di Daniel Wedi Korbaria
Mercoledì 4 novembre 2020, il Primo Ministro d'Etiopia Abiy Ahmed ha annunciato lo scoppio della guerra in Etiopia, dicendo: “I Tplf hanno attaccato un campo che si trova nel Tigray. E hanno tentato di razziare il Semien Iz (Comando Divisione Nord). È stata oltrepassata la linea rossa.” E ha concluso chiedendo alla popolazione etiopica di appoggiare l’esercito federale. Questa nuova guerra in Etiopia avrebbe tutti i connotati per essere definita una guerra civile (leggi nota a piè di pagina1) anche se la stampa occidentale, sbagliando, la liquiderà come un conflitto etnico. Si tratta invece di una vera e propria guerra per mantenere l’ordine e la sicurezza nazionale messi a rischio da un gruppo di ribelli che non rappresenta il popolo ma che anzi è stato riconosciuto come gruppo terroristico. “Figli traditori che hanno morso il seno della madre patria che li ha allattati” così li ha definiti Abiy Ahmed. ll suo annuncio arriva all’indomani delle dichiarazioni del governatore del Tigray e presidente del Tplf, Debretsion Gebremichael che, in una trasmissione live di Tigray TV del 02 Novembre 2020 indossando i suoi soliti guanti di plastica anti Covid-19, ha dichiarato guerra al governo federale di Abiy: “Questa sarà la guerra del popolo, non soltanto delle milizie e delle forze speciali, parteciperanno anche bambini e anziani. Volevamo evitare la guerra ma poiché la situazione sta cambiando, e se la guerra sarà imminente, noi siamo pronti non solo a resistere ma anche a vincerla. Chiunque invaderà il Tigray, qui troverà il suo cimitero!” I leaders Tplf spodestati da Abiy Ahmed, negli ultimi due anni e mezzo si sono arroccati a Mekele, capoluogo del Tigray, boicottando ogni giorno con tutti i mezzi il governo centrale. Hanno anche attentato alla vita di Abiy fallendo per tre volte. Il Primo Ministro ha dato all’esercito federale l’ordine di prendere tutte le misure necessarie per salvare e difendere la sovranità del Paese. E la guerra è iniziata! Ma come si è arrivati a tutto questo? La goccia che ha fatto traboccare il vaso, prima dell’attacco al campo militare dei Tplf, è stata il massacro commesso il 2 novembre, nella zona di Welega, da un gruppo armato di etnia Oromo, conosciuto come Oneg-Scene. Questi, entrati in un villaggio, hanno scelto fra gli abitanti quelli di etnia Amara e con la scusa di una riunione li hanno portati in una scuola e uccisi con granate e mitraglie. Trentaquattro sono state le vittime tra cui molti bambini, donne e anziani. Un massacro assurdo e crudele. L’esercito federale è arrivato sul posto solo il mattino seguente e lentamente ha preso il controllo della zona. A cinque mesi dalla morte del popolarissimo cantante Oromo Haacaaluu Hundeessa, un omicidio che aveva tanto scosso la popolazione etiopica, di nuovo l’Etiopia ripiomba nel dolore di un’ennesima atrocità. Tanti i messaggi di cordoglio, il Presidente della Repubblica Federale Sahle-Work Zewde dichiarò che si era “superata la linea rossa”. Una deputata in una seduta drammatica del consiglio parlamentare si è messa a piangere in aula dicendo “fino a quanto dobbiamo subire” e molti delegati hanno chiesto al Governo di prendere severi provvedimenti. Così, tanti attivisti etiopici sparsi per il mondo e numerosi cittadini intervistati telefonicamente hanno sollecitato il governo di Abiy a fare qualcosa. Ma ancor prima che Abiy decidesse il da farsi, a sorpresa, i Tplf hanno attaccato l’esercito. Sebbene il crimine di Welega sia stato commesso dagli Oromo Oneg-Shene il mandante è stato chiaro fin dal principio. Tutta l’opinione pubblica etiopica, i partiti, le istituzioni, gli attivisti e gli intellettuali hanno puntato il dito contro i Tplf. Oramai è cresciuta la consapevolezza che dietro a questi massacri e a tutti gli attentati degli ultimi decenni ci sia proprio la loro mano. La popolazione etiopica considera adesso i Tplf