Senatore Di Biagio in seguito al suo viaggio in Eritrea come invitato d’onore alle celebrazioni del venticinquennale della liberazione del paese dal giogo etiopico lei ha descritto la sua esperienza in toni molto positivi e riferendosi al lungo colloquio avuto con il presidente Isaias ha espresso l’intenzione di dare un seguito politico a quanto iniziato in tempi recenti dal viceministro Lapo Pistelli in tema di reciproca apertura e collaborazione fra Italia ed Eritrea, a iniziare da un approccio chiarificatore in ambito italiano che sollevi quel velo di fraintendimenti e incomprensioni che per troppo tempo è stato di ostacolo fra le diplomazie dei due paesi. Tuttavia la recente Interrogazione presentata dall’On. Civati il 24 giugno 2016 a firma anche degli On.li Brignone, Andrea Maestri, Matarrelli e Pastorino, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, e al Ministro dell'interno, appare sia nella presentazione delle premesse che nella formulazione delle richieste, una evidente dimostrazione di quanto lontana sia la politica italiana dall’aver percepito il dramma che sta vivendo un paese a noi così legato da un intenso recente passato storico. Qual è la sua opinione in merito ai propositi di tale iniziativa e quale strategia intende adottare per dar seguito all’impegno che ha sentito di volersi assumere con il presidente Isaias? La mia esperienza in Eritrea è stata chiarificatrice poiché oltre all’incontro con il presidente Isaias ho avuto modo di confrontarmi con molti diplomatici stranieri residenti, importanti autorità locali, imprenditori e tanta splendida gente comune. Il confronto con quanto normalmente diffuso sull’Eritrea dai media, e devo dire anche alcuni importanti organismi internazionali, è assolutamente stridente e di segno opposto tanto che non potendo essere casuale non può che dipendere da una precisa volontà di danneggiare la reputazione del paese africano. L’interrogazione presentata dall’On. Civati riflette in qualche modo quali siano gli effetti delle continue campagne denigratorie attuate contro l’Eritrea spesso caratterizzate da un percorso così contorto e complesso dal confondere nelle apparenze anche politici esperti che sono portati a equivocare i risultati di importanti eventi a carattere internazionale come nel caso citato nell’interrogazione. Leggendone le premesse si potrebbe pensare che contro l’Eritrea sia stato emesso un verdetto di condanna quando nella realtà si è trattato dell’epilogo, con un nulla di fatto, di una iniziativa che aveva lo scopo di portare l’Eritrea di fronte a una corte internazionale perché fosse giudicata per presunti crimini contro i diritti umani. Sarebbe bastata una piccola indagine per rendersi conto della reale natura di una tale iniziativa, di quali forze ne fossero le vere responsabili e di come nelle conseguenze non si sia potuto arrivare a nulla di concreto se non all’aver impedito all’Eritrea di potersi dedicare con tutte le sue energie ai programmi di emancipazione del paese ritardandone i progressi. Per questo ho inteso offrire il mio contributo personale sulla questione eritrea scrivendo un messaggio indirizzato all’On. Civati nel quale propongo una chiave di lettura politica che meglio interpreti le circostanze poste come pregiudiziali all’interrogazione evidentemente travisate, e allo stesso tempo un invito ad una maggiore attenzione nell’analisi di argomenti così importanti per le possibili conseguenze negative verso un popolo che guarda all’Italia con grande rispetto e fiducia. Nell’Interrogazione Civati viene chiesto se ai Ministri interrogati risulta ancora in vigore, da parte dell'ambasciata e dei Consolati di Asmara, la riscossione della tassa del 2 per cento sul reddito percepito in Italia dagli immigrati eritrei e, nel caso, se si ritiene opportuno intervenire al fine di impedire tale illecita tassazione; e se il Governo sia informato del fatto che, presso diverse questure in occasione di rinnovi del permesso di soggiorno o altre pratiche relative alla presenza di eritrei nel nostro Paese, gli stessi siano invitati a rivolgersi presso l'ambasciata o presso i