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La Forza di Yonas

18/10/2015

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di Daniel Wedi Korbaria

Ho incontrato Yonas a Francoforte quando il Giro per la verità, la pace e la giustizia all’Eritrea era arrivato a metà del suo percorso iniziato a Goteborg e che si sarebbe concluso a Ginevra. Quando gli strinsi la mano mi accorsi che indossava dei guanti neri per nascondere calli vistosi e continuava a sorridermi. Non riuscivo a credere di poter trovare un sorriso così gioioso sul volto di un disabile ed è stato proprio quel suo sorriso ad incoraggiarmi a chiedergli: “Perché ti sei unito al Giro spingendo la tua carrozzina dietro ai ciclisti?”

“Volevo simbolicamente partecipare almeno ad una tappa del Giro giusto per dire che c’ero anch’io ma veder piangere le tantissime madri e sentire le loro suppliche mi ha davvero incoraggiato a proseguire” mi confessò Yonas commosso a sua volta. Infatti le donne eritree che aspettavano l’arrivo del Giro a Francoforte sono rimaste sorprese di vederselo arrivare in carrozzina spinto dalla sola forza delle sue braccia. Sono state proprio loro, piangendo e promettendo di sostenerlo anche materialmente, ad incoraggiarlo a proseguire verso Ginevra. La commozione a Francoforte era palpabile anche tra i ciclisti, che spinti dalla nuova forza di questo giovane in carrozzina sarebbero arrivati in cima la mondo.

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di Daniel Wedi Korbaria

Ho incontrato Yonas a Francoforte quando il Giro per la verità, la pace e la giustizia all’Eritrea era arrivato a metà del suo percorso iniziato a Goteborg e che si sarebbe concluso a Ginevra. Quando gli strinsi la mano mi accorsi che indossava dei guanti neri per nascondere calli vistosi e continuava a sorridermi. Non riuscivo a credere di poter trovare un sorriso così gioioso sul volto di un disabile ed è stato proprio quel suo sorriso ad incoraggiarmi a chiedergli: “Perché ti sei unito al Giro spingendo la tua carrozzina dietro ai ciclisti?”

“Volevo simbolicamente partecipare almeno ad una tappa del Giro giusto per dire che c’ero anch’io ma veder piangere le tantissime madri e sentire le loro suppliche mi ha davvero incoraggiato a proseguire” mi confessò Yonas commosso a sua volta. Infatti le donne eritree che aspettavano l’arrivo del Giro a Francoforte sono rimaste sorprese di vederselo arrivare in carrozzina spinto dalla sola forza delle sue braccia. Sono state proprio loro, piangendo e promettendo di sostenerlo anche materialmente, ad incoraggiarlo a proseguire verso Ginevra. La commozione a Francoforte era palpabile anche tra i ciclisti, che spinti dalla nuova forza di questo giovane in carrozzina sarebbero arrivati in cima la mondo.

Yonas ha accettato di buon grado pronto ancora una volta a dare tutto alla sua Eritrea. Aveva 16 anni Yonas Haile Zerai quando nel 1990 si era unito al Fronte Popolare di Liberazione dell’Eritrea entrando un anno dopo sano e salvo ad Asmara assieme ai vincitori. Il Colonello Menghistu Hailemariam era fuggito all’estero e nel ‘93 l’Eritrea fu dichiarata la 182ma Nazione. Cinque anni di relativa pace e nel ‘98 la guerra scoppiò nuovamente e Yonas fu richiamato alle armi, una guerra che ha causato molte giovani vittime da entrambi i fronti. E  nel 2000 poco prima dell’armistizio Yonas perse in battaglia l’uso delle gambe.

Sono già quindici anni che vive seduto su una carrozzella senza che per questo abbia mai smesso di regalare il suo bel sorriso a chi lo guarda e lo saluta. Il Giro per la verità, la pace e la giustizia all’Eritrea è un’iniziativa della folta comunità degli eritrei residenti all’estero che vuole ribadire il rispetto delle decisioni finali e vincolanti già adottate dalle Nazioni Unite e che l’Etiopia continua ad ignorare occupando illegalmente i territori eritrei. Yonas non prova sentimenti di odio o di vendetta nei confronti dell’Etiopia e del suo popolo, anche lui come molti cittadini della diaspora eritrea vuole soltanto che venga garantita la verità, la pace e la giustizia.

Nient’altro che verità, pace e giustizia all’Eritrea. Il suo sudore, così come quello dei ciclisti che hanno già percorso oltre 1200 km di strada, vuole testimoniare e portare avanti questo messaggio di pace e di legalità, non a caso nel logo della manifestazione sono raffigurate una colomba e una bilancia. Yonas, timido ma determinato, dice: “Mi batterò fino alla morte per vedere tutelata la sovranità del mio Paese. Per questo ho lottato, per questo ho perso le gambe e se necessario sono pronto ad arrivare persino sotto al palazzo di vetro delle Nazioni Unite di New York.”

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Daniel Wedi Korbaria

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