e gli Oneg-Shene come gli Al Shabaab somali e perciò gli attivisti, gli intellettuali e i semplici cittadini hanno più volte chiesto ad Abiy di iscrivere entrambi nella lista dei gruppi terroristici. Per la maggioranza degli etiopici e degli eritrei i 27 anni dei Tplf sono stati persino peggiori dei 17 anni del Colonnello Menghistu Hailemariam poiché hanno scavato fossati per allontanare le comunità, per tenerle divise in odio e conflitto perenne di modo da poter governare indisturbati. Anche secondo il Primo ministro Abiy ci sarebbero sufficienti prove che dimostrerebbero come dietro ogni attentato degli Oneg-Shene degli ultimi due anni e mezzo ci sia il Tplf che funge da addestratore, armatore e finanziatore. Per esempio, un giovane oromo catturato, ha confessato in una videointervista di essere stato nel Tigray per ricevere aiuti dai Tplf. Gli sono stati consegnati 15 kalashnikov e 1000 pallottole così pesanti da trasportare con un Pick-up, che alla fine il giovane ne ha caricate solo 200. I Tplf hanno fomentato e armato il gruppo rivoltoso degli Oromo Oneg-Shene per attaccare l’etnia Amhara. In questi due anni e mezzo ci sono stati svariati attacchi in diversi luoghi, e le vittime erano sempre Amhara. L’idea di base dei Tplf era quella di far sollevare il popolo Amhara contro gli Oromo visto che sono loro ad ucciderli. Dopo l’uccisione del cantante Hacaaluu Hundeessa, gli atti criminali di questo gruppo Oneg-Shene, addestrato, armato e finanziato dai Tplf, sono aumentati arrivando ad un attentato a settimana. Nell’ultimo mese ci sono stati massacri nei territori tra Oromia, Benishangul Gumuz (già recentemente teatro di atrocità sulla popolazione) e altre località dell’Amhara dove sono stati compiuti raid, uccisioni, furti, e devastazioni. Case, scuole e persino luoghi di culto sono stati bruciati. Un sacrilegio a cui non si era mai assistito nella millenaria storia cristiana etiopica. Gli Amhara però non sono mai caduti nelle provocazioni dei Tplf consapevoli che qualsiasi loro contro risposta nei confronti della popolazione Oromo non avrebbe fatto altro che favorirli. Perciò in tutti questi anni hanno pazientato subendo troppe vittime. Anche con l’uccisione di Hacaaluu l’idea era di mettere le due etnie l’una contro l’altra, di modo da governare nuovamente senza difficoltà o mettere un governo fantoccio per evitare indagini sui grattacieli di Adis Abeba senza nome, sulle fabbriche di birra e su tutti i dollari trasferiti in conti esteri. Ma soprattutto evitare di essere perseguitati per violazioni di diritti umani. Così da anni i Tplf hanno alimentato il conflitto etnico in Etiopia servendosi di vari gruppi etnici per arrivare al governo di Addis Abeba e poi scegliere la separazione, il sogno chiamato stato de facto. E non hanno mai nascosto la loro avversità al governo riformatore di Abiy che in appena un paio d’anni ha già attuato diverse riforme, anche nell’esercito federale, per estromettere i Tplf dal potere che esercitavano dal 1991. Inoltre, dopo lo slittamento delle elezioni di agosto a causa della pandemia covid-19, i Tplf, inosservanti della costituzione che loro stessi hanno scritto e indifferenti a vari richiami delle istituzioni, hanno svolto nella loro regione discutibili elezioni che il parlamento ha ritenuto illegali e nulle. Lo stesso i Tplf hanno annunciato di aver vinto con oltre il 98% dei voti e hanno dichiarato di non riconoscere più Abiy, il suo governo centrale e tutto il parlamento. Si è avuta certezza che la situazione stesse precipitando quando la scorsa settimana l’intelligence del Tigray ha impedito l’insediamento del nuovo comandante dell’esercito federale Semien Iz appena eletto. Al nuovo Generale Comandante è stato di fatto impedito di atterrare ad Axum, all’aeroporto di Alula Aba-Nega. Un atto eclatante e incostituzionale. Infine il Presidente della regione e leader dei Tplf se n’è uscito