di Daniel Wedi Korbaria “Oh, ma hai sentito cosa ha detto Rutelli in Tv sul tuo paese?” mi hanno chiesto dei conoscenti. Io, che non possiedo e quindi non guardo la televisione, ignoravo cosa avesse detto l'Onorevole Francesco Rutelli. Conoscendo però il soggetto mi aspettavo che potesse dire di tutto, non sarebbe certo stata la prima volta che qualcuno abbia criticato il mio Paese senza esserci mai stato. Volevo fingere indifferenza ma la curiosità era troppa, era più forte di me. Quali scemenze avrà mai sparato stavolta mi chiedevo e così sono andato ad informarmi sul web. E cercando, cercando l’ho trovato seduto in uno studio de LA7, ospite di un programma in prima serata dal titolo PiazzaPulita[i]. Gli sedevano di fronte alcuni giornalisti anche di destra ma nessuno così preparato sull’#Eritrea da poterlo contraddire. In fondo non mi stupisce più nulla, nemmeno che Sallusti non sappia dove si trovi l’Eritrea geograficamente. Nonostante l’Onorevole l’abbia sparata grossa i giornalisti sono rimasti ammutoliti della serie: “Eritrea boh! Il #colonialismo non si studia nella scuola italiana...” Chissà perché poi? Cosa ha detto Rutelli a Piazza Pulita sul paese del Corno d’Africa? “Gli Eritrei sono assoggettati alla coscrizione, al servizio militare obbligatorio fino, mi pare, a settant’anni o ottant’anni, anche le donne, c’è il diritto di fuggire da una dittatura purtroppo… molto triste.” In quel momento il suo “mi pare” è passato in televisione come una verità incontrastabile. Io ho pensato subito a mia madre, poverina, settantenne e acciaccata, che per accontentare Rutelli lascia Asmara per trasferirsi a Sawa a fare il servizio militare. Me la immaginavo correre sotto al sole cocente del bassopiano con un’arma sottobraccio. E pensavo: “Povera mamma, ma perché non me ne ha mai parlato? Perché mi ha tenuto nascosta questa sua “coscrizione” che la obbliga a mirare e a sparare senza neanche essere stata liberata da quella cataratta che tanto la tormenta?” Ovviamente mia madre non mi nasconde nulla, sono le cose che in Eritrea non stanno affatto così. Il povero Rutelli non sa quel che dice! Se fosse vero che nel mio Paese si prestasse servizio militare alla veneranda età di ottant’anni questo sarebbe da Guinness dei primati, caro Rutelli. [i] Rutelli alla 7, trasmissione televisiva di Piazza Pulita del 28/01/2016 http://www.la7.it/piazzapulita/rivedila7/chi-%C3%A8-stato-29-01-2016-173198 Il Servizio Nazionale in Eritrea dura 18 mesi come da standard internazionale, di cui tre mesi di corso militare e i restanti 15 mesi di servizio sociale. In questi mesi chi non ha ottenuto discreti risultati scolastici per poter accedere al College ha la possibilità di specializzarsi e di imparare un mestiere e fare anche la gavetta. Il Servizio Nazionale a Sawa è stato difficile nei primi anni novanta quando i dormitori erano semplici baracche di lamiera e i servizi erano poveri, negli anni successivi, con i geometri che passavano a prestare il loro servizio, Sawa è diventata una città con biblioteche, bar, sale di svago con televisione, alloggi anche per i genitori che si recano a far visita ai loro figli. La stragrande maggioranza che è passata per Sawa ne serba un buon ricordo e ne parla con la stessa nostalgia di chi in Italia ricorda la sua leva militare. È un crocevia di esperienze e un punto di ritrovo per i giovani delle nove etnie d’Eritrea, un terreno di incontro e di scambio culturale e un’occasione per fare nuove amicizie. Conosco molti ragazzi che sono usciti con una preparazione professionale che gli ha permesso di lavorare all’estero alla pari dei colleghi occidentali. Conosco ragazze che in Eritrea guidano