(Tra parentesi riferisco con gioia che il mio precedente articolo “Eritrea, ce ne fossero!” ha raccolto un numero spropositato e superiore al solito di attenzione e consensi, sia nei commenti al blog, sia in Facebook, sia per email e sms.
Segno che non tutti e, forse, neanche tanti, si rendono vittime o complici delle campagne di diffamazione che da anni vorrebbero colpire questo paese libero, indipendente e disobbediente. C’è luce in Africa, ma anche in fondo al tunnel).Il 22 maggio in Italia, nelle varie città dove è concentrata la diaspora eritrea, e il 24 maggio in Eritrea, 5 milioni e passa di cittadini di quel paese celebrano trent’anni di lotta armata di liberazione, una strepitosa vittoria contro i colonialismi congiunti etiopico, statunitense, italiano e britannico, un quarto di secolo di libertà di una nazione pacifica, coesa, multietnica, multireligiosa e di resistenza vittoriosa ad aggressioni e ingerenze neocolonialiste e imperialiste. Una luce per i popoli dell’Africa sottoposti ad aggressioni militari o economiche, devastati dai predatori multinazionali, oppressi da fantocci asserviti al controllo e allo sfruttamento neocoloniali, incaprettati militarmente da basi e forze d’occupazione euro-atlantiche, strangolati da debiti-capestro inflitti dagli organismi finanziari e commerciali internazionali. Tutte catene di cui l’Eritrea si è liberata e resta libera. Una luce in Africa, un’isola di giustizia nel Corno. E’ un piccolo paese di montagne, vulcani, bassopiani e altopiani, coste, isole, deserti e semideserti. Un pezzo di Africa come l’immaginario collettivo dipinge il continente quando riflette sul “mal d’Africa”: capanne, foresta tropicale, dune di sabbia, milioni di acacie, sicomori possenti, spiagge sconfinate, oasi, etnie dai costumi e dalle confessioni variegate che vanno dall’animismo al monoteismo, antichissime testimonianze archeologiche tra incisioni rupestri e templi raffinati. Ma anche città moderne, urbanistica sapiente, agricoltura avanzata, industria adolescente in maturazione. Investimenti stranieri dei pochi che sfidano le sanzioni e le rappresaglie Usa.
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Sorpresa eritrea — Google svela anche altre curiosità. Mai come quest’anno, i ciclotifosi si sono interessati al meteo (3° fra i termini più cliccati), forse un modo per scongiurare gli scherzi del brutto tempo nei tapponi di montagna. "Catanzaro Giro d’Italia" è stato al quinto posto della classifica 2016 e la Calabria è la regione che ha fatto registrare la maggiore concentrazione di ricerche sul Giro negli ultimi 7 giorni prima della partenza (poi Veneto, Umbria, Friuli e Trentino).
Tutto nella norma: il filo rosa ha ripreso da qua a tessere il suo filo dopo la tre giorni olandese. E il gran numero di Ulissi sul traguardo di Praia a Mare ha sicuramente tenuto fede alle aspettative. L'Olanda è stato il Paese che più di ogni altro ha tempestato Google di domande sul Giro, al secondo posto però c’è una sorpresa: l'Eritrea, che nell'ultima settimana ha preceduto anche Italia e Colombia per numero di ricerche. Lo Stato africano si è dimostrato interessatissimo al suo portacolori Merhawi Kudus (Dimension Data), unico eritreo in gara e ora 40° nella generale. da gazzetta.it di Sophia Tesfamariam
Discutendo dei recenti sviluppi in Eritrea e dell'assalto dei media mainstream alla giovane nazione, un amico ha esclamato "ህማም እዩ", che significa “E’ una sorta di disturbo”. Deve esserlo. In quale altro modo si possono spiegare lo stato mentale e le azioni distruttive di coloro che entrano in contatto con qualcosa di eritreo? Cosa spinge alcuni individui altrimenti sobri a soccombere alle pressioni e impegnarsi nell'anti-eritreanismo, anche quando ne sono estranei? Cosa costringe individui in istituzioni altrimenti prestigiose a impegnarsi nella retorica anti-Eritrea senza stabilire i fatti? Questo "virus" che sembra essere dietro l'anti-eritreanismo endemico che ha prevalso negli ultimi 16 anni e che sembra aver colpito anche il più ignaro tra noi, deve essere sradicato per evitare che il suo ceppo velenoso si diffonda e distrugga più vite. Questo “virus” non sta solo richiedendo un'indagine epidemiologica, una diagnosi e una cura accurate... ma ha anche il bisogno di un nome. Ma prima di farlo, definiamo cos'è l'eritreanismo, per capire cosa comporta l'anti-eritreanismo. Nel suo articolo, "The Eritrean National Identity: A Case Study", Peggy Hoyle ha scritto: “...I punti in comune promossi dall'EPLF durante l'ultimo decennio di lotta, necessari per giustificare il sacrificio personale richiesto, sono noti collettivamente come Eritreanismo o identità nazionale eritrea... Tra i valori e le caratteristiche che motivano l'Eritreanismo vi sono l'impegno per un alto ideale etico, convinzione nel discorso pubblico critico, perseveranza non comune, enfasi sull'interesse della comunità rispetto all'individuo e fiducia in se stessi. I simboli, tra cui la bandiera dell'Eritrea, l'onnipresente mappa dell'Eritrea e gli stessi ex combattenti, sono impiegati dal governo per facilitare il processo di continuità e differenziazione. Il cammello, precedentemente associato alla popolazione musulmana di pianura, è stato apposto sul sigillo ufficiale del governo eritreo. Gli eroi nazionali sono coloro che hanno perso la vita nella lotta, “i martiri”…” Le violenze sono scoppiate a Tel Aviv in questo fine settimana, quando migliaia di migranti eritrei si sono riuniti per celebrare il 25° anniversario dell’Indipendenza del paese dell'Africa orientale.
