“Prima che iniziasse questa guerra il TPLF aveva pianificato e preparato accuratamente per tre mesi un progetto per controllare il governo centrale. Tre mesi dopo, il 3 novembre 2020, il TPLF ha dichiarato guerra al governo centrale. Per via della loro preparazione multidisciplinare, sono entrati in questa guerra con l'idea che ci fosse qualcosa da innescare ovunque contemporaneamente. Secondo le prove documentali che abbiamo raccolto, alla riunione di gabinetto del TPLF, erano presenti 17 dei 23 membri. Una volta terminata la preparazione, decisero di essere pronti per la guerra e che avrebbero iniziato a combattere in qualsiasi momento. Questa decisione fu presa dieci giorni prima di iniziare la guerra.
Il TPLF si assicurò che venissero preparati cibo e carburante sufficienti per tre mesi. Pertanto, il TPLF nel suo insieme, così come i membri esecutivi dell'organizzazione, il gabinetto, il comitato centrale e i loro leader negli uffici governativi, valutarono di essere pronti per attaccare adeguatamente le forze di sicurezza federali e sequestrare armamenti”. Questo è un estratto da un rapporto della Taskforce che è stata istituita per indagare sui crimini commessi dal TPLF. La task force deve rendere conto al procuratore generale. La squadra è composta da procuratori federali, investigatori della polizia federale, investigatori sui crimini militari e investigatori sui crimini di guerra. Di seguito maggiori dettagli sul rapporto. Rapporto investigativo e risultati sui crimini commessi dal gruppo TPLF il 3 novembre 2020 e i suoi preparativi prebellici prima della Commissione dei Crimini contro l'Esercito e i Civili.
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Etiopia: Polemiche continue sul direttore dell’Oms Tedros, definito “un criminale” dal suo Governo2/2/2021 di Robert Crowe
Il direttore dell’organizzazione mondiale della sanità, il dr. Tedros Adhanom Ghebreyesus, è divenuto, suo malgrado, il simbolo della resilienza, ma non al Coronavirus, come si sarebbe potuto sperare, ma alle accuse. Da più parti gli si attribuiscono le peggio nefandezze ma lui resiste ancorato alla sua poltrona, senza mai arretrare. Il Governo del suo paese, cioè l’Etiopia, per bocca del capo di stato maggiore dell’esercito, il generale Birhanu Jula, gli ha dato semplicemente del “criminale”. Non solo, in una dichiarazione rilanciata da tutte le grandi agenzie internazionali, Birhanu ha spiegato che Tedros minaccia la sicurezza nazionale sostenendo i ribelli del Tigray, sua etnia di appartenenza. Accuse gravissime cadute nel niente, con la comunità internazionale per ora ferma a guardare. Tedros ha rilasciato una smentita, poi la macchina mediatica che si è costruito intorno ha fatto il resto. E dunque ancora una volta il direttore del OMS è rimasto li al suo posto a curare gli interessi suoi e dei suoi alleati. Il segreto di questo ex Ministro degli Esteri del precedente governo etiope che ha costruito la sua fortuna sulla gestione degli aiuti umanitari destinati al Corno d’Africa è proprio qui. Risorse economiche enormi accumulate nel tempo, capacità di orientare la comunicazione e le organizzazioni umanitarie. Le accuse del Generale Birhanu sono gravissime perché spiegano come Tedros non solo si stia comportando da ambasciatore diplomatico del Tigray, muovendo tutta la sua forza mediatica per spingere quella causa, ma stia anche procurando armamenti ai ribelli. Tedros se l’è cavata così: “Ci sono stati rapporti che suggeriscono che sto prendendo le parti in questa situazione – ha detto Tedros nella sua dichiarazione – ma questo non è vero, voglio dire che io sono solo da una parte e questa è la parte della pace“. Di ben diverso avviso è Birhanu: ”Lui stesso – ha detto il generale parlando in televisione – è un membro di quel gruppo ed è un criminale“. A questo punto, per rendere il quadro un po’ più chiaro, è utile forse ricordare che Etiopia ed Eritrea, e con loro tutto il Corno d’Africa, sono rimasti in ostaggio dei tigrini per più di 20 anni. Una storia non raccontata dalla cosiddetta grande stampa o raccontata male. Questa etnia, infatti, dopo aver sconfitto la