Il presidente dell'Eritrea ha visitato il Cairo sullo sfondo dei controversi discorsi sulla disputa sulla diga del Nilo, sollevando domande sul ruolo dell'Eritrea nel contribuire a raggiungere un accordo tra Egitto, Etiopia e Sudan. 17 lug 2020 CAIRO - Durante la sua visita di due giorni al Cairo il 6-7 luglio, il presidente dell'Eritrea Isaias Afwerki ha tenuto colloqui bilaterali con il suo omologo egiziano Abdel Fattah al-Sisi, concentrandosi sulla disputa sulla Grande Diga del Rinascimento etiope (GERD) e sulla sicurezza nel Mar Rosso, con l'obiettivo di sostenere la sicurezza e la stabilità regionali, ha detto il portavoce della presidenza egiziana Bassam Radi. Questa è la quinta visita che Afwerki ha fatto al Cairo da quando Sisi è entrato in carica nel 2014. Questa volta, tuttavia, la sua visita è arrivata quando l'Egitto non è riuscito a raggiungere un accordo vincolante con l'Etiopia sul riempimento e il funzionamento del GERD, che il Cairo ritiene possa danneggiare interessi nelle acque del Nilo. Afwerki aveva precedentemente visitato Addis Abeba, in Etiopia, il 2 maggio, e Khartum, in Sudan, il 25 giugno. Gli osservatori ritengono che tali visite facciano parte degli sforzi di mediazione dell'Eritrea per risolvere la disputa tra Egitto, Etiopia e Sudan. Il riavvicinamento egiziano-eritreo nel corso dei decenni è sempre stato fonte di problemi per l'Etiopia, che ha ripetutamente accusato l'Egitto di usare l'Eritrea come carta di pressione e di destabilizzare la situazione in Etiopia. Questo riavvicinamento ha anche favorito il conflitto tra l'Eritrea e l'Etiopia che risale alla guerra di indipendenza dell'Eritrea negli anni '90, mentre la situazione di "nessuna guerra, nessuna pace" tra i due paesi ha costantemente alimentato la tensione regionale negli anni passati. Lo storico conflitto tra l'Etiopia e l'Eritrea si è concluso dopo che le due parti hanno firmato un accordo di pace a luglio 2018; di conseguenza, il primo ministro dell'Etiopia Abiy Ahmed è stato insignito del premio Nobel per la pace nell'ottobre 2019. Tuttavia, in seguito alla visita di Afwerki al Cairo, il Ministero delle informazioni eritreo ha dichiarato l'11 luglio che l'accordo di pace con l'Etiopia non aveva soddisfatto le aspettative dell'Eritrea. Il ministero ha aggiunto in una dichiarazione sul suo sito Web, “Due anni dopo la firma dell'accordo di pace, le truppe etiopi continuano ad essere presenti nei nostri territori sovrani. ... I legami commerciali ed economici di entrambi i paesi non sono ripresi nella misura o scala desiderate. " In questo contesto, un funzionario diplomatico specializzato in affari africani ha dichiarato ad Al-Monitor: “Il Cairo è aperto a tutte le iniziative regionali e internazionali volte a risolvere la disputa sul GERD. Egitto ed Eritrea hanno interessi comuni che non si limitano ai file bilaterali. È in corso un coordinamento nella gestione dei fascicoli regionali nella regione del Mar Rosso da un lato e delle relazioni con l'Etiopia dall'altro. " Parlando con Al-Monitor sul ruolo che l'Eritrea può svolgere nel conflitto tra il Cairo e Addis Abeba sul GERD, Hamdy Abdel Rahman Hassan, professore di scienze politiche all'Università del Cairo, ha dichiarato: "Sotto il dominio di Afwerki, l'Eritrea [divenne] un attore chiave nell'equazione del potere nel Corno d'Africa, data la sua importante posizione geostrategica. Il presidente Afwerki è in grado di agire a livello straniero e sfruttare le [controversie] per i propri interessi ". Abdel Rahman Hassan ha aggiunto: "Il presidente dell'Eritrea ha già annunciato la sua posizione sul GERD nel 2016. Crede che la diga superi le esigenze di sviluppo dell'Etiopia. Ci