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ERITREA ETIOPIA

Comunicato Stampa sul COI

2/6/2016

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L'Eritrea ha chiesto al Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani (HRC) di non consentire alla "Commissione d'inchiesta" (COI) di impedire un processo equo sulla situazione dei diritti umani in Eritrea rilasciando anticipatamente la sua relazione al pubblico.

In una lettera inviata al presidente e ai membri della HRC, il 30 maggio, l'Eritrea ha chiesto al Consiglio di "riconoscere e rispettare il diritto dell'Eritrea di difendersi adeguatamente”. Essa ha quindi invitato il Consiglio a "sospendere le discussioni sul rapporto fino a quando all'Eritrea non sia fornita una significativa opportunità di studiare e rispondere alle accuse."

L'Eritrea ha ulteriormente sollecitato il Consiglio di: "impedire la creazione di un pericoloso precedente consentendo la flagrante violazione del CDU "Codice della Commissione di Inchiesta", poiché  il totale disprezzo per i principi basilari delle norme fondamentali di procedura e delle norme stabilite di fair play, si fa beffe dei diritti umani e mina la credibilità della HRC".

Il COI ha annunciato che rilascerà le sue "scoperte" ai media l'8 giugno, prima di presentare la sua relazione al HRC e, mentre l'Eritrea si trova al buio sui contenuti del rapporto.

Sul modello di quanto fatto lo scorso anno poi, è prevedibile che il COI  lanci un sensazionale blitz mediatico affermando che l'Eritrea era già stata riconosciuta colpevole delle accuse, arrogandosi il ruolo di investigatore, pubblico ministero e giudice. In questa campagna orchestrata, il COI sarà affiancato da "organizzazioni per i diritti umani", da "esperti" assortiti e "vittime" che cercheranno di prestare  credito e corroborare nell’colpare l'Eritrea.

La lettera dell'Eritrea alla HRC sottolinea che "in effetti si tratta di un processo mediatico e ha lo scopo di prevenire ed evitare un serio esame e una discussione sobria del "rapporto ". Esso è destinato a creare una carica e un’atmosfera di parte che renderà virtualmente impossibile un processo equo".

L’Eritrea e un certo numero di Stati membri e di organizzazioni hanno ripetutamente dimostrato che al COI mancano i rudimenti di correttezza, imparzialità, professionalità e integrità. La sua metodologia è stata viziata, le sue fonti degne di sospetto e unilaterali, la sue "prove" fragili. Ha abusato e oltrepassato il suo mandato. E' diventato attivista arrivando fino al punto di esercitare pressioni sui governi per  non impegnarsi con l'Eritrea, anche su questioni che promuovono i diritti umani come l'istruzione.

Il COI ha volontariamente deciso di basare le proprie accuse esclusivamente su "testimonianze e resoconti di profughi eritrei, richiedenti asilo, migranti e gli altri membri della diaspora." Questi informatori selezionati rimangono senza nome e senza volto poiché il COI non ha rivelato la loro identità. Un numero consistente di essi sono stati scelti da agenti di sicurezza etiopi e intervistati nei campi in Etiopia, un paese attualmente in conflitto con l'Eritrea. Ci sono prove ferree che molti sono in realtà etiopi.

Di contro  il COI ha diligentemente rifiutato di ascoltare le "testimonianze e resoconti" della stragrande maggioranza degli eritrei della diaspora. Lo scorso anno ha semplicemente detto che "non aveva tempo per incontrarli." Quest'anno ha completamente ignorato la richiesta di centinaia di eritrei che volevano comparire di persona a Ginevra per presentare le loro testimonianze dopo aver promesso che avrebbe dato loro udienza in aprile.

Il COI ignora completamente qualsiasi valutazione dello stato dei diritti culturali, economici, sociali in Eritrea. Questo è in violazione della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti umani, che concede uguale importanza a tutti i diritti. Il rapporto del COI è anche unilaterale, parziale e incompleto. Non è difficile dedurre che il COI ha deciso di ignorare un'intera categoria di diritti umani, proprio perché gli argomenti dell’Eritrea sono  impressionanti e la loro segnalazione non sarebbe coincidente con l'immagine che il COI vuole dipingere.

Il COI ha altresì ignorato i significativi risultati dell’Eritrea in ​​materia di diritti politici e civili, nonché la pace, la stabilità e l'armonia che il paese gode in una regione che è piena di estremismo, terrorismo e  violenza. Si è rifiutato di riconoscere l'impegno serio dell'Eritrea con l'Ufficio delle Nazioni Unite dell'Alto Commissario per i diritti umani, così come il periodico processo universale (UPR) al HRC e la sua accettazione di 92 raccomandazioni, che sta  già attuando.

Il COI respinge disinvoltamente tutti i cambiamenti positivi che avvengono in Eritrea a livello nazionale così come il suo impegno regionale e internazionale.

Il COI anche ignora volutamente realtà fondamentali che hanno un profondo rapporto con la situazione del paese, tra cui l'occupazione illegale del territorio eritreo che costituisce una flagrante violazione dei diritti umani, ripetute aggressioni armate, le sanzioni e le politiche sbagliate che considerano quasi tutti eritrei richiedenti asilo.

Questo trattamento ingiusto, ingiustificato e illegale dell’Eritrea è solo una continuazione dei doppi standard ai quali sono stati sottoposte le nazioni in via di sviluppo e quelli che desiderano tracciare un percorso indipendente. Questo il ricorso ricorrente e politicamente motivato, con misure e pressioni selettive e specifiche per ciascun paese, deve finire.

​Ministero degli Affari Esteri dell'Eritrea


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