In questi ultimi mesi abbiamo assistito ad un crescente coinvolgimento dell’Etiopia in gravi problematiche di ordine interno: persistente carestia, contrasti con gli Oromo, scontri di confine in Sud Sudan ed Eritrea. La gestione di tali problemi è stata caratterizzata da pressappochismo e in generale da una copertura a cortina fumogena stesa per minimizzare gli effetti degli eventi in corso e in buona sostanza far finta che tutto va per il verso giusto. Il caso dell’Eritrea però a fatto saltare i nervi ad Addis Abeba che non ha tollerato il programma di interventi deciso dalla Comunità Europea in campo energetico voluto per favorirne la ripresa economica come condizione favorevole a una inversione di tendenza nella migrazione irregolare verso l’Europa. Questo concetto è stato espresso a chiare lettere nell’aprile 2016 in occasione della visita di una delegazione di eurodeputati guidata dal presidente Gianni Pittella partita con lo slogan: “L’Africa diventi il partner principale dell’Europa”, nel corso della quale il premier etiopico Hailemariam Desalegn Bosch ha detto: “Se l’Ue darà aiuti all’Eritrea, l’Etiopia la invaderà. In sette giorni risolvo tutto e vi mando un milione di profughi in Europa». Quasi a voler dare sostanza a tali minacce pochi giorni fa l’Etiopia ha lanciato un attacco sul fronte di Tzorona prontamente respinto dalle forze eritree. La notizia ha fatto il giro del mondo attivando le penne di una quantità di sedicenti esperti di cose africane che contrariamente al solito hanno assunto un atteggiamento cauto in attesa di ulteriori sviluppi. La posizione etiopica infatti è sempre meno difendibile: il suo rifiuto di aderire agli Accordi di Algeri e il mantenimento dell’occupazione militare di territori sovrani eritrei unite alla sua incapacità di gestire gli affari interni in maniera pacifica e costruttiva e le sue aperte minacce di scatenare una guerra palesemente inutile e ingiustificabile con l’Eritrea, hanno suggerito prudenza anche ai più agguerriti giornalisti e blogger anti eritrei che non hanno potuto ignorare l’atteggiamento contraddittorio tenuto anche in questo ultimo caso di scontri sul confine eritreo dalle autorità etiopi.
Infatti mentre l'Eritrea sull’episodio è stata coerente con le sue affermazioni, l’Etiopia invece ha emesso cinque versioni diverse e contraddittorie della storia nello spazio di tre giorni: La prima versione rilasciata attraverso mezzi di comunicazione accennava ai progressi del suo esercito presso il villaggio di Tsorona nei combattimenti scoppiati domenica 12 giugno 2016 alle ore 05:00. La seconda versione rilasciata ieri di nuovo attraverso i media affermava che le sue truppe erano state attaccate dall’Eritrea mentre "giocavano a calcio" (alle 5:00?). La terza versione citata da un funzionario anonimo negava qualsiasi combattimento di qualsiasi tipo e sosteneva che la storia era una foglia di fico nella fantasia dell’Eritrea. La quarta versione del Ministro delle Comunicazioni e del Portavoce parlava di "misure di ritorsione" e tutta la versione precedente circa l'agguato della settimana precedente. La quinta e corrente versione del Portavoce che sostiene che il combattimento è cominciato quando l'artiglieria eritrea ha sparato proiettili attraverso il confine e ha colpito un'ambulanza. "Le forze eritree hanno cominciato a bombardare le nostre posizioni, colpendo anche ambulanze civili, e noi abbiamo risposto", ha detto Getachew. Tuttavia qualcuno è voluto andare ancora oltre, infatti Raffaele Masto nel suo blog Buongiorno Africa afferma: “…C’è una versione che rischia di essere quella vera, anche se non ci sono prove che la sostengano, ed è la seguente: un reparto eritreo ha disertato e ha cercato di passare la frontiera. Quando i reparti fedeli lo hanno capito hanno cominciato a sparare. Si sarebbe dunque trattato di uno scontro tra eritrei sulla frontiera con l’Etiopia che poi Addis Abeba ha dovuto gestire...” Proprio vero che alla fantasia non c’è limite! Stefano Pettini
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Agosto 2024
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