L'audizione della Commissione Affari Esteri del Senato degli Stati Uniti sull'Africa Orientale, convocata il 13 maggio di questa settimana, ripropone purtroppo diverse idee sbagliate e accuse infondate contro l'Eritrea. È essenziale chiarire queste questioni sulla base di fatti verificabili.
Durante l'audizione, il senatore Chris Van Hollen (Democratico-Maryland) ha espresso preoccupazione per una "situazione di tensione" tra Eritrea ed Etiopia, riferendosi in particolare alla presunta "mobilitazione militare" dell'Eritrea. Per quanto riguarda l'Eritrea, queste dichiarazioni riecheggiano resoconti mediatici distorti piuttosto che tattiche consolidate o analisi sfumate. Inutile sottolineare che l'Eritrea non si sta mobilitando per la guerra e, certamente, non è stata coinvolta in azioni militari provocatorie o in una politica del rischio calcolato contro l'Etiopia. E per la cronaca, lo spettro di tensione e apprensione nella regione deriva dalle inquietanti dichiarazioni dell'Etiopia e dalle frenetiche campagne mediatiche nazionali per acquisire "un porto e un territorio costiero, se possibile attraverso mezzi diplomatici e legali, e con la forza se necessario". Questa è una proposta inaccettabile nelle relazioni internazionali e gravata da una destabilizzazione inutile ed evitabile della regione. In tal caso, la Commissione Affari Esteri del Senato e altri esperti politici competenti devono chiamare le cose con il loro nome. Allo stesso modo, la testimonianza dell'ex funzionario del Dipartimento di Stato Joshua Meservey, che sostiene senza accertare la verità dei fatti, che "le truppe eritree si trovano ancora all'interno del territorio etiope nel Tigray occidentale", è deplorevole e solleva seri interrogativi sulle motivazioni e le intenzioni sottostanti. Come l'Eritrea ha sottolineato in diverse occasioni, tali dichiarazioni, deliberatamente formulate in termini ambigui, si riferiscono in realtà e sono eufemismi per i territori sovrani eritrei – sanciti anche dalla sentenza arbitrale dell'EEBC del 13 aprile 2002 – tra cui Badme e altre città rimaste occupate per quasi due decenni dai precedenti regimi etiopi in flagrante violazione del diritto internazionale. Le truppe eritree si sono altrimenti completamente ridispiegate dopo la fine della guerra nell'Etiopia settentrionale e rimangono all'interno del nostro territorio sovrano. Ambasciata dello Stato di Eritrea Washington, DC 16 maggio 2025
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Settembre 2024
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