La rissa di massa alla manifestazione organizzata dalla Ambasciata eritrea in Israele si è verificata venerdì tra sostenitori anti-governativi e pro. Lo scontro si è verificato all'ingresso del Convention Centre di Tel Aviv dove al governo eritreo era stato dato il permesso di accesso al centro, mentre i membri dell'opposizione protestavano fuori. Gli Eritrei in tutto il mondo di solito festeggiano l'indipendenza del loro paese. Nel corso degli anni, le celebrazioni patriottiche hanno suscitato perplessità nei paesi dove migliaia di migranti eritrei chiedono asilo. Secondo le Nazioni Unite, migliaia di eritrei fuggono annualmente dalle violazioni dei diritti umani e dalle persecuzione. Si stima che gli eritrei siano quasi 39.000 dei 154.000 migranti che sono entrati in Europa attraverso il Mediterraneo centrale nel 2015. Funzionari israeliani dell'immigrazione dicono che il fatto che migliaia di immigrati eritrei si riuniscono per celebrare l'indipendenza del loro paese è un'indicazione della loro fedeltà al regime. Il gesto patriottico sembra contraddire le affermazioni dei richiedenti asilo che la loro sicurezza è a rischio nella loro patria. Siccome sto cercando di fare video più articolati e, sopra tutto, di farli tradurre (da mia moglie) in tempo per la pubblicazione.. si è un po' allungato il temp...o in cui realizzo e monto i video (praticamente io e mia moglie non siamo più una famiglia... siamo una redazione).
Comunque per non restare inattivo online per troppo tempo inizierò ad utilizzare anche "Facebook video" per mettere un'anteprima del video a cui sto/stiamo lavorando! Questa è la prima anteprima, il video durerà circa 20 minuti ed è ispirato ad un libro che ho letto recentemente, "Reminiscenze giovanili e guerra in Eritrea" di Alemseged Tesfai (tradotto in italiano da Stefano Pettini). Il video è diviso in 4 capitoli: 1. L'arte della resilienza in Eritrea. 2. Raccontarsi al mondo 3. Senso di comunità 4. Il cuore del Tegadalai di Fulvio Grimaldi da Mondo cane Controblog - Tornare in Italia dopo un paio di settimane in giro per l’Eritrea è come sprofondare da una passeggiata a pieni polmoni nel bosco all’alba, tra canti di uccelli e rigogli di fioriture, nell’apnea dentro a uno stagno putrescente. Tutto, da limpido e trasparente, diventa torbido e opaco, nelle parole e nelle immagini. Rientriamo a Mordor, il tetro impero della menzogna e del sopruso. Ancora le gigaballe su Regeni e Al Sisi, ancora i turpi inganni su Aleppo, ancora l’Isis che o accettiamo un regime cripto nazi, o ci fa saltare per aria tutti, ancora i ciarlatani nei palazzi del potere….
Con i guerriglieri lotta armata per la liberazione C’ero già stato, in Eritrea, diverse volte. Come sempre da non-nonviolento. La prima, appena scelto di fare il corrispondente di guerra da freelance, dopo aver coperto la Guerra dei Sei Giorni in Palestina per Paese Sera. I miei territori d’elezione erano quelli dove ancora non era finita la lotta di liberazione dal colonialismo, non-nonviolenta e perciò vittoriosa: Palestina, Irlanda del Nord e, appunto, Eritrea. Eritrea che avrebbe dato vita alla più lunga lotta di liberazione di tutta la decolonizzazione: 1961-1991. Il classico Davide, tutto solo, contro il Golia etiopico che aveva alle spalle, prima, tutto l’Occidente imperialista e, poi, tutto l’Oriente “socialista” e che già aveva subito, dal 1890, l’offesa del colonialismo italiano, quello degli “italiani brava gente”, brutale, razzista e predatore, poi, dal 1941, quello britannico e, infine, l’annessione all’impero di un manigoldo genocida, ma caro all’Occidente, Hailè Selassiè, re dei re. Da qualcuno, animato da appetiti neocoloniali, incoronato “padre dell’Africa”. Comunicato stampa - L'Eritrea ha ricevuto informazioni credibili che la "commissione d'inchiesta" (COI) intende rilasciare pubblicamente il suo prossimo "rapporto" in anticipo; ben prima che venga debitamente presentato alla 32a sessione della Commissione per i diritti umani. Quest'ultima è prevista dal 13 giugno al 1 luglio 2016.
