L’economia dell’Eritrea, al pari di molte altre nazioni africane, è stata caratterizzata per lungo tempo da notevoli fluttuazioni che si sono ripercosse sull’andamento della valuta locale: il Nakfa. Il valore del Nakfa ha seguito per anni due canali distinti e separati con un cambio ufficiale e un cambio in nero con un rapporto fra loro di circa uno a tre. Il commercio privato sempre affamato di valuta pregiata trovava risorse solo dai privati fino al punto che il flusso dei cambi era diventato una sorta di monopolio di organizzazioni che contando su referenti all’estero esercitavano un mercato parallelo della valuta. Le cose sono comunque andate avanti pur nella semi clandestinità poiché non vi erano alternative ufficiali che consentissero al commercio di andare avanti e faceva un po’ comodo a tutti che in un modo o nell’altro l’economia girasse. Tuttavia è dimostrato che un sistema economico e monetario non garantito da un corrispondente P.I.L. e una precisa politica monetaria garantita dal governo, nel tempo ha la tendenza ad assumere caratteristiche di incontrollabilità seguita dal collasso. I salari erano drammaticamente bassi, i prezzi al mercato dei generi alimentari fuori controllo, le transazioni sempre in contanti e in nero, e un accaparramento della valuta che aveva raggiunto l’aberrazione della totale scomparsa delle banconote da 100 e 50 Nakfa. La gente comune era stanca e chiedeva al governo provvedimenti per calmierare i prezzi e contenere il fenomeno dell’accaparramento seriale dei beni da parte di chi gestiva i vari traffici, non ultimo quello ultra redditizio dei migranti.
Come spesso accade la risposta del GoE è arrivata tardiva ma draconiana con la nota introduzione del nuovo Nakfa che di fatto ha reso carta straccia tutti quegli accumuli illeciti che ancora riempiono gli armadi e gli scantinati dei vari traffichini. Ovviamente la legge consente a chiunque di presentarsi in banca e depositare qualunque cifra sia in grado di giustificare in maniera documentata e di ritirarne una piccola parte in contanti e qui sono nate le prime difficoltà. In realtà ben poca gente ha potuto cambiare i vecchi Nakfa con i nuovi per il fatto semplice di non essere in grado di giustificarne la provenienza tenuti in considerazione i bassi salari che non potevano certamente autorizzare il possesso di svariati milioni di Nakfa. Non a caso chi ora si trova in difficoltà non sono quelle persone che hanno potuto cambiare le loro piccole cifre in contanti ma di tutti quelli che abituati alla frenesia degli scambi, ora si ritrovano come si suol dire ”con una mano davanti e una di dietro”. Va comunque precisato che il cambio della valuta è stato affiancato da una nuova politica da porsi alla base degli scambi più importanti, basata sull’uso degli assegni bancari e della moneta elettronica attraverso un’applicazione dello smart phone. L’impatto sull’economia eritrea è stato forte, i prezzi dei generi di prima necessità sono calati drasticamente e una nota del governo ha annunciato un aumento di sette volte dello stipendio dei dipendenti pubblici. Tuttavia a distanza di tre mesi dall’abolizione dei vecchi Nakfa la circolazione di valuta in contanti è garantita solo dall’erogazione degli stipendi e dai cambi effettuati agli aventi diritto, e questo unito alla difficoltà dei commercianti di riorganizzare dei nuovi canali che consentano l’acquisto di merci dall’estero, sta provocando gravi carenze di vari beni di prima necessità quali: medicinali, carburante per fornelli, ecc. La gente comune non mastica di macroeconomia e si sente a disagio ma tace fiduciosa che i provvedimenti del governo porteranno benefici ed equità; altri confusi si appellano a supposti referenti con poteri speciali come Annika Cattaneo che scrive a Beppe Severgnini proponendogli un argomento assolutamente al di fuori della sua portata e un ardito confronto fra Gheddafi e il presidente Isaias. Difficile capire se Annika preferisse il sistema che si era stabilito prima dell’adozione del nuovo Nakfa o se è in grado di presentare un piano economico più efficace e innovativo di quello adottato dal GoE, la realtà è che qualcosa in Eritrea sta cambiando in campo economico e che questo comporta ancora una volta una robusta dose di pazienza e voglia di collaborare. Stefano Pettini
1 Commento
wampus
22/3/2016 08:53:09 pm
Come fai, Stefano, a essere così cieco?
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