Di Pasquale Santoro 03 nov. 2023 Questo articolo che vi accingete a leggere l’ho valutato attentamente, visto e considerato che quando esco fuori dalla logica dei post strappa lacrime, trovo sempre qualcuno cha ha da ridire sui pensieri che esprimo su argomenti piuttosto spinosi. Ma, fortunatamente, i miei amici più fedeli, gli asmarini come me, hanno un altro metro di giudizio e tanto mi basta. Avete dimenticato o forse vi chiederete dove sono andati a finire gli 80 imprenditori italiani che qualche anno fa dovevano investire in Eritrea?? Sono partiti accompagnata da una vice ministra il cui nome è scomparso nel nulla e hanno fatto i turisti, imprenditori fasulli e come in epoca coloniale, affaristi ,avventurieri in cerca di fortuna e nostalgici di ogni tipo, naturalmente viaggiando a sbafo, con i soldi nostri. Alcuni di loro sono arrivati in Asmara con il cappotto e il colbacco in testa pensando che a 2400 metri ci fossero nevi perenni e non gli ha mai detto nessuno che cosa è stata l'Eritrea nella storia Italiana. Hanno scelto per caso, pensando di venire nel cuore del Corno d'Africa a vedere come sono fatti i tucul. Ora, questi sprovveduti imprenditori/turisti incominciano a pensare che non sono venuti in Africa come pensavano . Si ritrovano a guardare con occhi increduli gli edifici dell'arte cubista e poi Art Decò e si rendono conto di trovarsi davanti ad un impronta più evidente dello stile razionalista del periodo fascista degli anni 30. Si rendono anche conto che a differenza dell'Italia di quel periodo, qui gli architetti si sono sbizzarriti a disegnare una città dell’utopia. Nella "piccola Roma" i nostri frastornati imprenditori/ turisti vedono così accostati i diversi stili architettonici in voga in Europa nei primi decenni del novecento. Possibile che sono in Africa, si domandano? Guardano il Teatro con la sua elegante scala che conduce al portico, in stile rinascimentale, da cui si accede ad una sala da 750 posti e tre file di palchi, oltre alla platea con soffitto decorato in stile liberty. Quando passano davanti al Palazzo del governo e le sue facciate classicheggianti capiscono che dovevano informarsi bene dove stavano andando. Si stanno trovando a girare in una delle più belle città Italiane, su un cocuzzolo di montagna alta 2400 metri E il loro stupore è ancora più grande quando si rendono conto che possono andare a pregare in una chiesa dl nord Italia, come la Cattedrale di S. Giuseppe, terminata nel 1922, in stile romanico lombardo, con i bei mattoni a vista, oppure l'entrata ibrida della chiesa ortodossa dove a tratti tipicamente italiani si accostano due alte torri con elementi dell'architettura locale, come i tetti conici, tipici dei rifugi tradizionali eritrei. I poveri imprenditori/turisti maledicono chi nella Madre Patria non gli abbia mai parlato di questa meraviglia tutta Italiana e ancor più sbigottiscono quando si accorgono delle decine di bar lungo la via principale ad iniziare dal "Vittoria",la Pasticceria Moderna, il Bar Commercio nell'ex Viale Regina, dove da bambini si andava ad acquistare paste e caramelle e poi ancora il bar "Portico", il Bar "Alba" dove si gustavano bicchierini di anice, arachidi e l'appetitoso “mezze", crostini con salumi e formaggi. Che dire poi dello storico "Bar Impero" oppure il bar "Rex" dove ci si andava soprattutto la Domenica e dove le donne di Asmara facevano sfoggio della loro eleganza. Loro non sanno, poverini ,che anche gli americani della Cagnew Station dove tutto era rigorosamente fatto in USA, la sera uscivano dalla loro piccola America e affollavano i bar Italiani tracannando litri di birra Melotti. Loro non conoscono la storia di tutti gli Asmarini che molto prima di loro si sono goduti queste bellezze. I nostri annichiliti imprenditori/turisti vedono giovani e non giovani eritrei che non sono diversi dagli Asmarini di una volta che utilizzano con grande attenzione quello che abbiamo lasciato in eredità. I poveri imprenditori/turisti che non sanno cosa ci sono venuti a fare, ritornano in Italia, senza aver mai sentito parlare di Guido De Nadai, un veneto schivo e riservato che in pochi anni fece fiorire i deserti, creò splendide piantagioni, aziende agricole in cui si faceva anche il parmigiano. Poi la Melotti, una minuta e tenace Signora romana che diventò uno dei più grandi industriali in Eritrea, per non parlare dell'ottica BINI, i cui occhiali sono diventati un "cult" anche in Italia e per non dire del grande Barattolo che con il suo cotonificio fece diventare grande l’Eritrea. Eccoli li, infine, a guardare in alto verso la costruzione futuristica per eccellenza che nessuno avrebbe affrontato in Italia, come la Fiat Tagliero con degli sbalzi in cemento di oltre 15 metri a forma di ali, senza sostegni. Riprendono l'aereo pagato dai contribuenti italiani e non sanno di aver perso la vista della ferrovia più ardita del mondo, con 30 gallerie e 65 tra ponti e viadotti ed ancora la funivia, quel che ne resta, una impressionante opera di ingegneria asmarina, lunga 75 Km. che superava dislivelli di oltre 2320 metri da Massaua. Non sono riusciti a vedere Massaua, la magica Massaua, con i suoi sambuchi colorati, gli abili Nakuda sui loro piccoli "hurry" che pescano tra le isolo Dahalak, i mercati di Cheren, e poi Decamerè che fu la città del futuro, Adi Ugri, con i suoi fiumi e le piantagioni . Non sentiranno mai parlare di Ghinda, Elaberet, Tessenei, Agordat, la Piana d'Ala, Embatkalla, Dongollo, Senafè. Peccato per loro, ma mi sono sempre chiesto perché i politici italiani amano prendere in giro gli amici eritrei; perché sono così sconsiderati da non comprendere che in Eritrea bisogna andarci per aiutarla, non per sfruttarla; perché ci fanno fare sempre figure da opportunisti e voltagabbana. Si sono fatti una gita con l’aereo di stato e chi si è visto si è visto. Hanno fatto molto di più Jovanotti e Vittorio Sgarbi che questi nostri sedicenti, amici degli amici e si fa per dire, qualificati come imprenditori. Certo, ci saranno pure problemi ad investire in Eritrea, limiti e burocrazia ma allora, come mai un italiano, di quelli veri, come Pietro Zambaiti, è riuscito a far decollare l'ex cotonificio Barattolo, rendendolo un fiore all'occhiello per tutto il Corno d’Africa? Di quegli ottanta , si fa per dire imprenditori, nemmeno uno si è rifatto vivo e forse è stato meglio così. Dimenticavo: se questi insignificanti ometti al seguito di impresentabili rappresentanti del governo italiano avessero almeno letto quanto scrisse il Generale Amedeo Guillet: GLI ERITREI FURONO SPLENDIDI. TUTTO QUELLO CHE POTREMO FARE PER L’ERITREA NON SARA’ MAI QUANTO L’ERITREA HA FATTO PER NOI. Forse, dico forse, avrebbero provato vergogna.
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