Questo atto illegittimo non è, purtroppo, privo di precedenti per quanto riguarda questo genere di cose. L'anno scorso, il "COI" è andato oltre il suo mandato legale scatenando una intensa campagna mediatica contro l'Eritrea e distribuendo il suo rapporto alla stampa due settimane prima dell'apertura ufficiale della sessione annuale dell’UNHRC. Anche lo "Special Rapporteur" ha agito nello stesso modo lo scorso anno lanciando una campagna di stampa al vetriolo contro l'Eritrea prima della presentazione della sua relazione all'organismo competente. Questi ripetute e pratiche illecite sono contrarie chiaramente alle regole fondamentali di procedura del CDU, nonché alle norme stabilite dal fair play. Ma sono stati perpetrati in passato e sembrano accadere di nuovo nonostante le forti proteste dell'Eritrea al UNHRC contro questa condotta ribelle. A questo proposito, la colpa di questi atti irresponsabili non risiede esclusivamente nella "Commissione". E 'infatti evidente che la disinvoltura e la cultura dell'impunità accordate alla "commissione d'inchiesta" l’ha incoraggiata a persistere nel suo comportamento irresponsabile. Inoltre, si deve rilevare che la palese violazione da parte della Commissione delle procedure normative è sintomatico e costituisce solo una piccola frazione del suo reato generale. Il fatto triste è la Commissione è essenzialmente coinvolta in una campagna di caccia alle streghe politicamente motivata contro l'Eritrea rigurgitando letteralmente allusioni e e accuse infondate che derivano da certi ambienti. Nell’occasione il governo dell'Eritrea sollecita, ancora una volta il CDU a intraprendere azioni necessarie per correggere la situazione e istruire la "commissione d'inchiesta" a rispettare rigorosamente le regole normative di base. Ministero degli Affari Esteri Asmara 06/05/2016 Quando il regime in Eritrea questo mese compirà 25 anni, molti norvegesi-eritrei si recheranno in Eritrea per festeggiare. Coloro che andranno rischieranno una punizione, mette in guardia il ministro dell'immigrazione Sylvi Listhaug.
Nel mese di maggio ci si aspetta che migliaia di eritrei provenienti dall'Europa si recheranno ad Asmara, la capitale dell'Eritrea, ha riferito NRK. Vanno per celebrare il 25° anniversario di un regime che l'ONU ritiene sia uno dei peggiori in termini di diritti umani. Woldab Feshatzion, leader dell’Eritrean Community Association, ritiene che parte dei norvegesi-eritrei si recherà laggiù per celebrare il regime. - Credo che alcuni norvegesi-eritrei che hanno ottenuto protezione in Norvegia, andranno giù. Non mi meraviglio, dice -. Agli Eritrei che sono arrivati come profughi e non sono cittadini norvegesi, non è permesso andare al loro paese di origine. E' in contrasto con i criteri per la concessione dell'asilo. - E' chiaro che una volta che dicono che hanno abbandonato un regime e sono in cerca di protezione in Norvegia, poi ritornano per salutare lo stesso regime, allora occorre verificare, dice Listhaug NRK. L’autorità norvegese di immigrazione monitorerà i norvegesi eritrei in viaggio. -Sarà interessante per le autorità di immigrazione esaminare queste informazioni. Allora mi aspetto, naturalmente, che lo facciano, dice Listhaug. Tra qualche mese il COI si riunirà a Ginevra per decidere il futuro dell'Eritrea (firma la petizione contro il COI).
Chi ignorando la storia e i ripetuti tentativi di ingerenza in questo delicato momento storico chiede con urgenza una fantomatica democrazia per l'Eritrea, fiancheggia, volendo o non volendo i piani di chi muove le fila del COI. Questo atteggiamento è opposizione o sabotaggio? In questo video chiamo a testimoniare: - Noha Chomsky internazionalmente riconosciuto come il più influente linguista contemporaneo che ci spiga perché quella degli Stati Uniti non è e non vuole essere una democrazia. - George Pompidou Primo ministro francese dal 1962 al 1968 che ci racconta secondo quali criteri le Nazioni Unite hanno agito a riguardo dell'Eritrea. "La libertà dell'Eritrea è una speranza per l'umanità"
Fulvio Grimaldi |
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Marzo 2024
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