Dall’Italia verso l’Eritrea, questo sarà il viaggio di alcune locomotive italiane. Un passo avanti nel progetto di ripristino della storica Ferrovia Eritrea (F.E), costruita proprio dagli italiani a fine Ottocento.
La storia della ferrovia eritrea inizia a fine Ottocento, con una prima tratta che fa salire il treno da Massawa, città portuale sul Mar Rosso, prima verso il presidio militare di Saati, poi verso Ghinda, città del bassopiano. Sotto l’amministrazione del governatore Ferdinando Martini, ai primi del Novecento, il tragitto si allunga ancora e il treno arriva alle porte della capitale Asmara, fermandosi nella stazione di Arbarobà. La ferrovia eritrea è un lavoro spettacolare durato più di vent’anni, per costruire una difficilissima linea di montagna che, incurante dell’impressionante dislivello, salisse dal mare verso l’altopiano. Una freccia d’Africa che compie in sei ore un tragitto che un tempo si faceva in quattro, cinque giorni di marcia. Centodiciassette chilometri interrotti da 30 gallerie, 13 ponti, 13 viadotti, 21 stazioni. Le locomotive che solcano i binari sono italiane: Ansaldo, Breda, Officine Meccaniche di Saronno e Reggio Emilia. Nel 1932 arrivano anche le prime Littorine che, più leggere, veloci, ed economiche, consentono di aumentare il numero delle corse dimezzando il tempo. All’inizio anche i ferrovieri arrivano dall’Italia, poi a loro si affiancano gli eritrei che imparano presto il nuovo lavoro. Nel 1937 viaggiano nelle carrozze F.E 451 mila persone. Non tutte uguali. Le prime tre classi sono per gli europei bianchi, in ordine di ricchezza. Infine la quarta per gli eritrei che comunque usano moltissimo il treno che accorcia tempi e distanze. Quella eritrea è una delle ferrovie più scenografiche al mondo: gallerie, curve, strapiombi, tornanti sono superati senza intaccare la bellezza del paesaggio. Scrive Ryszard Kapuscinsk: “Ogni chilometro svela nuove visioni. Dietro ogni montagna spunta un diverso paesaggio. A mano a mano che avanziamo vediamo comporsi sotto i nostri occhi sempre nuovi panorami, quasi che la terra esibisse la sua varietà di bellezza desiderosa di abbagliarci con il suo splendore”. Negli anni Settanta il treno però subisce, come del resto tutto il Paese, una brusca frenata. Se già gli inglesi, dopo il 1941, avevano portato via molti pezzi della ferrovia eritrea per utilizzarli altrove, Menghistu Heilè Mariam la smantellerà completamente. Nel 1991, anno dell’indipendenza eritrea, della ferrovia rimane, oltre al ricordo, solo il tracciato. Tuttavia, amata e curata moltissimo dagli eritrei che da sempre l’hanno sentita loro, la ferrovia resiste, aspettando tempi migliori. Su richiesta si mostra ai turisti, come un gioiello di cui bisogna aver cura. A condurre i treni sono gli anziani ferrovieri che, con orgoglio, raccontano ai visitatori una magnifica storia, legata a filo doppio alla loro e alla nostra vita. Della rinascita della Ferrovia Eritrea e del progetto Locomotive Italiane in Eritrea, che finalmente si concretizza, dice il senatore Aldo Di Biagio a EritreaLive: leggi il resto dell'intervista su Eritrea Live
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Settembre 2024
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