sono molti segni che indicano che la posizione eritrea è a favore dell'Egitto, in particolare dopo che i negoziati tripartiti [sulla diga] sono arrivati a un bivio ”. Da quando è entrato in carica nell'aprile 2018, il primo ministro dell'Etiopia Abiy Ahmed ha cercato di risolvere le controversie del suo paese con l'Eritrea e la Somalia. Tuttavia, le tensioni e le sfide interne hanno impedito un'autentica attuazione delle politiche di riavvicinamento. "L'Eritrea è stata riluttante a fare affidamento su di lui [Ahmed] alla luce dell'instabile situazione interna in Etiopia, mentre le forze etiopiche continuano ad occupare le aree contese", ha detto Abdel Rahman Hassan. Ha osservato che "la posizione geografica e le relazioni dell'Eritrea con i paesi del Golfo - in particolare l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti - possono servire da supporto strategico per l'Egitto, in particolare in caso di escalation". Parlando con Al-Monitor, l'ambasciatore dell'Eritrea al Cairo Fasil Gebreselasie ha negato che Sisi e Afwerki abbiano toccato gli aspetti della cooperazione militare quando si tratta della crisi della MRGE. Ha detto: "Ci si concentra sul miglioramento della cooperazione e del coordinamento nella gestione della sicurezza regionale e degli archivi economici". Ha aggiunto, "Il presidente Afwerki ha offerto ciò che è nella capacità dell'Eritrea di risolvere la disputa sul GERD". Tuttavia, ha rifiutato di fornire dettagli sull'iniziativa eritrea. credit Al-Monitor
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di Guido Talarico
Se c’era un solo modo per decretare la chiusura definitiva della scuola italiana ad Asmara questo modo è stato prontamente trovato. Il Requiem eterno in memoria di quella che era la più grande scuola in lingua italiana all’estero è stato intonato, probabilmente involontariamente, dal sottosegretario agli esteri Ricardo Merlo che, in Commissione esteri in Senato, rispondendo alla interrogazione in merito presentata da Laura Garavini, di Italia Viva, ha di fatto difeso la posizione della Scuola e dell’Ambasciata italiana scaricando sul Governo eritreo tutta la responsabilità della chiusura. I fatti dicono tutt’altro. Basta scorrere la corrispondenza che è pubblica per capire che Scuola e Ambasciata hanno agito di testa propria, in spregio alle regole, alla forma e anche al rispetto istituzionale. E non solo le carte. Testimonianze varie raccontano quello che 1200 studenti e i 2400 genitori hanno vissuto sulla propria pelle, cioè una chiusura anticipata. Va detto che quella di Merlo, a ben guardare, appare come una difesa d’ufficio. Un rappresentante di Governo che si schiera sulle posizioni di due apparati pubblici, la scuola e l’ambasciata per l’appunto. Il che, se vogliamo, è un fatto naturale, dove, immaginiamo, sulla ricostruzione dei fatti ci sia stato un lavoro preparatorio degli uffici competenti. Gli esiti tuttavia sono politici e superano di gran lunga il mero episodio. Se infatti dovesse passare definitivamente la versione che le colpe sono totalmente eritree, come ricostruisce Merlo, quale reazione si aspetta l’Italia dal Governo di Asmara? Non ci vuole né Calcante né Tiresia per indovinarlo. L’Eritrea revocando la licenza alla Scuola Italiana di Asmara ha posto un problema di regole e di rispetto delle forme. Non solo. Ha anche voluto dire basta ad una serie di piccole e grandi incomprensioni miste a provocazioni che da anni caratterizzano i rapporti tra Ambasciata, Scuola e istituzioni eritree. leggi articolo completo 19 pazienti sono stati diagnosticati positivi per COVID-19 in test condotti oggi nei Centri di quarantena a Gash Barka e nella Regione meridionale.
