ERITREA ETIOPIA
  • Attualità
  • About
  • Foto
  • Video
  • L'Eritrea
    • Inno
    • Etnie
    • Cucina
    • Bandiera
    • Religioni
    • Costituzione
    • National Charter
    • Cronologia storica
    • Delimitazione Confini
  • Notizie utili
    • Modulo Visto
    • Formalità
    • Turismo
    • Sanità
  • Africus Eritrea
  • Disclaimer
  • Link
  • Cookie Policy
  • Amedeo Guillet
ERITREA ETIOPIA

Il Premio Nobel ad Abiy e la confusione dei giornalisti italiani

12/10/2019

1 Comment

 
Foto
di Daniel Wedi Korbaria

 Il Premio Nobel sarebbe dovuto arrivare nel Corno d’Africa già quattro anni fa quando Kristian Berg Harpiken, direttore dell’Istituto di ricerca internazionale di pace di Oslo, ebbe la pessima idea di candidare Don Mussie Zerai al Premio Nobel per la Pace 2015. 

Si, per quelle che si dicono le assurdità della vita, veniva candidato al Nobel per la Pace proprio un ex spacciatore di droga1 definito dai mainstream media italiani “l’angelo dei profughi” mentre finiva sotto indagine della procura di Trapani per “favoreggiamento all’immigrazione clandestina”. 

Diversamente, in questi mesi, tutti noi eritrei abbiamo tifato per il Primo Ministro etiopico Abiy Ahmed Ali e vederlo oggi premiato con il Premio Nobel della Pace ci ha davvero rallegrato il cuore. Infatti i nostri auguri più sinceri e le nostre testimonianze di apprezzamento corrono nei social media, twitter in primis. 

E sebbene consapevoli che non si possa applaudire con una mano sola, anche il nostro Presidente Isaias Afwerki avrebbe meritato congiuntamente ad Abiy il Premio Nobel, lo stesso sentiamo come nostra quest’onorificenza. Lo ritiene anche il Comitato per il Nobel norvegese che scrive nel suo annuncio: “La pace non deriva dalle azioni di una sola parte. Quando il primo ministro Abiy allungò la mano, il presidente Afwerki la afferrò e lo aiutò a formalizzare il processo di pace tra i due paesi.”2

Abiy ha avuto il coraggio di allungare in segno di pace la sua mano che ha incontrato quella del Presidente eritreo che l’ha stretta calorosamente. Il 20 giugno 2018, giornata della commemorazione dei Martiri Eritrei, il Presidente Isaias Afwerki nel suo discorso alla Nazione annunciò che l'Eritrea aveva accolto con favore l’iniziativa del Primo Ministro etiopico. Notizia che ci aveva commosso e colmato il cuore di gioia.

Anche il predecessore di Abiy, Desalegn Hailemariam, nel 2012 aveva tentato un approccio dichiarando ad Al Jazeera3 di voler andare ad Asmara per negoziare con Isaias Afwerki. Il suo tentativo però non andò in porto poiché il Governo eritreo sosteneva che l’Etiopia dovesse prima rispettare incondizionatamente il verdetto EEBC (Commissione confini delle Nazioni Unite) che nell’aprile del 2002 aveva stabilito l’appartenenza dei territori contesi all’Eritrea compresa la città di Badme, casus belli di quell’assurda guerra di confine tra il 1998 e il 2000 che fece circa 100.000 vittime da entrambe le parti. Inizialmente l’Etiopia aveva accettato4 credendo che Badme le fosse stata assegnata ma quando scoprì che invece si trovava sul lato eritreo a circa 1.7 km dal confine rifiutò di accettare l’inappellabile verdetto e per ben 16 anni occupò militarmente i territori eritrei.

Nel 2018, al contrario di Hailemariam Desalegn, l’appena eletto Abiy Ahmed dichiarò al suo Parlamento che avrebbe accettato il verdetto dell'arbitrato internazionale senza precondizioni restituendo così a noi eritrei l’agognata speranza della rappacificazione dopo vent’anni di no guerra no pace. E così, come fosse un neonato, la pace ha iniziato da subito a gattonare e, piano piano, ad ergersi e a camminare su due gambe fino ad arrivare a quello storico mese di giugno in cui è sbocciata come un fiore estivo. 

