1961 - Alcuni esuli eritrei, fra i quali l’ex presidente del parlamento eritreo, Idris Mohammed Adem, fondano il Fronte di liberazione dell’Eritrea (F.L.E.) e decidono di dare inizio alla lotta armata.
Il 1° settembre, un gruppo di guerriglieri, guidati da Hamed Idris Awate, attacca una stazione di polizia nella provincia eritrea occidentale del Barka dando vita a quello che viene considerato l'inizio della trentennale lotta armata del popolo eritreo per la Liberazione e l'Indipendenza del proprio paese.
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Il Festival Nazionale contribuisce al trasferimento dei valori sociali nobili.
Il Festival Nazionale Eritreo 2024, che segna il 50° anniversario del Festival di Bologna, contribuisce in modo significativo a trasferire i nobili valori sociali e la storia della lotta del popolo eritreo per l’indipendenza e la salvaguardia della sovranità nazionale. I visitatori del festival hanno affermato di aver osservato in prima persona lo sviluppo del festival, iniziato nel 1994 con una partecipazione e attività minime, fino a diventare un evento nazionale annuale. Hanno notato che le mostre fotografiche esposte dalle comunità eritree provenienti da Europa, Nord America, Medio Oriente e Africa descrivono il contributo che queste comunità hanno dato nel sostenere la lotta armata per l’indipendenza, nel consolidare l’unità e l’identità nazionale, nel nutrire bambini e giovani, così come rafforzare la resilienza degli eritrei della diaspora. I visitatori hanno anche chiesto di organizzare tali eventi basandosi sulla ricerca, piuttosto che limitarsi ai festival annuali. I rappresentanti delle comunità eritree della diaspora hanno indicato che, come parte del quarto fronte, stanno svolgendo un ruolo cruciale nella conservazione della cultura e dell’identità nazionale, nell’attuazione dei programmi di sviluppo nazionale e nello sventare cospirazioni e ostilità esterne. Il raduno degli eritrei della diaspora, iniziato nel 1970 da membri clandestini dell'EPLF e giovani a Monaco, in Germania, ha preso la forma di un festival per le comunità eritree a Bologna dal 1994 e ha dato un contributo significativo alla lotta armata per l'indipendenza nazionale. Media Comunità Eritrea.it di Robert Crowe Associated Medias
Agosto 5, 2024 Il Presidente della Regione del Tigrai, Ghetachew Redda: “Il rapimento delle donne è ormai considerato un fenomeno comune e normale. Questo non è più tollerabile. Dobbiamo vergognarci di attribuire la colpa ai nostri nemici o a forze straniere quando sappiamo che questi crimini sono perpetrati dalla nostra stessa gente. Il traffico di esseri umani è diventato una pratica inaccettabile” Una recente, drammatica dichiarazione del Presidente della Regione del Tigrai, Ghetachew Redda, è rimasta inascoltata nonostante il suo contenuto scioccante e potenzialmente dirompente. In un’intervista trasmessa dalla televisione regionale del Tigrai, Redda ha fatto un’ammissione senza precedenti, dichiarando apertamente che stupri, traffico di esseri umani, rapimenti e altre violazioni dei diritti delle donne sono fenomeni largamente diffusi nella sua regione. Questa dichiarazione segna un punto di svolta nella riconoscenza pubblica e nella lotta contro un problema che affligge profondamente la comunità tigrina. Redda ha descritto con franchezza la situazione: “Il rapimento delle donne è ormai considerato un fenomeno comune e normale. Non è più tollerabile. Dobbiamo vergognarci di attribuire la colpa ai nostri nemici o a forze straniere quando sappiamo che questi crimini sono perpetrati dalla nostra stessa gente. Il traffico di esseri umani è diventato una pratica inaccettabile. La nostra regione è diventata un luogo dove gli esseri umani vengono trattati come oggetti e il riscatto dei migranti è diventato la norma.” Questa ammissione pubblica rappresenta un passo cruciale verso il riconoscimento e la lotta contro fenomeni che sono stati a lungo minimizzati o ignorati. In passato, tali crimini erano spesso politicizzati e attribuiti agli eritrei per giustificare sanzioni internazionali. Le accuse, non supportate da prove concrete, hanno contribuito a un clima di ostilità e incomprensione nei confronti dell’Eritrea, mentre la verità sui crimini perpetrati all’interno della regione del Tigrai rimaneva nascosta. La dichiarazione di Redda giunge in un momento in cui i media internazionali, per anni, hanno imputato questi crimini agli eritrei, senza condurre indagini approfondite e indipendenti. Tuttavia, studi indipendenti finanziati dalle agenzie delle Nazioni Unite, come l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA), così come da ONG operanti nella regione, hanno documentato la presenza di tali fenomeni ben prima dell’inizio del conflitto del 2020. Studi condotti nel 2007 e nel 2014 hanno messo in luce la persistente cultura della violenza sessuale nel Tigrai. In particolare, uno studio condotto nel 