con la dichiarazione di guerra, ripetuta nel suo lungo discorso decine di volte. “Combatteremo a fianco dei bambini e degli anziani perché questa sarà chiamata una lotta popolare.” È così è stato. I giorni si sono susseguiti frenetici e drammatici, le notizie sulla situazione che peggiora col passare delle ore si rincorrono sui social con frequenti “Breaking news” tanto che il governo federale ha raccomandato di cercare notizie solo sui canali ufficiali. Il capo di Stato Maggiore dell’esercito federale Generale Birhanu Jula nel suo comunicato ha riferito parlando dei Tplf di aver scelto il momento in cui nel Paese c’erano altre priorità come la diga e il covid-19. “Hanno colpito a tradimento quell’esercito che li stava aiutando a mietere e a combattere le locuste che stanno devastando il raccolto dei contadini tigrini”. Tutti i partiti politici, istituzioni e privati cittadini condannano le azioni dei Tplf per aver attaccato l’esercito federale. La condanna è unanime. Anche i partiti che si presenteranno alle elezioni di fine maggio o inizio giugno prossimo hanno condannato l’attacco dei Tplf definendolo terroristico. In seguito, in tutta la regione del Tigray e in parte dell’Amhara confinante c’è stato il lockdown di internet, delle linee telefoniche e dell’elettricità. Il Governo Federale ha consigliato alla popolazione del Tigray di chiudersi in casa. Dal canto loro un comunicato dei Tplf proibisce ogni movimento di mezzi privati, pubblici, militari e movimenti dell’esercito federale. Di seguito l’Autorità dell’aviazione civile dell’Etiopia ha decretato la No Fly Zone in tutto il Tigray e viene dichiarato lo stato di emergenza nel Tigray con l’approvazione del parlamento. L’ Ambasciatore Redwan Husien dichiara che il Command Post dovrà amministrare lo stato di emergenza per sei mesi e il Procuratore Generale ha spiegato che l’esercito che gestirà lo stato di emergenza dovrà disarmare il nemico, perquisire le case, decretare il coprifuoco e fermare qualsiasi mezzo. Dall’inizio del conflitto armato si sono registrati diversi attacchi soprattutto verso il confine con l’Amhara, nel Welqait Tegede, a Dansha, territorio conteso dagli Amhara che accusano i Tplf di aver preso i loro territori. Di seguito Dansha e la zona Raya verranno liberate dall’Esercito Federale. L’Esercito federale ha dichiarato di aver eliminato e catturato diverse unità miliziane dei Tplf e poi di essersi preso cura dei feriti e degli arresi, tutti giovanissimi. Online circolano già fotografie drammatiche di giovanissimi miliziani Tplf caduti, ragazzini di 15, 16 anni. Finora non ci sono numeri ufficiali di vittime e di feriti. Intanto è iniziata la raccolta di sangue volontaria, numerosi donatori della regione Amhara hanno donato il proprio sangue all’esercito a Gondar, Kombolcha ed altre città. In rete si trovano altre fotografie delle prime defezioni, ragazzi senza più armi accolti dagli eritrei sul confine Humora-Omahajer che dopo essersi consegnati all’esercito eritreo oltre il confine sarebbero stati disarmati, accolti e rifocillati. Altre defezioni dei miliziani e delle forze speciali nella regione Amhara. Nel frattempo la polizia federale ha avvisato tutti i cittadini etiopici di tenere alta la guardia in tutte le principali città dell’Etiopia, si temono attacchi di gruppi organizzati dai Tplf. La polizia di Addis Abeba ha chiesto agli abitanti di segnalare qualsiasi movimento sospetto di mezzi e persone. All’ultimo festival di Irreechaa, festività annuale molto importante degli Oromo, ci furono molti arresti ad Addis Abeba, Bishofutu e Shascemanne perché si temevano disordini e le forze di intelligence e di sicurezza sono riuscite, grazie anche alla collaborazione dei cittadini, a catturare l’attentatore nell’atto di lanciare la granata in mezzo a migliaia di oromo festanti. L’attentatore indossava una tuta con la bandiera Oromo ma si scoprì in