15 sono stati posti in quarantena nei dintorni di Adibara; 2 a Gergef; 1 ad Ali-Gidir, regione di Gash Barka; e l'ultimo a Senafe, nella regione meridionale. Sono tutti cittadini che sono tornati dal Sudan e dall'Etiopia attraverso rotte terrestri irregolari di recente. Di contro, 42 pazienti si sono ripresi completamente e sono stati dimessi dagli ospedali di Gash Barka (37), Regione meridionale (4) e Regione centrale (1). Il numero totale di casi confermati nel paese è ora salito a 251. 149 di questi si sono ripresi completamente e sono stati rilasciati periodicamente dai rispettivi ospedali, mentre i restanti 102 continuano a ricevere le cure mediche necessarie. Ministero della Salute Asmara 16 luglio 2020 SCUOLA ITALIANA DI ASMARA: L’ATTIVITÀ DIPLOMATICA DEL GOVERNO/MERLO RISPONDE A GARAVINI (IV)16/7/2020 15/07/2020 ROMA\ aise\ - Per garantire il proseguimento dell’attività della Scuola italiana ad Asmara è in corso un’intensa attività diplomatica che impegna Farnesina e Palazzo Chigi. È quanto sostenuto dal sottosegretario agli esteri Ricardo Merlo che ieri, in Commissione esteri in Senato, ha risposto alla interrogazione in merito di Laura Garavini (IV). Attiva dal 1903, la scuola è ora frequentata “da oltre 1.200 alunni (di cui circa l’88% eritrei)” e impiega “circa 120 dipendenti a pieno regime tra personale di ruolo inviato dall'Italia e personale locale a vario titolo contrattato, con rapporti sia a tempo indeterminato che determinato”. Nel settembre 2012, ha ricordato Merlo, “è stato firmato l’Accordo Tecnico sullo status delle scuole italiane in Asmara e del loro personale, ancora vigente. Come stabilito dall’art. 17, l’accordo si rinnova tacitamente di anno in anno a partire dal 2017. Lo scorso 25 marzo, il Direttore dell’Ufficio di Presidenza dello Stato eritreo ha comunicato alla Dirigente Scolastica della Scuola italiana il recesso dall’accordo tecnico bilaterale ("termination") e la revoca della licenza ad operare. Il motivo addotto è stato quello della asserita "chiusura" della scuola da parte italiana”. “In realtà, - ha aggiunto il sottosegretario – nei giorni precedenti, di fronte all’emergenza Covid, alle ordinanze locali contro gli assembramenti, e al fatto che diversi docenti si trovavano temporaneamente fuori dal Paese o erano stati posti in quarantena dalle autorità eritree, l'Ambasciatore italiano ad Asmara aveva semplicemente disposto l’interruzione delle attività in presenza, con prosecuzione della didattica con altri mezzi. L’Ambasciatore ne aveva informato il Ministro degli Esteri eritreo Saleh, ricevendo in quell’occasione parole di comprensione e solidarietà per la drammatica situazione italiana. Le stesse scuole eritree avrebbero sospeso le attività pochi giorni dopo”. (Neretto di Stefano Pettini) “Anche sul piano formale, - ha annotato Merlo – la lettera dell’Ufficio di Presidenza dello Stato eritreo contravviene palesemente a quanto previsto dall’Accordo Tecnico intergovernativo del 2012. In base all’Accordo, infatti, ogni eventuale divergenza deve essere risolta attraverso canali diplomatici e, in ogni caso, occorre garantire congrui periodi di preavviso e di salvaguardia dell'anno scolastico in corso”. A seguito della ricezione di questa lettera, “l’Ambasciatore ad Asmara ha avuto vari incontri e contatti con il Ministro degli Esteri eritreo, dai quali non sono però emersi segnali dirimenti né aperture o chiarimenti da parte delle autorità locali. Al contrario, alla vigilia degli Esami di Stato, con un'altra comunicazione diretta, di nuovo, soltanto alla Dirigente Scolastica della scuola, il Ministero dell'Educazione eritreo ha proibito agli studenti di nazionalità eritrea (61 su un totale di 70 maturandi) di sostenere l’esame di Stato. La Vice Ministra Sereni ha, quindi, inviato al Ministro degli Esteri eritreo una lettera, nella quale ha ricordato il passaggio temporaneo della scuola alla didattica a distanza ed espresso la sorpresa e il rammarico del Governo italiano per l’inattesa revoca della licenza alla scuola, chiedendo alle Autorità di Asmara un chiarimento urgente. Allo stesso tempo, ha ribadito la necessità che la scuola prosegua le sue