Asmev Calabria·28 dic 2016
Una settimana fa abbiamo accompagnato Sergio per l’ultima volta. Si dice così, ma è davvero così? Davvero crediamo che basta un funerale, una lapide, una tomba per cancellare un comune viaggiare che dura da molti anni? Ci hanno accomunato tanti interessi, passioni, idee, che ci facevano compagnia nei lunghi, tortuosi, assolati giri in questa Terra, la Calabria, che Sergio sentiva sua più di quanto la sentissi io. E ricordo tante di quelle discussioni, tra le immancabili volute di fumo di mille sigarette, che mi rendevano impraticabile l’auto per giorni. Soprattutto il sogno più grande, che negli anni diventava realtà sempre più importante : la Dialisi ad Asmara. Sergio è stato un sognatore, anzi un grande sognatore, perchè possedeva una grande fede nei sogni e soprattutto aveva una grande capacità di sognare. Ma il sogno, che ormai non è più tale, continua in quell’Africa che lui ha amato così tanto, Terra difficile e affascinante, della quale entrambi, eravamo, siamo innamorati. Le nostre ultime discussioni riguardavano il progetto di costruire un Centro di Dialisi a Massawa, un tempo la perla del Mar Rosso, oggi un perla assai opaca, alla quale volevamo, vogliamo, restituire qualcosa. C’è un ponte, vicino a Massawa su un torrente quasi sempre in secca, ma che nella stagione delle piogge, per qualche settimana, diventa un confine tumultuoso ed invalicabile. E’ a Dogali, uno sparuto gruppo di colline fatte di terra rossa e polvere sollevata dal vento, cespugli radi e secchi. Lo hanno costruito gli Italiani che l’anno prima avevano visto morire cinquecento dei loro, un intero battaglione, in una terribile battaglia durante la conquista coloniale di quello sperduto ed ostile lembo d’Africa. Il ponte avrebbe costituito la garanzia degli aiuti provenienti dal mare, dalla base di Massawa, ma costruirlo si rivelò assai più difficile del previsto. Eppure bisognava farlo, ad ogni costo, così ripeteva il comandante, un generale piemontese tutto d’un pezzo, Menabrea. Quel ponte è sempre lì, al suo ingresso, in dialetto piemontese e in Tigrino, ci sono ancora scritte le parole di Menabrea :” ca custa lon ca custa”, costi quel che costi. E la faremo quella dialisi, che sarà la sua dialisi, il suo Centro, ma non la faremo per questo, la faremo semplicemente perché dobbiamo. La faremo assieme a Sergio, il sognatore, “ca custa lon ca custa”. Roberto Pititto
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