seguito che si trattava di un membro del Tplf. In Gambela, Addis Abeba, Gondar, Adama e altre località ci sono state decine di arresti, compiuti dalle forze di sicurezza nazionali, di diversi gruppi di terroristi organizzati dai Tplf per fare attentati sui civili in contemporanea in tutta l’Etiopia. La polizia Amhara invece ha catturato un’autobotte stracolma di armi a Gondar, armi dei Tplf destinate a gruppi per fare attentati. Il Sudan comunica di aver chiuso il suo confine. Come l’assedio di Troia, i Tplf sono circondati a sud nella regione Afar e regione Amhara dove è stanziato il Semien Iz. A nord del Tigray c’è l’Eritrea che il suo confine l’aveva già chiuso più di un anno fa a seguito di diversi tentativi di attentati dei Tplf fin dentro Asmara. I Tplf non possono fuggire, sono circondati, senza elettricità e senza rifornimento di benzina. Quanto ancora possono durare? Dalle dichiarazioni del Governatore della regione Amhara, di seguito confermate da Abiy, si scopre che i Tplf hanno fatto indossare divise militari simili a quelle dei soldati eritrei ai propri miliziani. In seguito un comunicato dell’Ufficio del Primo Ministro avvisava che “nella fabbrica tessile Almeda Plc venivano cucite divise militari dell’Eritrea”. Ma perché i Tplf vogliono coinvolgere l’Eritrea nel conflitto? Sarebbe contro il loro stesso interesse. Ovvio, ma la loro strategia sembra più sottile e imprevedibile. Vogliono scatenare l’ira della popolazione. Vogliono fomentare la rivolta popolare sfruttando i sentimenti ostili all’Eritrea di una parte minoritaria della popolazione tigrina e soprattutto conquistare il consenso della popolazione contro gli eritrei invasori. Questa avversione scatenerebbe una rabbiosa sollevazione popolare contro l’Eritrea. È questo il sistema Tplf: portare all’odio gli uni con gli altri. Perciò erano mesi che cucivano divise simili a quelle eritree per coinvolgere l’Eritrea nella loro follia. “La guerra è il nostro gioco tradizionale” ha detto un attivista Tplf, e mentre gli eritrei si chiedevano il motivo di tanta tracotanza, i suoi leaders negli ultimi giorni hanno rilasciato dichiarazioni televisive in cui minacciano direttamente anche il governo Eritreo: “Se entrano in Tigray sappiano che diventerà il loro cimitero.” Come mai i Tplf sono così sicuri di vincere la guerra contro l’esercito federale dell’Etiopia e quello eritreo alleati assieme? Con il passare delle ore la risposta è divenuta più chiara. Infatti il Primo Ministro etiopico lo aveva già riferito durante la dichiarazione di guerra quando riferendosi “alle razzie” parlava del saccheggio al deposito di munizioni del Semien Iz e dei lanciamissili e di altri arsenali. Per questo il Tplf, a sorpresa aveva attaccato il campo. Quando l’opinione pubblica era certa che quei missili si trovassero in mano all’esercito federale, Debretsion dichiara di essere in possesso di tutti quegli arsenali e che con quelli si difenderà dall’invasione nel Tigray. “Ve le faremo piovere addosso!” ha minacciato in chiusura del suo discorso. Nel suo discorso televisivo in lingua tigrigna, il Primo Ministro Abiy Ahmed si è rivolto alla popolazione tigrina riferendo che potrebbero esserci dei bombardamenti aerei rassicurandoli però che i target sono le postazioni e arnesi bellici dei Tplf. E subito le forze aeree etiopiche hanno attaccato un deposito di gasolio a Quaha, una zona di Mekele. Giovedì e il giorno seguente raid aerei hanno distrutto i missili e i razzi in possesso dei Tplf in diverse località del Tigray. Gli attacchi aerei sono continuati su altre postazioni del Tplf. Nella notte tra venerdì e sabato, in una cittadina vicino ad Adua, sono stati distrutti dall’aviazione etiopica altri missili che i Tplf nascondevano in un cantiere edile. Comprati nel 2015 con l’intento di colpire l’Eritrea erano missili di 850 kg ciascuno e con una gittata di 300 km, facevano parte di quell’arsenale