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ERITREA ETIOPIA

“Caro Angelo…”: il ricordo di Angelo Castiglioni e la favolosa storia della città di Adulis

23/2/2022

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Lettera di Serena Massa, che ha a lungo collaborato "spalla a spalla" con i Fratelli Castiglioni, ha voluto dedicare ad Angelo dopo la sua morte. Serena Massa è la direttrice della missione archeologica internazionale ad Adulis, Eritrea, scoperta proprio dai celebri archeologi
​da Varese News

Pubblichiamo per intero la lettera che Serena Massa, che ha a lungo collaborato “spalla a spalla” con i Fratelli Castiglioni, ha voluto dedicare ad Angelo Castiglioni, dopo la sua morte. Serena Massa è la direttrice dal 2012 della missione archeologica internazionale ad Adulis, Eritrea, una delle più importanti scoperte dei fratelli Castiglioni. È professore aggiunto presso la cattedra di Archeologia e Storia dell’Arte greca e romana dell’Università Cattolica di Milano dal 2004. Ha svolto attività di consulenza archeologica presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, l’Università di Pavia, l’Università di Genova, l’Università di Bologna, il CNR, l’Università Orientale di Napoli, l’Università di Urbino, l’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente, il Centro Ricerche del Deserto Orientale. In provincia si è occupata, tra l’altro, del progetto di musealizzazione sul monastero di Cairate, e a lei era stato affidato il Coordinamento dei Sistemi Museali della Provincia di Varese tra il 2012-2015, con un importante progetto sul sito Unesco di Castelseprio.

Caro Angelo,
è ancora troppo forte l’emozione per la tua recentissima scomparsa, ma so che tu, insieme ad Alfredo, vorresti che il pianto fosse presto superato e trasformato in qualcosa di utile e bello.

E niente è più bello dell’eredità che, insieme ad Alfredo, ci lasci: la conoscenza, la scoperta delle radici più vere e autentiche dell’umanità che, come tutti dovrebbero ormai sapere, si trovano nel continente africano.

Ma l’Africa che gli archeologici di formazione classica – quale è originariamente la mia – conoscono, non va di solito oltre i confini dell’Egitto romano o dell’Africa settentrionale, dove al culmine della potenza imperiale fiorirono le grandi città di Alessandria, Leptis Magna, Cirene… Grazie all’incontro con te, avvenuto una bella sera d’estate di dieci anni fa, ho potuto scoprire nuovi orizzonti di ricerca, e gli intensi contatti che nell’antichità si intrecciavano tra il mondo mediterraneo, il Corno d’Africa e l’Oceano Indiano tramite il Mar Rosso. 

Quella sera, a cena dall’amica Carla, ci hai parlato delle ricerche, appena iniziate con la vostra associazione, il Centro Ricerche sul Deserto Orientale, nell’antica città emporio di Adulis, sulla costa sud occidentale del Mar Rosso, in Eritrea.

Qualche mese dopo, gennaio 2012, partivo con voi per la missione archeologica, come ogni inverno da allora in poi, e come tra pochi giorni nuovamente: a me avete lasciato l’onore di continuare questa impresa, insieme ai colleghi eritrei ed italiani.

L’archeologia del Mar Rosso ci conduce in un appassionante viaggio lungo le piste carovaniere e le rotte transmarine che favorirono l’incontro tra civiltà mediterranee, Africa e Asia.

Merci, uomini e idee provenienti dalle diverse culture del mondo antico occidentale e orientale percorrevano i deserti d’Arabia e affrontavano le insidie della navigazione, intrecciando un dialogo millenario le cui testimonianza destano meraviglia. 

Protagonista di questa storia è il Mar Rosso, una delle più grandi arterie commerciali del mondo antico, che aveva un punto nodale nell’attuale territorio eritreo e nel suo porto, Adulis.  Ubicato all’interno della baia di Zula, circa 50 km a sud di Massaua, Adulis era il maggior emporio della sponda africana del Mar Rosso, crocevia dei commerci che scorrevano lungo l’antichissima via africana degli aromi. Il nome di Adulis, forse già presente nei testi geroglifici, è noto alle fonti greche e romane a partire dal I secolo d.C.

Il testo più importante che ce ne parla è il Periplo del Mare Eritreo, scritto in greco da un anonimo mercante egiziano che, dopo aver navigato sulle rotte del Mar Rosso commerciando i prodotti che ci descrive nel suo libro, ha redatto una vera e propria guida per i mercanti che operavano tra l’Egitto e l’Africa orientale, l’Arabia e l’India. Egli riferisce che nell’emporio di Adulis erano commerciati l’avorio, la tartaruga e il corno di rinoceronte, l’ossidiana, il ferro, l’oro e l’argento, il vetro, tessuti, vino e olio.

Per questo negli scavi ritroviamo monete in abbondanza e prodotti che arrivavano ad Adulis da lontano, quali anfore vinarie e olearie, vetri e ceramiche dal Mediterraneo, dal Golfo Persico, manufatti e pietre preziose dall’India, marmi e preziosi arredi liturgici da Bisanzio.

Di tutto questo si era persa memoria: dopo alcune ricerche del secolo scorso, la città era stata nuovamente sepolta sotto il limo e la sabbiatrasportati dalla furia dei tre fiumi che la circondano, come al tempo della sua drammatica fine, avvenuta per una violenta e improvvisa catastrofe naturale, verso la fine del VII secolo d.C.  Ora, grazie alle vostre esplorazioni in Africa orientale, nel deserto da te tanto amato, Angelo, questa splendida città di oltre quaranta ettari sta ritornando alla luce.

Al momento sono state scavate e restaurate tre basiliche paleocristiane, il primo nucleo del futuro parco archeologico voluto dal Presidente dell’Eritrea. Non soltanto si tratterà del primo parco archeologico dell’Africa subsahariana: sarà anche un centro di formazione e di servizi per le comunità circostanti.
​

Molto tempo prima che in Italia si parlasse di “archeologia pubblica”, il vostro modo di operare con le comunità indigene locali esemplificava già quanto l’archeologia oggi può contribuire alla società, in termini di sostenibilità e qualità della vita. È questo il vero significato della parola cultura.

Caro Angelo, so che continuerai, insieme ad Alfredo, a stare vicino a noi, che andremo avanti per percorrere i sentieri di ricerca da voi tracciati, è una promessa e un impegno.

Ti voglio bene
Serena

credit 
Varese News
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