In una lettera inviata a vari Capi di Stato e di governo, il Presidente eritreo Isaias Afewerki ha invitato ad un maggior rispetto del diritto internazionale, di cui solo il Consiglio di Sicurezza dell'ONU dovrebbe essere il custode, senza le interferenze e gli arbitri di nessuno.
di Filippo Bovo - 12 giugno 2017 Pochi giorni fa il Presidente eritreo Isaias Afewerki ha mandato un importante messaggio a vari Presidenti e premier del mondo chiedendo loro d’esercitare tutta l’influenza di cui dispongono sul Consiglio di Sicurezza dell’ONU, affinché questi possa rivedere le proprie posizioni sull’Eritrea e comprendere le grandi ingiustizie a cui essa è da tempo sottoposta. Nel suo messaggio, il Presidente Afewerki ha ribadito che il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha l’obbligo, la responsabilità primaria e il mandato legale per assicurare e promuovere la sicurezza e la pace delle nazioni sovrane e di conseguenza anche per garantire il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali. A tal proposito Afewerki ha voluto spendere alcune parole a proposito della crisi frontaliera fra Etiopia ed Eritrea, frutto della guerra del 1998-2000. Questa disputa di confine, secondo il Presidente eritreo, è dovuta all’azione di Washington che ha cercato di mettere contro due popoli, quello etiopico ed eritreo, uniti da profondi legami storici, culturali e religiosi, per crearsi l’occasione con cui ingerire negli affari interni del Corno d’Africa. Infatti, malgrado il raggiungimento degli Accordi di Algeri nel 2000, gli Stati Uniti hanno sempre usato tutta la loro influenza nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU affinché essi rimanessero inapplicati e la crisi venisse addirittura esacerbata. Successivamente gli Stati Uniti e i loro alleati hanno accusato l’Eritrea di sostenere le milizie di al Shabaab in Somalia, malgrado non vi fosse alcuna prova che potesse suffragarlo. Ma, senza tener conto di ciò, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU emise delle ingiuste sanzioni contro l’Eritrea nel dicembre del 2009. Come se non bastasse tutto ciò, il Presidente Afewerki ha ricordato che per destabilizzare ed indebolire l’Eritrea sono state poi attuate altre provocazioni, come ad esempio le varie accuse di violazioni dei diritti umani, i frequenti attacchi militari lanciati contro il paese ed infine il traffico di esseri umani organizzato da varie reti criminali finalizzate ad incitare molti giovani ad abbandonare il paese. Secondo Isaias Afewerki il diritto internazionale deve finalmente essere rispettato e pertanto si deve smettere, una volta per tutte, di seguire la legge della giungla. Solo il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, liberato da certi condizionamenti esterni, potrà pertanto sindacare sul diritto internazionale e sul suo rispetto, cominciando per esempio a deliberare sull’occupazione di territori sovrani da parte di altri paesi, a ritirare le sanzioni finora indette e a chiedere il termine di tutte le varie provocazioni sinora attuate, tutti danni dei quali l’Eritrea in questi anni ha dovuto dolorosamente fare le spese. E’ evidente, nelle parole usate da Afewerki, la preoccupazione per la situazione internazionale, che sta conoscendo una sempre maggior recrudescenza. La rottura fra Arabia Saudita, coi suoi relativi alleati, ed il Qatar, può portare a conseguenze anche nel Corno d’Africa, dopo che già ha creato non pochi problemi nello Yemen, un paese che con l’Eritrea vanta forti e storici legami. La rivalità fra sauditi, qatarioti ed iraniani ha già profondamente segnato le vicende politiche della regione, coinvolgendo non solo l’Eritrea ma anche Gibuti, la Somalia e l’Etiopia (a tacere del Sudan e dell’Egitto, fino ad estendersi a tutto il Maghreb). In uno scenario di crescente tensione regionale ed interregionale, l’Eritrea ribadisce dunque l’importanza del diritto di fronte al facile uso della forza e ai danni provocati da qualsiasi irragionevole arbitrio. da Opinione Pubblica
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