un macchinario per le costruzioni perché l’hanno imparato a Sawa. Ogni anno, migliaia di ragazzi escono con diplomi di carpentiere, elettricista, meccanico, giardiniere, cuoco, musicista, attore, cantante o sportivo. I più bravi a scuola hanno a disposizione 8 college con altrettanti indirizzi sociali, scientifici e tecnologici, medici, odontoiatri, ingegneri informatici, biologi. Fin qui tutto normale. L’equilibrio del sistema Paese si è interrotto nel 1998 quando l’Etiopia ha dichiarato la nuova guerra di confine, un fatto drammatico che in Eritrea ha complicato ulteriormente la situazione post guerra di Liberazione durata 30 anni. Il trattato di pace di Algeri venne firmato nel 2000 dopo due anni di guerra costati ventimila vite di giovani eritrei. Nel 2002 la Commissione Confini delle Nazioni Unite EEBC[i] ha assegnato in modo definitivo e vincolante la città di Badme (casus belli) e i territori contestati all’Eritrea. Dietro il suggerimento degli Stati Uniti l’Etiopia non vuole accettare il verdetto inappellabile e continua con le sue provocazioni facendo incursioni militari per creare in Eritrea la perenne emergenza e lo stato d’allerta. Per questo motivo, i giovani eritrei vengono costretti a fare gli straordinari oltre il periodo di leva. Ancora oggi, dopo 14 anni dal verdetto, l’Etiopia sta continuando ad occupare militarmente i territori sovrani eritrei e minaccia una nuova guerra, minacce che non aiutano a riportare alla normalità di 18 mesi il servizio nazionale eritreo. L’ultima minaccia in ordine di tempo arriva quando l’europarlamentare Gianni Pittella[ii], recatosi recentemente ad Addis Abeba, riferisce le parole del primo ministro etiopico Hailemariam Desalegn in un’intervista rilasciata al giornalista dell’Avvenire Giovanni Maria Del Re: «La questione che maggiormente mi preoccupa (...) riguarda proprio i rapporti tra Etiopia ed Eritrea. Il premier (etiopico), con cui ho parlato per oltre un’ora, mi ha avvertito che se l’Ue darà aiuti all’Eritrea, l’Etiopia la invaderà. In sette giorni risolvo tutto, mi ha detto, e vi mando un milione di profughi in Europa». In questa storia, caro Rutelli, non deve dimenticare il ruolo dell’Etiopia. Un gigante di oltre 90 milioni di abitanti che occupa militarmente i territori sovrani di una popolazione di appena 6 milioni. E, tecnicamente, i due paesi sono ancora in guerra e lo saranno fino a quando l’Etiopia non avrà ritirato quella dichiarazione del maggio 1998. La fuga dei giovani eritrei potrebbe anche essere colpa dell’Etiopia, per esempio, ci ha mai pensato a questo? Perché sono 14 anni che l’Etiopia agisce per impegnare più risorse umane a guardia del confine non demarcato e ruba molte energie che invece potrebbero venire usate per lo sviluppo del Paese. L’Etiopia è interessata allo svuotamento dell’Eritrea dai suoi giovani e per questo ha allestito numerosi campi profughi dove il fattore di attrazione principale è la promessa di visti per l’America che, a detta loro, vengono concessi molto facilmente ma in realtà ciò che li aspetta è il deserto e il mare. Il discorso del Presidente Obama al Clinton Global Initiative[iii] nel 2009 lo conferma: “Recentemente ho rinnovato le sanzioni su alcuni dei peggiori Stati tiranni, tra cui la Corea del Nord e l’Eritrea. Stiamo collaborando con i gruppi che aiutano donne e bambini a fuggire dalla morsa dei loro aguzzini. Stiamo aiutando gli altri paesi ad intensificare i loro sforzi. E stiamo vedendo i risultati.” L’idea degli USA nei confronti dell’Eritrea non è mai cambiata rispetto ai tempi del Federalismo con l’Imperatore Haile Sellassie da loro stessi voluto dopo la fine del colonialismo italiano e