consolati eritrei, con la conseguenza che tale procedura li esporrebbe a possibili ritorsioni anche nei confronti di loro familiari rimasti in patria. Qual è la sua opinione a tale proposito? La cosiddetta tassa del 2% è in realtà un contributo che i cittadini eritrei residenti all’estero versano per sostenere il programma di ricostruzione del paese e da loro diritto a tutti i servizi consolari quando si trovano all’estero o ai servizi nazionali quando si trovano in patria. Sulla legittimità della riscossione di tale contributo si è molto discusso in passato in vari paesi del mondo, l’ultima in ordine di tempo a decidere sulla sua legittimità è la Svizzera la cui Alta corte ha deciso di non volervi procedere contro. In ogni caso qualunque documento sia necessario produrre in Italia a corredo di domande o rinnovi di permessi di soggiorno devono obbligatoriamente essere originato in Eritrea, tradotto da un ufficiale accreditato presso l’ambasciata italiana in Asmara e convalidato dai suoi funzionari. Presunte ritorsioni verso cittadini eritrei espatriati o verso i loro parenti sono un argomento spesso sollevato per sostenere la tesi di un atteggiamento dittatoriale e coercitivo che sarebbe esercitato dal Governo eritreo come metodo di pressione nei confronti della popolazione, tuttavia nel corso del mio viaggio in Eritrea ho potuto raccogliere testimonianze secondo le quali tale pratica non solo non è attuata ma del tutto smentita dall’evidenza di parenti stretti degli stessi ministri e militari di alto rango arrestati nel 2001 per alto tradimento, che hanno impieghi pubblici spesso a livello ministeriale, proprietà personali intatte e pieno rispetto per la loro persona. Ai Ministri interrogati viene inoltre chiesto se risultino essere presenti, in Eritrea, imprese italiane, e in caso affermativo, attraverso quali procedure siano riuscite a delocalizzare le proprie aziende nel paese; se risulti che Afewerki sia spesso nel nostro Paese per visitare alcune aziende in Italia con l'obiettivo di stipulare accordi commerciali; se il Governo sia a conoscenza del genere di commesse stipulate da Afewerki presso le aziende con sede in Italia. Lei ha dichiarato di aver discusso con il presidente Isaias del ridotto impegno imprenditoriale italiano in Eritrea e delle possibili ragioni che possono aver portato a questo fenomeno, sostenendo che sarebbe opportuno un radicale cambio di tendenza che riporti l’Italia fra i paesi protagonisti nel contesto dei grandi interessi economici che si stanno sviluppando in Eritrea. Questo appare in contrasto con l’orientamento proposto dall’interrogazione Civati dalla quale sembrerebbe doversi dedurre che investire in eritrea sia deplorevole. Cosa ne pensa? Come è noto in Eritrea operano anche aziende italiane che non hanno delocalizzato le loro attività ma le hanno espanse verso nuovi mercati diversificandole, tuttavia nel complesso degli investimenti stranieri in Eritrea l’Italia rappresenta il fanalino di coda nonostante le eccellenti posizioni di vantaggio di cui potrebbero godere gli investitori in virtù della lunga permanenza degli italiani nel paese e la più che consolidata sinergia fra le maestranze dei due paesi. L’Italia è risultata tagliata fuori per lungo tempo a causa di una ambigua politica economica di alcuni paesi che pubblicamente criticavano aspramente Asmara ma allo stesso tempo si assicuravano importanti fette del ricco business minerario e imprenditoriale. L’interrogazione dell’On. Civati sembra essere ispirata e sostenuta da tale don Mussie Zerai che evidentemente gode di un certo credito presso i firmatari dell’interrogazione ma che dalle sue stesse dichiarazioni rilasciate nel tempo risulta anche legato al fenomeno della migrazione clandestina e animato da un forte sentimento anti-eritreo espresso in termini che potrebbero essere considerati non consoni alla sua presunta vocazione religiosa. Qual è la sua opinione in proposito? Non conosco don Mussie Zerai se non attraverso un recente scambio privato di E-mail ma ho voluto esprimere le mie perplessità presso le autorità competenti in conformità con il mio mandato istituzionale di membro della Commissione sui Diritti umani del Senato, affinché si faccia doverosamente luce su tutti gli aspetti che possano essere collegati al vergognoso fenomeno dello sfruttamento dei migranti irregolari. Senatore Di Biagio la ringrazio. Stefano Pettini