dittatura comunista del Derg grazie al decisivo aiuto degli eritrei, è riuscita subito a conquistare il governo di Addis Abeba e da lì ha gestito il potere per più di due decadi, lasciando ai margini le due etnie maggioritarie d’Etiopia, gli Oromo e gli Amara, e combattendo aspramente gli ex alleati eritrei. Un dominio ottenuto grazie alla capacità tigrina di apparire agli occhi occidentali, soprattutto americani, come la forza di equilibrio che avrebbe garantito la pace nell’area e tutelato soprattutto gli interessi di Washington e Bruxelles. Un’operazione riuscita che, anno dopo anno, ha consentito prima allo storico premier tigrino, Meles Zenawi, e poi appunto a Tedros, suo degno erede, di mantenere saldo il potere in mano alla loro etnia. Le cose sono cambiate prima con i moti di piazza di Oromo e Amara contro le élite tigrine, poi con la salita al potere di Abiy Ahmed. Un giovane leader, progressista e pacifista, eletto premier a furor di popolo, che nel giro di pochi mesi ha fatto l’accordo di pace con l’Eritrea, ha rinsaldato gli antichi rapporti di amicizia con questo popolo stringendo allo stesso tempo una forte intesa personale con il Presidente Isaias Afewerki, un leader da sempre pronto a sostenere i progetti di pacificazione e sviluppo dell’area. Da questo punto in poi, le élite tigrine, ormai disperate, hanno provato a reagire con ogni strumento a loro disposizione. Prima hanno tentato di sovvertire il Governo neoeletto, poi hanno tentato di uccidere il Presidente Abiy, nel frattempo nominato vincitore del Nobel per la Pace, premio moralmente condiviso proprio con Afewerki, poi, vistisi persi, hanno cominciato a giocarla sul piano delle provocazioni militari e, naturalmente, sul piano mediatico, loro antica specialità. I militari di parte tigrina, che negli anni avevano concentrato nella regione natia la parte più cospicua degli armamenti etiopi, hanno così prima disatteso gli accordi di pace e continuato le loro provocazioni armate contro gli eritrei. Infine, hanno deciso di ribellarsi all’autorità centrale di Addis Abeba, proclamando di fatto l’autonomia del Tigray. Che è poi l’antico sogno di Meles e soci: svuotare l’Etiopia di tutte le sue ricchezze e poi balcanizzare l’area assicurando al Tigray un ruolo egemonico. A quel punto, dopo aver tentato varie mediazioni e dopo aver subito un attacco grave nella sua base Nord Command con numerose perdite, l’esercito etiope ha rotto gli indugi ed è entrata in armi nel Tigray, ristabilendo l’ordine e sancendo così un’ennesima e definitiva sconfitta di questa minoranza. Ma è qui che, a quanto riferiscono diverse fonti etiopi, ritorna in gioco Tedros, l’ultimo tigrino ancora in campo. E lo fa con le armi che gli sono proprie: vale a dire le relazioni internazionali e la comunicazione. In queste condizioni infatti non può fare altro che utilizzare quel che gli è rimasto: tanti soldi e tante relazioni costruite nel tempo. A quanto riferiscono fonti politiche di Addis Abeba, l’ennesima campagna di disinformazione partita negli ultimi mesi per screditare il Premier Abiy è ispirata dai tigrini soltanto al fine di fiaccare la reputazione internazionale del governo etiope. A quanto risulta, e sono solo esempi, la maggior parte dei disordini e delle violenze scoppiate a Macallè e in altre cittadine del Tigray sono dovute al fatto che i militari locali prima di arrendersi all’esercito regolare etiope hanno aperto le carceri, liberando migliaia di delinquenti comuni. La vicenda delle vetture di Ong fermate dai militari etiopi è vera, ma è avvenuta soltanto perché c’erano validi riscontri sul fatto che queste erano destinate a far scappare i dirigenti tigrini ricercati dalle Autorità etiopi. E ancora: più testimonianze dimostrano che i confini con l’Eritrea sono liberi, nel senso che rientra in patria chi vuole rientrare compresi i profughi che erano ostaggio dei tigrini. La narrativa delle deportazioni appare come un’ennesima forzatura mediatica. Anche certe lettere spedite in giro da vecchi ambasciatori sembrano del tutto pretestuose e rivelano un disperato tentativo di salvaguardare interessi personali consolidati