attività e possa iniziare il prossimo anno scolastico”. Sereni “ha manifestato la volontà di affrontare eventuali future problematiche in modo costruttivo e consono ai rapporti bilaterali tra i due Paesi, nella cornice, eventualmente anche rinnovata, dell'Accordo del 2012. La lettera è stata consegnata il 23 giugno scorso nelle mani del Ministro degli Esteri eritreo ed è stata illustrata dalla Vice Ministra Sereni all’Ambasciatore eritreo a Roma in un colloquio svoltosi il 26 giugno”. In entrambe le occasioni, ha aggiunto Merlo, “la parte italiana ha sottolineato il desiderio di mantenere in funzione la scuola di Asmara, dando disponibilità a discutere eventuali richieste di parte eritrea nel quadro del citato Accordo del 2012”. Un “ulteriore passo”, ha detto ancora il sottosegretario, “è stato svolto il primo luglio dal Rappresentante Permanente d’Italia alle Nazioni Unite a Ginevra presso il suo omologo eritreo, in occasione della discussione del rapporto sull'Eritrea da parte del Consiglio Diritti Umani. Pochi giorni fa gli eritrei hanno rivisto la decisione di impedire ai propri cittadini di sostenere l’esame di Stato, per cui è stato possibile organizzare per loro una sessione suppletiva, conclusasi il 9 luglio. Il futuro rimane, tuttavia, molto incerto e non si possono escludere ulteriori azioni unilaterali da parte eritrea”. “Come spiegato alla parte eritrea, l’incertezza non potrà protrarsi oltre una certa data, considerati i numerosi adempimenti richiesti. Sia, auspicabilmente, per garantire l’inizio del prossimo anno scolastico, sia, nell'ipotesi più sfavorevole, per organizzare la chiusura temporanea o definitiva della scuola. Il processo è in pieno svolgimento e l’esito si conoscerà nei prossimi giorni”, ha detto ancora Merlo. Da ultimo, ha concluso, “il Presidente del Consiglio Conte ha indirizzato una lettera al Presidente dell’Eritrea Afewerki per esprimere preoccupazione circa la situazione della scuola e sottolineare l’aspettativa italiana di un approccio costruttivo da parte eritrea. Colloqui fra il Ministro Di Maio ed i vertici eritrei sono in corso di programmazione. Il Governo ha intrapreso un’azione a vari livelli per giungere al più presto a un chiarimento, con l'obiettivo di assicurare la continuità della scuola italiana ad Asmara e tutelarne gli studenti, i docenti e il personale dipendente”. Nella sua replica, Garavini si è dichiarata “soddisfatta” della risposta e ha espresso il “apprezzamento per gli sforzi sinora compiuti dalla Farnesina per cercare di evitare la cessazione dell'attività di una delle più grandi scuole italiane nel mondo, che ha rappresentato, tra l'altro, un cardine nei rapporti di cooperazione tra Italia ed Eritrea”. Condividendo la preoccupazione del Sottosegretario sul “rischio effettivo che si pervenga ad una chiusura della scuola in quanto tale”, Garavini ha invitato l'Esecutivo a “continuare l'impegno finora profuso affinché non si arrivi ad un esito deleterio per entrambi le parti”. credit (aise) Commento:
Tante parole che potevano essere condensate semplicemente in: "L'Ambasciatore italiano ad Asmara aveva semplicemente disposto l’interruzione delle attività in presenza, con prosecuzione della didattica con altri mezzi. L’Ambasciatore ne aveva informato il Ministro degli Esteri eritreo Saleh, ricevendo in quell’occasione parole di comprensione e solidarietà per la drammatica situazione italiana. Le stesse scuole eritree avrebbero sospeso le attività pochi giorni dopo”. Se ne deduce che l'Ambasciatore italiano prima ha disposto l'interruzione delle attività e poi ne ha informato il Ministro degli Esteri eritreo Saleh contravvenendo al dispositivo che prevedeva una consultazione preventiva fra la parte italiana e quella eritrea. Le scuole eritree sono state chiuse solo in seguito, sulla base di direttive di contrasto al Covid-19 emanate a carattere nazionale. Stefano Pettini 10 luglio 2020 - Addis Abeba
