Roma, 5 apr. (askanews) - Non c'è al momento alcuna possibilità di normalizzare i rapporti Etiopia ed Eritrea, i problemi seguiti al conflitto del 1998-2000 "rimangono tutti aperti" e, addirittura Addis Abeba "ha minacciato atti di invasione" contro l'Eritrea. "C'è un clima non buono", ha detto ad askanews Gianni Pittella, presidente del gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo, rientrato da pochi giorni da una visita in Etiopia che puntava, anche, a favorire una risoluzione dei contrasti tra i due Paesi del Corno d'Africa per arginare la fuga di migliaia di giovani che sognano di arrivare in Europa. Prima di partire per Addis Abeba, Pittella aveva dichiarato, in un intervento pubblicato dall'Huffington Post di voler sollevare con le autorità etiopi la questione del conflitto irrisolto, dal momento che fu proprio l'Etiopia a rifiutare la risoluzione Onu che mise fine alla guerra di confine, offrendo ad Asmara "un alibi" per "la totale militarizzazione del Paese". Il governo eritreo ha infatti sempre giustificato la leva a tempo indeterminato, principale causa di fuga dei giovani eritrei che arrivano sulle coste italiane, con la condizione di "nè pace nè guerra" con la vicina Etiopia. Pittella aveva annunciando che avrebbe chiesto al governo di Addis Abeba di "adoperarsi per una soluzione pacifica che porterebbe a stabilizzare non solo i due Paesi ma l'intera regione del Corno d'Africa". "Lo abbiamo chiesto con forza negli incontri avuti con il premier, con il ministro per il Federalismo e con il presidente del parlamento", ha detto Pittella in un'intervista telefonica. "Abbiamo chiesto di togliere di mezzo qualsiasi alibi.. ma non ci hanno dato alcuna risposta sul rispetto dell'accordo di pace", ha aggiunto l'eurodeputato, ammettendo che "i problemi tra Etiopia e Eritrea rimangono tutti aperti, perché la risposta che ci è stata data è che l'Eritrea è un regime dispotico e autoritario" e che non ci sarà soluzione "fino a quando non si mette fine a questo regime". "Addirittura loro minacciano atti di invasione... c'è un clima non buono", ha rimarcato.
Sul fronte interno etiope, l'eurodeputato, insieme ai colleghi del gruppo dei Socialisti e Democratici Cécile Kyenge e Norbert Neuser, ha sollevato le preoccupazioni europee per il mancato rispetto dei diritti umani, della libertà d'informazione e del pluralismo politico, pur riconoscendo come l'Etiopia sia oggi "un buon esempio di accoglienza di migranti e profughi, dato che ad oggi ne accoglie oltre 800.000 rifugiati, un numero enorme se si considera le difficoltà che l'Europa sta avendo ad accogliere un milione di rifugiati su un territorio molto più vasto". "L'Etiopia è una nazione centrale nella stabilizzazione di una grande regione africana, ha realizzato una stabilità al suo interno tra contraddizioni rispetto a una frammentazione etnica molto marcata e sta realizzando un progresso economico e sociale", ha detto Pittella, riconoscendo che "non mancano problemi sul piano dei diritti umani, della libertà d'informazione e del pluralismo politico". Su questo fronte "noi abbiamo fatto sentire la nostra voce con molta forza, richiamando anche la risoluzione approvata dal parlamento europeo" lo scorso gennaio, in cui Bruxelles ha condannato la repressione delle proteste della comunità Oromo contro un piano del governo che minacciava la proprietà delle loro terre. Secondo Human Rights Watch, sono state uccise almeno 140 persone. "Io al premier gliel'ho detto chiaramente in faccia", ha rivendicato l'eurodeputato, rispondendo alla domanda se avesse sollevato la questione con i suoi interlocutori. "Gli ho detto che se vuole diventare un leader politico deve modificare questa attitudine alla repressione, a mettere in galera le persone che dissentono, a non garantire il pluralismo politico e informativo. A parole ha acconsentito e ha detto di non aver condiviso le posizioni repressive contro la protesta dei cittadini". da askanews
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