l’Amministrazione militare Britannica. Come disse a quei tempi il segretario di Stato americano John Foster Dulles: "...dal punto di vista della giustizia, il parere del popolo eritreo deve ricevere considerazione. Tuttavia, gli interessi strategici degli Stati Uniti nel bacino del Mar Rosso e la pace nel mondo rendono necessario che il paese (Eritrea) debba essere unito con il nostro alleato Etiopia". E nonostante nel 2000 ci fosse tra i firmatari dell'accordo di Algeri il Segretario di Stato Madeleine Albright in rappresentanza degli Stati Uniti[iv], questa situazione di no pace no guerra continua da 16 anni, situazione che ovviamente ha demotivato molti giovani eritrei. Una delle motivazioni che i ragazzi adducono alla loro fuga è il servizio militare prolungato. Ma non si può certo pensare di “alleggerirlo” con un vicino così prepotente. L’Eritrea ha tutto il diritto di difendersi da un’aggressione militare e di tutelare la sua sovranità e questa responsabilità tocca ai suoi giovani perché ne andrebbe della loro sopravvivenza. Chi scappa da questa responsabilità è un renitente anche nelle migliori democrazie. Per esempio nella sua Italia, caro Rutelli, sui renitenti alla leva il codice militare italiano[v] prevede la galera: “Prima dell'arruolamento il delitto è meno grave ed è preveduto dagli articoli 153 e 155 del testo unico delle leggi sul reclutamento (r. decr. 3 agosto 1927 n. 1437), secondo i quali l'iscritto, che, senza legittimo motivo, non si presenti all'esame personale e all'arruolamento e che, trovandosi all'estero, non regoli la sua posizione di leva nei termini all'uopo fissati, è punito, se viene arrestato, con la detenzione da uno a due anni; se si presenti spontaneo entro l'anno, con la detenzione da due a sei mesi; oltre l'anno, con la detenzione da sei mesi a un anno. Quando l'iscritto, invece, è arruolato e, senza legittimo impedimento, non obbedisce all'ordine di chiamata alle armi è dichiarato disertore (art. 162 legge citata).” La soluzione che l’Eritrea propone per impedire che i suoi giovani scappino dal Servizio Nazionale prolungato e quella di riportare la situazione alla normalità facendo rispettare il verdetto EEBC[vi] all’Etiopia e far evacuare i territori sovrani eritrei dai militari etiopici così da poter eliminare le postazioni eritree sul confine. Come dice l’Ambasciatore all’Onu Girma Asmerom: “Se l'Etiopia ritira l'esercito dal territorio sovrano eritreo occupato compresa la città di Badme al mattino, il dialogo tra i due paesi inizierà nel pomeriggio.” Lei Rutelli si spenda pure per accogliere più migranti eritrei (ed etiopici che si spacciano per eritrei) perché si sente un sant’uomo ma, a mio parere, non è diverso da chi sbandiera la sua umanità e l’accoglienza a tutti i costi e che in realtà lo fa solo per interesse, lavoro, soldi, fama e gloria. E mentre recita il suo: “Noi dobbiamo accogliere per forza eritrei e siriani” si ricordi che sta giocando con il futuro dell’Eritrea che sono i suoi giovani ed è proprio quello status da rifugiato prima facie che è diventato il pool factor e ha richiamato molti altri giovani dall’Africa. Adesso torniamo alla sua tristissima frase On. Rutelli, lei dice quasi incredulo: “...servizio militare obbligatorio fino a, mi pare, settant’anni o ottant’anni, anche le donne!” Già anche le donne fanno il servizio militare in Eritrea. La partecipazione delle donne nel servizio militare è nuova in Italia, oggi le donne italiane possono entrare nell’Esercito e diventare militari, graduate, comandanti, ecc. In Eritrea questa parità di genere esiste sin dagli anni sessanta, già dalla lotta di Liberazione. Le donne eritree, al pari degli