di Billion Temesghen da raimoq.com Mentre trascrivevo l'intervista che ho condotto con il dr. Toni Locher, fondatore di Suke (Comitato di sostegno svizzero per l'Eritrea), non riuscivo a trattenere le lacrime. Che storia che abbiamo e che amico e partner Suke è stato nella lotta eritrea e per la nazione. Nel 40° anniversario della Suke, il compagno e connazionale dr. Toni Locher condivide i suoi ricordi. - So che hai iniziato quando eri molto giovane. Potresti per favore portarci indietro a quei giorni? Allora, negli anni '70, avevo probabilmente 19 o 20 anni ed ero in contatto con molti movimenti di liberazione, come l'ANC in Sud Africa e le ex colonie portoghesi. Ero molto impegnato con i gruppi di solidarietà. -Come europeo, perché eri interessato a questo tipo di lotte? Sono nato negli altopiani meridionali della Svizzera da una famiglia di agricoltori, e tradizionalmente il primo maschio nato è dedicato a Dio. Poiché quelle comunità erano povere, l'unico modo per noi di ricevere un’educazione era essere chierici, sacerdoti o missionari. Pertanto, durante la crescita siamo stati molto vicino alla chiesa e anche ai missionari chierici che hanno lavorato in Africa. Ci hanno mostrato le immagini che avevano riportato dai loro viaggi in Africa e, di conseguenza, mi sono molto interessato all’Africa e anche a i suoi movimenti di liberazione. A Zurigo nel 1968 c'era questo famoso movimento studentesco chiamato “ 68 Student Movement”. Come i cosiddetti "Tiers-mondistes", che significa i ragazzi interessati nel terzo mondo, abbiamo sostenuto la liberazione della gente oppressa dalla colonizzazione. Una volta che le organizzazioni di liberazione in Angola, Guinea-Bissau, e Mozambico hanno avuto successo, hanno iniziato ad agire come se avessero dimenticato le loro lotte. I nostri contatti con i movimenti alla fine diminuirono quando questi iniziarono a vivere nell’abbondanza. Ero anche un delegato di un movimento studentesco cristiano in tutto il mondo e, nel 1971, ho partecipato a una conferenza di questa associazione ad Addis Abeba. Nel corso di un ricevimento con l'imperatore Haile Selassie, abbiamo appreso che c’erano molti giovani eritrei che si opponevano alla sua dominazione in Eritrea. Quello che mi ha molto colpito è che molti di loro lavoravano come autisti di taxi e davano fino al 70% del loro reddito per il fronte di liberazione, che in quel momento era solo l'ELF. Dal 1971 al 1977 sono stato in contatto sia con l’ELF che con l’EPLF, così come con i suoi membri e uffici in tutta Europa. E poi finalmente nel 1977 sono venuto in Eritrea per visitare il campo e le aree liberate. Il mio primo viaggio nel Sahel! -Come è stato il tuo viaggio?
Molto impressionante, che è il motivo per cui mi sono messo con l’EPLF. Confrontando le lotte nel Sud Africa e nel resto del mondo, ho scoperto che quella dell'EPLF era incredibilmente rara. E non dipendeva dall'Unione Sovietica o da qualsiasi altra delle potenze mondiali. Se non altro, l'EPLF è stato effettivamente oppresso dall’Etiopia sostenuta dalle potenze occidentali. E' stato completamente autonomo e autosufficiente; e come movimento indipendente ha avuto l'attenzione di molti giovani europei. Abbiamo apprezzato molto l’EPLF perché in quel momento eravamo critici nei confronti dell'Unione Sovietica e facevamo il tifo per il modello di socialismo cinese. Così quando sono arrivato sono rimasto sorpreso di vedere questi ragazzi che facevano la storia da soli con l'amore incondizionato e il sostegno del loro popolo. Da allora sono venuto in Eritrea quasi ogni anno. - Qualche aneddoto dalla tua prima volta in Eritrea? Nel luglio del 1977 ho incontrato Sebhat Ephrem, ora Ministro delle Miniere e dell'Energia, e siamo andati da Afabet a Keren, giusto in tempo per celebrare la liberazione di Keren. E ' stato un momento meraviglioso! Poi con Sebhat sono arrivato alla periferia di Asmara attraverso Elabered a guardare la città da una piccola collina in Zager, un villaggio molto famoso nella storia della lotta. Allora l'EPLF era a pochi passi dal liberare l'intero paese, ma poi sono arrivati i sovietici per appoggiare il Derg, e ci siamo diretti di nuovo alla nostra roccaforte nel Sahel. Ero lì e ho assistito a tutto. -Puoi parlarci del Suke? Abbiamo fondato Suke nell'ottobre 1977 al mio ritorno dall’Eritrea. Eravamo molto interessati alle questioni umanitarie perché dopo la ritirata le cose si erano fatte più difficili per il popolo eritreo. L'EPLF stava facendo del suo meglio per assistere le persone in termini di istruzione, farmaci e cibo, e abbiamo deciso di aiutarli. Quando