di 24 carri lanciarazzi e 82 missili già distrutti nel pomeriggio. Senza più quelle armi, Abiy ha dichiarato che vincerà la guerra in dieci giorni. Il possesso di questi lanciarazzi moderni avrebbe dato forza ai Tplf per bombardare diverse città in Etiopia ed Eritrea. I Tplf nascondevano questi missili nelle vicinanze di Adua in previsione di lanciarli in Eritrea. L’Eritrea non ha bisogno di aiutare Abiy Ahmed, l’esercito federale è già forte e motivato di suo per richiedere assistenza estera. Nonostante alcuni media occidentali, simpatizzanti dei Tplf, stiano già mettendo di mezzo il governo di Asmara, il governo eritreo non farà altro che guardare l’evolversi della situazione aspettando pazientemente, come ha fatto per 18 anni, che Abiy liberi il territorio di Badme che i terroristi dei Tplf hanno illegalmente occupato e consegni ufficialmente i territori al suo legittimo proprietario come scritto nell’accordo di pace. Poi per l’Eritrea quella drammatica guerra iniziata nel 1998 avrà la sua degna conclusione. Sarà un capitolo chiuso. Nella conferenza stampa di venerdì 06 novembre, il Primo Ministro Abiy ha annunciato che è terminata la prima fase del conflitto che li ha impegnati a difendersi dagli attacchi dei Tplf. Ora l’esercito federale è pronto a circondare i Tplf per scovarli ovunque si siano asserragliati. L’esercito federale che era a Badme, Tsorona e Zalambesa per vent’anni a controllare il confine etio-eritreo ha fatto già dietro front e ha rivolto le sue armi contro i Tplf che hanno già lasciato i territori eritrei diretti a Scire poi a Mekele. La seconda fase, come tanti analisti etiopici spiegano, sarà pesante e terribile e si auspicano solo che sia veloce, che sia una guerra lampo, un raid per portare a giudizio tutti i leaders dei Tplf responsabili di questa guerra, di terrorismo, di corruzione e di violenza nei 27 anni di regime del terrore con cui hanno governato l’Etiopia e destabilizzato il Corno d’Africa. Cosa cambierà per il Corno d’Africa con la caduta dei Tplf? Non solo in Etiopia ed Eritrea ma anche nei paesi confinanti, come un cancro che viene estirpato, la fine politica e militare dei Tplf gioverà alla pacifica cooperazione con tutti i paesi del Corno. Con la caduta dei Tplf si scopriranno le radici dell’origine dell’immigrazione dal Corno d’Africa, si smonteranno quei campi d’accoglienza sorti nel Tigray da cui partivano molti giovani per l’Europa. Certo, questa prospettiva farà storcere il naso a qualcuno ma è certo che la caduta dei Tplf e la conseguente stabilizzazione della pace farà mancare tutta la migrazione che negli ultimi dieci anni ha visto migliaia di giovani attraversare il deserto ed il mare. Ma ora molti eritrei temono, conoscendone l’indole vendicativa, che, come atto finale di disperazione per la loro sconfitta, i Tplf possano attaccare gli eritrei bloccati nei campi di accoglienza del Tigray. Da mesi molti di quei rifugiati volevano abbandonare i campi, ma i Tplf stessi hanno proibito loro di uscirne per recarsi ad Addis Abeba o altrove. E ora quelle persone potrebbero essere esposte ad atti di vendetta o di ricatto. Auguriamoci che Abiy Ahmed riesca ad impedirlo. 1 Secondo Treccani la guerra civile è il “conflitto che si svolge all'interno di uno Stato tra il governo e gli insorti che gli si oppongono con la lotta armata (per es. Stati membri di una federazione in lotta contro il governo federale)” ed è proprio quello che sta succedendo in Etiopia dove c’è una fazione ben armata che controlla una regione che si sta ribellando al governo federale tenendo in ostaggio la popolazione. Daniel Wedi Korbaria scrittore eritreo, ha pubblicato numerosi articoli in italiano poi tradotti in diverse lingue. Ad aprile 2018 ha pubblicato il suo primo romanzo “Mother Eritrea”.
0 Comments
Leave a Reply. |
Archivi
Settembre 2024
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Italia. |