Dal tragico incidente del 29 giugno 2020 che ha causato la vita di Hachalu Hundesa e la distruzione che ne è seguita in alcune città della regione di Oromia, il governo è stato attivamente impegnato nel mantenimento dello stato di diritto e nell'assicurare alla giustizia tutti gli autori responsabili. Contrariamente a quanto erroneamente segnalato da alcune fonti, Addis Abeba e le città implicate nella regione di Oromia sono tornate tutte alla calma e i cittadini hanno ripreso le normali attività. Secondo la dichiarazione del procuratore generale di oggi, le indagini penali per identificare e trattenere gli omicidi di Hachalu Hundesa sono in corso dalla scorsa settimana, con la collaborazione coordinata degli organi governativi competenti che ha portato all'arresto di sospetti chiave. Ad oggi, due dei sospetti arrestati per il loro coinvolgimento nell'omicidio hanno confessato di aver commesso il crimine, mentre un terzo che è direttamente coinvolto nell'omicidio è ancora in libertà. A questo proposito, ai membri del pubblico è stato chiesto di fornire qualsiasi informazione relativa al luogo in cui si trovava o qualsiasi informazione che potesse condurre alla sua cattura. La transizione dell'Etiopia da uno stato autocratico a una democrazia nascente è in corso ed è inevitabile. Il governo riconosce che questo viaggio è tumultuoso e pieno di molti ostacoli mentre le strutture, i sistemi e le reti di informazione rimaste sotto il controllo dell'autoritarismo vengono lentamente smantellate. Le pietre miliari delle riforme critiche consentite negli ultimi due anni e mezzo continueranno a mettere radici mentre l'amministrazione rimane impegnata a mantenere il corso. Questa volontà politica ai massimi livelli è ancorata nello stabilire un ordine giusto e democratico che presta attenzione all'uguaglianza e al rispetto dei diritti fondamentali e della dignità di ogni cittadino. È ancorato al rispetto e al rispetto della Costituzione, che garantisce i diritti e le libertà fondamentali, incluso il diritto alla vita e alla sicurezza della persona. È ancorato nel garantire e mantenere lo stato di diritto, poiché nessuno è al di sopra della legge del paese. Le notizie deviate che vengono propalate attraverso i media tradizionali e sociali, volte a offuscare le pietre miliari democratiche inconfutabili che l'Etiopia ha raggiunto in un ambiente complesso, non sono solo pericolose ma semplicistiche nel valutare le realtà sul campo. Pertanto, sono necessarie attenzione e cautela nel generare analisi su generalizzazioni affrettate. Il Dipartimento degli Stati Uniti Ufficio del Controllo delle Attività Estere (OFAC) ha annunciato la rimozione con effetto immediato del Consigliere Presidenziale Yemane Gebreab dall'elenco dei "Specially Designated Nationals, nel quale era stato inserito per questioni relative alla Somalia.
17 pazienti sono stati diagnosticati positivi per COVID 19 in test effettuati oggi nel Centro di quarantena nei dintorni di Adibara, nella regione di Gash Barka.
Tutti sono cittadini che sono tornati dal Sudan recentemente attraverso rotte terrestri irregolari. D'altra parte, 51 pazienti si sono ripresi completamente e sono stati dimessi dagli ospedali di Gash Barka (50) e Assab (1) oggi. Il numero totale di casi confermati nella contea è ora salito a 232. 107 di questi si sono ripresi completamente e sono stati rilasciati periodicamente dai rispettivi ospedali, mentre i restanti 125 continuano a ricevere le cure mediche necessarie. Ministero della Salute Asmara 9 luglio 2020 di Daniel Wedi Korbaria
Perché parlare di Avvenire, il quotidiano della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) e il suo preminente giornalista “esperto del Corno d’Africa” Paolo Lambruschi, in relazione al fallito colpo di Stato al Primo Ministro etiopico Abiy Ahmed della scorsa settimana? Basta indagare un po’ per avere la risposta. Ed è per fugare ogni dubbio che ho deciso di raccontarvi questa storia che inizia con l’omicidio di un famoso cantante etiopico deceduto a circa seimila chilometri dall’Italia. Il mio sarà un raccontare diverso da quello di certi giornalisti occidentali che si spacciano per “africanisti esperti” che non hanno fatto altro che stilare un semplice trafiletto di cronaca nera senza neppure provare a spiegarne il movente. Questa mia inchiesta è basata su ore e ore di ascolti e letture in lingua amarica e tigrigna di