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ERITREA ETIOPIA

Da alunno di quella scuola vi dico: ingratitudine italiana e rammarico eritreo

17/9/2020

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di  Daniel Wedi Korbaria

Oggi, 14 settembre, in Italia riaprono le scuole mentre in Eritrea la storica scuola pubblica italiana resta chiusa. A comunicarlo il 31 agosto scorso con un decreto è l’Ambasciata d’Italia in Asmara: “decreto cautelare di chiusura temporanea dell’Istituto Italiano Statale omnicomprensivo di Asmara” a firma di un “Incaricato d'affari ad interim” in cui, dopo 14 “Visto”, 6 “Considerato”, 1 “preso atto”, 1 “consapevole”, 1 “ritenuto” ha infine “decretato” la chiusura temporanea della scuola. Una scuola storica che, aperta nel 1903, è sopravvissuta al fascismo, alle due guerre mondiali, all’arrivo dei britannici, a quello degli etiopici del Negus Haile Selassie e poi a quello del Colonnello Menghistu Hailemariam. Una scuola che ha resistito durante i 30 anni di guerra di Liberazione e che ha visto nel 1993 la nascita di una Nazione dove ha insegnato per ben 27 anni.

Io ne sono testimone. Sono stato alunno di questa scuola che mi ha permesso di imparare la lingua italiana riuscendo ad esprimere così la mia creatività nella scrittura e mi rammarica alquanto assistere alla sua chiusura, vedendo in questa la volontà di negare la mia stessa opportunità ad altri studenti. Perciò mi domando: perché, dopo tutti i governi che in Italia si sono succeduti nell’arco di 117 anni, è toccato proprio al Governo Conte II togliere l’ossigeno all’ultima cosa bella e funzionante italiana rimasta sul suolo africano? Che cosa è successo di così drammatico da dover chiudere una scuola? Un conflitto armato italo-eritreo forse?

È veramente come ha scritto la propaganda di Avvenire che con il suo centesimo articolo anti Eritrea ne incolpa il suo Governo “brutto e cattivo”? E stavolta cosa avrà combinato Isaias Afewerki perché si sia arrivati a prendere una decisione così drastica lasciando a spasso migliaia di studenti dopo tanti anni di sacrifici loro e delle loro famiglie? Negli anni, infatti, il M.A.E. ha tagliato i fondi e la scuola italiana non era più totalmente gratuita. Se il Governo eritreo fosse così “feroce”, come dipinto dai media italiani, la scuola avrebbe chiuso molto prima, perché aspettare il 2020? Anche a leggere le due pagine e mezzo del decreto dell’Ambasciata d’Italia si capisce che il trend è sempre lo stesso. Identico sistema usato dalla Francia nei confronti delle sue ex colonie, ossia quello di dare la colpa di tutto agli stessi africani ed uscirne sempre e comunque puliti. Mai nessuna autocritica sul proprio operato o sul mancato rispetto degli accordi bilaterali tra Roma e Asmara del 2012 che l’Italia non ha mai onorato.

Ahimè la politica italiana ignora volutamente la sua Storia coloniale, argomento diventato tabù persino nei suoi libri scolastici, un passato che imbarazza ma che non possono cancellare con un colpo di spugna poiché è costato tanto dolore e tanti morti al popolo eritreo. Questa classe dirigente non serba nessuna gratitudine verso gli ascari eritrei che a centinaia di migliaia hanno dato la vita seguendo le mire espansionistiche italiche in Libia, Somalia ed Etiopia.

Nessuna gratitudine neppure verso i figli e i nipoti degli ascari che non hanno mai chiesto alcun risarcimento per quelle vite che in seguito sono costate trent’anni di guerra con l’Etiopia con oltre 100000 vittime, nessuna gratitudine per aver perdonato il tradimento verso il popolo eritreo quando con i loro aiuti economici permisero al famigerato colonello Menghistu Hailemariam di bombardarli col napalm. Durante quei terribili anni in cui gli eritrei sfuggivano alle bombe l’Italia non riconosceva a quei pochissimi che arrivavano lo status da rifugiato e tanti si sono finti somali per avere i documenti di soggiorno. Quella classe dirigente ha preferito invece infilare la testa sotto la sabbia per non sentire le grida di dolore dei figli e dei nipoti degli ascari massacrati.


Avrebbero invece dovuto imparare a memoria le parole di un loro illustre concittadino Amedeo Guillet: “Gli eritrei furono splendidi. Tutto quello che potremo fare per l’Eritrea non sarà mai quanto l’Eritrea ha fatto per noi”.....continua

leggi l'articolo originale su L'Antidiplomatico
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