La Presidente della Repubblica Sahle-Uork Zeudé,ha concesso la grazia a Berhanu Bayeh e ad Addis Tedla, i due gerarchi del feroce regime di Menghistu condannati a morte in contumacia e da quasi trent’anni «ospiti» della nostra ambasciata ad Addis Abeba.
La notizia, che è stata diffusa dall’agenzia di stampa Ethiopian News Agency, sarebbe passata quasi inosservata e presto dimenticata se tutta la storia quasi trentennale che l’ha preceduta non fosse stata meticolosamente descritta in un prezioso libro che non può mancare sugli scaffali di chiunque sia amante della storia del Corno d’Africa o della storia della diplomazia italiana. Giuseppe Mistretta, oggi direttore centrale per i Paesi dell’Africa sub-sahariana e già ambasciatore ad Addis Abeba, e un collega degli Esteri, Giuliano Fragnito, nel 2018 hanno infatti raccolto e ricostruito tutta l’intricatissima storia fin dalle sue origini in un libro imperdibile intitolato “I noti ospiti” (Come i due gerarchi erano chiamati nelle corrispondenze diplomatiche). Il libro racconta la vicenda di Berhanu Bayeh e Addis Tedla, rispettivamente ministro degli Esteri nonché ideologo marxista-leninista del governo dittatoriale di Menghistu, e capo di Stato Maggiore, accolti nelle ore successive alla caduta del cosiddetto «Negus Rosso» in un edificio di due camere e cucina, dove avrebbero dovuto fermarsi «solo pochi giorni» che con il tempo divennero trent’anni creando un caso diplomatico più unico che raro. Tutto faceva ritenere che i due sarebbero rimasti per il resto della loro vita rinchiusi nella sede diplomatica italiana quando improvvisamente le cose hanno preso una piega del tutto imprevedibile e lo strano caso diplomatico ha finalmente trovato una definitiva conclusione. Tuttavia l’inaspettata notizia della grazia arrivata in questi giorni ha presentato un paradosso ancora diverso che va ad aggiungersi alla già intricatissima storia dei due personaggi. Infatti a disporre della loro liberazione non è stato il massimo rappresentante del governo guidato per moltissimi anni fino alla sua morte da Melles Zenawe, che aveva messo sotto accusa e condannato i gerarchi del DERG per i loro delitti efferati contro la nazione e contro la popolazione, ma da quello del primo ministro Abiy che si è ritrovato dover difendere il paese da azioni egualmente efferate commesse proprio dal defunto primo ministro e dai suoi accoliti del TPLF. La storia si è ripetuta e la cricca TPLF che avrebbero dovuto rappresentare la svolta democratica per l'Etiopia dopo l'incubo del DERG di Menghistu, a sua volta si è macchiata degli stessi delitti commessi dalla giunta rossa a danno del proprio paese e della popolazione, e solo recentemente è stata dichiarata fuori legge e annientata. L'Etiopia è dunque passata dal periodo oscuro e feudale dell'Imperatore Haile Sellasie, a quello del terrore rosso di Menghistu Haile Mariam, per finire poi nelle trame della cricca TPLF di Melles Zenawe. Per fortuna i tempi sono nuovamente cambiati e in meglio, la pace promossa dal primo ministro Abiy premio Nobel sembra destinata a dare una svolta decisiva nel destino del Corno d'Africa e rappresentare un punto di riferimento per un'Africa libera e moderna. Stefano Pettini
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Settembre 2024
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