uomini, hanno combattuto e dato la vita per l’Eritrea e oggi continuano a combattere per lo sviluppo del Paese. In Eritrea la ricostruzione procede saltando gli ostacoli grazie soprattutto alle donne eritree che hanno imparato, dai tempi della lotta armata, a stringere la cinghia e a stringere i denti. Con la loro associazione NUEW[vii] sono diventate il pilastro fondante della società e dell’economia eritrea. Attualmente abbiamo tre ministre al governo. Grazie ad investimenti mirati del Ministero della Salute, gestito da una donna, in questi anni è stata ridotta la mortalità infantile e la morte per parto. Le donne in gravidanza vengono monitorate mentre, a cadenza mensile, si recano alla clinica del proprio villaggio. Sin dalla Liberazione è diventata illegale l’antica usanza della mutilazione genitale femminile che veniva praticata andando casa per casa. In Eritrea è perseguita come un gravissimo crimine. Chi la praticava è stato oggi fatto rinsavire e coinvolto a fare campagna sulle conseguenze che tale atto comporta. Parlando di Eritrea lei esprime un giudizio negativo dicendo: “Dittatura molto triste” ma, devo ammettere che, detto da un politico della “seconda repubblica” quale lei è non suona nemmeno un’offesa. Il suo giudizio sul mio Paese mi fa sorridere, potrei dirle: da quale pulpito! Lei ha vissuto nell’eccesso di democrazia dove i governi italiani duravano si e no un anno. E quella sua democrazia che Giorgio Gaber[viii] definiva: “...la democrazia rappresentativa nella quale tu deleghi un partito, che sceglie una coalizione che sceglie un candidato che tu non sai chi è e che tu deleghi a rappresentarti per cinque anni e che se lo incontri ti dice giustamente: Lei non sa chi sono io!” Eppure i più anziani della Comunità ricordano un radicale transnazionale che, durante gli anni della lotta di Liberazione Eritrea, condivideva i loro stessi valori di uguaglianza sociale, di libertà e di giustizia. Da allora lo spirito eritreo non è cambiato perché in noi tali principi sono ancora vivi. Evidentemente a cambiare è stato lei! Anche la sua biografia politica è degna di un attore trasformista per tutte le casacche che lei ha cambiato in un solo decennio. Prima del mio arrivo in Italia lei aveva già abbandonato il Partito Radicale e aveva fondato ed abbandonato anche i Verdi Arcobaleno, poi con la Coalizione di Sinistra si era fatto eleggere Sindaco di Roma. Ebbene, in quei lunghi anni in cui era Sindaco, anch’io ho contribuito con le mie tasse alla sua amministrazione. Ho vissuto quella Roma che diventava sempre più cara e a pagamento, in perfetto stile americano dove tutto si paga. “Costa di più perché c’è il Giubileo” si diceva, ma quando i turisti se ne andarono i prezzi sono rimasti alti e non sono più scesi. Con gli stessi soldi, da un appartamento in affitto sono finito ad affittare un posto letto. Se lo faccia dire da un immigrato fesso come me, se avessi potuto partecipare a quelle elezioni comunali (nemmeno dopo vent’anni ho questo diritto ma non farò certo una manifestazione per questo) io non l’avrei mai votata e non solo perché lei non sta mai fermo un attimo e guizza via come un pesce rosso cambiando continuamente camicia. Uno straniero fa fatica a seguire la sua linea politica[ix]. Nel 1999, con i Democratici è stato eletto deputato europarlamentare, nel 2001 come leader dell’Ulivo ha perso le elezioni contro Berlusconi, nel 2002 crea il partito La Margherita e dal 2007 è membro del Partito Democratico ma già nel 2009 fonda Alleanza per l’Italia e alle ultime elezioni non entra in Parlamento, successivamente esce dal PD. Di lei non è rimasto nemmeno quel nomignolo “Cicciobello” attribuitole