2020 dall’Università di Mekele, realizzato da noti ricercatori etiopici, tra cui Sarah Bahta Galu, Habtu Berhe Ghebru, Yohannes Tesfay Abebe, Ghebrekristos Gebrekidan, Atsede Fabthaven Aregay e Gherezghier Buruh Abera, ha rivelato che circa il 50% delle donne impiegate all’università erano state vittime di stupri perpetrati da colleghi o superiori. Altri studi, finanziati dalla cooperazione irlandese e condotti in collaborazione con ONG come Save the Children Sweden, hanno documentato la violenza subita dai bambini nella regione del Tigrai. La dichiarazione di Ghetachew Redda non solo riconosce la gravità di questi crimini, ma sfida anche la narrativa prevalente che ha frequentemente attribuito ingiustamente la responsabilità a forze esterne. Questo riconoscimento dovrebbe spingere a una riflessione profonda su tutte le accuse mosse contro l’Eritrea e gli eritrei, e invitare a un riesame delle prove e delle testimonianze. La verità sulla violenza e sugli abusi nel Tigrai deve emergere con chiarezza, e solo attraverso un’analisi onesta e imparziale sarà possibile affrontare e risolvere i gravi problemi che affliggono questa regione. (Associated Medias) – Tutti i diritti sono riservati Partito Democratico (PD) milanese e il Comune di Milano, sono istituzioni serie? Non penso.3/8/2024 Esiste il “fanatismo della sinistra”? Sì
(1a Parte) di Lamina Un amico mi informa di aver visto un video su Youtube in lingua tigrina dove uno youtuber tedesco, che si presenta come oppositore del governo Eritreo, dice di essere in possesso di una copia di una lettera che l’Ambasciatore eritreo a Roma avrebbe inviato al sindaco di Milano Sala. Indicando la lettera in suo possesso, lo YouTuber racconta che l’Ambasciatore eritreo, dopo aver preso atto di come il 2023/24 sia stato un anno pieno di iniziative italo-eritree e di una ritrovata collaborazione fra i due governi, chiedesse spiegazioni al Sindaco di Milano rispetto alla decisione di destinare la sala Galli del Municipio di via Sansovino a Milano, ad un incontro di critica rispetto al riavvicinamento tra Italia ed Eritrea. A detta dello youtuber l’incontro era organizzato da uno dei principali partiti politici italiani, il PD-Partito Democratico, in collaborazione con autoproclamati e cosiddetti “oppositori” del governo eritreo all’estero, una manciata di individui insieme ai soliti 2-3 giornalisti italiani amici. Partendo da questa notizia, mi chiedevo come mai questa lettera fosse andata a finire nelle mani di questo youtuber che la divulgava sui social media. Di fatto si trattava di una lettera scritta da una istituzione diplomatica, l’Ambasciata dello Stato dell’Eritrea in Italia, e inviata ad un’altra istituzione quale è la “capitale” dell’economia italiana, ossia Milano. Per la precisione, una lettera inviata dall’Ambasciatore eritreo Petros Fessahazion al Sindaco di Milano Giuseppe Sala. Il fatto in sé per sé è grave, perché esiste un protocollo da rispettare. A seconda dei punti di vista Il contenuto della lettera può essere giudicato positivo o negativo, ma rimane pur sempre una lettera riservata e tale doveva restare. Perché questa lettera è andata finire nelle mani dei cosiddetti “oppositori” che l’hanno poi diffusa su Youtube? La risposta non è difficile. Ho ragione di credere che le istituzioni della città di Milano abbiano volutamente inviare la lettera ai cosiddetti “oppositori” affinché la divulgassero con i soliti toni del tipo: …. guardate che l’Ambasciatore eritreo in Italia è contro “la libertà di riunione” e contro “la libertà di assemblea” ecc., lo dimostra la lettera che ha scritto al Sindaco…. Un gesto grave e scorretto tanto più che arriva da una città come Milano che quanto a alcuni valori della vita comune, e non solo, è considerata all’avanguardia a livello europeo. Pertanto alla luce di questo comportamento meschino viene da chiedersi se veramente Milano possa essere rappresentata da un primo cittadino che si comporti in modo così poco professionale e irrispettoso delle istituzioni. A meno che il primo cittadino Sala non sia uso ritenere che qualsiasi lettera scritta e a lui indirizzata debba divenire pubblica attraverso i canali social di una specifica parte politica, vedi quella di coloro che si presentano come “oppositori”, allora ci si aspetterebbe che per completezza di informazione venisse divulgata anche la risposta che il Sindaco Sala avrà inviato all’Ambasciatore eritreo. In caso contrario, dal momento che una semplice richiesta di chiarimenti rispetto all’iniziativa promossa è stata raccontata come un’interferenza da parte dell’Ambasciata eritrea, non si potrà che concludere che questo gesto del Sindaco è indicativo di un forte legame fra le istituzioni del Comune di Milano, supportato al 100% dal Partito Democratico milanese, e i cosiddetti autoproclamati “oppositori” eritrei. Da alcuni anni a questa parte è noto che l’agenda politica di questi auto-denominati “oppositori” è