole, ecc. Penso infine che sui ragazzi migranti qualcuno ci marci. E’ inoltre difficile insinuare che le tre diciottenni di Ghezzabanda, che ho trovato pernottare nel cimitero di Treviso, mandino rimesse ad Afeworkì. Alcuni operatori, mi hanno riferito che alcuni sono etiopi i quali fingono di essere eritrei per ottenere la qualifica di “rifugiati”. Tutto ciò avviene nella nostra ex colonia nel complice silenzio della stampa che solo Montanelli denunciò nel 1964. Su tutto ciò vige il silenzio del Robecchi dietro la recita del livore creato, e finanziato dagli ormai noti registi che ho cercato molto sommariamente di smascherare. Distinit saluti Mario Ruffin. P.S. molto più particolareggiato ho illustrato tutto ciò nel libro “IL DUCE SI E’ FATTO MALE”. Booksprint.it. Editore (anche in E-book). Librerie Mondadori, IBS, libreria universitaria.
3 Comments
Giovanni
4/5/2016 10:13:34 pm
Egregio dr Ruffin,
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Mario Ruffin
10/5/2016 10:38:06 am
Caro (comprensibilmente) anonimo,
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Mario Ruffin
2/11/2017 01:38:02 am
Caro "Anonimo" (solo oggi con molto ritardo leggo la sua lettera). Quando un paese viene assediato con embargo di ogni merce o apparecchiatura e persino di medicinali, aggredito, diffamato e criminalizzato dal coro dei servi in tutto il mondo, infiltrato di spie, di provocatori, di sobillatori, di sovvertitori di prezzolati giornalisti pennivendoli, non ha altra scelta che istituire un "REGIME DI GUERRA" (fredda o calda che sia). Così è capitato a chi non accetta di appartenere all'impero americano, controllando la stampa pagata spesso dal nemico, creando attenti contolli di polizia, campi di concentramento. COME IN GUERRA. Parlando al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il segretario di stato U.S.A John Foster Dulles affermò: "....gli interessi strategici degli Stati Uniti nel bacino del Mar Rosso e considerazioni sulla sicurezza e la pace mondiale impongono che il paese (l'Eritrea) sia legato all’Etiopia”. Le ricordo cosa fu la base di Kagnion Station e che gli americani fecero in modo con quella di evitare il referendum per consegnare l'Eritrea al Negus.
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