da Prodi e in televisione non passano più quelle divertenti gag in cui Corrado Guzzanti faceva la sua imitazione sul treno per Ostia. Sembrava tutto finito, ero convinto che per lei fosse arrivato il tempo del pensionamento, momento importante nella vita in cui ci si gode la pensione in santa pace. Invece mi sbagliavo. È apparso in televisione proprio per dire agli italiani la sua sull’Eritrea. Al bar sotto casa continuano a chiedermi: “Ma è vero quello che ha detto Rutelli?” Vede caro Rutelli, da cittadino eritreo ho trovato la sua uscita sull’Eritrea poco felice, lei doveva prevedere che qualche risentito immigrato eritreo avrebbe potuto scriverle una lettera di protesta. Da politico vissuto qual è lei avrebbe dovuto fermarsi un attimo a riflettere ed evitare di schierarsi con l’Etiopia. Non c’è un’altra alternativa, se si è contro l’Eritrea si è pro Etiopia. Doveva sapere che quando si affronta l’argomento “Eritrea” dall’altra parte della barricata c’è sempre l’Etiopia che gongola. Come cittadino eritreo mi sento in dovere di difendere il buon nome dell’Eritrea e del suo Governo sovrano. A questo punto, mi permetta, come fossi il Virgilio della situazione, di accompagnarla nella “triste dittatura” come la chiama lei, le voglio mostrare il vero volto dell’Eritrea, per me l’avanguardia dell’Africa. Si immagini lei stesso alla guida dell’Eritrea, un paese che ha vissuto mezzo secolo di guerra e di devastazioni, un paese vittima di due assurde sanzioni dell’ONU promosse dagli Stati Uniti nel 2005 e nel 2009 in cui si accusava uno stato laico di finanziare il terrorismo islamico di Al Shabaab in Somalia. Seppure il SEMG[x] non abbia ancora provato la fondatezza di queste accuse le sanzioni persistono. E oggi, grazie a Wikileaks[xi], sappiamo invece che quel terrorismo è una creazione americana. Rutelli, si immagini di vivere in un paese che è collocato geograficamente in una zona arida del sub Sahel in cui non abbonda certo l’acqua e che quest’anno è stato colpito dal fenomeno climatico El Nino che in Etiopia, per esempio, minaccia 20 milioni di persone. La domanda è: lei ce la farebbe a sfamare la sua popolazione senza chiedere “aiuti umanitari” che come dice il mio Presidente paralizzano le persone? (Aid is meant to cripple people)[xii] Il Presidente eritreo sta guidando un paese africano Self-Relient, un paese cioè che non vuole mendicare “aiuti umanitari” né chiede la sua beneficenza. È la nostra filosofia di vita che non è facile da capire per un occidentale. Con le sue sole forze l’Eritrea si è impegnata a che i suoi bambini non siano denutriti e con la pancia gonfia come quelli che, per arricchire le Ong, vediamo tutti i giorni in televisione. Con le sue sole forze, con le proprie mani e con il sudore degli eritrei, si sono costruite centinaia di dighe che ora stanno interagendo con l’ambiente circostante colorandolo di verde speranza. Le nostre montagne sono tutte terrazzate, alzando lo sguardo al cielo lei si chiederebbe: “Ma come hanno fatto ad arrivare lassù?” Ma non ha solo costruito dighe o piantato alberi e conservato il terreno, l’Eritrea ha soprattutto quasi debellato storiche malattie come la malaria[xiii] e l’Hiv. È tra i pochi paesi africani ad aver raggiunto gran parte degli Obiettivi del Millennio e tutto merito della partecipazione dei suoi giovani e delle sue donne. L’analfabetismo è pressoché inesistente in Eritrea perché il Governo ha investito molto sull’istruzione offrendo un’educazione scolastica gratuita per tutti, dall’asilo al College con tanto di libri e quaderni gratis. Cose che in vent’anni che vivo in Italia non ho mai visto nella scuola pubblica (quest’anno i libri