Ad Asmara e ad Addis Abeba i due leaders furono accolti da una folla festante in giubilo. Di seguito furono aperte le rispettive ambasciate e l’Ethiopian Airlines iniziò a volare carica di turisti di entrambi i paesi facendo la spola tra le due capitali. Furono riaperte anche le frontiere per alimentare anche l’andirivieni del commercio su ruote. E fin qui tutto bene. 

Ma c’è un problema. Un problema serio che minaccia la pace e che i media mainstream italiani non riescono ad identificare. 
​

L’Avvenire, il Giornale, la Stampa, il Messaggero e una decina di piccoli giornali copiano e incollano senza minimamente verificare, sbagliando a scrivere persino il nome del Presidente Isaias, la notizia pubblicata dall’agenzia di stampa Adnkrons: “L'abbraccio con il presidente eritreo Isais Afewerki e le visite reciproche nelle due capitali, la ripresa dei rapporti diplomatici e dei voli aerei fra Addis Abeba e l'Asmara hanno sollevato grandi entusiasmi, anche se la dittatura in Eritrea ha poi richiuso i confini, lasciando a metà il processo.”
​


Riscopro così che la malattia dei cosiddetti giornalisti “copia & incolla” ha preso il sopravvento ed è diventata endemica come il tifo o il colera.

Ma cosa voleva dire Adnkronos con quel “la dittatura in Eritrea ha poi richiuso i confini, lasciando a metà il processo”? Perché mai accusa il Governo eritreo di aver interrotto la pace? Che senso ha assegnare il Premio Nobel ad uno dei protagonisti quando la pace nel Corno d’Africa è stata interrotta? 

Ovviamente nulla di più falso. La pace è viva e vegeta e continua a fare i suoi passi da gigante. Fra i due paesi cresce la cooperazione per recuperare il tempo perduto. In Eritrea, per esempio, c’è un bel fermento. Si stanno costruendo nuove strade che collegheranno il porto di Massaua e di Assab con Addis Abeba attraverso la frontiera tra Bure e Debay Sima, nel frattempo i porti si stanno modernizzando per ospitare grandi navi commerciali. 

Bisognerebbe fare una lectio magistralis a tutti questi signori che si improvvisano di geopolitica e disinformano gli italiani copiando in toto notizie farlocche e superficiali. 

La situazione attuale in Etiopia è molto difficile perché 27 anni di politica basata sul dividi et impera e un federalismo in stile americano hanno frammentato la società etiopica confinandola in “Kilil” (zone) dove l’integrazione di altre etnie è pressoché impossibile. Purtroppo, quasi quotidianamente, ci sono notizie di morti e rifugiati all’interno del Paese e tutto quell’odio etnico non si potrà cancellare con la bacchetta magica di Abiy e la sua filosofia del “Medemer”, ossia dell’Unione. Ci vorrà del tempo per farla attecchire e non sarà un processo immediato. Lo stesso Primo Ministro finora ha subito vari attentati e alcuni membri del suo governo sono stati assassinati. 

Ma chi sono gli autori di questo disordine? 

Ecco, a nessun giornalista viene da chiedersi: “Che fine hanno fatto i Woyane, ossia i tigrini del fu Presidente Melles Zenawi che dopo essere stati al potere per ben 27 anni sono stati spodestati da Abiy Ahmed?” Che si siano dissolti nel nulla? Certo che no. I Woyane si sono rinchiusi nel loro Tigray, una regione confinante con l’Eritrea, e da quando hanno perso il potere continuano a destabilizzare questa pace e i due Paesi così come hanno sempre fatto negli ultimi vent’anni.

E, dopo quasi un anno e mezzo dalla firma della pace, si ostinano ad occupare militarmente la città di Badmè
 e gli altri territori eritrei e non intendono restituirli al loro legittimo proprietario nonostante il Governo di Addis Abeba abbia accettato il verdetto EEBC. Praticamente “Tigray kilil” sta disobbedendo al suo Primo Ministro rifiutandosi addirittura di collaborare con il Governo federale e consegnare alcuni personaggi dell’ex regime accusati di crimini e violazioni dei diritti umani come il famoso torturatore Getachew Assefa, ex capo dell’intelligence del TPLF ora nascosto nella città di Mekelle, capoluogo del Tigray.