articoli, documentari, estenuanti dirette Facebook, dichiarazioni di attivisti, di politici, di giornalisti, di ufficiali del governo e delle opposizioni, un lavoro con materiali originali che non tutti sono in grado di cogliere, non solo per la scarsa conoscenza delle lingue africane ma, soprattutto, per la buona dose di pazienza necessaria a sbobinare ore e ore di discorsi e filmati. Il giorno lunedì 29 giugno, alle ore 21:30, nella periferia di Addis Abeba nel quartiere conosciuto come Condominium Ghela, appena sceso dalla sua automobile viene ucciso sotto casa a colpi di arma da fuoco l’artista Haacaaluu Hundeessa, un giovane di 34 anni padre di tre figli, dei quali uno adottivo. Haacaaluu, di etnia Oromo, l’etnia più popolosa della Repubblica Federale d’Etiopia, era diventato un’icona e un modello di libertà durante i terribili anni dell’Oromo Protest. Fu lui, infatti, che con le sue canzoni di protesta aveva motivato il Movimento dei Quero che, pagando con numerosi sacrifici umani, era riuscito a cacciare, dopo 27 anni di potere, i TPLF ossia i Weyane. Questo Movimento diede un importante contributo al cambiamento che vide poi l’insediamento di Abiy Ahmed come Primo Ministro al Governo di Arat-Chilo. Alla notizia della sua uccisione gli Oromo si sono ribellati alle norme sulla pandemia Covid-19 e, incuranti della quarantena, si sono riversati a migliaia per le strade. In seguito sono iniziati i disordini che sono poi continuati per i giorni seguenti e hanno portato alla devastazione di mezzi ed edifici e costretto alla chiusura di tutte le attività commerciali e allo shot down di internet. Con l’intervento della polizia federale il bilancio delle vittime sfiorerà in pochi giorni il centinaio di morti e di altrettanti feriti. L’ultima stima delle autorità parla di 156 morti. Nonostante l’Etiopia sia un importante partner commerciale dell’Italia, la stampa italiana non ha colto nessun segnale importante dalla tragica fine di questo cantante etiopico e infatti gli ha dedicato pochissimo spazio con articoli brevi e poco approfonditi quasi da lancio di agenzia stampa: Etiopia, ucciso cantante e attivista Oromo. Dolore e rabbia in tutto il Paese: Almeno 7 morti. oppure Etiopia, proteste e decine di vittime per l'uccisione del cantante-simbolo degli Oromo. Avvenire non pervenuto. Perché? Forse per una svista, per una dimenticanza? O per non aver saputo valutare le conseguenze dell’uccisione di un cantante morto a seimila chilometri di distanza? Oppure per la volontà di omettere la notizia che potrebbe essere un po’ “scomoda” per la sua strategia editoriale? Ma chi ha ucciso Haacaaluu e cosa c’è dietro alla sua morte? È qui che entrano a far parte i media etiopici, i giornalisti precedentemente imprigionati dai TPLF ma che per bramosia di potere stanno collaborando con i loro carcerieri per rovesciare chi li ha liberati, il Primo Ministro Abiy Ahmed. In questa assurda storia della morte di Haacaaluu, secondo le indagini presentate alla popolazione dalle forze dell’ordine, dalle forze di sicurezza federale, dalla polizia federale e dalla polizia della regione Oromo, emerge subito un quadro organizzato e ben architettato da parecchio tempo che non lascia dubbi su chi siano i mandanti. Sono gli attivisti dei diritti umani, i giornalisti, i nuovi e vecchi politici e gli oppositori al cambiamento. Il primo ad uscire allo scoperto è stato il giornalista Dawit Kebede, proprietario della testata Awramba Times molto vicino ai TPLF, con un messaggio social del 27 giugno alle ore 02:23 poi ripostato alle ore 12:39 in cui scrive: “Domani aspettatevi una nuova agenda che potrebbe far cambiare l’agenda della Diga, scommettiamo.” Come per una sorte di sindrome di Stoccolma, molti giornalisti ed attivisti ex carcerati e perseguitati di terrorismo dai TPLF, oggi sono schierati con loro per ostacolare Abiy Ahmed. Tra questi c’è Jawar Mohammed, attivista Oromo, cofondatore del movimento Quero e proprietario di una televisione satellitare OMN (Oromia Media Network) con base negli USA. Jawar ed altri sono stati tra i primi beneficiari delle riforme apportate da Abiy che hanno visto la liberazione di tutti i