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ERITREA ETIOPIA

Un nuovo attacco alla mia persona

3/10/2016

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dal profilo personale del senatore Aldo Di Biagio su FB

​Nel mio impegno politico ho sempre preferito un approccio pragmatico e chiaro che non lasciasse spazio a possibili equivoci ed eventuali manipolazioni, poiché alla radice di questo impegno vi è anche un sentimento profondamente cattolico che ne condiziona l’etica.

Ho avuto anche la fortuna di poter condividere con chi mi fu mentore agli inizi della mia carriera politica interessi variegati che mi hanno portato ad approfondire argomenti spesso ai margini dell’esperienza o dell’interesse collettivo traendone sempre importanti conoscenze che hanno contribuito alla mia personale formazione.

Tra l'altro sono stato anche coordinatore di un associazione per l'auto-determinazione dei popoli.

Gli italiani all’estero, la Cooperazione internazionale e la promozione del Sistema Italia al di fuori dei confini nazionali sono stati da sempre temi ai quali ho dedicato impegno e passione, e attraverso i quali ho conseguito obiettivi importanti ed estremamente significativi.

Con mia sorpresa tuttavia negli ultimi tempi mi sono sentito rivolgere frequentemente una domanda che non mi sarei aspettato: “Senatore perché si interessa dell’Eritrea?”.

A condurmi in Eritrea sono stati inizialmente fattori diversi e casuali, primo fra i quali certamente la passione che mi fu trasmessa dal mio mentore politico che era nato in Asmara.

​Con il tempo però quello che per lui era un amore viscerale che lo legava alla sua terra di origine, per me divenne occasione di scoperta e approfondimento di una etica politica, religiosa e sociale che era stata capace di mantenere intatti i suoi valori a dispetto delle terribili prove alle quali l’Eritrea era stata sottoposta.
Successivi incontri con le massime autorità del Governo eritreo hanno sempre confermato in me quel senso di dedizione e coerenza che avevo percepito essere alla base del programma politico del paese che però risultava in maniera stridente in contrasto con quanto dell’Eritrea veniva detto nelle varie sedi istituzionali e attraverso i media.

Ho voluto quindi impegnarmi per fare chiarezza ed approfondire questo argomento con particolare riferimento ai rapporti con l’Italia al fine di stimolare legami di collaborazione con un paese con il quale condividiamo un importante recente passato storico che ci pone come interlocutori privilegiati.

La strada era già stata aperta da precedenti missioni di alto livello del nostro Ministero degli Affari Esteri, ma i risultati erano stati vanificati da successive modifiche degli assetti politici in Italia che ne avevano allontanato i protagonisti e provocato lo stallo nei rapporti proprio in un periodo politicamente cruciale per l’Eritrea che si era ritrovata a doversi difendere da pressanti attacchi mediatici e anche per il nostro Paese in considerazione della sempre crescente emergenza emigrazione.

Il tema dell'Eritrea è d'altronde molto dibattuto anche in sede parlamentare come testimoniano le dichiarazioni di alcuni onorevoli colleghi della Camera, forse ispirati da alcuni personaggi ben individuati, per fini che meritavano di essere opportunamente indagati.

A questi colleghi ho inteso rispondere pubblicamente o privatamente per metterli in guardia su attività non chiare alle quali si erano involontariamente prestati, così come del resto ho sentito il dovere di fare nei confronti di organi di informazione pubblica evidentemente anche loro suggestionati da titoli e credenziali che non hanno avuto la prudenza di verificare.

Questi personaggi si sono anche presentati a me direttamente o ai miei collaboratori incaricati di stabilire i primi contatti con chi ne fa richiesta, come Mussie Zerai e Simon Rezene rispettivamente dichiaratisi responsabili della Agenzia Habescia e di un’altra di recente formazione non ancora del tutto formalizzata.

Il loro atteggiamento inizialmente gentile è rapidamente mutato in arrogante e politicizzato che del sano e proficuo contraddittorio non ha assolutamente nulla; solo un dialogo a senso unico da dover accettare senza repliche poi trasceso ulteriormente in un attacco personale sul mio blog attraverso dichiarazioni infamanti.

Tuttavia l’aspetto più inquietante è certamente nei termini usati al plurale da tutti e due quasi a voler sottintendere la loro appartenenza ad una organizzazione in grado di fornirgli protezione e una sorta di immunità, e i frequenti riferimenti al fenomeno della migrazione clandestina della quale vantano controllo e influenza.

Evidentemente il tempo del dialogo è giunto al suo termine e credo sia arrivato il momento che a occuparsi della questione e a fare la massima chiarezza sia la magistratura.
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