di Daniel Wedi Korbaria Ogni mattina in Italia un parlamentare si sveglia e comincia a scrivere sull’Eritrea. E mentre sorseggia il suo, quasi gratuito, caffè al bar del parlamento si spreme le meningi su come salvare gli eritrei dalle grinfie del loro cattivissimo dittatore. Tutto questo perché stufo di vederne sbarcare centinaia a Lampedusa. A lui non preoccupa salvare dall’emigrazione le migliaia di italiani che fuggono all’estero perché i migranti italiani si chiamano “Cervelli in Fuga” e sono diversi dagli africani, pardon dagli eritrei, che sono invece “Rifugiati o richiedenti asilo” che a loro volta sono diversi dagli altri africani che invece sono soltanto “Clandestini o migranti economici”. Alcuni dicono, addirittura, che gli italiani che lasciano il loro paese siano più degli africani che approdano sulle coste italiane. Ma questo problema, evidentemente, non suscita alcun interesse nell'Onorevole Giuseppe Civati e nei 4 co-firmatari, degli autentici sconosciuti del Gruppo Misto in cerca di visibilità, denominati “Alternativa Libera-Possibile” senza il punto interrogativo. Un nome un programma! Già eletti con PD e SEL e di seguito fatti allontanare. Questi signori, che forse neanche conoscono la reale posizione geografica dell’Eritrea, presentano il 24 giugno scorso un’Interrogazione a risposta scritta indirizzata al Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e al Ministro dell'Interno. Un’Interrogazione Parlamentare povera di contenuto ma ricca di concetti menzogneri diffusi dai media italiani che hanno fatto copia e incolla ad oltranza. Civati & Co. non si preoccupano molto dei loro concittadini che non se la passano tanto bene economicamente, preferiscono salvare gli “eritrei” che arrivano in massa da tutta l’Africa. Oramai tutti gli africani sono eritrei! Ma perché voler salvare gli eritrei? Eppure nessun italiano ha visto o conosciuto un eritreo sbarcato a Lampedusa grondante di sangue, con arti mancanti, con testa mozzata, con fori di proiettile alla schiena o peggio in testa come invece sta capitando adesso agli Oromo in Etiopia. Gli eritrei che arrivano sono si provati dal viaggio, assetati e disidratati ma, dopo essersi rifocillati, li si vede spesso sorridere parlando al telefono con i loro familiari. Gli eritrei che sbarcano possiedono tutti un telefonino. Addirittura non vogliono restare qui in Italia che ritengono un paese senza futuro e si rifiutano di rilasciare le loro impronte perché il nord Europa gli offre un welfare più ricco. Una cosa è sicura, chi scappa da un brutale regime si accontenterebbe anche della vita in Italia! Ma a SupermanCivati che vuole salvare l’umanità è stato detto: “Scappano dall’inferno!” Così, fidandosi della fonte travestita da clero, presenta un’Interrogazione Parlamentare in cui scrive: “...se il Governo sia informato del fatto che, presso diverse questure in occasione di rinnovi del permesso di soggiorno o altre pratiche relative alla presenza di eritrei nel nostro Paese, gli stessi siano invitati a rivolgersi presso l'ambasciata o presso i consolati eritrei – con la conseguenza che tale procedura li esporrebbe a possibili ritorsioni anche nei confronti di loro familiari rimasti in patria...” Questa della ritorsione è una vecchia scusa ideata da Don Mussie Zerai dell’Agenzia Habeshia che nel tempo è servita a sostituire la maggior parte degli interpreti eritrei con quelli etiopici. È proprio grazie al lavoro del suddetto Don che in Italia sono entrati migliaia e migliaia di etiopici che hanno imparato che basta dichiararsi eritrei per avere lo status da rifugiato. Gli interpreti etiopici piazzati nei centri di accoglienza ed identificazione hanno poi fatto il resto favorendo questo afflusso. Ho notizie certe che anche in questo momento ci siano interpreti etiopici in Sicilia e a Lampedusa. Caro Civati, giusto per darle un’informazione in forma gratuita circa la sua fonte, Agenzia Habeshia, sappia che Habeshia significa “abissino” e appartiene a quell’Etiopia Imperiale che il Negus ha sfruttato per negare agli eritrei l’autodeterminazione post coloniale. E non esiste nessun