prigionieri politici e dei giornalisti e il rientro dall’estero di attivisti rifugiati, la maggior parte dei quali ha scelto di crearsi un partito politico per partecipare alle prossime elezioni. La notte in cui arrivò la notizia della morte di Haacaaluu io ero online e uno dei primi profili che sono andato a vedere per approfondire la notizia è stato proprio quello di Jawar Mohammed che seguo da anni. Non aveva fatto nessun Twitt ma su Facebook aveva già cambiato la sua foto del profilo con quella dell’artista e scritto un breve post “Non hanno solo ucciso Hachalu. Hanno sparato al cuore della nazione Oromo, ancora una volta! (…) Puoi ucciderci tutti ma non ci fermerai mai!” Con chi c’è l’aveva Jawar? Il giorno della morte di Hacaaluu in una conferenza stampa il Primo Ministro Etiopico, visibilmente scosso, ha annunciato: “Nel giorno in cui la nostra totale attenzione era focalizzata al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per la controversia con i nostri vicini dove eravamo stati chiamati a dibattere per salvaguardare i nostri interessi, la morte di un giovane ci ha portato un enorme dolore”. Quel giorno infatti si discuteva sulla sorte della diga “Grand Reinasence Dam”, di oltre 70 miliardi di metri cubi d’acqua che il Governo Etiopico intende iniziare a riempire già quest’estate ma che l’Egitto ostacola minacciando gravi conseguenze. Abiy ha voluto ricordare anche gli eventi successi sempre a giugno degli anni passati: “Giugno dovrebbe essere il mese dedicato alla nostra agricoltura, invece per tre anni consecutivi puntualmente qualcuno ci vuole imporre troppi lutti”. A giugno del 2018, appena eletto, in Piazza Mesqel in Addis Abeba, durante il suo primo discorso pubblico, furono gettate delle granate che fecero vittime e ferirono centinaia di persone tra la folla acclamante. L’anno successivo, il 2019, ha visto invece la morte di ufficiali dell’esercito tra cui il Generale Seare Mekonnen ucciso dalla sua stessa guardia del corpo a colpi d'arma da fuoco assieme al generale Gezai Abera. Entrambi volevano impedire il Colpo di Stato. Da ulteriori ricerche ho scoperto che il “contrasto politico” tra i due personaggi Oromo famosi, Hacaaluu e Jawar, era di dominio pubblico. Quest’ultimo, rientrato in Etiopia dagli Stati Uniti come un vincitore, aveva aperto una sede in Addis Abeba alla sua OMN, creato il suo partito (Oromo Confederalist Congress) convinto di avere tutti gli Oromo dalla sua parte. Alla fine lo stesso Movimento dei Quero fu diviso in due gruppi distinti tra chi era favorevole al governo del moderato Abiy e chi seguiva le posizioni e visioni di Jawar a dir poco estremiste. I sostenitori di Jawar accusarono l’artista Hacaaluu di aver tradito il Movimento per schierarsi dalla parte di Abiy. 06 luglio 2020 - Il National Agricultural Research Institute (NARI) del Ministero dell'Agricoltura sta lavorando duramente per migliorare la produttività di frutta e verdura attraverso la tecnologia di coltura dei tessuti. Secondo Mussie Fekadu, capo dell'unità di ricerca sulla biotecnologia, la cultura dei tessuti è una moderna biotecnologia vegetale che viene applicata in molti paesi per la produzione di massa e materiale vegetale superiore privo di malattie. Per questo motivo, il laboratorio di coltura tissutale è necessario per mantenere standard elevati e tecnologie innovative. Mussie ha dichiarato che NARI ha istituito un laboratorio di coltura di tessuti nel 2014 presso la sua sede ad Halhale. Gli obiettivi principali dell'impegno erano la produzione di materiali vegetali esenti da virus, su larga scala, sani e migliorati. Inoltre, i compiti comprendono la produzione di materiali vegetali geneticamente uniformi e senza malattie; e una rapida moltiplicazione in vitro che a sua volta porterebbe a una maggiore produttività per unità di superficie. Attualmente, il laboratorio di coltura tissutale è impegnato nella produzione di materiali vegetali sani di patate, palme da dattero e banane. Il sig. Mussie ha informato questa newsletter sugli sforzi e sui risultati finora raggiunti dalla tecnologia di coltura dei tessuti nelle tre aree orticole selezionate. Lo scopo del lavoro