il cosiddetto “Regime Change”, “cambio di regime” in Eritrea. Un tentativo di Regime Change confezionato ad arte, e supportato dal Partito Democratico Milanese che da anni porta avanti tramite la voce dei falsi richiedenti asilo. Falsi richiedenti asilo di cui il 60% sono etiopi della regione Tigray, ma che con il supporto anche del governo PD negli anni sono stati accolti in numero massiccio, sotto la falsa identità di “richiedenti asilo eritrei”. Vengono utilizzati come se fossero “oppositori eritrei” ma in realtà sono etiopi. Un assurdo, come se dei cittadini francesi chiedessero asilo politico in America presentandosi come cittadini italiani, e le istituzioni e i politici americani utilizzassero questi falsi richiedenti asilo francesi alla stregua di “oppositori italiani” così da poter attaccare il governo Italiano qualora sia poco gradito. Ma per capire di che incontro stiamo parlando, quale sia l’evento che si è tenuto a Milano, dobbiamo analizzare bene gli organizzatori dell’iniziativa, cioè gli auto-proclamatisi membri dell’“opposizione Eritrea”, i membri del “Partito Democratico PD milanese”, del Pd Regione Lombardia, nonché vecchi e nuovi giornalisti così come indicato sul volantino pubblicato che informava circa il seminario. Analizziamoli:
Per loro scelta ideologica, da circa 50 anni non hanno mai voluto mettere piede in Eritrea. Di questi nostalgici si potrebbero dire molte cose, ma mi fermo qui aggiungendo solo che durante la guerra Etiopia-Eritrea del 1998 erano a fianco dello storico nemico del popolo eritreo, ossia dell’Etiopia governata dal TPLF) Fronte di liberazione della Regione Tigrai in Etiopia) meglio conosciuto come Weyane. Le altre singole persone sono un insieme di falsi rifugiati, simpatizzanti o anche membri dell'ormai defunto TPLF, creatore dei disastri che hanno portato alla situazione odierna in Etiopia. Queste singole persone che si presentano come “oppositori eritrei”, essendo cresciuti nell'era dei social-media, sono abituati a nascondersi dietro a una scrivania fingendo di essere centinaia. Invece non sono che singole persone che in questo modo però ottengono visibilità, la possibilità di divulgare le proprie idee politiche grazie al supporto di giornalisti come i vari Alberizzi, amico di vecchia data dell’ex Primo Ministro etiope ed ex segretario del TPLF Meles Zenawi. Così come il Lambruschi di Avvenire amico di Mussie Zerai, alias Don Barcone, cioè i noti divulgatori di false narrazioni sull’Eritrea che da anni scrivono sulla carta stampata. Due giornalisti italiani esperti nello scrivere falsità sull’Eritrea e all’occorrenza utilizzati da questi autodefiniti “oppositori” come propri portavoce per potersi così accreditare nell’ambiente dei media nazionali, nel circuito del mondo politico, e in modo particolare nell’ambiente della chiesa e delle ONG. Queste singole persone utilizzando i social media, pubblicano principalmente video e immagini fake in tema di diritti umani raccolti da ricerche a strascico su Google. Spesso si tratta di notizie che riguardano altri Paesi, altri contesti, ma che grazie a Photoshop vengono presentati come “eritrei”. In questo modo imbrogliano tutti coloro che non hanno dimestichezza con la tecnologia di oggi, che guardando immagini editate pensano che riguardino fatti commessi in Eritrea. Grazie a questi giornalisti e a questi leoni da tastiera, questi individui sembrano avere un gran seguito attorno ma non è così, in realtà rappresentano solo loro stessi, o al massimo, per fare numero, i loro familiari. Sembra strano, ma riassumendo l’identità che li accumuna, si ha a che fare con soggetti falsi:
Per questo mi domando:
A conferma di quale sia la vera natura di questi cosiddetti “oppositori”, si può ascoltare il video di Youtube che ha diffuso la notizia della lettera inviata al sindaco Sala, così da capire i contenuti discussi durante l’incontro. Un evento che al di là del riferimento all’Eritrea compreso nel titolo, ha visto i relatori discutere di ben altro:
Questo ipotetico analista politico, si sarebbe domandato come mai questi cosiddetti “oppositori eritrei” e il loro maggior sostenitore partito italiano, il PD milanese, sono così preoccupati di boicottare il Piano Mattei che ancora deve iniziare? Di fronte a un piano che prevede progetti per lo sviluppo dell’Eritrea, anche un presunto oppositore eritreo non avrebbe di che rallegrarsi visto che questo va a beneficio del suo Paese. In caso contrario, ecco che viene a galla la sua vera identità e la sua agenda politica che nulla ha a che fare con il bene dell’Eritrea. Non basta definirsi “oppositori eritrei”, nascondendosi dietro i social media, o organizzare manifestazioni dalle sembianze eritree. Anche se si appartiene ad una forza d’opposizione, bisogna dimostrare di essere veramente un eritreo e di avere a cuore l’interesse del popolo eritreo. Con il suddetto seminario di Milano invece si è dimostrato il contrario.