eritreo che si definisca habeshia in quanto ha lottato per trent’anni per togliersi di dosso questo infame appellativo. Oggi un eritreo è semplicemente fiero di chiamarsi eritreo. La politica del Don vuole fare rewind e tornare ai tempi di quando tutti eravamo costretti ad essere etiopici, cioè habeshia. Per questo lui sta lavorando e per riuscirci deve svuotare l’Eritrea dai suoi giovani. “...risulta che diversi cittadini eritrei o di origine eritrea presenti sul territorio italiano siano impegnati ad individuare gli esuli più attivi nelle file dell'opposizione alla dittatura...” Onorevole Civati, se crede davvero che quest’affermazione sia fondata si rivolga alla magistratura facendo nomi e cognomi perché se così fosse questo è un reato. Ma, ahimè, anche questa è la bufala che il Don è solito rifilare per continuare indisturbato il suo lavoro da “Pull Factor” ossia per attrarre altri giovani in Italia. Si dice nei campi profughi in Etiopia: “Andate in Italia e per qualsiasi problema chiamate questo numero telefonico.” In Libia, a detta proprio del Don, il suo telefono satellitare è stato scritto addirittura sui muri delle prigioni, qualcuno aveva il suo numero telefonico anche lì. La domanda è: come mai il Don possiede un telefono satellitare? Chi glielo ha fornito? Il Papa?!? Civati scrive: “...le scelte politiche di Isaias Afewerki hanno contribuito alla destabilizzazione del Corno d'Africa fin dal 1994, come dimostrano le guerre condotte contro gli Stati confinanti”. Questa affermazione alquanto superficiale e non degna di un parlamentare meriterebbe un ripasso storico. È ormai sotto gli occhi di tutti che a destabilizzare il Corno d’Africa sia l’Etiopia del TPLF, il Fronte di Liberazione del Tigray, un regime che riesce a vincere con il 100% dei seggi parlamentari alle elezioni del 2016 nonostante rappresenti il 5% della popolazione etiopica. Tutte le accuse rivolte all’Eritrea di aiutare Al-Shaabab, gruppo terroristico somalo creato ad hoc dall’Etiopia, sono risultate del tutto infondate. Ma le sanzioni del 2005 rimangono. E le accuse di Gibuti sullo sconfinamento degli eritrei nel suo territorio, dove ospita la più grande base militare americana, è risultata improbabile e di parte. Nel 1998 è stata l’Etiopia a dichiarare guerra all’Eritrea e, nonostante gli accordi di Algeri, non sono ancora stati restituiti i territori eritrei tuttora illegalmente occupati. É sempre il TPLF che vorrebbe il regime change in Eritrea per poter incriminare tutti i suoi dirigenti all’ICC, la Corte Criminale Internazionale che è la Santa Inquisizione dei tempi moderni dove si mandano al rogo gli eretici. Anche il Don, così come lui stesso ha più volte dichiarato, vorrebbe vedere il Presidente Isaias Afeworki consegnato all’ICC pur sapendo che questa istituzione è nata per giudicare leaders africani “disobbedienti”. Un uomo di chiesa, con una candidatura al Premio Nobel per la pace, non dovrebbe puntare il dito contro nessuno ma se proprio non potesse farne a meno, per onestà verso il suo abito talare, dovrebbe consegnare all’ICC personaggi come Bush, Blair, Sarkozy, Holland e Obama accusandoli di crimini contro l’umanità. Ma Civati si sofferma a guardare il dito e non la luna quando scrive: “...premesso che: la Commissione di inchiesta delle Nazioni Unite sui diritti umani in Eritrea, facendo seguito al rapporto pubblicato il 26 giugno 2015 a Ginevra, denunciava in data 8 giugno 2016 come la dittatura di Isaias Afewerki si sia resa responsabile, da ben 25 anni e in modo generalizzato e sistematico, di crimini contro l'umanità, quali riduzione in schiavitù, esecuzioni extragiudiziali e omicidi, tortura anche di natura sessuale, stupri, carcerazioni illegali, arruolamento forzato nell'esercito a tempo pressoché indeterminato e lavori forzati coinvolgendo 400 mila persone; tali crimini proseguono tuttora in un clima di totale impunità, come ha dichiarato testualmente il presidente della commissione, Mike Smith”. L’8 giugno il COI ha presentato il suo Report alla conferenza stampa da lui indetta con l’intenzione di offrire l’Eritrea alla gogna mediatica e avere