con la vecchia amministrazione tigrina. Ora è chiaro che siamo di fronte ad una emergenza umanitaria immane, figlia di tre distinte gravissime crisi che si sommano: vale a dire la carestia (post cavallette), la pandemia e l’intervento militare in Tigray che, non dobbiamo dimenticare, è stato reso necessario per salvaguardare l’esistenza stessa dell’Etiopia messa in pericolo dai tigrini del TPLF. Una situazione terribile alla quale tutti dovrebbero far fronte senza speculare per raggiungere proprie finalità politiche o egemoniche. Ma fin qui i tigrini non hanno sentito ragioni, continuando a fare il loro disperato gioco, cercando di opporsi con ogni mezzo al corso di una storia che ormai è segnata. In questo scenario drammatico si inserisce una figura come Tedros, che, come figura apicale dell’Organizzazione Mondiale della sanità, dovrebbe salvare il mondo dalla pandemia ed invece sembra soltanto affaccendato a tutelare gli interessi dei suoi sponsor, la Cina innanzitutto, e dei suoi compagni tigrini. Il suo obiettivo è chiaro: sperare che la Cina lo sostenga nella prossima rielezione a direttore, difendere gli interessi economici suoi e della cricca tigrina. Uno stile del resto coerente con la storia della sua vita. Tedros del resto sa che nei prossimi mesi si giocherà tutto. Se esce fuori dall’OMS perde visibilità e relazioni internazionali, soprattutto con le OMG che sono state loro malgrado troppo spesso la fortuna dei tigrini. Se perde potere rischia anche che gli etiopi prima o poi riescano a documentare in un tribunale internazionale il ruolo criminale avuto durante la sua gestione nel precedente governo etiope. In questo senso un ruolo decisivo, e in questo caso positivo, potrebbero averlo gli Stati Uniti America. La nuova amministrazione guidata da Joe Biden ha ripreso una serie di dossier che invece Donald Trump aveva dismesso. Tra questi c’è sia il Corno d’Africa che l’OMS. Kamala Harris ha già parlato con Tedros annunciando il rientro degli Usa nell’Organizzazione. C’è da vedere se ora Washington, in questa epoca pandemica, lascerà che l’OMS sia eterodiretta attraverso il Tedros di turno oppure se vorrà impegnarsi per mettere su quella poltrona una personalità qualificata, dalla storia personale irreprensibile e pronta a farsi garante veramente della salute pubblica mondiale. (Associated Medias) – Tutti i diritti sono riservati 2 febbraio 2021 - (EP) Le calunnie e le denigrazioni nei confronti dell'esercito meccanizzato eritreo altamente disciplinato (nella foto) hanno guadagnato slancio di recente dai Weyane e da alcuni media stranieri creduloni che non sono riusciti a seguire le storiche menzogne palesi del TPLF. La cosa buona è che il pubblico più cruciale e importante a cui noi eritrei teniamo - gli etiopi - in termini di Dedebit, conosce molto bene le bugie patologiche e compulsive che escono dai portavoce del TPLF.
Non c'è bisogno di parlare delle bugie di Seyoum Mesfin, Getachew Reda e Gebre Gebretsadik ora o di ricordare alla gente i falsi abiti militari dell'Eritrea fabbricati nel Tigray prima dell'inizio delle forze dell'ordine. Permetteteci di raccontarvi una storia incredibile che abbiamo sentito da Mekele quando il PE ha telefonato il giorno in cui è stato ripristinato il servizio telefonico nel Tigray. Abbiamo chiesto agli eritrei se erano sani e salvi. La risposta della nostra gente ci ha scioccato. Apparentemente, quando Internet e le linee telefoniche erano interrotte nel Tigray e i residenti non erano in grado di seguire le notizie indipendenti o straniere, c'è stato un discorso importante in città, propagato dai quadri del TPLF. E si diceva che Asmara fosse stata completamente distrutta da razzi e missili lanciati dallo Yemen dalle forze speciali turche. La voce che circolava a Mekele era che non c'erano sopravvissuti ad Asmara dal bombardamento turco. Li abbiamo rassicurati che era falso. In ogni caso, non siamo qui per rispondere alla denigrazione e alla diffusione delle bugie, perché le bugie sono veloci, ma la verità è lenta. ECCO LA DOMANDA Cosa sarebbe potuto accadere alla regione se le forze del TPLF che hanno attaccato