la carestia ha devastato l'Etiopia nel 1984-1985, le cose qui andavano molto meglio per il ruolo attivo del Fronte. A quel tempo Suke era parte degli sforzi per creare l'Eritrean Relief Assosiation (ERA) in Europa. L'ERA era un ramo dell'EPLF e aveva uffici a Himbol e in Europa. Come tale, Suke stava lavorando con ERA. I combattenti per la libertà e gli eritrei della diaspora raccoglievano fondi per scopi civili di soccorso umanitario e li consegnavano a chi aveva bisogno. -Qualche ricordo? Nel 1980, abbiamo dovuto trasportare beni di soccorso, tra cui molte macchine per cucire, per il campo. Abbiamo preso due grandi camion e abbiamo guidato fino al Mediterraneo dalla Germania, ci siamo imbarcati su una nave per Alessandria, in Egitto, e poi abbiamo guidato attraverso l’Egitto e attraverso il deserto egiziano nubiano fino a Port-Sudan, che era la porta d'ingresso al campo e alle aree liberate. E’ stato uno dei ricordi più spettacolari dei membri Suke e un gesto simbolico di solidarietà tra due popoli. In realtà abbiamo attirato l'attenzione di diversi media europei che hanno raccontato la nostra storia. Ricordo anche i 25 km di lunghezza dell’ospedale sotterraneo di Orota. Ho lavorato a stretto contatto con il dr. Abrehet, che era un ginecologo come lo sono io, e l'unico nel settore. Sai che avevano una propria farmacia che produceva tutti i tipi di pillole? Era una enorme fabbrica sotterranea. Il ritiro ha rafforzato la necessità per l'autonomia e quasi tutti i problemi medici sono stati risolti dal Fronte stesso. Ricordo anche il secondo Congresso EPLF nel 1978. Un altro ricordo molto speciale è stato il mio matrimonio nel campo. -Veramente? Hai pronunciato il “Si lo voglio” alla maniera Tegadelti?! Si, l'ho fatto! Nel 1988, con la mia prima moglie sono andato a Era e ci siamo sposati nel campo, secondo lo standard EPLF. E' stato così speciale perché ho collegato me stesso con il mio me eritreo. Il mio è stato un gesto emotivo e simbolico di solidarietà con il mio popolo eritreo. Eravamo anche vestiti come gli abitanti delle pianure. -Cosa è successo con Suke dopo l'indipendenza? Dopo l'indipendenza i nostri progetti si spostato per soddisfare il piano di sviluppo nazionale. Noi non siamo una ONG, poiché io non credo in un tale tipo di organizzazione, ma noi siamo più un gruppo di solidarietà. Abbiamo effettivamente aiutato o assistito ai progetti di sviluppo che l'Eritrea richiede, come la costruzione di dighe, per esempio la diga Semomo nei pressi di Adi Quala, scuole per bambini disabili, impianti di energia solare, e il supporto per i veterani di guerra per avviare piccole imprese, nonché lo sviluppo in villaggi come in Tekombia. E' stato impressionante vedere come i veterani non erano isolati dalla società. Il rispetto e l'amore che il popolo eritreo ha per i suoi combattenti per la libertà è incredibile. -Quali Sono i piani di Suke per il futuro? Suke ed i suoi membri sono attivi da 40 anni, e ora il nostro obiettivo è di riorganizzare e reclutare giovani membri. Molti giovani della diaspora sostengono la nostra causa, in modo che sia il prossimo passo per noi. Siamo anche interessati a scambi culturali tra gente eritrea e svizzeri. Recentemente ho parlato con i membri di un gruppo musicale di Asmara, e mentre parliamo c'è in corso una spedizione di pianoforti per la scuola di musica e altre due associazioni musicali. Nel frattempo alcuni progetti sono completati e autosufficienti, mentre altri sono ancora in corso. -Cosa ne pensi sviluppo nazionale dell'Eritrea? L'Eritrea stava facendo molto bene fino a quando c’è stata l'aggressione del TPLF, e quando a questo hanno fatto seguito le sanzioni, diventando una nazione isolata. La percezione che il mondo ha di noi ha rallentato il passo di sviluppo. E' stato difficile per la gente e tanti giovani lasciano il paese, che mi dispiace molto vedere questo. Ma so che questo periodo difficile, è quasi finito. La storia eritrea non è una storia di recesso, è solo una delle ritirate strategiche. Alzarsi e andare avanti è la nostra forza. E' stata dura perla gente, soprattutto per i giovani, ma prima o poi l'Eritrea potrà godere di uno sviluppo durevole e sostenibile. -Congratulazioni per il 40° anniversario di Suke! Grazie! Siamo stati in unità con il popolo eritreo per 40 anni e ne sono estremamente grato. E' un onore essere parte della più grande storia del mondo. Sono un orgoglioso svizzero-eritreo! di Billion Temesghen da raimoq.com
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Settembre 2024
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