manforte dalla stampa prima della discussione nella dovuta sede dell’HRC programmata per il giorno 21 giugno. Così facendo non solo ha creato un gravissimo precedente ma ha anche fatto abboccare all’amo gli autori di questa interrogazione. Un politico saggio e pacato avrebbe dovuto aspettare quantomeno l’inizio della discussione e le successive risoluzioni adottate dal Consiglio invece di buttarsi ciecamente alla ricerca del sensazionalismo. E puntualmente a smentire questa inutile Interrogazione Parlamentare è arrivata la risoluzione che rigetta le accuse del COI all’Eritrea trovandolo di parte, viziato ed esagerato. E l’incriminazione all’ICC, è stata stavolta totalmente RIGETTATA. Persino gli stessi USA, già promotori dell’iniziativa, hanno trovato che il Report fosse privo di accuratezza, integrità e credibilità. Così il Consiglio HRC è stato costretto a prendere la decisione di annullare il COI e al suo posto estendere di un altro anno il mandato al solo Relatore Speciale per condurre "ulteriori indagini". Sono anni oramai che alla signora Keetharuth, ex agente Amnesty, viene chiesto di fare ulteriori indagini per dimostrare le sue accuse sulle presunte "sistematiche" violazioni dei diritti umani in Eritrea. Ma la stessa non riesce a venirne a capo. L’errore dell’autore di questa Interrogazione è stato quello di considerare come sentenza già scritta il racconto di tre personaggi che hanno intervistato in forma anonima 500 individui in quel d’Etiopia e di Gibuti abboccando a quella campagna mediatica che da anni vede protagonista l’Eritrea come il paese più cattivo del mondo. Civati & Co. non hanno voluto domandarsi il perché oltre 10.000 eritrei provenienti da tutta Europa si siano recati a Ginevra per manifestare portando con se oltre 200.000 firme di eritrei e amici dell’Eritrea che rigettavano il Report del COI. Hanno preferito la versione etiopica del racconto fatto dall’Agenzia Habeshia piuttosto che dare voce agli eritrei. Quegli stessi eritrei che pagano il 2% come contributo volontario al proprio paese, di cui anch’io faccio parte, rispondono al suo: “...se ai Ministri interrogati risulta ancora in vigore – da parte dell'ambasciata e dei Consolati di Asmara –, la riscossione della tassa del 2 per cento sul reddito percepito in Italia dagli immigrati eritrei e, nel caso, se si ritiene opportuno intervenire al fine di impedire tale illecita tassazione.” A lei sembrerà incomprensibile caro Civati e sicuramente mi darà del “collaborazionista” se le dico che la “tassa” del 2% è in realtà un piccolo contributo che noi eritrei della diaspora offriamo per partecipare alla ricostruzione e alla difesa della sovranità del nostro Paese con uno spirito orgoglioso e partecipativo. Perché lei vorrebbe negare a me e agli altri la partecipazione alla ricostruzione e alla difesa del mio Paese? Pagare questa tassa è un mio dovere e un mio desiderio anche perché tanti miei concittadini stanno difendendo e ricostruendo l’Eritrea con il proprio sudore e fatica. Cosa potrei raccontare alle famiglie dei 18 Martiri eritrei che a Tsorona in un’incursione dei soldati del TPLF il 12 giugno scorso hanno perso la vita? Come uomo politico lei dovrebbe preoccuparsi di far pagare le tasse agli italiani che allegramente le evadono smettendola di impicciarsi del sistema di tassazione di un paese troppo lontano dal suo ufficio. Le rammento che anche il governo americano tassa i suoi cittadini che vivono all’estero ma su questo dato di fatto lei non farà certo un’Interrogazione Parlamentare! Concludo dicendo che, stavolta, voglio fare proprio la spia, come lei ha descritto noi eritrei della diaspora, facendo conoscere a tutta la Comunità Eritrea in Italia la sua Interrogazione di modo che tutti possano memorizzare il nome dell’autore e dei co-firmatari per non eleggerli in nessun seggio alle prossime elezioni, giacché migliaia di membri della Comunità Eritrea esercitano il diritto di voto in quanto possiedono la doppia cittadinanza. Così lei e i suoi co-firmatari, che nei precedenti partiti facevate parte della minoranza, restiate una minoranza anche in futuro.
