Senatore in questi giorni si è sviluppata una crescente polemica sulla chiusura delle Scuole Italiane di Asmara caratterizzata da prese di posizione poco chiare e talvolta contraddittorie. Può fare il punto della situazione?
Ho seguito con interesse e attenzione questa seria problematica assistendo alla trasformazione di un banale incomprensione in un affare di Stato. Troppe voci molto spesso non qualificate hanno generato confusione nell’opinione pubblica senza tuttavia essere riusciti a chiarire l’esatta dinamica degli eventi. Per prima cosa ritengo opportuno evidenziare la differenza fra i termini come “chiusura” e “ritiro della licenza” spiegando che le autorità italiane hanno “chiuso” le scuole di loro iniziativa e senza il preventivo concerto con le omologhe eritree, mentre le autorità eritree, preso atto di questa iniziativa, hanno reagito “ritirando la licenza”. Quindi non è corretto affermare che le autorità eritree hanno chiuso le scuole italiane di Asmara, ma al più si sono limitate a reagire di conseguenza. Detto ciò non significa che il problema si limiti a questo poiché al contrario affonda le sue radici a molti anni fa ed è parte di un più ampio atteggiamento disattento manifestato dal nostro Ministero degli Affari Esteri nei suoi rapporti con l’Africa in generale e con l’Eritrea in particolare. A cosa si riferisce esattamente senatore? Per molti anni ragioni di carattere geo-politico hanno spinto l’Italia a preferire scelte filo etiopiche piuttosto che coltivare rapporti diplomatici con l’Eritrea con la quale condividiamo profondi legami storici e questo atteggiamento ha condizionato anche la gestione delle scuole italiane che più volte si sono trovate sull’orlo della chiusura a causa delle nostre inadempienze. L’ultimo caso risale al 2012 anno in cui con la firma di un accordo tecnico bilaterale sembrava si fosse arrivati a sanare una lunga serie di incomprensioni e a poter iniziare un nuovo percorso di collaborazione e comunità di intenti. Tuttavia anche quel documento è rimasto lettera morta ed è solo grazie alla buona volontà delle autorità eritree se si è giunti ai giorni nostri superando moltissime difficoltà di carattere organizzativo. Nel 2016 nel corso di una visita in Eritrea andai a sincerarmi di persona sullo stato della gestione delle scuole italiane oltre ad una visita di cortesia alla nostra sede diplomatica. L’impressione che ne ebbi mi convinse che nessun progresso era stato fatto nella gestione delle attività scolastiche e che la situazione era tale da doversi aspettare conseguenze negative, e scrissi tutto in un dettagliato rapporto che presentai al mio ritorno ai competenti organi di controllo. Lei ritiene che ci sia ancora un margine di trattativa per scongiurare la definitiva chiusura delle scuole italiane di Asmara? Credo che ai più risulti poco chiara l’entità reale del problema che si è creato nel tempo con in governo eritreo. Le scuole italiane sono solo l’ultimo tassello che ha evidenziato in tutta la sua gravità un problema diplomatico che ora deve essere affrontato ai più alti livelli. La posta in gioco è molto alta ed è la credibilità del “Sistema Italia” ad essere in gioco. Da troppo tempo il Ministero degli Esteri Italiano è privo di una guida politica lungimirante con una strategia a lungo termine, e tutti i suoi interventi risultano frammentati e spesso inconcludenti. Solo grazie alla valenza dei nostri ambasciatori, il più volte abbandonati a se stessi, siamo riusciti a contenere una deriva diplomatica che ha condotto l’Italia ad essere considerata un paese poco affidabile. Con la visita del premier Conte in Eritrea ed Etiopia per salutare gli accordi di pace, si era profilata la speranza di un cambio radicale di atteggiamento nei confronti dei due paesi non più divisi da ostacoli politici, ma finalmente uniti negli intenti. I fatti hanno dimostrato che l’Italia non ha saputo cogliere il momento favorevole che poteva renderla protagonista di prima fila di questi eventi epocali probabilmente non riuscendo a valutarne le enormi implicazioni e potenzialità. Lei ha intenzione di scendere in campo per favorire una possibile inversione di tendenza nei rapporti diplomatici con l’Eritrea? Qualche anno fa l’On. Andrea RICCARDI, ma soprattutto l’On. Lapo PISTELLI avevano avuto delle felici intuizioni circa l’opportunità di rinsaldare concretamente i rapporti con l’Eritrea per colmare gli effetti negativi dovuti agli anni di abbandono e di disattenzione. Purtroppo gli sviluppi politici susseguenti a queste iniziative non consentirono la loro realizzazione. In occasione di un colloquio privato con il presidente Isaias in Asmara nel corso dei festeggiamenti per il giubileo della liberazione del paese ai quali era stato invitato, mi assunsi l’impegno di cercare in tutti i modi di onorare quanto promesso dalle istituzioni italiane e non attuato. Mi sento ancora investito da questo impegno e ho intenzione di fare tutto il possibile nell’interesse primario dell'Italia e per rispetto nei confronti dell’Eritrea.
4 Comments
Solomon
14/9/2020 09:37:12 pm
Dal 1941 Eritrea ha visuto solo 7 anni di pace da Maggio 1991 fino Maggio 1998.30 anni guerra di liberazione.E poi 20 anni di guerra e ne guerra ne pace. Ragioni di geo politica ma non solo.Secondo me Italia ha mancato verso Eritrea. Aveva ragione amico Stefano Poscia quando ha scritto sul il suo libro Eritrea Colonia Tradita.Risultato amore e odio fra i due paesi.Adesso cerchiamo di fare delle cose serie e mature.Massimo impegno dal Italia e Cummunita Europea. Non solo con Eritrea ma Eritrea,Ethiopia e Somalia.Svilupo economico del Corno D.Africa.
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Aaron
16/9/2020 01:51:11 am
Tradimento all'italiana..... Eritrea ha dovuto pagare moltissimo prezzo
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Lamina
25/9/2020 01:04:43 am
Penso che l'Italia del PD, di Renzi, Gentiloni, Boldrini, e i vari Quartapelle ecc. sono i maggiori responsabili del fallimento sulla strategia da adottare in politica estera (vedi Libia ).
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Solomon
25/9/2020 01:41:57 am
La storia e invece di ben lunga data. Dopo la fine della II guerra mondiale venne a Guerra Fredda. USA,URSS GBe francia vincitore tutti pro Haile Selassie a tutto gas. Fuori Haile Selassie Entra Colonelo Mengistu e sia La DC di Andreaotti e la PC di Pajjetta per Mengistu.E adesso dopo tutto questo questi giovani qua. Insomma adesso basta e tempo di lasciare la storia per la storia cherchiamo di lavorare insieme perche le sfide adesso son diverse Iran,China, fondalismo islamico etc.. etc.Svegliamoci Tutti a questi nuovi realta.Svilupo Economico per il CORNO D AFRICA, Eritrea,Etiopia e Somalia.
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Settembre 2024
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