di prima media di mia figlia mi sono costati 350 euro). L’unica colpa dell’Eritrea è la sua testardaggine nel voler affermare la sua sovranità seguendo liberamente le sue scelte economiche e diventando un cattivo esempio per altri Stati africani. Anche se faticosamente, l’Eritrea è l’unico paese in tutta l’Africa che sta impostando questa innovazione, questo nuovo dialogo con l’Occidente. Al posto dei “benefattori” vuole partners commerciali credibili per costruire un partenariato egualitario e una sana cooperazione fra Stati amici: “Io ti do questo e tu mi dai quello e non quell’altro che hai deciso tu”. È un discorso semplice ma categorico. L’Eritrea non chiede la luna all’Occidente ma un legittimo ed onesto scambio commerciale che tradotto in soldoni vuol dire che, per esempio, lo sfruttamento di una miniera viene concesso al 50% di share e non al 4% come si è fatto finora in Africa. È chiaro? Dunque Rutelli, dall’alto del suo piedistallo, è proprio sicuro di poter fare meglio del Presidente Isaias Afewerki? Io credo di no. Note sull’autore Daniel Wedi Korbaria autore eritreo, sceneggiatore, regista teatrale e attivista indipendente per i diritti umani vive e lavora a Roma dal 1995. Ha pubblicato diversi articoli in siti web internazionali come: Investig'Action, Black Agenda Report, Counter Currents, Wrong Kind of Green, Opinione Pubblica, Stato e Potenza, Eritrea Live, Eritrea Eritrea, Dehai.org, TesfaNews, Madote Eritrea, Horn of Africa, Geeska Africa, ecc. Tra i suoi articoli scritti in italiano e tradotti in inglese, francese e norvegese: L’urlo di un africano, J'accuse Human Rights Watch, La forza di Yonas, Questo film l’ho già visto, La Santa Inquisizione di Sheila K., #Africa: il colonialismo dei social media-Il caso #Eritrea. Per contatti: [email protected] [i] EEBC Eritrea Ethiopia Border Commission [i]
[ii] Gianni Pittella (Pd) presidente del gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo http://www.giannipittella.eu/allarme-eritrea-si-rischia-un-milione-profughi/ [iii] Clinton Global Initiative Obama speech “I recently renewed sanctions on some of the worst abusers, including North Korea and Eritrea. We’re partnering with groups that help women and children escape from the grip of their abusers. We’re helping other countries step up their own efforts. And we’re seeing results. ” video al minuto 07:33 https://www.whitehouse.gov/videos/2012/September/092512_ClintonGlobalInitiative_HD.mp4 [iv] https://www.youtube.com/watch?v=dZSzYkG93iI [v] RENITENZA alla leva in Italia http://www.treccani.it/enciclopedia/renitenza-alla-leva_(Enciclopedia-Italiana)/ [vi] Statement by the Witnesses to the Algiers Agreement http://2001-2009.state.gov/r/pa/prs/ps/2006/62202.htm [vii] NUEW National Union Eritrean Women [viii] Giorgio Gaber - La democrazia https://www.youtube.com/watch?v=3iccz42Yfxs [ix] Biografia Rutelli http://www.francescorutelli.it/?id=2 [x] Pregunta a Rafael Ramirez de Venezuela Acerca de #Yemen y #Eritrea, Sanciones https://www.youtube.com/watch?v=ktH-XbPmnrQ [xi] WikiLeaks Exposes that Sanctions Imposed against Eritrea are politically http://www.eritrea-chat.com/wikileaks-exposes-that-sanctions-imposed-against-eritrea-are-politically-motivated-2/ [xii] U.S. NGOs Kicked Out of Eritrea: Foreign Aid Is Meant To Cripple People http://www.globalresearch.ca/u-s-ngos-kicked-out-of-eritrea-foreign-aid-is-meant-to-cripple-people/5441367 [xiii] Alma 2030, Eritrea Bags 2016 African Leaders Malaria Alliance Award http://www.tesfanews.net/eritrea-2016-african-leaders-malaria-alliance-award/
1 Comment
Enrico Sebastini
28/4/2016 03:10:51 pm
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