9 Comments
michele frencia
21/7/2016 05:18:44 pm
condivido l'apostrofare la cecita' e sopratutto l'ignoranza di quasi tutti i politici e cittadini italiani sulle vicende dell'Eritrea.Mi permetta correggere con "obbligo" di ogni Eritreo il dovere pagare la tassa del 2%.
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Mae Aulenti
21/7/2016 09:24:16 pm
Michele Frencia anche in Italia le tasse sono obbligatorie e solo le persone con un alto senso civico sentono il dovere di pagarle. Saluti
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lamina
21/7/2016 09:38:27 pm
E' incredibile che questi politici eletti da cittadini italiani per rappresentarli nelle varie istituzioni sia in Italia che in Europa, da alcuni anni a questa parte sull'argomento Eritrea vengono prese in giro da persone con la maschera di essere Don o prete.
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lamina
22/7/2016 01:35:06 pm
oggi 22/07/2016 nel programma mattutino di Rai 3 Agorà,
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Walter
22/7/2016 06:39:01 pm
Il sig. Migliore farebbe meglio ad andare a lavorare. Lui e tutti quei politici che passano le giornate da un salotto all'altro esplicitando "bischerate", con l'aggravante di distruggere anche la grammatica italiana. Tutta gente che non conosce neanche la collocazxione geografica dello Stato dell'Eritrea...
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lamina
23/7/2016 11:52:29 am
L'On. Pittella dopo una loro visita in Etiopia insieme a On. Cécile Kyenge e Norbert Neuser in un intervista a Askanews va a dire che ......" l'Etiopia sia oggi ....un buon esempio di accoglienza di migranti e profughi, dato che ad oggi ne accoglie oltre 800.000 rifugiati, un numero enorme se si considera le difficoltà che l'Europa sta avendo ad accogliere un milione di rifugiati su un territorio molto più vasto"...."
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Manuele
23/7/2016 02:36:13 pm
Il sig. Civati dovrebbe fare uno sforzo e fare ricerca imparziale delle dinamiche del Corno d'Africa ed Eritrea in particolare prima di arrivare a conclusioni distorti, fuorvianti e non del calibro di un "parlamentare". Forse gli sfugge per altro, nel caso l'Italia si opponesse al discorso della tassazione del 2%, gli eritrei non si fermerebbero comunque a pagarle, in quanto c'è una consapevolezza di dare a Pietro quello che è suo e di dare al Governo quello che è suo. Farebbe meglio come ricorda l'articolo, il sig. civati occuparsi a sensibilizzare i suoi concittadini a fare questo dovere di tutti i cittadini italiani.
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AREFAYNE
4/8/2016 12:23:18 am
Il signor Civati non e' il primo ignorante parlamentare italiano in cerca di visibilità che scrive di cose che non sa. Almeno lui è il suo collega Migliore commettono peccato di gioventù, sono stati preceduti da politici di lungo corso anche se non è garanzia di intelligenza; come Rutelli che dichiarava che l'Eritrea fosse l'inferno in terra e che fosse meglio vivere in Somalia(una nazione città) più pericolosa del mondo dove si muore ogni giorno per strada. Manderei tutti questi politici poco informati per non dargli degli ignoranti perche sono un signore cresciuto rispettando gli altri in vacanza a Mogadishu. Se si volessero informare invece di credere cecamente ai cattocomunisti, la nostra disponibilità è massima perche siamo i figli di quelli che proteggevano gli italiani dagli etiopici che li chiamavano eredi del fascismo.
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Elena Michael
23/7/2017 11:25:03 am
A pensare che ho votato Civati alle primari ...mi mangio le mani che cogliona
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