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ERITREA ETIOPIA

Riflessioni sulla conferenza del 9 novembre 2014

18/10/2015

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di Daniel Wedi Korbaria
​

Caro Ambasciatore Fessahazion Pietros,
​

il suo prezioso impegno ha raccolto centinaia di eritrei residenti in Italia restituendo alla Comunità, traumatizzata dai fatti di Lampedusa, l’orgoglio della sua identità: essere ERITREI. E noi cittadini eritrei della diaspora siamo fieri e siamo al fianco del nostro Governo. Noi ci siamo e ci saremo sempre, noi siamo un solo cuore.

Nella particolare serata di ieri 9 novembre, la sera della sua attesa conferenza a Roma, tantissimi eritrei venuti ad ascoltarla sono stati disturbati da alcuni scugnizzi venuti apposta per provocare la sua e la nostra immensa pazienza spacciandosi per “eritrei di opposizione”. Quel loro noioso tentativo d’ostruzionismo, fallito sul nascere, ci ha dato un quadro molto chiaro sulla situazione del nostro amato Paese.

Ragazzacci prepotenti e villani che non hanno avuto nessun rispetto per le persone anziane presenti, le nostre madri e i nostri padri, e che non hanno avuto rispetto della nostra cultura, delle nostre tradizioni e della nostra storia. Un esiguo gruppo di insolenti venuti apposta per creare disturbo e per mancare di rispetto alla Comunità degli eritrei ed al suo Rappresentante in Italia.

di Daniel Wedi Korbaria


Caro Ambasciatore Fessahazion Pietros,
​

il suo prezioso impegno ha raccolto centinaia di eritrei residenti in Italia restituendo alla Comunità, traumatizzata dai fatti di Lampedusa, l’orgoglio della sua identità: essere ERITREI. E noi cittadini eritrei della diaspora siamo fieri e siamo al fianco del nostro Governo. Noi ci siamo e ci saremo sempre, noi siamo un solo cuore.

Nella particolare serata di ieri 9 novembre, la sera della sua attesa conferenza a Roma, tantissimi eritrei venuti ad ascoltarla sono stati disturbati da alcuni scugnizzi venuti apposta per provocare la sua e la nostra immensa pazienza spacciandosi per “eritrei di opposizione”. Quel loro noioso tentativo d’ostruzionismo, fallito sul nascere, ci ha dato un quadro molto chiaro sulla situazione del nostro amato Paese.

Ragazzacci prepotenti e villani che non hanno avuto nessun rispetto per le persone anziane presenti, le nostre madri e i nostri padri, e che non hanno avuto rispetto della nostra cultura, delle nostre tradizioni e della nostra storia. Un esiguo gruppo di insolenti venuti apposta per creare disturbo e per mancare di rispetto alla Comunità degli eritrei ed al suo Rappresentante in Italia.

Caro Ambasciatore, immagino la sua soddisfazione nell’aver potuto cogliere con lo sguardo la fierezza ed il coraggio delle donne eritree, madri e sorelle che da sempre hanno lottato e sacrificato i loro figli per la nostra Patria, quando si sono alzate all’unisono per cercare di far desistere quei quattro importuni che non dimostravano nessun rispetto per l’Eritrea e le sue sacre istituzioni.
È grazie a loro e alla sagacia del Presidente della Comunità degli eritrei in Italia, che dal palco invitava tutti a sedersi, che la polizia italiana è stata facilitata nel compito di riconoscere i disturbatori rimasti in piedi che sono stati scortati fuori accompagnati da un grande applauso scrosciante e liberatorio che ha riportato la calma e la serenità di cui avevamo bisogno.

Il silenzio riguadagnato ha permesso lo svolgimento sereno della conferenza e tutti noi, avidamente, abbiamo ascoltato le sue parole pacate e pienamente condivisibili. Che gli infiltrati non fossero eritrei l’ho capito quando non hanno avuto il rispetto del minuto di silenzio in ricordo dei nostri martiri. Non esiste un solo eritreo che non rispetti i suoi martiri perché se non fosse stato per quei martiri non esisterebbe nessun eritreo. Tutti noi eritrei onoriamo i martiri della lotta per l’Indipendenza, a loro dobbiamo tutto, loro hanno donato la loro vita per noi, per i nostri figli, per i nostri nipoti e pronipoti. Loro sono morti per gli eritrei del futuro. Ogni famiglia ha il suo martire, ogni famiglia ha pagato caramente l’Indipendenza e la bandiera eritrea.

​In tutte le nostre case c’è una cornice con la foto di un martire, di colui che è stato un padre, una madre, un fratello, una sorella, uno zio, un cugino. Sono fotografie che non sbiadiranno mai, sono fotografie ben impresse nei nostri cuori. Piangiamo ancora per loro, piangiamo dentro di noi ogni volta che alziamo lo sguardo sul comò o sulla parete della nostra stanza. Loro vivranno sempre con noi. Sono sicuro che anche due giovani scalmanati eritrei, mentre fanno a pugni per una ragazza, al minuto di silenzio per ricordare i nostri martiri si mettano sull’attenti, si tolgano il berretto e chinino la testa.

E dopo “Awet n’Hafash”, se ancora gli va, possono continuare a fare a botte. Questo per dire che prima di tutto viene il rispetto per i nostri martiri. Chi non rispetta i nostri martiri non può dirsi eritreo. Chi non rispetta i nostri martiri non rispetta nessuno, nemmeno se stesso. Anche un altro gruppetto di infiltrati che, alla faccia della democrazia, voleva prevalere su tutti pretendendo di avere l’ultima parola ci ha dimostrato la sua estraneità, perché se fossero stati eritrei avrebbero osservato quel minuto di silenzio a testa china invece di andarsene in malo modo e offendere così i nostri martiri, la nostra storia, i nostri familiari. Hanno offeso tutti noi, hanno offeso l’Eritrea.

La sua pacata sicurezza, caro Ambasciatore, ci ha colpito in profondità, incoraggiandoci a lottare per difendere il nostro amato Paese dall’infamia dei nostri nemici. Lei ci ha infuso altra forza ancora, affinché l’Eritrea arrivi ai nostri figli integra e libera. Un’Eritrea sovrana.

Grazie del suo testardo impegno caro Ambasciatore.

Tutti assieme lotteremo e vinceremo la nostra lotta per la sopravvivenza, insieme difenderemo l’Eritrea. Noi siamo e saremo gli unici responsabili del futuro della nostra Patria e non permetteremo a nessun estraneo di infangare e sporcare la nostra bandiera, una bandiera conquistata versando molto sangue.

Noi eritrei saremo i guardiani di quella amata terra, e per farlo siamo già sull’attenti. I nostri nemici non vogliono capire, ma capiranno prima o poi, che più siamo circondati e soffocati più resistiamo e ci rafforziamo. L’orgoglio e l’unione che da sempre ci caratterizzano ci rendono unici al mondo. Noi eritrei non permetteremo a nessuno di ammainare la nostra bandiera, anche a costo della nostra vita.

Eterno ricordo per i nostri martiri, Awet n’Hafash!


Daniel Wedi Korbaria
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