Il giorno 7 gennaio si festeggia il Natale Ortodosso. La più giovane tra le chiese orientali ortodosse è la Chiesa Eritrea Ortodossa Tewahedo, sorta nel 1993, dopo il raggiungimento dell'indipendenza dell'Eritrea dall'Etiopia. Anche se persistono ancora forti contrasti legati agli sconvolgimenti politici in cui la chiesa Etiopica si è trovata coinvolta, le due chiese sono in comunione tra loro. Il patriarca dal 2007 al 2015 è stato l'Abuna Dioskoros deceduto nel 2015 e non sostituito. La Chiesa conta circa due milioni di fedeli che vivono in Eritrea, Europa e Nord America. La Chiesa copta fu fondata in Egitto nel I secolo. Il nome deriva dalla parola con cui gli antichi greci indicavano il popolo egiziano autoctono: Aigyptioi, passata attraverso l'arabo gipt e divenuta poi qibt.
La Chiesa copta ha origine dalla predicazione di San Marco, discepolo di San Pietro, che scrisse il suo Vangelo nel I secolo e portò il cristianesimo in Egitto (regnante a Roma l'imperatore Nerone). La liturgia è simile a quella europea (Divina Liturgia), ma le due liturgie si sono evolute differentemente, anche perché quella europea è stata influenzata dal ruolo del patriarcato di Costantinopoli, mentre quella copta dal ruolo del patriarcato di Alessandria. La Chiesa copta rivendica, infatti, di non riconoscere le decisioni del Concilio di Calcedonia. I primi monaci copti vissero in Egitto durante il IV secolo, molti di loro morirono come martiri. Durante il IV e V secolo si ebbe lo scisma della Chiesa copta dalla Chiesa latina e greca. Il IV ed il V secolo furono caratterizzati dalla lotta tra le varie dottrine cristologiche. I cristiani si divisero circa la natura di Cristo: gli ariani accentuavano la natura "umana"; i nestoriani, pur considerando Cristo sia uomo che Dio, affermavano che le due nature non erano contemporanee. Il concilio di Calcedonia stabilì che Cristo era, al tempo stesso, completamente Dio e completamente uomo, avendo due nature. Ciò provocò lo scisma dei duofisiti nestoriani e dei miafisiti (ortodossia copta ed etiopica), che rimasero fedeli ai concili precedenti. La Chiesa copta è stata una delle Chiese a soffrire di più dell'avanzata araba nel Nordafrica. Nonostante la legislazione islamica permettesse alle "religioni del Libro", cioè cristiani, ebrei e zoroastriani, di professare la propria fede, assegnando ai fedeli di altre religioni lo status di dhimmi, di fatto impediva le conversioni dall'islam al Cristianesimo, o il matrimonio di donne musulmane con cristiani. Dopo il concilio Vaticano II, Chiesa cattolica e Chiesa copta hanno iniziato un cammino ecumenico di dialogo. Questo ha portato nel 1973 al primo incontro, dopo quindici secoli, tra papa Paolo VI ed il patriarca dei copti papa Shenuda III. Insieme decisero di iniziare un dialogo teologico, il cui frutto principale è stata la dichiarazione comune del 12 febbraio 1988 (la Chiesa cattolica era allora guidata da papa Giovanni Paolo II), che esprime un accordo ufficiale sulla cristologia, accordo approvato dal Santo Sinodo della Chiesa copta ortodossa. La dichiarazione comune sulla fede cristologica mette fine a secoli di incomprensione e di reciproca diffidenza. Così i due pontefici si esprimono: «Crediamo che il Nostro Signore, Dio e Salvatore Gesù Cristo, il Verbo Incarnato è perfetto nella Sua Divinità e perfetto nella Sua Umanità. Ha reso la Sua Umanità una con la Sua Divinità senza mescolanza, commistione o confusione. La Sua Divinità non è stata separata dalla Sua Umanità neanche per un momento o per un batter d'occhio. Al contempo anatemizziamo la dottrina di Nestorio e di Eutiche.» In Africa la storia inizia intorno al 356 quando il vescovo Frumenzio contribuì a convertire al cristianesimo l'Etiopia. La religione cristiana in Etiopia, in principio, trovò resistenze da parte dei locali, ma nel VI secolo riscosse sempre maggior successo con l'arrivo dei “Nove Santi”, monaci miafisiti che fuggivano dalle persecuzioni. Dal 640 la Chiesa d'Etiopia fu legata a quella copta egiziana e così rimase fino al 1948. Nel XVII secolo, con il negus Susenyos, ci fu un forte avvicinamento alla Chiesa cattolica, che durò fino al 1632. L'ultimo sovrano d'Etiopia Hailé Selassié (imperatore dal 1930 al 1936 e dal 1941 al 1974) riorganizzò la Chiesa d'Etiopia, rendendola autocefala rispetto alla Chiesa copta egiziana e facendola diventare Chiesa di Stato Tawahedo. Da allora la Chiesa non è più definibile copta ma Ortodossa Tawahedo. L'Abuna Basilios, il primo patriarca, fu eletto nel 1959 e gli successe l'Abuna Tewophilos nel 1971 (questi venne ucciso dalla giunta militare marxista). I successori furono l'Abuna Tekle Haymanot, l'Abuna Merkorios e l'Abuna Paulos (i primi due non vennero riconosciuti dal sinodo della Chiesa copta). La Chiesa risente di diversi influssi del credo ebraico, tra cui la circoncisione, la festività settimanale del sabato, la separazione della carne in pura ed impura, e la presenza dell'Arca dell'Alleanza ad Axum. Oggi la Chiesa d'Etiopia è la più estesa delle chiese pre-calcedoniche e i suoi credenti sono circa 36 milioni, in Etiopia e non. Il termine Tewahedo vuol dire, in lingua Ge'ez "l'essere che si è fatto uno", rifacendosi alla dottrina teologica miafisita.
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Settembre 2024
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