Lia Quartapelle nonostante sia anche vice presidente della commissione esteri, non ha ancora capito che come esponente della politica italiana, essendo stata eletta dal popolo italiano è obbligata a tutelare l’interesse dell'Italia, come lo faceva a suo tempo il segretario socialista Craxi. Cito Craxi come esempio, in modo che la parlamentare Lia Quartapelle possa verificare la veridicità di quanto scrivo chiedendo lumi al suo compagno Martelli, allora vice segretario, così da imparare qualcosa da uomini politici del calibro di Craxi che prima di tutto facevano gli interessi dello Stato italiano. Ricordo che nel 1985, durante il caso Sigonella, Craxi in qualità di presidente del Consiglio italiano si rifiutò di consegnare il palestinese Abbas agli americani dell’allora presidenza Reagan, facendo così rispettare la sovranità e l’interesse dello Stato italiano. Per questo motivo, se l’attuale governo italiano cerca di risolvere il problema dell’immigrazione incontrollata, nonché provare a instaurare con l’Africa un rapporto di reciproco interesse, e per questo motivo organizza un Summit Italia-Africa, la parlamentare del PD nonché V/Pres. della Commissione esteri Lia Quartapelle dovrebbe accogliere positivamente questa iniziativa e occuparsi di vigilare che dia i suoi frutti. Questo perché un buon esito è nell’interesse dello Stato italiano e delle aziende italiane, e per di più va nella direzione di ridurre le morti di coloro che attraversano il Mar Mediterraneo nel tentativo di approdare in Italia. In questo contesto, approfittando di questo summit, in virtù del legame storico che lega Eritrea ed Italia, la delegazione eritrea guidata dal Presidente eritreo, si è fermata diversi giorni in Italia per visitare varie aziende italiane e per allacciare rapporti economici. Parlando della parlamentare italiana Lia Quartapelle
Tornando sul sindaco di Milano, vorrei ricordare che il governo eritreo considera la città di Milano e l’Italia di grande importanza. Queste deriva da un legame storico, ma anche dal fatto che a Milano risiede una storica comunità eritrea. Proprio per questo, ai tempi del governo italiano a guida PD, Enrico Letta e successivamente Matteo Renzi / Gentiloni, di cui faceva parte anche la parlamentare Lia Quartapelle, il voto dell’Eritrea fu determinante nel far sì che Milano riuscisse ad aggiudicarsi l’EXPO 2015 vincendo su Smirne (Turchia). All’epoca, Sala era il Commissario Unico Expo Milano 2015 e durante l’apertura aveva ripetutamente elogiato lo spirito con la quale la Comunità Eritrea di Milano partecipava all’inaugurazione esibendosi in modo folkloristico testimoniando proprio l’integrazione e la convivenza pacifica ed esemplare che in Eritrea esiste fra le 9 etnie e le due religioni cristiana ed islamica. Domanda: ma allora perché il Sindaco, il PD milanese e in particolare la parlamentare Lia Quartapelle hanno questo accanimento verso l’Eritrea? Risposta: visto che questo accanimento va avanti da anni senza nessuna logica, devo per forza definirlo come una malattia mentale cronica difficile da curare, che potremmo chiamarla semplicemente “fanatismo della sinistra”. Esiste il fanatismo della sinistra dove il pensiero dominante non è la lotta per i diritti e il rispetto di ogni essere umano a prescindere dal suo credo politico, ma quello che, unito al credo e alla lotta politica della sinistra, non permette alcun ragionamento logico, nessuna elaborazione critica che permetta di ottenere risposte appropriate a domande sacrosante. Fine 1a parte. Continua…….. |
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Settembre 2024
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