Abiy è prudente e aspetta i risultati delle elezioni del 2020 per decidere il da farsi visto che i Woyane sono armati fino ai denti e una qualsiasi iniziativa potrebbe far precipitare il Paese in una guerra civile. Nel frattempo anche gli Amhara, così come avevano fatto gli Oromo del Kero prima dell’ascesa di Abiy, bloccano il commercio chiudendo le strade ai camion diretti in Tigray.

“Poco tempo dopo la riapertura delle frontiere, sul versante eritreo sono ripresi controlli e condizioni imposte ai cittadini etiopi in transito, in maniera arbitraria e senza spiegazioni. Ed è solo uno dei segni della mancanza di buona volontà del regime eritreo.”5 scrive il Fatto Quotidiano senza neppure uno straccio di analisi, come se la democratica Europa non ci avesse abituati a situazioni del genere quando ci sono
problemi legati alla sicurezza. Due pesi e due misure!


È ovvio che l’Eritrea, in accordo con l’Etiopia, abbia dovuto chiudere la frontiera, prima quella tra Zalambesa e Serha nel Tigray e successivamente quella tra Humera e Omahajer. E ne ha ben donde. In quest’ultimo anno i Woyane hanno tentato di infiltrare in territorio eritreo i loro agenti armati per fare attentati. E se non bastasse, per creare ulteriore disordine online è stato creato il “Digital Woyane” un numeroso gruppo di attivisti dei social network che usano falsi profili eritrei allo scopo di spargere quotidianamente fake news sull’Eritrea. Questa organizzazione molto ben finanziata gode all’estero della collaborazione di qualche giornalista occidentale se non di un’intera redazione. L’esempio più eclatante è la BBC Tigrigna, dove si demonizza l’Eritrea in lingua tigrigna. 

In tempi non sospetti, nel gennaio 2018, a tre mesi dall’elezione di Abiy Ahmed, come se avesse già previsto tutto, il Presidente eritreo Isaias Afwerki durante un’intervista alla televisione di Stato ERTV6 aveva detto: “Woyane Game over!” una frase diventata virale in tutto il Corno d’Africa. 

Che piaccia o no, questo processo di pace tra Etiopia ed Eritrea è inarrestabile ed irreversibile, non si potrà più tornare indietro. E a nessuno sarà permesso di mettere i bastoni tra le ruote, come lo stesso Presidente eritreo aveva dichiarato nel Millenium Hall di Addis Abeba, un discorso tenuto agli etiopici per la prima volta in amarico: “Non permetteremo a nessuno di rovinare e distruggere il nostro amore e il nostro accordo, di terrorizzare e attaccare la nostra armonia, di rallentare e ostacolare il nostro sviluppo e il nostro progresso.” 
​

Le prossime elezioni in Etiopia molto probabilmente vedranno la vittoria di Abiy Ahmed e quindi questo premio Nobel è il benvenuto poiché potrà dare ulteriore legittimità e forza al Primo Ministro per portare avanti la stabilità dell’Etiopia e a tutti noi la speranza di vivere un futuro di pace e prosperità in tutto il Corno d’Africa, nonostante i Woyane.


Daniel Wedi Korbaria scrittore eritreo, ha pubblicato numerosi articoli in italiano poi tradotti in diverse lingue. Ad aprile 2018 ha pubblicato il suo primo romanzo “Mother Eritrea”.


1 Migranti: ecco gli attivisti eritrei che si occupano dell'accoglienza - Fausto Biloslavo https://www.panorama.it/news/cronaca/migranti-attivisti-eritrei/
2 The Nobel Peace Prize for 2019 https://www.nobelprize.org/prizes/peace/2019/press-release/
3 Ethiopia PM willing to talk to Eritrea https://www.aljazeera.com/news/africa/2012/12/2012125145129652231.html
4 Announcement of the Hague verdict on Bademe https://www.youtube.com/watch?time_continue=47&v=tnifvXGdV0s
5 Nobel per la Pace, premio ad Abiy Ahmed è un messaggio ai regimi africani. Eritrea in primis https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/10/11/nobel-per-la-pace-premio-ad-abiy-ahmed-e-un-messaggio-ai-regimi-africani-eritrea-in-primis/5510126/
6 ERi-TV: Local Media Interview With President Isaias Afwerki, January 14, 2018 https://www.youtube.com/watch?time_continue=77&v=iHSuYgzEW48
1 Comment
kesete
12/10/2019 10:44:27 pm

Questo articolo e'semplicemente fantastico

Reply



Leave a Reply.