6 Comments
16/7/2016 05:28:21 pm
finalmente un tantino di verità dopo anni di diffamazione del Presidente da parte anche di giornalisti tipo Corriere della sera etc . Finalmente anche nel parlamento italiano si presentano interrogazioni etc su questo argomento. sono felicissimo che dopo 16 anni dalla mia visita 2000 in cui ufficialmente il governatore /sindaco Andemicael Kahsai mi diede una lunga lista di aziende che sarebbero state utili all'Eritrea tipo in prima fila Costruzione macchinari agricoli la cui produzione poteva godere di esenzione diritti doganali da tutti i paesi africani...ottimo poi moltissimi altri tipi di produzione in maggioranza per l'edilizia. Purtroppo il Presidente della Provincia di Asti allora e poi parlamentare on.Roberto Marmo, in carica fino al 2013 lo tenne nel cassetto della sua scrivania e non convocò riunioni della Camera di Commercio di Asti come da me richiesto. Purtroppo io non ho potuto intervenire in alcun altro modo poiché non avevo alcun potere in mio possesso . Da Asti avremmo potuto già allora mettere in funzione moltissime aziende da me contattate privatamente. Attendevo la visita programmata da me con il sindaco di Canelli Oscar Bielli (molto contrastato da Marmo e Co. quando Andemicael Kahsai. doveva essere da me in visita ufficiale come ambasciatore dell'Eritrea a Roma PER LA SECONDA VOLTA e avevo programmato tuto col sindaco di Canelli Oscar Bielli per la visita a diverse aziende del campo vitivinicolo. .anni 2003? Improvvisamente l'Ambasciatore mi telefonò scusandosi ma era richiamato in Asmara urgentemente ma doveva ritornare dopo una decina di giorni. Poi la notizia del suo decesso e così tutto fu annullato. Grazie per l'attenzione e non è mai troppo tardi, possiamo ricominciare da ora
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Michela Messina
16/7/2016 08:01:11 pm
Sono veramente felice che il Senatore Aldo di Biagio abbia capito cosa sta succedendo in Eritrea e le pressioni mediatiche, politiche ed economiche che sta subendo. Anche io sono stata in Eritrea e confermo che la maggior parte delle cose che si leggono sui giornali sono bugie! Molto contenta anche che il senatore intervenga prontamente! :)
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Manuele
19/7/2016 12:42:08 am
Grazie Onorevole DI Biagio, da un po' di tempo l'informazione generale che c'è di Eritrea nei principlali fonti mediatici è disitorta e per la sua deontologia di essere, manca di onestà professionale a svantaggio del paese che paga le conseguenze e danni di natura sociale conseguenti dalle ingiuste e ingiustificate sanzioni emesse nel 2009. La sua testimoniza serve a chi si informa la possibilità di conoscere il paese diverso da quello che si racconta ai quattro venti.
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Aaron Kubrom
2/8/2016 11:35:45 pm
Grazie molto On Sen Di Biaggio, per la sua candida testimonianza sono eritreo che ho studiato nelle scuole italiane, Dopo la ns independenza sognavo di vedere imprese Italiane in Eritrea, non est successo per stupide ragioni, che non riflettano il ns popolo. Eritrea est ancora come era per Italia aspetta braccia aperte. Meglio tardi che mai.Prima cosa venire e vedere sarebbe molto convincente.non ascoltare persone ed organizzazioni simili a Don Musie Zerai
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lamina
3/8/2016 10:22:38 am
Questo intervista e l'articolo precedente fatta dal senatore dopo il viaggio in Eritrea, è stato letto da parecchi eritrei e amici dell'Eritrea che si trovano sia in Eritrea che all'estero. Tutti hanno apprezzato quanto detto dal senatore On. Di Biagio è lo RINGRAZIAMO per questa verità venuta dal campo, e non le bugie dei vari Civati, Quartapelle, Fiano, Migliori, dette solo per sentito dire.
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