il proprio esercito nazionale e massacrato persone innocenti di Mai Kadra avessero avuto successo e avessero marciato su Addis Abeba? La sovranità dell'Eritrea e dell'Etiopia che ora conosciamo sarebbero al sicuro se il TPLF fosse entrato in 4 Kilo (edificio governativo in Addis Abeba)? Recentemente, è stato rivelato che il TPLF aveva calcolato il tempo che avrebbero impiegato le proprie forze per catturare Addis Abeba. Sorprendente! Secondo il documento diffuso dal governo etiope, la Dedebit ( TPLF) pensava di raggiungere la capitale etiope in tre mesi (cioè domani, 03 febbraio 2021) dopo aver catturato le armi dalle forze federali etiopi con sede nel Tigray. QUESTA È LA VERITÀ Le Forze di Difesa dell'Eritrea (EDF) hanno infatti attraversato il confine per fermare l'iniziativa di Dedebit. Nel processo, l'EDF ha distrutto l'esercito del TPLF sui fronti di Badme e Shiraro. Ha annientato l'esercito disordinato di Dedebit nei dintorni di Rama e Zalambessa. Ha anche protetto il popolo Amhara in Humera dalla ripetizione del massacro di Mai Kadra. Non si può negare che l'Eritrea abbia aiutato i suoi alleati e partner, l'Ethiopian National Defense Forces (ENDF). Ha nutrito, vestito e armato l'ENDF per contrattaccare contro la malvagia giunta che li ha pugnalati alle spalle. Mamma mia! L'ENDF ha perso tempo per schiacciare le forze speciali TPLF per vendicare l'uccisione codarda dei loro compagni !! La guerra è finita in soli 15 giorni. Il PE aveva riferito che l'esercito eritreo aveva ri-occupato la città di Badme, ma i funzionari ci avevano detto di rimuovere il nostro articolo a causa della sensibilità delle notizie in quel momento. Abbiamo rimosso immediatamente l'articolo per non compromettere la missione. L'esercito dell'Eritrea NON SI E' AVVENTURATO IN PROFONDITÀ NEL TIGRAY, gente. Ha solo rimosso (Fenkel rimozione in tigrino) le milizie e gli eserciti indesiderabili del TPLF dall'Humera ai confini di Zalambessa. Per le prove, chiunque può chiedere alla gente di Mekele se avesse visto le forze eritree nella loro città. La risposta sarà NO. Il resto delle forze dell'ordine all'interno del Tigray è stato preso dal coraggioso ENDF e dalle forze speciali Amhara. Il principio dei Weyane è che se le bugie vengono ripetute a lungo alla fine suoneranno vere. Nella regione meridionale di Gondar, solo le forze speciali Amhara sono venute in soccorso dell'ENDF e hanno demolito le forze del TPLF nella prima settimana di battaglia, mentre altre forze provenienti da diverse parti dell'Etiopia si sono mobilitate per assumere il controllo dell'operazione sul fronte di Raya. L'Eritrea non faceva parte dell'operazione come i Weyane volevano che il mondo credesse nonostante il TPLF avesse ammesso il lancio di sei razzi su Asmara. La verità è che le forze speciali Amhara hanno battuto senza pietà l'esercito del TPLF nella prima settimana, mentre l'ENDF ha finito il Dedebit nella seconda settimana mentre l'esercito eritreo stava guardando gli eventi dal suo confine riconosciuto a livello internazionale. credit Mohamed Hassan Per la fitta lega di venditori ambulanti di disinformazione sull'Eritrea, ciò che è in voga in questi giorni è "la creazione di una narrativa straziante" attraverso "la riproduzione e il riciclaggio, su base giornaliera, di racconti personalizzati grotteschi di persone ed eventi inesistenti"
I resoconti fabbricati sono spesso rafforzati da immagini ritoccate con photoshop e strumenti informatici per infondere loro "una parvenza di credibilità". A essere coinvolti in questi atti sconsiderati sono: l'EEPA con sede a Bruxelles, che riceve incidentalmente fondi dall'UE, una famigerata pubblicazione con sede a Londra e alcuni msm . Le frenetiche campagne di diffamazione condotte contro l'Eritrea e il suo governo per decenni si sono ampliate in questi giorni, anche alla Somalia e all'Etiopia, poiché la preoccupazione principale di questi gruppi venali è quella di mascherare i gravi crimini commessi dalla cricca defunta e rianimare vecchi programmi oramai obsoleti. Yemane G / Meskel Ministro dell'informazione. |
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