comprende tre fasi standard, vale a dire; attività di laboratorio, produzione di capannoni e moltiplicazione in campo aperto. Cultura del tessuto di patate In Eritrea, la produttività della patata era relativamente bassa principalmente a causa della prevalenza di malattie virali. Queste malattie virali comportano degenerazione che è caratterizzata da una diminuzione di vigore e produttività dopo una successiva coltivazione dallo stesso lotto di tuberi. A questo proposito, la produzione di tuberi di seme attraverso la coltura di tessuti diventa un importante modo di rapida moltiplicazione della patata da semi libera da virus. Ciò è stato perseguito e il laboratorio ha il potenziale in questi giorni di produrre 50-70 quintali di semi pre-basici (di alta qualità) ogni anno. In realtà, oltre 350 quintali di patate per ettaro, ben oltre la media del paese, vengono raccolti in moltiplicazione in pieno campo. Cultura del tessuto di palma da dattero La palma da dattero può essere propagata attraverso semi, germogli vegetali e coltura tissutale. Tuttavia, i derivati vegetali accumulano diverse malattie batteriche, fungine e virali che si traducono in un calo della produttività. La propagazione attraverso i semi ha molte limitazioni come la dormienza dei semi, il basso tasso di germinazione e la variazione della progenie. Tuttavia, la propagazione mediante coltura tissutale è considerata uno dei metodi innovativi ben collaudati. La produzione di frutti privi di malattie, una crescita uniforme, una facile manipolazione durante il trasporto e un alto tasso di sopravvivenza dei semi sono tra i principali vantaggi dell'utilizzo dell'approccio di coltura tissutale. Secondo il sig. Mussie, la tecnologia di coltura del tessuto di palma da dattero è molto più difficile di quella di patate e banane. Attualmente, la micropropagazione della palma da dattero è stata effettuata attraverso la genesi dell'embrione somatico e le ex piante si trovano nelle fasi di tiro e radicazione. Parallelamente a questa ricerca in corso nel paese, un totale di 7.800 piante di vitro di palma da dattero sono state importate da un noto laboratorio di coltura tissutale e mantenute presso la rete di Massawa per indurimento. Ora vengono distribuiti a potenziali aree di coltivazione della palma da dattero nelle regioni settentrionali e meridionali del Mar Rosso. Il primo lotto di 2000 palme da dattero ha già iniziato a fiorire e dare frutti. Cultura dei tessuti di banana La cultura del tessuto nella banana è una tecnica relativamente semplice che è stata utilizzata per le propagazioni commerciali in diversi paesi. In Eritrea, la tecnologia di coltura dei tessuti è considerata un'opzione appropriata per fornire agli agricoltori qualità e quantità sufficienti di tali materiali. La tecnologia di coltura dei tessuti aumenterà il facile accesso degli agricoltori a grandi quantità di materiale vegetale pulito superiore con una resa più elevata per unità di superficie. Mussie ha sottolineato che anche se la cultura del tessuto di banana è il suo palcoscenico, 600 varietà di piante sono state prodotte così lontano dalla varietà Grandnein. Questi sono stati ora piantati per essere processati nelle stazioni di ricerca di Halhale, Golij e Agordet. Mussie ha inoltre sottolineato che nei prossimi anni si prevede che questa particolare tecnologia contribuirà in modo significativo a una maggiore produttività della frutta e verdura selezionata. In termini molto ampi, la coltura di tessuti vegetali è una tecnica a fasi di crescita di cellule vegetali, tessuti, organi, semi o altre parti di piante in un ambiente sterile su un mezzo nutritivo. I terreni di coltura utilizzati per la coltivazione in vitro di cellule vegetali sono composti da componenti di base di macro e microelementi, vitamine, aminoacidi, fonte di carbonio, agenti gelificanti e regolatori della crescita delle piante. Oggi alcuni membri della Comunità Eritrea di Bologna hanno donato il sangue presso l’ospedale Sant’Orsola.
Questo è solo l’inizio... Successivamente doneranno il sangue altri membri della Comunità Media Comunità Eritrea.it |
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