Abiy Ahmed Ali di 41 anni è il nuovo primo ministro dell'Etiopia dal 2 aprile 2018.
Di etnia Oromo, il gruppo etnico maggioritario ma anche il più marginalizzato del paese, la sua nomina è giunta dopo settimane di negoziati a porte chiuse e tre anni di proteste di piazza, da parte di esponenti di tale etnia. Il multilingue Abiy è nato nel 1976 nella regione di Jimma, nell'Etiopia occidentale, padre di tre figlie ha conseguito un master in leadership e cambiamento trasformativo e un dottorato in mediazione di conflitto. È il primo presidente di etnia Oromo della coalizione di governo a quattro, il Fronte democratico rivoluzionario del popolo etiopico (EPRDF) sebbene il gruppo etnico Oromo rappresenti un terzo della popolazione totale del paese di circa 105 milioni di abitanti. Infatti tale etnia è sempre stata posta in una condizione di dipendenza e svantaggio da parte del precedente gruppo dirigente Amhara e del gruppo minoritario Tigre. Questi ultimi hanno condizionato le sorti politiche ed economiche del paese per un quarto di secolo e hanno controllato sia i servizi militari che quelli di intelligence. Figlio di padre musulmano e di madre cristiana, quando scoppiarono disordini violenti tra le due comunità religiose si è impegnato attivamente in un forum di pace per la riconciliazione. Mentre era ancora adolescente, Abiy si è unito al movimento di resistenza contro il regime del "Terrore rosso" di Mengistu Haile Mariam e dopo la sua scomparsa, nel 1993 si è unito all'esercito etiopico, dove ha servito nell’intelligence e ha raggiunto il grado di tenente colonnello. Dopo il genocidio ruandese del 1994, è stato schierato come membro della missione di pace delle Nazioni Unite e successivamente ha partecipato alla guerra di confine tra Etiopia ed Eritrea. Dopo aver diretto il servizio di cyber-intelligence INSA, Abiy si è impegnato in politica e si è rapidamente affermato tra le fila dell'Organizzazione Democratica Popolare Oromo (OPDO). Eletto alla Camera dei rappresentanti, nel 2016 è diventato ministro federale per la scienza e la tecnologia ad Addis Abeba. Tuttavia, è tornato presto nella sua provincia nativa di Oromia per assumere la carica di capo del segretariato OPDO. Alla fine del 2015, Abiy si è trovato al centro di una violenta disputa sul “land grabbing” illegale nella regione dell’Oromia e sebbene il controverso "Master Plan di Addis Abeba" sia stato sospeso all'inizio del 2016, il fallout continua fino ad oggi, con un bilancio di migliaia e migliaia di feriti. Abiy, insieme al presidente regionale Lemma Megerssa, è diventato una delle figure centrali di un nazionalismo Oromo appena risvegliato. È considerato un riformista e fra i suoi primissimi impegni ha promosso la riappacificazione con l'eritrea, portando a termine il conflitto armato iniziato nel 1998. Il suo governo ha rinunciato alle rivendicazioni territoriali nella zona di Badme e ha sostenuto l'applicazione dell’accordo di pace promosso dalle Nazioni Unite nel 2000. Ha concordato con il presidente eritreo Isaias Afewerki la riapertura delle rispettive ambasciate, la ripresa di commerci, la riapertura della rotta aerea diretta tra le capitali dei due paesi e la riapertura delle linee telefoniche dirette tra i due stati, interrotte da circa venti anni. Nei suoi primi cento giorni di governo, inoltre, ha liberato migliaia di prigionieri politici; ha dichiarato la fine dello stato di emergenza; ha annunciato piani per privatizzare parzialmente le industrie chiave, comprese le telecomunicazioni e l’aviazione; ha ammesso e denunciato l’uso della tortura da parte dei servizi di sicurezza dello stato; e ha licenziato funzionari carcerari implicati in violazioni dei diritti umani. Nel giorno del suo insediamento, dopo aver ricevuto le credenziali dal dimissionario Hailè Mariàm Desalegn, dopo aver annunciato il suo programma che prevedeva l’accettazione incondizionata dei Patti di Algeri e la normalizzazione dei rapporti con l’Eritrea, è stato pesantemente attaccato dai rappresentanti della compagine Tigray denominata Woiane che ritenevano inammissibile cedere sulla questione confinaria con l’Eritrea dopo aver patito tanti morti. Probabilmente in questa occasione è risultato chiaro attraverso le parole di risposta pronunciate dal neo eletto Abiy, che l’Etiopia stava per inaugurare un nuovo periodo storico: “Sono sorpreso di questa vostra reazione, francamente mi sarei aspettato l’esatto contrario e cioè una richiesta da parte vostra sul perché l’esecutivo che ora rappresento non abbia assolto ai suoi impegni sottoscritti in occasione dei Patti di Algeri e mai onorati. Quanto alla questione dei nostri morti vorrei ricordare tutti voi che io a Badme ero con i miei uomini, e non voi; che io a Badme ho perso i miei fratelli, e non voi; che io sono tornato da Badme con le lacrime agli occhi, e non voi”. I giorni successivi all’insediamento di Abiy sono stati caratterizzati da una serie di incontri e di iniziative che ancora non si è conclusa e che ha dato il via a un cambiamento epocale nei rapporti fra le nazioni e a un nuovo corso di pace e cooperazione che avrà riflessi positivi in tutto il Corno d’Africa.
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All'attenzione del Primo Ministro
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Settembre 2024
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