    Immagine
    Foto
    Immagine
    Immagine
    Immagine
    Foto
    Media Comunità Eritrea
    Foto
    Foto
    Foto
    Foto
    Immagine
    Foto

    Feed RSS

    Archivi

    Settembre 2024
    Agosto 2024
    Luglio 2024
    Giugno 2024
    Maggio 2024
    Aprile 2024
    Marzo 2024
    Febbraio 2024
    Gennaio 2024
    Dicembre 2023
    Novembre 2023
    Ottobre 2023
    Settembre 2023
    Agosto 2023
    Luglio 2023
    Giugno 2023
    Maggio 2023
    Aprile 2023
    Marzo 2023
    Febbraio 2023
    Gennaio 2023
    Dicembre 2022
    Novembre 2022
    Ottobre 2022
    Settembre 2022
    Agosto 2022
    Luglio 2022
    Giugno 2022
    Maggio 2022
    Aprile 2022
    Marzo 2022
    Febbraio 2022
    Gennaio 2022
    Dicembre 2021
    Novembre 2021
    Maggio 2021
    Aprile 2021
    Marzo 2021
    Febbraio 2021
    Gennaio 2021
    Dicembre 2020
    Novembre 2020
    Ottobre 2020
    Settembre 2020
    Agosto 2020
    Luglio 2020
    Giugno 2020
    Maggio 2020
    Aprile 2020
    Marzo 2020
    Febbraio 2020
    Gennaio 2020
    Dicembre 2019
    Novembre 2019
    Ottobre 2019
    Settembre 2019
    Agosto 2019
    Luglio 2019
    Giugno 2019
    Maggio 2019
    Aprile 2019
    Marzo 2019
    Febbraio 2019
    Gennaio 2019
    Dicembre 2018
    Novembre 2018
    Ottobre 2018
    Settembre 2018
    Luglio 2018
    Giugno 2018
    Maggio 2018
    Aprile 2018
    Marzo 2018
    Febbraio 2018
    Gennaio 2018
    Dicembre 2017
    Novembre 2017
    Ottobre 2017
    Settembre 2017
    Agosto 2017
    Luglio 2017
    Giugno 2017
    Maggio 2017
    Aprile 2017
    Marzo 2017
    Febbraio 2017
    Gennaio 2017
    Dicembre 2016
    Novembre 2016
    Ottobre 2016
    Settembre 2016
    Agosto 2016
    Luglio 2016
    Giugno 2016
    Maggio 2016
    Aprile 2016
    Marzo 2016
    Febbraio 2016
    Gennaio 2016
    Dicembre 2015
    Novembre 2015
    Ottobre 2015
    Luglio 2014
    Maggio 2011
    Febbraio 2010
    Novembre 2009
    Luglio 2009
    Novembre 2008
    Ottobre 2008
    Luglio 2008
    Giugno 2008
    Aprile 2008
    Marzo 2008
    Dicembre 2007
    Novembre 2007
    Ottobre 2007
    Settembre 2007
    Luglio 2007
    Maggio 2007
    Aprile 2007
    Marzo 2007
    Gennaio 2007
    Gennaio 1999

    Licenza Creative Commons
    Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Italia.
  • Attualità
  • About
  • Foto
  • Video
  • L'Eritrea
    • Inno
    • Etnie
    • Cucina
    • Bandiera
    • Religioni
    • Costituzione
    • National Charter
    • Cronologia storica
    • Delimitazione Confini
  • Notizie utili
    • Modulo Visto
    • Formalità
    • Turismo
    • Sanità
  • Africus Eritrea
  • Disclaimer
  • Link
  • Cookie Policy
  • Amedeo Guillet