Di Ternafi Hadelibi | 7 gennaio 2025
Quando parliamo di panafricanismo, spesso evochiamo visioni di sovranità, resilienza e un fronte africano unito contro l'imperialismo. Tuttavia, in questa narrazione persiste un'omissione evidente: l'Eritrea. Nonostante incarni l'essenza degli ideali panafricani (autosufficienza, indipendenza e resistenza incrollabile al dominio straniero), l'Eritrea rimane marginalizzata nel discorso. Perché una nazione così risoluta nel suo impegno per la sovranità africana viene trascurata da coloro che affermano di sostenere la stessa causa? Per comprendere la posizione dell'Eritrea, dobbiamo iniziare dalla sua straordinaria storia. Il Fronte di liberazione popolare eritreo (EPLF), una forza rivoluzionaria senza pari in Africa, ha condotto l'Eritrea all'indipendenza attraverso la pura volontà e la brillantezza strategica. L'EPLF non solo smantellò il regime Derg dell'Etiopia, un'entità militare pesantemente armata dall'Unione Sovietica, ma superò anche le precedenti ambizioni imperiali dell'imperatore Haile Selassie sostenuto dagli Stati Uniti e dal Regno Unito. Dopo l'indipendenza nel 1991, l'Eritrea affrontò il Fronte di liberazione popolare del Tigray (TPLF), che un tempo era stato suo alleato ma che in seguito divenne un regime sostenuto dall'Occidente intenzionato a destabilizzare il Corno d'Africa. Contro questa formidabile opposizione, l'Eritrea prevalse, mantenendo la sua sovranità mentre sopportava sanzioni, demonizzazione e provocazioni militari. Vivere il sogno panafricano L'Eritrea non si limita a predicare il panafricanismo; lo vive. Sotto il governo dell'EPLF, il paese adottò politiche che furono rivoluzionarie per l'Africa. Molto prima che diventasse di moda discutere di uguaglianza di genere nella leadership, l'EPLF aveva donne al servizio in combattimento e nell'amministrazione, rimodellando le norme di genere in una regione profondamente patriarcale. L'istruzione e l'assistenza sanitaria furono considerate prioritarie nelle aree liberate durante la lotta per l'indipendenza e in seguito istituzionalizzate nella politica nazionale. A differenza di molti stati africani postcoloniali che adottarono le lingue dei loro colonizzatori, l'Eritrea scelse una strada diversa, riconoscendo ufficialmente tutte le sue nove lingue etniche. Questa non era solo una politica linguistica; era una dichiarazione di unità nella diversità, una dichiarazione che nessun gruppo avrebbe dominato un altro sotto le mentite spoglie dell'"unità nazionale". Il rifiuto dell'Eritrea agli aiuti esteri, spesso un cavallo di Troia per il controllo neocoloniale, sottolinea ulteriormente il suo impegno per una vera sovranità. Invece di aiuti, l'Eritrea ha investito nell'autosufficienza, promuovendo un ethos che molte nazioni africane devono ancora abbracciare e realizzare pienamente. Demonizzazione da parte dell'Occidente L'indipendenza dell'Eritrea ha avuto un costo elevato, in gran parte perché si è rifiutata di giocare secondo le regole dell'egemonia occidentale. Il rifiuto del paese di accettare aiuti con vincoli, la sua insistenza nel risolvere i problemi africani attraverso soluzioni africane e il suo fermo impegno per una politica non allineata e un approccio indipendente lo hanno reso un bersaglio implacabile di ostilità. La famosa osservazione di Hillary Clinton, che definisce l'Eritrea come un "cattivo esempio di buona governance", riassume perfettamente la paura dell'Occidente di uno stato africano indipendente che traccia la propria rotta. Sono seguite sanzioni, campagne di disinformazione e tentativi di isolare l'Eritrea. La narrazione spinta dai media occidentali ritrae l'Eritrea come uno stato paria autoritario, ignorandone opportunamente i risultati e la resilienza. Questa campagna diffamatoria si è infiltrata nei circoli africani, dove persino alcuni intellettuali e movimenti panafricani hanno adottato l'immagine distorta creata dall'Occidente. Perché il silenzio dei panafricanisti? Il silenzio che circonda l'Eritrea nei circoli panafricani è sia sconcertante che preoccupante. Mentre i recenti movimenti anti-imperialisti nell'Africa occidentale, come quelli in Burkina Faso, Mali e Niger, meritano di essere celebrati, è l'Eritrea che da tempo è la stella polare dell'autodeterminazione africana. Decenni prima che queste nazioni iniziassero le loro lotte contro il neocolonialismo, l'Eritrea stava combattendo - e vincendo - contro probabilità ben maggiori. Eppure l'Eritrea è raramente riconosciuta come un esempio panafricano. Questa svista deriva probabilmente dall'influenza pervasiva delle narrazioni occidentali, che sono riuscite a inquadrare l'Eritrea come uno stato canaglia. È più facile allinearsi alla caricatura dell'Occidente sull'Eritrea che valutare criticamente le sue politiche e riconoscere il suo contributo all'indipendenza africana. Eritrea: un faro per l'Africa L'esperienza dell'Eritrea contiene lezioni inestimabili per l'Africa. La sua posizione incrollabile sulla sovranità ci ricorda che la vera indipendenza richiede sacrifici. Il suo impegno per l'autosufficienza dimostra che rifiutare gli aiuti esteri non è solo possibile, ma essenziale per uno sviluppo sostenibile. Il suo riconoscimento della diversità etnica e culturale sottolinea l'importanza dell'unità senza cancellazione. La dichiarazione del presidente Isaias Afwerki secondo cui "l'Eritrea non è in vendita" cattura l'essenza della filosofia del paese. È una filosofia che le nazioni africane devono abbracciare se vogliono liberarsi da secoli di sfruttamento e dipendenza. La resilienza dell'Eritrea, nonostante l'ostilità senza pari, è la prova che un'Africa autosufficiente non è un sogno irrealizzabile, ma una realtà tangibile. La storia dell'Eritrea è la storia dell'Africa Se il panafricanismo deve avere credibilità, deve riconoscere e celebrare i contributi dell'Eritrea. Ignorare l'Eritrea mentre si lodano nazioni che stanno appena iniziando il loro percorso anti-imperialista è un disservizio agli ideali stessi del panafricanismo. È tempo di affrontare le narrazioni che hanno messo da parte l'Eritrea e di dare a questa nazione il suo legittimo posto in prima linea nel movimento. La storia dell'Eritrea non è solo la sua; è la storia dell'Africa. Una storia di lotta, resilienza e incrollabile ricerca dell'indipendenza. È tempo che la raccontiamo come tale. da The Mesob Journal
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